Forse basterebbe dire che Martina Fidanza, bergamasca, appena ventuno anni, ieri sera ha vinto la medaglia d’oro nello scratch ai Mondiali su pista di Roubaix. Ma noi non vogliamo fermarci qui. Vogliamo soffermarci su quanto sia bello il fatto che una ragazza di soli ventuno anni porti a casa un risultato come questo e sul bene che fa a un gruppo di ragazze altrettanto giovani che continuano a crescere e che in questi giorni sono attese da prove molto importanti. Non ci sbilanciamo, non facciamo pronostici, ma ci crediamo perché, prima del risultato, vediamo ciò che stanno costruendo. Crediamo a ciò che stanno costruendo. Da anni, non da ieri o da oggi.
La bellezza di un mondiale su pista a Roubaix, città che si intende tanto del liscio pavimento dei velodromi quanto delle pietre asimmetriche. Roubaix, città manifesto del ciclismo, come le Fiandre. Lì Elisa Balsamo davanti a tutti in linea, qui Martina Fidanza, in pista, in una gara in cui contano i nervi saldi, l’esperienza, la capacità di scegliere l’attimo. Non ci credeva Martina, non ci credeva e se qualcuno glielo avesse detto ieri sera non lo avrebbe ascoltato. Pensava di potersela giocare? Forse sì, forse nel finale, allo sprint. E già sarebbe stato un bel giocare.
Quello che ha realizzato, invece, è troppo bello per aspettarselo ed è meglio così perché chiunque veda una corsa vuole stupirsi, la pista, poi, è il regno ideale per sorprenderti perché nei metri di un velodromo c’è un universo e puoi vederlo tutto, sentirlo, viverlo tutto. Martina che a cinque giri dal termine incrocia la voce di Dino Salvoldi che le dice: «Vai a tutta». Si fida, si fida ciecamente e parte. Attacca, domina, non lascia scampo alle avversarie. Veloce, potente, inscalfibile.
Si è resa conto di quello che ha fatto a mezzo giro dal termine, quando ha visto che il gruppo più di tanto non recuperava: meglio così, perché quando fai qualcosa di questo tipo è giusto che tu abbia la possibilità di goderti il momento mentre si svolge. Non solo nei ricordi, non solo nei racconti. Come quando disegni e intuisci il risultato quando ancora mancano i dettagli. Lei di disegno se ne intende, come di pista.
Paziente, commossa, appassionata. Felice che questo oro sia arrivato dopo tanti sacrifici perché significa che è stato giusto farli, che è stato giusto crederci. Felice come era felice quando è volata a Tokyo, lì ha scoperto che non avrebbe preso parte ad alcuna specialità e le è spiaciuto, ma era felice lo stesso perché poteva essere di supporto alla sua squadra, alla sua Italia. Quella a cui ieri ha regalato un oro memorabile.
E i Mondiali, lasciatecelo dire e sperare, sono appena appena iniziati.