Aspettavamo il Giro e aspettavamo Mathieu van der Poel come si attende sempre qualcosa di bello, lui – van der Poel – senza esagerare troppo, accelerando nel momento giusto, quello sì, è arrivato. Ha fatto sentire il rumore che fanno le sue gambe liberando potenza come un motore a quattro cilindri, e ha deflagrato.
Avete presente quel rumore? Chiedetelo a Girmay, Ewan, Bilbao, Kelderman che si sono visti superare dall’onda verdina della nuova maglia che sulle spalle di van der Poel è durata poco. Lo spazio di poco meno di 200 km: da domani sarà in rosa.
Aspettavamo anche Girmay è vero, c’è mancato poco. Sarebbe stata una storia interessante da raccontare, ma ce ne sarà l’occasione. Ha chiuso vincendo la Gent-Wevelgem, ha ripreso sfiorando la prima tappa del Giro – sì è vero in mezzo ha corso a Francoforte, ma tant’è.
Abbiamo atteso a lungo. Chiacchierando con amici, conoscenti e parenti e guardando distrattamente la fuga di giornata: erano Bais e Tagliani.
Abbiamo visto il Danubio oggi con tonalità sul verde. Abbiamo sorriso al folclore di diversi tifosi, cavalli, amazzoni e cavalieri che correvano di fianco al gruppo, abbiamo visto campi di colza, ottimi per scatenare api e fotografi.
Arrivava il traguardo sul Castello di Visegrád e quel traguardo lo guardava da lontano Lawrence Naesen, che vuoi per un gioco di prospettiva, vuoi per le pendenze che via via progredivano, pareva non riuscire ad avvicinarlo in nessun modo, nemmeno cambiando rapporto. Quel traguardo lo guardava da vicino Kämna, pareva il momento giusto. Niente, scartato.
Poi sono scattati. Fine dell’attesa a meno di un chilometro alla fine, curvi sulle loro bici con lo striscione che man mano sembrava farsi sempre più grande in faccia ai corridori. E mentre gli altri parevano attaccati con la forza, persino con i denti, alle loro biciclette, Mathieu van der Poel li superava, pareva ciclismo.
Aspettavamo van der Poel colorato di verde. Da domani e chissà, magari fino in Sicilia, lo troveremo colorato di rosa. Il colore del Giro d’Italia.