Ogni van (der Poel, der Hoorn, Aert) che ci esalta.
Seguire il Giro e trovarti van der Poel che si scatena.
Poi passa una settimana, o poco più – facciamo nove giorni per la precisione – e tocca a van Aert.
Che l’ultima volta che ha corso finiva terzo alla Liegi e la volta prima secondo alla Roubaix.
Che riprende in mano la bici
e conquista la volata al Delfinato dove,
«Avevo vinto le mie prime gare nel World Tour», ma ehi, lui sostiene che sarà qui (lì, di nuovo per la precisione) solo per aiutare Roglič e non penserà alla classifica a punti che in Francia ha sempre un certo fascino pure se è quella del Delfinato.
A tutti gli effetti un mini Tour de France.
«Però sto facendo un pensierino a un’altra vittoria di tappa» dice.
Per fortuna che lo specifica altrimenti ci stava prendendo una bella delusione a immaginarlo da oggi stare con le mani in mano quando invece ci sarebbe subito una bella occasione per ribadire. Anche se non in maglia tricolore ma con quella gialla.
Che poi lo vedi tirare il gruppo e persino scalare le montagne.
Ma poi si sa che con i van non è mai finita.
Perché ci siamo immaginati Taco van der Hoorn andare in fuga alla Brussels Classic e vincere. In realtà non ce lo siamo immaginati, è andata proprio così.