Per commentare la posizione in bicicletta di Filippo Ganna ci siamo rivolti a qualcuno che di aerodinamica se ne intende, Simone Origone. In sintesi? L’uomo più veloce del mondo senza l’ausilio di mezzi meccanici.
Dodici coppe del mondo, sei ori mondiali, un argento. Tre record mondiali consecutivi e un miglior tempo personale che oggi resta la seconda prestazione di sempre. Un tempo realizzato che solo a leggerlo fa strabuzzare gli occhi: 252,987 km/h. Su un paio di sci.
Simone Origone è una leggenda dello sport italiano; nello specifico è una leggenda di uno sport che mi permetto di definire un po’ folle – non me ne voglia, ma lo saprà meglio di tutti – e che ti lascia una sorta di strana ebrezza solo a chiudere gli occhi e pensarlo: la velocità sugli sci.
Ma Origone è anche un appassionato di ciclismo. «Solo un semplice appassionato» specifica, quando gli chiedo a fine chiacchierata se darebbe qualche consiglio a Filippo Ganna sulla sua posizione in bicicletta. Filippo Ganna che ancora non è leggenda, ma che da tempo si sta affrettando a scrivere il suo nome nei libri di storia. «Non mi permetterei mai di dargli un consiglio» risponde, accompagnando il tutto con una fragorosa risata.
Gli abbiamo dato una foto di Filippo Ganna in azione a cronometro, in posizione. Origone la guarda, la analizza e ci spiega qualcosa, frutto della sua sensibilità e della sua esperienza.
«Ganna in bici è praticamente perfetto. Oltre a delle doti fisiche pazzesche lui ha una fortuna: quella di avere delle forme fisiche aerodinamiche. È alto, longilineo e come succede nel nostro sport i longilinei sono avvantaggiati. Il fatto di essere alto lo aiuta in qualche modo e quando lo vedi pedalare è sempre composto. Il profilo della schiena è piatto, fermo, la posizione delle mani e quella dei gomiti è perfetta: è il frutto di quello su cui ha studiato e lavorato in questi anni per ottenere il massimo della efficienza. E poi non va messo in secondo piano il fatto di correre in una squadra che non lascia nulla al caso e si vede. E anche lui non lascia nulla al caso: lo capisci da questa ricerca della perfezione che puoi cogliere in tutti i minimi particolari: anche solo nella posizione in cui tiene le mani. C’è talento, ma dietro c’è una maniacale cura del dettaglio» .
Viene naturale chiedere a Origone come si arriva, oltre a doti naturali, ad ottenere questa perfezione, sia nel ciclismo, sia nella sua specialità dove l’attenzione a ogni minimo particolare può fare la differenza, può permetterti di limare quei centesimi che poi risultano decisivi quando si corre contro un cronometro, quando si corre contro il tempo, mai termine più adatto nel caso della velocità sugli sci. E naturalmente il discorso cade sulla galleria del vento. «Lavorare in una galleria del vento è fondamentale. È essenziale sia nel mio sport, sia nel ciclismo. Il mio primo record del mondo senza galleria del vento non lo avrei fatto. Era l’autunno 2005 quando andai da Pininfarina e imparai dettagli sulla posizione che sulla neve non avrei capito. A parità di prestazioni tecniche e fisiche se riesci a migliorare l’aerodinamica migliori l’efficienza. Quando io andavo in una galleria del vento ho trovato spesso parecchi ciclisti: per un corridore al top come Ganna è essenziale curare al meglio la posizione e raggiungere il più possibile la perfezione» Ma un lavoro in galleria del vento non basta, ci dice Origone. «La galleria del vento ti dà la possibilità di fare tuoi dettagli che altrimenti non riusciresti a capire, ma poi la parte più difficile è portare quello che sviluppi in galleria del vento sulla strada nel caso dei ciclisti, sulla pista da sci per noi».
Origone spiega poi come sia fondamentale un passo successivo che non riguarda solo l’efficienza della posizione, ma anche lo studio dei materiali «Una volta che trovi la tua posizione migliore, in galleria del vento inizi a lavorare anche sui materiali, soprattutto sui body». Infine, gli pongo la domanda fatidica: ma questa benedetta posizione perfetta, esiste? «Si dice che la forma aerodinamica perfetta sia la forma a goccia, io posso dire che quello che ognuno può fare è adattare la posizione alle proprie forme fisiche». Tra Ganna e Origone, il risultato sembra ben riuscito.
Foto Ganna: Gabriele Facciotti/Pentaphoto
Foto in galleria del vento: Andrea Gallo
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