L’ultimo giorno è proprio ciò a cui pensi quando parli di ultimo giorno. Un misto di gioia e malinconia. La gioia di chi vince, della sua squadra, la gioia di chi due anni fa aveva perso il Giro d’Italia proprio all’ultimo, Jai Hindley. Oggi aveva un vantaggio tale da non avere più paura. Nemmeno degli spettri che ti possono prendere la notte quando cerchi di prendere sonno.
L’ultimo giorno è la gioia di chi finisce per una sera di far fatica, sapendo che domani mattina potrà dormire qualche ora in più. Vale per il gregario e per il capitano. Vale per chi porta avanti il gruppo e magari vorrebbe fermarsi a bordo strada. Per chi si guarda dentro mentre pedala e chi trova la forza di fermarsi a fare l’occhiolino a un piccolo tifoso come fa Dries De Bondt in piena fatica sul Passo Fedaia.
È l’ultimo giorno di Jakko Hanninen, finlandese, non è il più giovane al via, ma se lo vedi ti verrebbe qualche dubbio. Dice di aver apprezzato questo Giro in particolare per il caldo: «Anche se arrivo dalla Finlandia e allora tutti pensano che mi piace il freddo. Ma per me il caldo è come stare in una sauna. E io amo la sauna».
L’ultimo giorno è la malinconia: di e per Vincenzo Nibali. Viene quasi un groppo in gola a pensare che non ci saranno più altri Giri d’Italia; un po’ per lui, un po’ per noi. Il ritiro di un corridore del quale si è vista tutta la parabola. Il segno di un momento che finisce. Delle rughe che avanzano e degli acciacchi che aumentano. Ha fatto un’epoca Nibali, ha dato spettacolo e ribaltato. Oggi – salvo ripensamenti – è stato il suo ultimo momento al Giro. Dura da scrivere.
L’ultimo giorno è la gioia ripensando a van der Poel su queste strade: non si è mai sottratto dall’idea di dare spettacolo. L’ultimo giorno è quello che riempie Verona di transenne, di gente e colori nonostante il grigio del cielo; riempie l’Arena di musica tamarra e urla a ritmo, c’è pure quella macchia gialla sudamericana che se ne frega e allora è tutto un grido: “Carapaz! Carapaz! Carapaz!”
L’ultimo giorno è quel misto di sentimenti: la gioia di chi torna a casa, ma con quella punta di malinconia che prende sempre al termine di un viaggio: corridori, massaggiatori, autisti, cuochi, fotografi, giornalisti, addetti stampa, chi da dietro si muove per portare a buon fine il circo e a portare in giro il Giro con tutto il suo baraccone.
L’ultimo giorno è quello del podio: Hindley, lo abbiamo detto, smetta di avere paura del buio, questo è il suo giorno e di tutta la BORA-hansgrohe che si traveste di rosa in mezzo al pubblico dell’Arena. Per il suo ultimo giorno c’erano la famiglia e la sua ragazza in mezzo al pubblico. Scavalca le transenne, mentre l’Arena ribolle, e va da loro dopo aver appena concluso la sua prova. È l’ultimo giorno di Carapaz, mai troppo brillante, ma tornerà e vincerà quando vorrà nuovamente giocare di fantasia come in quel 2019. L’attendismo non è roba che gli appartiene. L’attendismo è roba che è appartenuta troppo agli uomini di classifica in questo Giro.
L’ultimo giorno è quello di Sobrero che aspettava da tempo una vittoria così; è quello di Verona, di nuovo, che al tramonto della corsa smonta le transenne e domani non le rimetterà da nessuna parte. Oggi è stato davvero l’ultimo giorno del Giro.