Giro Donne, Tour de France, “La Vuelta”, Campionato del Mondo di Wollongong, ancora “La Vuelta” e ancora Giro Donne: è l’incredibile percorso segnato da Annemiek van Vleuten dal luglio dell’anno scorso a domenica 9 luglio 2023 quando, per la quarta volta in carriera (2018, 2019, 2022, 2023) ha concluso il Giro d’Italia Femminile con l’ennesimo trionfo. In maglia rosa dalla prima (anzi dalla seconda, ma solo per l’annullamento della cronometro inaugurale) all’ultima tappa, tre vittorie di tappa, altrettante classifiche conquistate, oltre alla maglia rosa, anche la maglia ciclamino della classifica a punti e la maglia verde dei Gran Premi della Montagna, ed una netta superiorità sulle rivali che non sono mai riuscite a mettere veramente in discussione il suo dominio. Ve lo avevamo già preannunciato la scorsa settimana, nell’analisi di quello che era stato fino a quel momento, a due frazioni dalla fine, il Giro Donne (articolo a cui vi rimandiamo per alcune considerazioni che non riprenderemo qui) ma, come si dice sulle strade delle corse ciclistiche, “fino all’ultimo può veramente succedere di tutto”, così solo oggi abbiamo davvero completo il quadro di quanto è accaduto: a Olbia, infatti, sul gradino più alto del podio è salita van Vleuten, sul secondo gradino Juliette Labous, a 3’56”, terza Gaia Realini a 4’23”.

TAPPE DI SARDEGNA: KATA BLANKA VAS E CHIARA CONSONNI

Kata Blanka Vas – Foto: Rafa Gomez/SprintCyclingAgency©2022

La prima considerazione è, in realtà, una domanda, prima di passare alle informazioni emerse dalla gara, sulla scelta di disputare le ultime due frazioni in Sardegna, visti i dubbi che, comunque, sono emersi. Il trasferimento è stato effettuato in un giorno di riposo, venerdì 7 luglio, ma, a fine gara, soprattutto alla luce dei percorsi delle ultime frazioni, mossi, non scontati, ma certamente non decisivi in ottica classifica generale e assolutamente rintracciabili con caratteristiche simili in altre zone più vicine alla rotta di corsa, è stata davvero una decisione azzeccata? Ci si rifletterà e ognuno farà le proprie valutazioni.

Gli spunti, tuttavia, non sono mancati nemmeno in queste ultime due tappe. Vero è che non potevano essere decisive in ottica classifica generale, ma altrettanto vero che abbiamo visto movimenti di donne di classifica. Attacchi che non sono stati finalizzati, probabilmente era quasi impossibile farlo, alla luce del percorso e di come si era messa la gara, ma ci sono stati. Fra le altre, citiamo i tentativi di fuga di Mavi Garcìa, di Niamh Fisher-Black e di Veronica Ewers: azioni che hanno costretto le squadre delle dirette rivali in classifica generale ad andare a chiudere, aggiungendo pepe alle ultime giornate di corsa. Citiamo come attacco d’orgoglio anche l’allungo di Marta Cavalli, proprio in Sardegna. Situazioni di corsa a cui crediamo non sia estranea la superiorità di van Vleuten: il fatto che nelle tappe a lei più congeniali si sia praticamente sicure di uscirne sconfitte, fa sì che si provi a inventarsi qualcosa anche in situazioni inaspettate.

Finali di gara per atlete veloci con interesse e contesa accresciuti dal fatto che Lorena Wiebes, apparsa la migliore in questi frangenti, aveva lasciato la corsa in vista del Tour de France. Insomma, una volta tanto, pareva che SD-Worx potesse cedere lo scettro delle volate a qualche rivale. Mera illusione. Già, perché in un organico come quello del team olandese, il talento è localizzato in ogni dove, senza limiti di età o di caratteristiche tecniche, così, a Sassari, in volata, dal cappello fuoriesce Kata Blanka Vas, prima ungherese vincitrice di tappa al Giro, anche lei in maglia SD-Worx. Una volata impeccabile, per la ventunenne di Budapest che inizialmente non ci crede, poi realizza ed il giorno dopo, verso Olbia, consapevole di ciò che è in grado di fare, prova a forzare il ritmo già lontano dal traguardo. La sua è un’altra storia in cui la multidisciplinarietà si è rivelata di importanza assoluta: strada, ciclocross e mountain bike. Due atlete di riferimento: Pauline Ferrand-Prévot e Marianne Vos, sempre per parlare di capacità di primeggiare nelle varie discipline. Chi la conosce bene, assicura che è uno di quei talenti in grado di segnare una generazione. Da quanto si vede, impossibile non credergli.

Chiara Consonni – Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2023

A Olbia, arriva la seconda vittoria italiana di questo Giro Donne: dopo Elisa Longo Borghini a Borgo Val di Taro, è Chiara Consonni a timbrare il successo, in volata, nell’ultima tappa. Consonni deve avere un feeling speciale con l’ultima tappa: anche l’anno scorso la vinse, in quel di Padova. Non da poco, considerando le fatiche di un Giro, essere in grado di mostrare quella freschezza e quell’esplosività in volata. Al mattino, Marta Bastianelli, all’ultima gara in gruppo, aveva detto, in lacrime: “Ho dato tanto a questo sport, spero che le mie compagne possano fare lo stesso”. Un bel modo per omaggiare il finale di carriera, con una vittoria del proprio team e della propria compagna di camera in questo Giro Donne.

E MARIANNE VOS?

Giro d’Italia Donne 2023 – 34th Edition – 5th stage Salassa – Ceres 105,6km – 04/07/2023 – Marianne Vos (NED – Team Jumbo – Visma) – photo Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2023

Fa strano nel commentare un Giro d’Italia non citare fra le vincitrici di tappa Marianne Vos, ma, nel 2023, proprio l’olandese è rimasta a secco. Vos, che ha vinto tre Giri d’Italia in carriera, negli ultimi anni aveva messo nel mirino le tappe e, fino al 2023, non aveva praticamente mai mancato il bersaglio. Quest’anno, due secondi posti e un quinto posto sono i suoi migliori risultati. In particolare, con uno zoom sulle ultime frazioni: a Sassari un problema meccanico ed una volata lanciata forse troppo lunga, alla fine, le hanno consegnato solo un decimo posto, a Olbia, non ha sbagliato nulla, solo ha trovato qualcuno più veloce di lei e lo sguardo con cui fissa Chiara Consonni, che esulta dopo il traguardo, racconta perfettamente questa realtà. Certamente, per la stranezza dell’evento, è venuto ai più naturale guardare la carta di identità dell’olandese e constatare i suoi 36 anni. Sono un dato di fatto, ci mancherebbe, e prima o poi anche i fenomeni devono fare i conti con l’età: noi restiamo convinti che ancora non sia questo il momento e che si tratti di un caso. Il Tour de France si avvicina: chissà che già lì Vos non ristabilisca le gerarchie.

L’AZIONE DI ALESSIA VIGILIA

Alessia Vigilia – Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2023

Fra i tanti scatti dell’ultima tappa, quello che ha tenuto più a lungo impegnato il plotone, è stato senza dubbi quello firmato da Alessia Vigilia, che, come l’anno scorso, anche a Padova ci provò, ha tentato di mettere nel sacco il gruppo, con un’azione solitaria. Un vantaggio massimo di trenta secondi, eppure Vigilia continua a insistere, come fosse una lunga prova contro il tempo, di cui, tra l’altro, ben si intende. Un anno che, fino ad ora, è stato molto significativo per la ventitreenne di Bolzano con diverse top ten e azioni che denotano coraggio e intraprendenza. Anche in questo caso, l’età parla chiaro: basta continuare a lavorare in questo modo e risultati importanti arriveranno.

UN BEL PODIO: LABOUS E REALINI

Juliette Labous, Annemiek Van Vleuten, Gaia Realini (ITA – Trek – Segafredo) – Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2023

Se di Annemiek van Vleuten abbiamo già parlato, è il momento di parlare delle due atlete che la affiancano su quel podio: Juliette Labous e Gaia Realini.
Partiamo proprio dalla francese, ventiquattrenne delle Team dsm-firmenich, già l’anno scorso nona al Giro, vincitrice della tappa del Maniva, e quarta al Tour de France. Il suo percorso parte da lontano: già nel 2019, infatti, a soli vent’anni, la ricordiamo undicesima nella classifica finale del Giro, vincitrice della classifica dedicata alle giovani, con ottime prestazioni in tappe difficili come quella di Malga di Montasio o nella prova contro il tempo da Chiuro a Teglio. Un percorso, appunto, segnato dalla continuità e da un miglioramento costante. Il quarto posto al Tour de France ha cambiato la sua immagine agli occhi dei francesi di cui è divenuta una sorta di idolo. Lei, però, non si è montata la testa, ha continuato a lavorare sodo, con lungimiranza. Alle corse a tappe, principale obiettivo, ha affiancato le corse di un giorno: per “mantenere la gamba” ma anche per mettersi alla prova ed abituarsi a gestire una leadership che spesso, per lei, era stata condivisa. Ha detto che al Tour vorrebbe il podio: le premesse ci sono tutte.
Due podi, invece, li ha già centrati Gaia Realini che, con la maglia bianca di miglior giovani, quella azzurra di miglior italiana e il terzo gradino del podio, concretizza al meglio tutti i segnali emersi in questo inizio di stagione e già culminati nel terzo posto a “La Vuelta”, in Spagna. Non c’è un’asticella fissata, anche perché, per come l’abbiamo vista fino a qui, Realini potrebbe superare tranquillamente qualsiasi asticella si ponesse: ha talento e una rara capacità di imparare assimilando rapidamente quel che le atlete più esperte le indicano per il raggiungimento dei traguardi. C’è di che essere contenti.

Foto in evidenza: Sprint Cycling Agency