Sui crateri dell’Etna si parla di ciclismo: ci si arrampica mentre la terra nera, mista a minuscoli sassi, rotola a terra, poi si inizia a parlare. Si sale in alto per vedere meglio, ma si è disposti a scendere per cercare chi vuoi vedere, di traverso, per frenare il peso del corpo. «Se non arriva fra i primi, scendo e gli vado incontro» una sorta di regola del tifoso, di quelli che scendono mentre il gruppo sale perché cercano qualcuno che non è ancora arrivato.
Una sorta di luna nera questo vulcano che, quando cala il sole, è identico alla notte. A quella reale degli autisti di alcuni bus che per arrivare qui hanno guidato ventidue ore e stamattina sono ripartiti all’alba, a quella figurata di Miguel Ángel López che si ritira e di Tom Dumoulin che si è staccato dal gruppo ai meno nove dal traguardo. Una sorta di luna nera spazzata dal vento come un’altra luna in terra: il Mont Ventoux, bianco come la vera luna.
Bianco come la carnagione di Juan Pedro Lopez, per tutti “Juanpe”, che è giovane di età e di emozioni. Lui che fugge due volte: fugge al mattino come fanno in tanti qui al Giro d’Italia e torna a fuggire mentre quella terra nera finisce nelle narici e una coppia canadese sui crateri chiede se anche i ciclisti mangino arancini. Bizzarra domanda, ma tant’è.
Fugge “Juanpe” come lo chiama anche chi non lo conosce e chiede chi sia. Supera Oldani che non ce la fa più e al traguardo viene tranquillizzato dai cronisti: “Tranquillo, Stefano. Riprendi fiato. Quando te la senti, parliamo”. Fugge “Juanpe”, viene recuperato e anche beffato sul traguardo da Leonard Kamna che quello scatto lo aveva nelle gambe da chissà quanto. Da Budapest, probabilmente. Quasi lo scatto fosse una sua proiezione, l’ombra lunga dei ciclisti che, in certi punti sembra precederli quassù. Fugge, perde, ma indossa la maglia rosa e parla con la voce che trema. Dice che lui è qui per Ciccone, che questo non cambia nulla. Anche se per lui, almeno oggi, cambia tutto, è ovvio.
Dicono che “Juanpe” si fidi di tutti in squadra e lo dicono sinceramente. Si fidi soprattutto di chi gli prepara le biciclette che, se ci pensate, è una fiducia enorme perché da lì dipende la tua gara, le sicurezze che puoi avere e le insicurezze da lasciare da parte. Noi diciamo che “Juanpe” domani riparte in maglia rosa e, anche quando tornerà a lavorerà per Ciccone, e si sposterà andando nelle retrovie, avrà tanti tifosi che gli andranno incontro, invece di aspettarlo. Luna nera o luna bianca.