La vittoria di Remco Evenepoel alla Coppa Bernocchi è il prorompere del talento. Semplicemente il manifestarsi del talento nella sua forma più pura. Non ce n’era bisogno, forse, perché le doti di Evenepoel sono sotto gli occhi di tutti e non certo da oggi, ma la meraviglia del talento è proprio questa, che non vuole sottostare a regole, forme o dettami. Lo sport, poi, è per eccellenza il luogo in cui il talento si manifesta e in cui tutto si deve al talento.

Anche in giornate di inizio autunno, mentre la pioggia battente sembra far male, quasi picchiare la carne degli atleti nelle loro divise zuppe e i fari delle moto già alle quattro del pomeriggio bucano il buio. Chi si aspettava l’attacco di Evenepoel ieri? Chissà, forse si sarebbe anche potuto prevedere perché i fuoriclasse fanno così. Qualcosa era andato di traverso a Evenepoel negli ultimi tempi: prima la beffa subita da Colbrelli all’Europeo, poi il Campionato del Mondo e tutte le discussioni, lui a fare il lavoro duro e il Belgio che non concretizza. Si è parlato molto di lui, oggi se ne parla per ciò che più ci piace.

Evenepoel che ha portato via la fuga quando i chilometri al traguardo non si contavano. Una fuga che parla di talento: basti citare Alessandro Covi, altro secondo posto amaro con vista sul futuro, Fausto Masnada, Samuele Battistella, Antonio Puppio e Thibaut Pinot, che probabilmente in fuga c’è andato appunto per il proprio talento, per rendergli giustizia.
Evenepoel che se ne va da solo ai meno trentacinque dall’arrivo. Pedala che è un piacere, una mostra di compostezza, efficacia, potenza. Qualcuno ha parlato di vera e propria esibizione e noi condividiamo la definizione perché esibizione è ciò che attira gli occhi e l’attenzione. Così Remco Evenepoel mentre doppia il gruppo e continua a guadagnare in solitaria, mentre i cinque dietro sembrano lottare a vuoto. Eppure vanno che è un piacere anche loro.

Fa così il talento quando si stufa di tante chiacchiere o semplicemente quando vuole riprendersi qualcosa che gli manca. Parte, scatta, scalpita. La rabbia, quella agonistica, lo galvanizza. Può imbizzarrirsi, e Legnano che è città di Palio ben sa cosa intendiamo, e poi ritrovare piacere, goduria. Epico il suo arrivo. Certo siamo alla Coppa Bernocchi, non al Mondiale, non al Fiandre o all’Europeo ma se questi sono gli effetti dell’orgoglio ferito o di qualche sconfitta lasciateceli ammirare. Come il lampo, il tuono e la saetta.
Certo è la Coppa Bernocchi, certo è il Piccolo Stelvio, certo è che la Coppa Bernocchi torna a un atleta belga, l’ultima volta nel 1958. Certo è un antipasto, un’anteprima. Qualcosa che accenna al gusto, che stimola le papille gustative e fa intuire altro. Una prova, tornando all’esibizione. Ma sabato c’è “Il Lombardia”, la corsa che l’ha disarcionato e per qualche istante ci ha lasciato senza fiato, e l’altrove che immaginiamo potrebbe proprio essere sulle strade che vanno da Como a Bergamo.