Due scenari completamente differenti, un esito simile, più o meno: la vittoria dei due personaggi più attesi. Due scenari differenti, due modi differenti, esiti simili: la vittoria della forza, intesa come singola e di squadra. La vittoria del talento. Siccome non guasta mai lo rimarchiamo.
Due mondi ciclistici differenti: da una parte la Coppi & Bartali, la fuga di giornata, lo scatto per riprendere la fuga di giornata, poi far parte di quella fuga, essere ripreso, avere lo stesso la forza di sprintare e di vincere: primo successo stagionale e una bella mortazza come premio. E no, non può mai ottenere la ribalta in maniera tradizionale uno come Mathieu van der Poel.
Dall’altre parte, o meglio più in su, ad Harelbeke, l’ E3 o quello che volete voi, con quel nome che cambia continuamente. Una corsa che è un veloce ripasso in chiave Ronde.
Si dà il via a quelle due settimane di gare che sono il momento più atteso per una buona fetta di appassionati. Le classiche del Nord. Le corse delle pietre e dei muri. Di quelle strade che si allargano e poi si restringono, curve e controcurve, di quei nomi duri ma che ormai abbiamo imparato a memoria. Di quelle curve sbagliate dove a volte finisci lungo nei campi e c’è sempre un tifoso con una bandiera fiamminga che ti fa una foto o prova a darti una mano a rialzarti. Di gruppetti con corridori sparpagliati ovunque come se fosse un giro la domenica nei campi dietro casa.
Col gruppo a tutta che rilancia e se sei dietro è come una sberla all’improvviso, poi quegli strappetti e alcuni persino senza pavé, che sembra quasi una bestemmia. Poi quando mancano ottanta chilometri all’arrivo – circa un paio di ore – l’attacco (di van Aert) , sul Taaienberg, non un posto normale, ma iconico per i fiamminghi, fra tutti i “bergen”, il “berg” di Boonen.
E allora c’è chi finge e chi fa sul serio: si studiano volti e gambe, sensazioni e azioni. Si dice: “questo va su facile” (Girmay), mentre “quello va su elegante che pare non far fatica” (van Baarle). “Quello fa un po’ di scena” (Mohorič), sembra al limite, sembra si stia staccando. Poi resta lì, dove lì, però, non è la ruota di van Aert, né quella di Laporte.
La forza e il talento: c’è il Patenberg con van Aert che accelera e stacca tutti tranne Laporte, fedele gemello di questo inizio di stagione. C’è la parata fino all’arrivo che non piace a tutti, ma tant’è. Oggi da Montecatini fin su nelle Fiandre hanno vinto la forza e il talento. Tanto basta.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.