Tanto tuonò che alla fine non piovve, ma nemmeno una goccia, sia in senso figurato che letterale. Fine settimana asciutto, seppure fresco, in Belgio e che lascia un sapore amarognolo in bocca, senza nulla togliere ai due vincitori di Omloop Nieuwsblad e Kuurne Brussel Kuurne, due signori vincitori: Søren Wærenskjold e Jasper Philipsen. Fine settimana un po’ sotto tono, non era quello che ci aspettavamo, ma spunti ce ne sono stati ugualmente.

Emerge Søren Wærenskjold in tutta la sua forza e (pre)potenza. Quando la sua squadra, la Uno X, alla Omloop, aveva iniziato a prendere in mano la situazione, cosa che fa spesso al Nord, avevamo sentito suonare nella testa il solito ritornello: “belli da vedere nella loro casacca giallorossa, ma ancora non pronti a competere per il successo e a volte fuori tempo. Poi, vuoi mettere con tutti quei nomi che ci sono davanti?”. E invece Søren Wærenskjold, classe 2000 norvegese con un passato importante in tutte le categorie giovanili, dove ha sempre lasciato il segno e un presente che fa il velocista adatto pure alle prove contro il tempo, vince. 14° successo in carriera tra i professionisti, mica male. Primo successo in una corsa in linea del WT. Per fare un confronto con altri talenti, più o meno coetanei, gente come Milan, Ayuso, Skjelmose corse di un giorno nel World Tour non ne ha mai vinte. Girmay, De Lie e Kooij sono a quota una, esattamente come il norvegese.

Cosa sta succedendo a Wout van Aert (e in generale alla Visma)?, squadra apparsa lontana parente di quella che negli ultimi anni ha spesso dominato al Nord, quando van der Poel e Pogačar lo hanno permesso? Succede che è tutta conseguenza di ciò che pare essere in questo momento il proprio leader, che ha poche gambe e poca testa. Wout van Aert ha passato la giornata tra Gent e Ninove a inseguire, a fare buchi, spesso sorpreso in coda al gruppo nelle (poche, per la verità) azioni che i migliori portavano avanti nel tentativo di sgranare o mandare via la fuga giusta. Matteo Jorgenson, al suo esordio stagionale, non è mai parso ispiratissimo, Tiesj Benoot si è incaricato del lavoro sporco, Per Strand Hagenes e Matthew Brennan sono giovani e arriveranno, ma non è questo il loro momento. Qualcuno potrà vedere il bicchiere mezzo pieno ribaltando la chiave di lettura: spesso gli anni scorsi si sono presentati in forma e dominanti all’inizio della Campagna del Nord salvo poi calare alla distanza – anche per via di cadute, malanni, eccetera. Il problema è che in questo week end mancavano Pogačar e van der Poel e queste sono le occasioni in cui non solo raccogliere – d’altra parte vince solo uno – ma anche mostrare qualcosa di buono. Quello che invece ha mostrato la Visma sono i segni di una squadra in difficoltà.

Non che Red Bull, UAE e Lidl abbiano fatto vedere chissà cosa, sia chiaro, ma siamo solo all’inizio. L’UAE Team Emirates pensava di fare la selezione, ha portato una squadra per giocarsela facendo la corsa dura, ma così non è stato: Tim Wellens c’ha messo più cuore che gambe, Jhonatan Narvaez non ha lo smalto di gennaio, ma lo recupererà, Nils Politt si è visto poco e niente, Antonio Morgado sbaglia ancora del tutto i tempi. A questa UAE serve Pogačar anche al Nord, va detto, manco stessimo parlando del campione del mondo e più forte corridore degli ultimi anni.

Oltre al sorprendente successo di Wærenskjold, da sottolineare la bellezza delle prove da parte di uno slovacco e di un ceco, di Lukáš Kubiš e di Mathias Vacek. Il primo è un classe 2000 che se ne esce con un 6° e un 9° posto dal week end in terra belga. Erano le sue prime corse World Tour in carriera e le ha affrontate con la squadra cenerentola del gruppo, la Unibet Tietema Rockets, squadra che conferma ancora una volta la bontà del lavoro di scoperta e reclutamento. Kubiš, facilmente distinguibile per la maglia di campione slovacco, oltre a piazzarsi bene e con disinvoltura in volata è stato sempre tra i migliori sui muri ed era entrato anche nell’azione con (quasi) tutti i migliori che alla Omloop Nieuwsblad pareva potesse andare al traguardo. A proposito di migliore sui muri: Mathias Vacek. Il corridore ceco della Lidl Trek è sicuramente la nota più positiva di un week end che ha visto le grandi squadre del gruppo (UAE, Red Bull, Visma e Lidl Trek) prendere qualche ceffone inaspettato e raccogliere molto meno del previsto – il secondo posto di Kooij è il miglior risultato e arriva alla Kuurne, mentre alla Omloop il miglior piazzamento è di van Aert: 11°. Vacek, tuttavia, è il corridore che desta la migliore impressione sui muri. Vediamo fra qualche settimana fin dove potrà arrivare il classe 2002, quando, con il rientro in corsa di Pogačar, van der Poel e Pedersen e la crescita degli altri avversari, il livello si alzerà.

Jasper Philipsen è un altro che quei muri li affronta davanti e in modo brillante e, visto l’esito delle due corse (3° e 1°), non sembra nemmeno aver perso lo smalto in volata. Ha fatto la gamba all’UAE dove invece aveva subito cocenti sconfitte da Merlier e Milan, prendendosi la rivincita nel momento migliore. A inizio stagione aveva detto come questa sarebbe stata una stagione fondamentale per capire quanto fosse cresciuto nelle corse di un giorno in Belgio. Per il momento tutto ok.

Vorrei parlare dell’Italia, ma c’è veramente poco da dire: Milan è il migliore della due giorni (6° alla KBK), Trentin è il solito, sempre presente nelle azioni salienti,  Albanese desta una buona impressione su pietre e strappetti. Il resto è notte fonda, ma è un buio a cui, salvo eccezioni, ci stiamo ormai abituando.

Foto: Sprint Cycling Agency