Non c’è esperienza più strana, particolare, di una Milano-Sanremo. Una Milano-Sanremo con un finale così, poi, lasciamo stare, perché ha decisamente qualcosa in più. Un amico ci scrive – e ci perdonerà per aver usato e rubato il suo esempio – “La Sanremo è come Catherine Deneuve in Bella di Giorno”. Non si poteva spiegare meglio.
Non c’è esperienza più particolare, differente di questa gara. Ti lascia titubante, annoia da morire, ti costringe a contraddirti e ad arrampicarti sugli specchi per spiegare la situazione: la odi e la ami, ma la guardi lo stesso, perché poi sai che quel finale ripaga tutto. E oggi, quel finale, che finale: ha dato decisamente un tocco differente a tutto.
Non è un dramma in tre atti, ma è qualcosa di completamente diverso. È un crescendo continuo, non c’è risoluzione, ma solo scontro e lotta. C’è appagamento fisico. Ti trascina e quando arrivano i Capi vola via e non te ne accorgi. Salgono le pulsazioni, se sei sul divano inizia a mangiarti le unghie dal nervoso (non fatelo…), e ti alzi, inizi a saltellare.
«Lasciatemi stare, ci sono gli ultimi chilometri della Sanremo!»
«Ma se hai detto che è una gara noiosa!»
«Non è vero!»
Non è vero, perché quando arriva quel benedetto Poggio ti accorgi che sei ore sono volate via e se succede come oggi, vedi volare via un quartetto iconico, stellare, che più quartetto iconico, stellare non si può. E se sei ancora più fortunato da quel quartetto iconico, stellare vedi volare via Mathieu van der Poel che trova il momento giusto, perfetto, quasi studiato, per prendere lo slancio giusto e andarsene.
Ci sarebbe da parlare per ore, scrivere trattati e saggi su ciò che van der Poel e questa generazione sta regalando al ciclismo. E di quello che hanno regalato oggi alla Milano-Sanremo. Ciclocrossisti che vincono la gara (e che finiscono sul podio), pistard che arrivano secondi (che gara Ganna, e che sparata sul traguardo!); corridori a tutto tondo che attaccano, vengono staccati e poi battuti, finiscono giù dal podio, ma a fine corsa hanno occhi, sorrisi e strette di mano solo per il vincitore.
Oggi è stata una Milano-Sanremo di quelle che vorresti uscire in strada e urlare: «Che gara!»; una di quelle Milano-Sanremo dove non invidi il tuo vicino che sta in giardino a tagliare l’erba, anzi non solo non lo invidi, ma provi pure un po’ di rabbia e vorresti dirgli: «Vai dentro a guardare la corsa che mi disturbi!».
Oggi Mathieu van der Poel, con la sua esplosività e il suo tempismo ha regalato qualcosa di completamente diverso in un ciclismo che, quando ci sono loro a giocarsi la vittoria, fa di tutto per non annoiarci nemmeno un po’. Nemmeno in una corsa come la Sanremo, amata, odiata, bistrattata, difesa strenuamente, e con quel finale così carico di emozioni e adrenalina. E poi quegli ultimi chilometri fatti così e con quel vincitore lì, hanno avuto decisamente qualcosa in più. Che esperienza la Sanremo…