Per qualche minuto proviamo a mettere da parte quel discorso che un po’ mi annoia, ovvero il fatto che il Giro 2024, fatta eccezione per qualche nome, per uno soprattutto, sia forse uno dei più poveri che molti ricordano a livello di partecipazione. Pazienza, il Giro è il Giro ed è inutile continuare a battere quel tasto: ormai il Tour domina, il calendario è zeppo di eventi, il World Tour fa i suoi danni e quindi appare sempre più difficile vedere al via della Corsa Rosa il meglio del ciclismo mondiale. Questo è.
Il Giro 2024, piuttosto, rischia di entrare nella storia di questo sport in quanto il grande favorito, Tadej Pogačar, proverà l’impresa di vincere nello stesso anno Corsa Rosa e Grande Boucle e quindi, se non altro, forse di riflesso, forse per l’importanza capitale che questa competizione riesce ad avere nonostante tutto, sarà una corsa da seguire – banalità disarmante.
Lo sarà per i soliti spunti che ci saprà dare: perché, restando nel campo dei luoghi comuni, non sarà soltanto una competizione sportiva. Ci farà conoscere zone mai viste d’Italia, rivederne alcune conosciute; ci farà conoscere personaggi e storie alle loro spalle, anzi, più andremo avanti e più il verdetto che sembra già scritto prenderà la sua forma sempre più definitiva e più, per forza di cose, ci appassioneremo ad altri corridori. La mattina guarderemo la cartina, altimetria e planimetria, uno sguardo al Garibaldi, e inizieremo a fantasticare su chi potrà vincere la tappa, su chi andrà in fuga; ci saranno tappe in cui inizieremo a fare i conti su chi potrà guadagnare posizioni. Aspetteremo la newsletter di alvento, quotidiana, e il suo podcast. Mica poco.
In questa guida, che vi terrà compagnia, si spera buona compagnia, nelle prossime settimane, abbiamo provato a raccontarvi il più possibile sui corridori al via, i favoriti e le loro squadre, velocisti e cacciatori di tappe. In fondo troverete come di consueto una breve analisi del percorso e la griglia dei favoriti a tutto lo scibile ciclistico vestito a festa, quella festa chiamata Giro d’Italia e in cui noi ci buttiamo a capofitto.
Il FAVORITO
Assoluto, uno solo, Tadej Pogačar. UAE team Emirates che non ha nemmeno bisogno di portarsi dietro chissà che squadra eccezionale, talmente è la superiorità del corridore rispetto alla concorrenza. Diciamola tutta: l’unico modo che ha Pogačar per perdere questo Giro è ammalarsi o cadere. Pure bucando più volte o bucando malamente qualche tappa può vincere la Corsa Rosa con una decina di minuti di vantaggio sul secondo. Se vuole, risparmiandosi in vista del Tour, può farla sua al piccolo trotto. Se vuole, Tadej Pogačar può prendere la maglia rosa al primo giorno e tenerla fino all’ultimo. Non vedevo una superiorità così netta dal 1999. La squadra: Rafał Majka, Felix Grossschartner e Domen Novak sono gli uomini per la salita: non mi stupirei di vederne almeno uno di questi chiudere nei primi dieci, quindici, anche in classifica generale, in particolare uno dei primi due. Vegard Staeke Laengen e Mikkel Bjerg saranno i faticatori in pianura – chissà, Bjerg proverà magari a vincere pure la crono. Infine, presente anche una coppia per le volate: Rui Oliveira a pilotare Juan Sebastian Molano.
LA LOTTA AL PODIO
Incerta e che vede quattro corridori in prima fila: O’Connor, Tiberi, Bardet, Thomas. Ben O’Connor, capitano della Decathlon AG2R La Mondiale, squadra a dir poco sorprendente e che si è presa il lusso persino di cannibalizzare alcuni ordini d’arrivo in questo inizio di stagione, alzando il tiro anche in corse di un certo peso. Se O’Connor dovesse mantenere il livello della sua squadra è difficile immaginarlo giù dal podio. A crono si difende, in salita è tra i più forti al via, se non il secondo più forte, e, se il favorito assoluto lo permetterà, vorrà provare a vincere una tappa, cosa già riuscita in passato sia al Giro che al Tour dove, non va dimenticato quando si sminuisce tutto ciò che non è Pogačar, ha concluso al 4° posto nel 2021 inventandosi un grande numero nella tappa con arrivo a Tignes. I contro? Si ammala, cade, oppure, inspiegabilmente, abbassa le prestazioni da un giorno all’altro. Non disdegna il brutto tempo, né il freddo, e ha una squadra di assoluto valore di fianco. A cominciare dai fratelli Paret-Peintre: Valentin e Aurélien, il terzetto è stato già collaudato al Tour of the Alps, da capire quale fratello tirerà per chi: entrambi, tuttavia, hanno la chance di chiudere nei primi 10 la classifica generale. In più i due Paret-Peintre potranno ambire a qualche fuga, anche se, a differenza dello scorso anno (vittoria di Aurelien a Lago Laceno che otterrà pure il 16° posto in classifica generale finale) non si potrà più sfruttare l’effetto sorpresa. Per il resto sarà una squadra sbilanciata per provare a entrare in fuga e vincere tappe a ripetizione: Alex Baudin, Bastien Tronchon, Damien Touzé e soprattutto Andrea Vendrame, quando non verranno chiamati a difendere il proprio capitano, tra pianura e salita, si getteranno nelle fughe, ma non quelle di giornata che fanno felici gli sponsor, bensì quelle che hanno serie possibilità di andare fino all’arrivo. Chiude la lista degli otto Larry Warbasse, passista scalatore con un piazzamento al 17° posto al giro nel 2020, il più esperto della compagnia francese.
Il secondo nome per il podio è quello di Antonio Tiberi e fino a poche settimane fa era difficile pronosticarlo. Ha cambiato marcia nel giro delle ultime corse crescendo da metà Catalunya in poi (chiusa in top ten e risultando, dopo le difficoltà patite a Vallter 2000, uno dei migliori in salita alle spalle di Pogačar), con un Tour of the Alps corso per vincere e una Liegi-Bastogne-Liegi solida che ne ha messo in mostra anche le doti di fondo già venute fuori nella seconda parte di Vuelta 2023. Se in salita il corridore laziale se la giocherà con tutti quelli che non si chiamano Pogačar, anzi, dalla sua potrebbe esserci persino un po’ di energia messa da parte per il gran finale, molte delle sue possibilità dipenderanno dal livello nella cronometro. Non pochi 71 km di questi tempi, tutt’altro, anche se l’impressione è che i nomi fatti potrebbero più o meno eguagliarsi anche contro il tempo a eccezione di Thomas (forse il più forte) e Bardet (forse il più debole tra i pretendenti al podio, ma non è detto) – ci arriveremo. Sarà capitano Bahrain Victorious, Tiberi, e anche qui non è affatto scontato vedere un ragazzo italiano di 22 anni in questo periodo capitano di una squadra World Tour in un grande giro: la pressione su di lui sarà enorme. Di fianco, per la salita, ma anche per avere consigli su come gestire tutta questa serie di situazioni e i riflettori che inevitabilmente punteranno su di lui, Damiano Caruso: uno che sa benissimo come lavorare di fianco a un capitano. Squadra bahreinita che per le montagne potrà contare anche sull’austriaco Rainer Kepplinger e sul norvegese Torstein Traeen. Interessante anche il terzetto per le volate: Jasha Sutterlin e Andrea Pasqualon come apripista (ma anche come lavoratori in pianura per Tiberi) di Phil Bauhaus, velocista sottovalutato, ma che sa benissimo come battere allo sprint anche i più forti al mondo. Ultimo arrivato, ha sostituito Wout Poels non senza polemiche, Edoardo Zambanini. Buona promessa del ciclismo italiano, veloce e resistente, oltre a dare una mano ai suoi lo vedo bene in fuga o negli sprint a ranghi molto ridotti.
Geraint Thomas è il terzo nome per il podio e guida una Ineos che, a livello di forza di squadra, è forse la migliore al via di questo Giro. Compirà 38 anni durante il Giro, Thomas, e avrà dalla sua i tanti chilometri a cronometro per provare a scavare un vantaggio nei confronti degli avversari diretti. Nelle ultime uscite è apparso via via in crescita e come sempre punterà sulla regolarità in salita per conquistare un altro posto sul podio in un grande giro e vista l’età sarà un fatto eventualmente da sottolineare. Dovrà guardarsi anche in casa dove Thymen Arensman, 6° nel 2023, sarà un avversario accreditato soprattutto grazie alla sua capacità di crescere nell’arco delle tre settimane. L’olandese, per la verità, non arriva da un grande Tour de Romandie, ma è evidente come abbia pagato il carico di lavoro che tornerà utile proprio al Giro. C’è Filippo Ganna che si candida a conquistare le due tappe a cronometro, Tobias Foss che, oltre a essere avversario in casa per le due prove contro il tempo, sarà la terza pedina per la classifica, ma più verosimilmente sarà uomo da tenere di fianco ai due capitani. Jonathan Narvaez lavorerà per i suoi e andrà a caccia di tappe, così come il giovane Magnus Sheffield: entrambi potrebbero anche sfruttare la loro capacità di adattarsi al maltempo, qualora, come lo scorso anno, pioggia e freddo dovessero presentarsi puntali con le tappe del Giro. Infine i cugini Swift, Ben e Connor, affidabili gregari che torneranno molto utili anche, o soprattutto, nella tappa con gli sterrati.
Il quarto nome per il podio è Romain Bardet: anche lui come Antonio Tiberi ha scalato prepotentemente le gerarchie nelle ultime settimane di gare dopo aver destato una buona impressione al Tour of the Alps, ma soprattutto dopo essere stato il primo degli umani alla Liegi-Bastogne-Liegi. 2° alle spalle di Pogačar: ci riuscirà anche al Giro? È il suo obiettivo, come quello di una squadra che ad aprile ha ricominciato a macinare risultati e vittorie grazie soprattutto alle volate di un sorprendente Tobias Lund Andresen e di Fabio Jakobsen al Giro di Turchia. E saranno proprio loro due i velocisti di punta della squadra. Difficile, dopo aver visto gli sprint più recenti, capire quali saranno le gerarchie, dovessi scommettere direi che il giovane danese restituirà il favore visto al Turchia al più esperto olandese il quale fa l’esordio assoluto al Giro. Julius van den Berg, Timo Roosen e Bram Welten saranno i mezzi pesanti per portarli velocemente fuori dal gruppo in caso di volata, mentre Chris Hamilton, Gijs Leemreize e Kevin Vermaerke i prescelti per stare di fianco a Bardet in salita, sì, ma anche per entrare in fuga e provare a vincere una tappa. Puncheur che si difendono bene sulle pendenze più o meno impegnative, soprattutto Vermaerke, finora autore della sua migliore stagione tra i professionisti, hanno tutte le caratteristiche per provarci.
OUTSIDER, VELOCISTI, UOMINI DA FUGHE: TUTTO (O QUASI) QUELLO CHE OFFRE IL GIRO 2024
Non avere troppi nomi dal grande blasone al via di un Giro d’Italia ha il suo aspetto positivo: intanto aiuta a far conoscere a un pubblico più vasto corridori che durante l’anno starebbero nascosti negli ordini d’arrivo. Poi, visto che il ciclismo è sport all’apparenza democratico, dà proprio a questi ragazzi la possibilità di strappare un risultato che magari altrove, vedi un Tour de France, risulterebbe molto difficile da raggiungere. È una corsa che ti fa conoscere le storie, detto e ripetuto in mille e più varianti, ma anche caratteristiche, è una corsa che può essere trampolino di lancio, conferma, che può segnare graditi ritorni, dopo periodi difficili, nell’alta classifica di una corsa a tappe lunga tre settimane.
Juanpe Lopez in questo discorso si inserisce come corridore che arriva al Giro 2024 nel miglior momento della carriera e desideroso di migliorare il 10° posto del 2022 quando vestì la maglia rosa per diversi giorni e finì pure per conquistare a fine corsa quella di miglior giovane. Da lì non ha saputo ripetersi, ma al Tour of the Alps, vinto di recente, ha fatto vedere di avere trovato la solidità giusta in salita per ambire a migliorare il risultato di due anni fa. La squadra non sarà soltanto per lui anche se in Lidl-Trek hanno sempre dimostrato di essere sempre tutti a disposizione dei propri compagni a seconda degli obiettivi, che siano di giornata o lungo l’arco di più settimane. Jonathan Milan è il velocista di punta, non solo della squadra, ma vuole esserlo nuovamente anche del Giro, dopo aver conquistato la maglia ciclamino nel 2023 – quest’anno c’è più concorrenza, va detto. Ha un supporto che in pochi possono vantare: Dan Hoole, Jasper Stuyven, Edward Theuns e Simone Consonni sono il miglior treno del Giro, mentre Andrea Bagioli darà una mano dove potrà e Amanuel Ghebreigzabhier sarà il corridore candidato ad aiutare Lopez in salita.
Dani Martinez e Florian Lipowitz formano la coppia di mine vaganti in salita scelta per capitanare una BORA-hansgrohe che porterà però il suo meglio al Tour. Con i due ci sarà Maximilian Schachmann, che al Giro del 2018 ha conquistato uno dei successi più importanti della carriera e che di recente, dopo due stagioni di buio totale, ha ricominciato a dare qualche segnale di vita. Occhio a lui per le lunghe fughe che possono andare al traguardo. Per le volate c’è Danny van Poppel, già miglior pesce pilota del gruppo, l’olandese ha l’occasione della carriera di poter correre in proprio le volate di un grande giro. Completano la rosa per il Giro d’Italia quattro gregari: Giovanni Aleotti, che potrà dare una mano anche in salita, Ryan Mullen e Jonas Koch principalmente per la pianura e per allungare il gruppo in vista degli sprint e Patrick Gamper, quest’ultimo si prenderà spesso anche la licenza di andare in fuga.
Cian Uijtdebroeks e Attila Valter sono la coppia, da non sottovalutare, che mette in campo la Visma | Lease a Bike. Una stagione, per i calabroni olandesi, che finora non è filata come speravano, anzi, sta andando tutto storto. Il grave incidente di Vingegaard e l’infortunio di van Aert ha costretto la squadra a ridisegnare selezioni e obiettivi. Al Giro ci arrivano con il giovanissimo belga e il più esperto ungherese entrambi con la possibilità di entrare nei 10. L’Uijtdebroeks di questa prima parte di stagione non fa pensare a qualcosa di più di un risultato intorno al sesto o ottavo posto, troppo il divario a cronometro, non solo dagli specialisti, ma il potenziale sarebbe pure da podio. Di Valter, invece, si dice come abbia lavorato sotto traccia per sorprendere al Giro. La squadra, come nel caso di Bora e Lidl, non sarà solo per difendere gli uomini da classifica, ma le forze vengono equamente distribuite. Robert Gesink (alla 23esima partecipazione a un grande Giro), verrà chiamato a dare man forte quando la strada sale, Edoardo Affini, dopo aver tirato al Nord, riprende in Italia il suo lavoro, in pianura dividerà il suo compito con Jan Tratnik, il quale andrà anche a caccia di tappe e sarà fondamentale in salita per i propri capitani. A caccia di tappe andrà anche Christophe Laporte, la sua maglia di campione d’Europa impreziosisce la startlist, gatta da pelare nelle volate a gruppo più selezionato o anche in fuga, ma soprattutto a caccia di tappe andrà Olav Kooij, uno dei pretendenti al ruolo di velocista principe della Corsa Rosa. Di fianco a Olav Kooij una delle rivelazioni della primavera 2024, ovvero Tim van Dijke, suo fedele pesce pilota: la sua presenza, non prevista inizialmente, darà qualche vantaggio in più al giovane velocista olandese.
Coppia per la classifica anche in casa Team Jayco AlUla con Eddie Dunbar e soprattutto Luke Plapp che cercheranno un posto nei primi dieci. L’irlandese, già 7° nel 2023, per la verità arriva da mesi da dimenticare: non ha concluso Valenciana, UAE Tour, Gp Indurain e il recente Romandia, e ha come migliore risultato il 35esimo nella classifica finale del Giro dei Paesi Baschi. Difficile sbilanciarsi, ma anche lo scorso anno arrivò al Giro a fari spenti. Plapp, invece, è al secondo grande giro della carriera, ma il primo è passato senza lasciare traccia e vista la stagione fin qui disputata potrebbe essere anche un serio candidato a un piazzamento nei primi 10 e magari anche alla lotta per la maglia bianca. Dalla sua, ci sono anche 71 km a cronometro che possono farlo esaltare. È una delle squadre più interessanti dell’intero lotto quella australiana: ai due uomini di classifica vanno infatti aggiunti Filippo Zana e Alessandro De Marchi che andranno a caccia di tappe in fuga. Personalmente tiferò affinché De Marchi possa farcela. Caleb Ewan, che a un certo punto lo scorso anno sembrava sul punto di smettere, cerca di dare una svolta a una parte di carriera che, sono buono, definirei sotto tono. Lo farà sulle strade di una corsa che lo ha visto vincere per ben cinque volte. le occasioni ci saranno, la concorrenza è folta, ma lui di fianco avrà Michael Hepburn, Max Walscheid e Luka Mezgec: un bel supporto per gli sprint, probabilmente secondo solo a quello della Lidl Trek.
Tra le squadre che hanno ricevuto l’invito al Giro d’Italia c’è la Tudor Pro Cycling Team e nella squadra di Cancellara c’è uno scalatore australiano che, se troverà le giornate giuste, potrà dare molto fastidio in salita. Si tratta di Michael Storer il quale andrà a caccia di tappe, magari anche della maglia dei Gran Premi della Montagna o persino di un piazzamento tra i primi dieci o quindici della classifica. L’obiettivo della squadra svizzera è quello di vincere almeno una tappa e difatti, oltre a Storer, presente uno dei migliori velocisti del gruppo Alberto Dainese. Ottimo il supporto per il velocista veneto: oltre all’eterno Matteo Trentin – che vedremo anche in fuga – presente Marius Mayrhofer, veloce anche lui, magari per una volata a ranghi ridotti e Alexander Krieger. Il ruolo da lead out vero e proprio apparterrà però allo svizzero Robin Froidevaux. Completano la selezione Alexander Kamp, cacciatore di classiche che quest’anno si è visto molto poco e Florian Stork, anche lui chiamato a dare una mano ai compagni di squadra o tutt’al più a inserirsi in qualche fuga.
UN PO’ DI ITALIA
Oltre a Tiberi per la classifica e alle volate di Milan e Dainese, l’Italia si affida a tre ragazzi dalle buone qualità che possono emergere soprattutto quando la strada sale. Si tratta di Lorenzo Fortunato, Davide Piganzoli e Giulio Pellizzari, rigorosamente in ordine di nascita dal più vecchio al più giovane. Lorenzo Fortunato sarà il co-capitano di un’Astana molto interessante. L’ obiettivo è quello di vincere di nuovo una tappa come successo nel 2021 e continuare a veleggiare intorno alla zona di classifica delle ultime stagioni: 16° nel 2021, 15° nel 2022 e 21° lo scorso anno, Giro un po’ anonimo il suo, ma dove soffrì per il tanto freddo. Con lui, al via, nel ruolo di leader, Alexej Lutsenko, che punta a un risultato finale nei primi dieci e a qualche tappa. Oltre ai due corridori da classifica (e da montagna), la squadra kazaka, ma storicamente con una forte connotazione italiana, schiera Davide Ballerini e Max Kanter per le volate, Simone Velasco e Christian Scaroni molto attesi nelle fughe anche nelle tappe più dure, Henok Mulubrhan, che finora si è visto molto poco, ma avrebbe le qualità per tenere duro nelle frazioni di media montagna e infine Vadim Pronskiy che darà una mano in salita.
Davide Piganzoli, all’esordio in una corsa a tappe di tre settimane, avrà il compito di prendere inizialmente le misure con una fatica di questo genere, ma con l’obiettivo di continuare a stupire come gli è riuscito benissimo nelle stagioni da Under 23. Regolare in salita, da capire quanto potrà perdere a cronometro – esercizio in cui si è sempre difeso nelle categorie giovanili, ma quanto c’avrà lavorato quest’anno? Da lì si potranno tirare le somme. Chiudere un Giro, all’esordio, nelle prime 20 posizioni della classifica generale sarebbe un risultato enorme da cui partire per il futuro. Con lui, la Polti-Kometa di Ivan Basso porta i fratelli Bais, Davide e Mattia, che a suon di fughe proveranno a ripetere l’impresa ottenuta da Davide nel 2023. Il capitano sarà Mirco Maestri, che porterà la sua esperienza e sicuramente guiderà i suoi a qualche bella fuga all’arrivo, mentre Giovanni Lonardi è uno degli outsider più interessanti per le volate di gruppo – pur non disdegnando nemmeno lui volate a ranghi più ridotti. Chiudono la selezione per il Giro lo spagnolo Francisco Munoz, che darà una mano ai suoi capitani e due ex corridori del Cycling Team Friuli: Matteo Fabbro, che vedremo dare il meglio in salita e Andrea Pietrobon, anche lui carne da fuga come molti suoi compagni di squadra.
Il più giovane dei tre, ma anche del Giro d’Italia, è Giulio Pellizzari: vent’anni appena compiuti e grande speranza per il nostro ciclismo soprattutto quando la strada sale. Se Piganzoli può essere paragonato come caratteristiche al suo mentore Ivan Basso, Pellizzari appare una sorta di Ciccone 2.0. Come Ciccone ha una certa predisposizione nel muovere le gambe in salita, ha una certa fretta nell’uscire dal gruppo, nell’inseguire la fuga buona e proprio come Ciccone, quando fece il suo esordio al Giro, cerca il successo da giovanissimo con la squadra dei Reverberi. Magari (anzi ne sono quasi certo, spero mi smentisca) non riuscirà a fare classifica fino in fondo da subito, ma al recente Tour of the Alps ha mostrato segnali incoraggianti di crescita giorno dopo giorno: dote fondamentale per chi vuole lottare per la generale. In casa VF Group- Bardiani CSF – Faizanè c’è il più giovane al via, ma anche il più vecchio: Domenico Pozzovivo. Le sue ambizioni sono quelle di concludere la corsa nelle prime venti posizioni, come gli è già riuscito altre undici volte, ovvero tutte le undici volte in cui ha portato a termine il Giro d’Italia. Anche lui avrà dalla sua la salita, ma proprio come Pellizzari, dovrà difendersi a cronometro. Buona squadra quella dei Reverberi che per le volate pure avrà Enrico Zanoncello che proverà a infilarsi in mezzo ai più forti, mentre Filippo Fiorelli tenterà di inserirsi in quelle a gruppo sgranato o magari andare in fuga e provare a piazzarsi in un gruppetto. Votati alla fuga il solito Alessandro Tonelli, ma anche Martin Marcellusi, uno dei più positivi in questo inizio di stagione per i verde acqua, mentre Luca Covili proverà a tenere duro in salita. Infine presente Manuele Tarozzi, corridore simpatico, estroverso, uno che fa della fuga la sua vocazione, uno che se sta bene potrà entrare nel cuore dei tifosi in questo Giro d’Italia.
QUALCUN ALTRO DI CUI PARLARE ANCORA
L’Alpecin-Deceuninck ad esempio, squadra che non porta uomini per la classifica e punterà molto sulle volate di Kaden Groves, già capace di lasciare il segno al Giro – come alla Vuelta – ma bloccato di recente per un problema al ginocchio. Dovesse aver risolto l’acciacco diventerebbe in automatico uno dei maggiori outsider per le volate, alle spalle dei due, tre nomi favoriti. Senza i due grandi capitani, ma squadra che si farà sentire ugualmente: intanto proprio nella composizione del treno per le volate, ottimo il supporto composto da Tobias Bayer, Fabio Van Den Bossche, Edward Planckaert, Jimmy Janssens (lo vedremo spesso anche in fuga) e Timo Kielich. Quest’ultimo, all’esordio in un Grande Giro, sarà anche il vice sprinter e potrebbe provare pure a vincere la tappa degli sterrati. A proposito di tappa degli sterrati: difficile non pensare a Quinten Hermans per quel giorno, il belga che nel 2021 sfiorò il successo in fuga verso Gorizia, ci riproverà. Così come ci riproverà Nicola Conci, uno dei grandi talenti del nostro ciclismo giovanile, che a oggi, a 27 anni, è ancora alla ricerca del primo successo in carriera tra i professionisti. Chissà che non succeda qualcosa al Giro.
Senza Carthy, né Healy, previsti inizialmente, Ef Education EasyPost quasi esclusivamente andrà a caccia di tappe, anzi, ci aspettiamo la squadra di Vaughters come la più battaglierà tra le World Tour, come da tradizione. Jefferson Cepeda, Esteban Chaves e Simon Carr sono tre corridori che in salita hanno costruito la loro carriera e che in fuga si sono già tolti tante soddisfazioni. Mikkel Frolich Honore e Georg Steinhauser saranno due pedine importanti nelle tappe vallonate: anche loro alla ricerca della fuga giusta possono essere nomi da seguire per provare a far saltare il banco nelle giornate di media difficoltà. Stefan De Bod, sarà un supporto alla squadra, anche nelle probabili fughe numerose, ma potrà dire la sua anche a cronometro, Michael Valgren torna in un grande giro dopo tre stagioni, ma soprattutto dopo aver superato il grave infortunio che sembrava aver messo fine alla sua carriera. All’esordio al Giro, sarà uno dei corridori da temere maggiormente se si troverà in fuga. Infine presente Andrea Piccolo, finora oggetto del mistero per il ciclismo italiano, ma dal quale ci si può aspettare tutto, anche una grande prestazione e magari pure il primo successo in carriera tra i professionisti.
Anche Arkéa-B&B Hotels senza uomini di classifica, ma in questo caso nemmeno una vera e propria punta per le volate nonostante la presenza di David Dekker, lo scorso anno secondo a San Salvo. Il velocista olandese vive una situazione particolare: ovvero non ha ancora vinto in carriera. Louis Barré e Ewen Costiou sono due che vedremo spesso in fuga, il secondo è un attaccante nato, che predilige le giornate con il brutto tempo e se dovessero incontrarne al Giro, fate caso al suo nome; Michel Ries, insieme ad Alessandro Verre, è il corridore che, almeno sulla carta, ha più qualità in salita, ma dai due non c’è da aspettarsi chissà che. Jenthe Biermans è quello che potremmo definire il capitano. Corridore da Nord, veloce e resistente, averlo in compagnia in fuga potrebbe riservare spiacevoli sorprese agli altri. Alan Riou e Donovan Grondin sono un riempitivo che aiuterà la squadra o che cercherà qualche giornata di gloria in fuga.
La Cofidis punterà principalmente alle fughe: nei grandi giri da sempre si sono costruiti la loro fortuna attaccando e conquistando tappe in questa maniera. Stefano Oldani e Simon Geschke rappresentano una garanzia in tal senso. mentre Stanisław Aniołkowski si getterà in volata. Benjamin Thomas, legato all’Italia, torna al Giro dopo quattro anni e cerca più fortuna rispetto al 2020 quando la sua corsa durò poco più di quattro giorni. Lo vedremo in fuga, ma anche provare qualche azione nel finale. Il Giro gli servirà anche per fare la gamba in vista del suo obiettivo stagionale: Parigi 2024, Giochi Olimpici su pista. Chiudono l’elenco dei convocati della squadra francese nomi di comprimari. Lo scalatore spagnolo Ruben Fernandez, vincitore nel 2013 del Tour de l’Avenir, non si è mai ripetuto a quel livello, i francesi Thomas Champion, spesso in fuga nel 2023 al Giro e Nicolas Debeaumarché, e infine il britannico Harrison Wood. Questi ultimi due all’esordio in un Grande Giro.
Restando in Francia anche la Groupama-FDJ lascia per il Tour i suoi pezzi pregiati, ma concede al belpaese la presenza di uno dei protagonisti della primavera delle classiche, ovvero Laurence Pithie, per la verità sul pezzo da gennaio in Australia. Lo vedremo lanciarsi nelle volate, provare magari anche ad anticipare quegli sprint e chissà subito in apertura, sabato, dovesse tenere, potrebbe fare un pensierino alla maglia rosa. Come nel caso della Cofidis c’è un italiano in squadra, si tratta di Lorenzo Germani. Perlopiù chiamato in stagione ad aiutare i suoi capitani – Grégoire e Martinez, con loro sin dai tempi della squadra Continental – anche qui Germani avrà compiti di supporto, ma conoscendone l’attitudine lo vedremo spesso in fuga. Va forte su diversi terreni e non è escluso che possa raccogliere qualche grossa soddisfazione partendo da lontano. Lewis Askey è l’altra ruota veloce della squadra, mentre Cyril Barthe potrà inserirsi negli ordini d’arrivo di traguardi più impegnativi oppure, sfruttando lo spunto veloce, potrebbe essere nome capace di lasciare il segno andando in fuga. Il giovane Enzo Paleni farà esperienza, mentre Fabian Lienhard, Clément Davy e Olivier Le Gac, oltre a vederli, chissà, in qualche fuga, faranno quello che gli riesce meglio durante tutto l’anno: dare una mano ai propri compagni di squadra, soprattutto in pianura.
L’ Intermarché Wanty punta molto su Bini Girmay che al Giro ha già lasciato il segno, prima che il Giro, sotto forma di tappo di bottiglia, lasciasse il segno su di lui costringendolo al ritiro. Squadra in parte votata alle volate del corridore eritreo: Mads Mikhels, Dion Smith, Roel van Sintmaartensdijk, Dries De Pooter (segnatevi il suo nome, chi non lo avesse già fatto, per il futuro nelle corse di un giorno) ed Adrien Petit saranno un ottimo supporto, con il giovane estone Mikhels che potrà anche mettersi in proprio se ne avrà la possibilità. Lilian Calmejane sarà l’uomo delle fughe nelle tappe di media montagna, mentre chiude l’elenco Kevin Colleoni, ex grande speranza del ciclismo italiano per le corse a tappe e che in queste stagioni ha raccolto praticamente niente, ma finalmente, alla quarta stagione tra i professionisti, farà il suo esordio in un grande giro.
Movistar porta un capitano che ormai ha fatto il suo tempo, Nairo Quintana, oltretutto fermato per una stagione, e il suo ritorno non è stato quello immaginato. Ora, a 34 anni, mi viene difficile immaginarlo ad alti livelli in questo Giro. La classe, però, quella resta e magari pedalando e pedalando, giorno dopo giorno, potrebbe anche ritrovare la gamba giusta e provare a vincere una tappa di montagna. Di fianco a lui, in salita, Will Barta, ma soprattutto Einer Rubio, già vincitore di una tappa un anno fa. Entrambi siamo sicuri li vedremo spesso e volentieri in fuga nelle frazioni di montagna. Ottimo il pacchetto per le volate: Albert Torres e Davide Cimolai aiuteranno Fernando Gaviria a sbloccarsi in un Grande Giro. L’ultimo successo del colombiano in una di tre settimane, infatti, risale al 2019, proprio al Giro d’Italia, tappa di Orbetello. A chiudere da evidenziare la presenza di Pelayo Sanchez, veloce e resistente, guai ad averlo come compagno di fuga, e Lorenzo Milesi, alla seconda stagione tra i professionisti, ancora alla ricerca della sua dimensione.
La Israel Premier Tech va esclusivamente a caccia di tappe e lo fa con una formazione di qualità. Protagonista lo scorso anno al Giro con uno dei personaggi della corsa- Derek Gee, quest’anno assente, stagione in cui si è visto pochissimo – è stata soprattutto capace di togliersi diverse soddisfazioni quest’anno, su tutte la vittoria di Williams alla Freccia Vallone. IPT porta tre velocisti, Ethan Vernon, Hugo Hofstetter e Riley Pickrell, occhio a quest’ultimo, capace di vincere nel 2022 una tappa al Giro Under 23 e nel 2023 una al Tour de l’Avenir, due fuggitivi per l’alta montagna, Marco Frigo e Michael Woods, quest’ultimo insegue il successo al Giro dopo aver vinto al Tour e alla Vuelta, e due australiani. Il primo, Simon Clarke, oltre a parlare bene l’italiano, è uno dei corridori più esperti al via, anche lui come Michael Woods insegue il successo di tappa al Giro dopo averlo conquistato al Tour e alla Vuelta, il secondo, Nick Schultz, meno esperto, ma con caratteristiche simili, di lui non sappiamo se parla bene l’italiano ma sappiamo come poche settimane fa si è tolto la soddisfazione più grande in carriera conquistando una tappa al Catalunya battendo addirittura Pogačar. Chissà che non fossero prove generali per quello che succederà da domani…
Chiudiamo con la Soudal Quick Step, altra squadra che non presenta corridori per la classifica generale, sempre che Mauri Vansevenant non voglia provare a tenere duro. Partiamo proprio dal giovane belga che in carriera ha vinto un Valle d’Aosta e sfiorato un Tour de l’Avenir, ma sono passati cinque anni e nel frattempo, tra i professionisti, ha fatto ben poco nelle corse a tappe di tre settimane. In salita, tuttavia, va forte e vista la concorrenza non esagerata potrebbe persino spiccare come uno dei corridori più forti. Lo immagino, però, o forse desidero che vada così, più propenso a dare spettacolo in salita con quella sua testa ondeggiante, andando all’attacco nelle tappe di montagna, magari proponendo persino azioni scriteriate, per vincere tappe o magari conquistare la classifica dei Gran Premi della Montagna. Squadra fatta proprio per i successi parziali, in quest’ottica da leggere l’esordio di Julian Alaphilippe al Giro, fino a tre stagioni fa sarebbe stato un valore aggiunto alla stratlist da leccarsi i baffi, adesso pare uno di quei calciatori che vanno a impreziosire il campionato turco a fine carriera. Speriamo che uno dei corridori più forti, completi e spettacolari degli ultimi dieci anni mi smentisca. Per la salita oltre a Vansevenant presente anche Jan Hirt. Pure lui, volendo, potrebbe anche provare a ottenere un piazzamento tra i dieci, quindici, ma lo vediamo più portato a inseguire successi di tappa in alta montagna, cosa per altro riuscitagli alla grande nel 2022. Infine il resto della spedizione sarà bello compatto attorno a Tim Merlier che si contenderà, a patto di uscire fuori sano e salvo dalle prime due tappe, lo scettro del miglior velocista del Giro con Kooij e Milan e proprio con loro si giocherà la prima volata che quest’anno arriverà al terzo giorno. Di fianco al Mago: Josef Černý, che proverà a dire la sua anche a cronometro, Pieter Serry, tuttofare, potrà essere anche un appoggio in qualche fuga dei suoi, Luke Lamperti, tra i giovani più interessanti del panorama mondiale, in caso di flessione di Merlier potrà provare anche lui a giocarsi le sue carte allo sprint, e infine Bert Van Lerberghe, fedelissimo pesce pilota del compagno di squadra belga.
IL PERCORSO
Due parole anche sul percorso che, stavolta, mi soddisfa, soprattutto nella prima parte. È presente qualche fisiologica bruttura più avanti (tappa dello Stelvio, per esempio), ormai immancabile, ma in generale, rispetto al 2023, mi pare di un’altra qualità. La prima settimana è la più interessante e questo forse non gioca a favore della corsa, ma tant’è. Le prime due tappe sono da subito fra le più interessanti della corsa. Partenza col botto quella della Venaria Reale-Torino, breve, 140km, ma che metterà già in fila il gruppo e chissà: o segnerà la prima della tante vittorie di tappa – per distacco – di Pogačar oppure vedrà la volata di un gruppetto sgranato e a quel punto i nomi in ballo saranno molti.
Il secondo giorno si arriva al Santuario di Oropa e già dopo due tappe avremo le idee molto chiare sulla classifica generale. La prima, lunga, settimana, che si chiuderà alla nona tappa con l’arrivo di Napoli, avrà altri tre momenti caldi. La tappa degli sterrati o meglio, una frazione che prevede due settori di strade bianche non troppo lunghe, il primo dei quali lontano dal traguardo una quarantina di chilometri. La mia impressione è che quel giorno andrà via la fuga e gli uomini di classifica con le loro squadre staranno belli accorti anche in vista di quello che accadrà dal giorno dopo.
Perché venerdì 10 maggio, tappa numero 7, ci sarà la crono Foligno-Perugia, ben 40,6 km e non credo ai miei occhi: esercizio vero, lungo, ok non lunghissimo, per specialisti o quasi, che metterà non solo distacchi tra i corridori, ma soprattutto fatica nelle gambe.
Fatica che si farà sentire il giorno successivo quando si arriva a Prati di Tivo, ascesa vera, magari senza pendenze impossibili, ma costanti, infime e per l’appunto, con le gambe ancora affaticate dal giorno prima. Ne vedremo delle belle.
Dopo il riposo si sale di nuovo: la tappa dieci, da Pompei a Cusano Mutri (Bocca della Selva) sarà una frazione da fuga, ma, seppure breve in cui stare molto attenti. L’ascesa finale è lunghissima, prima di arrivarci è un continuo su e giù su strade difficili. Si arriverà dal giorno di riposo. Insomma antenne drizzate in una tappa che potrà dire qualcosa.
Momento clou della seconda settimana ancora rappresentato dal dittico crono più tappa di montagna. Sabato 18 maggio, tappa 14, 31 km per la Castiglione delle Stiviere-Desenzano del Garda, piatta, non lunghissima ma quanto basta, dopo due settimane di corsa, per scavare altri solchi in classifica.
Il giorno dopo tappa 15: da Manerba del Garda a Livigno e che in origine era stata disegnata per essere quasi da leggenda, ma di quel tracciato originale resta solo la lunghezza, 220 km. Ordinaria fino a pochi anni fa, ora, in un ciclismo di tappe corte ed esplosive, sembra appartenere ad altri tempi. Invece che Forca di Livigno, si salirà sul Mortirolo, versante di Monno, non il più difficile, e poi lunga ascesa verso Passo di Foscagno prima degli ultimi chilometri del Passo di Eira verso il Mottolino. Sarà, nonostante il cambiamento avvenuto dopo Edolo, la tappa regina della corsa e forse quella che potrà scavare i maggiori solchi in classifica, oltre alle due cronometro.
Terza settimana che, come da ormai consolidata tradizione al Giro, alternerà tappe di montagna a volate. Queste saranno due: l’arrivo di Padova (tappa 18) e il finale di Roma. Niente cronometro, ma tappa inutile (la numero 16) con lo Stelvio a 150km dall’arrivo, mentre appare più interessante quella con arrivo sul Passo Brocon, il giorno dopo, tappa 17, dopo aver affrontato Sella e Rolle.
Tappa 19 e 20 che potranno ancora ribaltare la classifica: non sottovaluterei la frazione di Sappada. Da Tolmezzo in poi non si fa che salire e le montagne friulane nascondono trabocchetti e tratti di pendenza molto duri. L’impressione, però, è che potrebbe essere un lungo preludio a quello che accadrà nella penultima tappa..
Quando, con arrivo a Bassano del Grappa, si affronterà due volte il Monte Grappa. Salita lunga, impegnativa, affascinante, suggestiva. Ultima chiamata per gli uomini di classifica e per gli scalatori.
LA GRIGLIA DEI FAVORITI
Classifica Generale/Maglia rosa
⭐⭐⭐⭐⭐Pogačar
⭐⭐⭐⭐ –
⭐⭐⭐ Thomas, Bardet, Tiberi, O’Connor
⭐⭐Arensman, Caruso, D.Martinez, Valter, J.Lopez, Storer, Uijtdebroeks, Lutsenko
⭐ A.Paret-Peintre, Lipowitz, Foss, Piganzoli, Fortunato, Plapp, Dunbar, Majka, Grossschartner, Pellizzari, Rubio, Vansevenant
Volate
⭐⭐⭐⭐⭐ Milan, Merlier, Kooij
⭐⭐⭐⭐Dainese
⭐⭐⭐Girmay, Vernon, Bauhaus, Lund Andresen, D. van Poppel, Groves
⭐⭐Pithie, Gaviria, Molano, Lonardi, Ewan, Jakobsen, Lamperti, Consonni
*⭐Aniolkowski, Hofstetter, Pickrell, Zanoncello, Cimolai, Theuns, Mikhels, Askey, Dekker, Ballerini, Kanter, Kielich
Fughe
⭐⭐⭐⭐⭐Tarozzi
⭐⭐⭐⭐ De Marchi, M. Bais, D. Bais, Costiou
⭐⭐⭐Maestri, Champion, Frigo, Clarke, Scaroni, Janssens, Carr
⭐⭐ Zana, Germani, Cepeda, Velasco, Hirt, Vansevenant, Vermaerke, Steinhauser
⭐Schachmann, Vendrame, Calmejane, Rubio, Quintana, Hamilton, Barré
Classifica dei GPM/Maglia Blu
⭐⭐⭐⭐⭐ Storer
⭐⭐⭐⭐Vansevenant
⭐⭐⭐Rubio, M. Bais
⭐⭐ Fortunato, D. Bais, Tarozzi, Pogačar
⭐Zana, Bardet, Quintana, Scaroni, Velasco, Hirt
Classifica del miglior giovane (nati dopo il 1° gennaio del 1999)/Maglia bianca
⭐⭐⭐⭐⭐ Tiberi
⭐⭐⭐⭐Arensman
⭐⭐⭐Uijtdebroeks
⭐⭐Vansevenant, Plapp
⭐Lipowitz, V. Paret-Peintre, Piganzoli, Pellizzari
Classifica a punti/Maglia ciclamino
⭐⭐⭐⭐ Milan
⭐⭐⭐⭐Kooij
⭐⭐⭐ Pogačar
⭐⭐ Laporte, Kooij, Dainese,Vendrame, Girmay, Ganna
⭐Vernon, Merlier, Lamperti, Bardet, Tiberi, Groves, Scaroni, Andresen
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