I luoghi sono stati quelli della Prima Guerra Mondiale, l’Altopiano di Asiago, il Monte Grappa, il Pasubio e il fiume Piave, luoghi che tutti ricordiamo per ciò che hanno significato. Se il Memory Bike Festival, svoltosi proprio lì, si è chiamato così, però, è soprattutto perché ha voluto provare a dare un nuovo significato al concetto di memoria, di ricordo. Federico Damiani, del collettivo Enough Cycling, organizzatore dell’evento, interpreta diversamente il verbo “commemorare”: «Crediamo che troppo spesso l’idea del ricordare sia un’idea associata a una eccessiva serietà, talvolta a tristezza, malumore. Si può ricordare anche in maniera allegra, associando il ricordo a qualcosa di bello, di entusiasmante, qualcosa che resta in memoria proprio per questa capacità di divertire, di fare stare bene».
Andare in un posto in bicicletta, in compagnia, è qualcosa che aiuta la costruzione del ricordo, di un ricordo con radici forti, di quelli che non si dimenticano e che suscitano benessere quando riaffiorano. L’1 e il 2 ottobre, all’Altopiano di Asiago si provava a costruire questo. «Di fatto è un concetto sociologico. L’uomo tende a soddisfare diversi bisogni, dai primari, più semplici, fino a quelli più complessi, in una struttura piramidale. Normalmente a quei bisogni primari non pensiamo nemmeno, a sfamarci, ad esempio, a dissetarci, perché li diamo per scontati e continuiamo a cercare di soddisfare i più complessi. In bicicletta, ma in generale durante la fatica, lo sforzo, quei bisogni semplici ritornano e con loro cambiamo anche noi, diventiamo più veri, lasciando da parte tutta una serie di strutture imposte dalla società». Ecco spiegato perché i posti che visitiamo pedalando restano in memoria in maniera differente.

Tende per dormire fra i primi sussulti dell’autunno, tante biciclette, colazione tutti assieme perché così iniziano le giornate in viaggio e tre percorsi fra cui scegliere, nessuna gara, solo il gusto di percorrerli. «Durante le pedalate è stato possibile fermarsi a leggere, a vedere, a scoprire, magari a imparare qualcosa della Guerra Mondiale che ancora non si sapeva. Non tutti lo avranno fatto allo stesso modo, qualcuno avrà letto di più, qualcuno di meno, ma quel ricordo, quel bel ricordo farà sì che anche a casa avranno voglia di capire, di guardare». Poi si festeggia, con musica e Dj, divertendosi dopo la stanchezza e la fatica, il sudore.

Insieme a tutte le età. Tanti partecipanti giovani, tante gravel, anche qualcuno più avanti negli anni che, fra sentieri e strade, salita e pianura, lunghi drittoni, curve dolci e antiche strade militari, si è sentito incluso, parte di un gruppo. Da qui l’idea di tornare l’anno prossimo alla seconda edizione di questo evento che quest’anno ha cambiato pelle ma non vuole fermarsi qui. «Stiamo già vedendo i percorsi per il prossimo anno: qualcosa resterà uguale, qualcosa cambierà, anche nel nome dell’evento. Proveremo a fare in modo che la memoria possa essere costruita attraverso più vie, qualcosa di nuovo per manifestazioni di questo tipo. Piano piano scopriremo tutto assieme». Sì, attraverso la potenza di un ricordo e la felicità di quei pedali che girano è davvero possibile custodire passato e futuro assieme.