Alcuni angoli di Bodrum la fanno sembrare una città in salita. Il mare, da questi vicoli, non lo vedi sempre, ma lo intuisci, talvolta lo senti. In fondo, c’è il castello. Una sorta di punto di riferimento per chi deve dare indicazioni ai ciclisti, tanto che queste strade dai nomi contorti si suddividono in “verso il castello”, “in senso opposto al castello”. O sali, o scendi. Non deve essere particolarmente comodo pedalare qui, perché il dislivello, a lungo andare, si accusa. Eppure tutte queste biciclette sono motivo di attrazione. Chi è in spiaggia e ha tempo sale verso gli alberghi delle squadre: prima guarda dall’entrata, quasi intimidito, poi, come si accorge di potersi avvicinare, fa cenno anche ai figli di venire a vedere. E guardano ogni cosa, qualcuno anche gli stracci sporchi d’olio dei meccanici. È un ragazzino che, poco dopo, ci dice che da grande vorrebbe fare anche lui il meccanico per aiutare il padre. Qualche parola, poi si cerca di capire che giro fanno i corridori in allenamento e si va lungo la strada. Ancora in accappatoio magari, ma la temperatura lo permette. Si sta bene o si cerca di stare il meglio possibile anche sciacquandosi via la sabbia prendendo in prestito la canna dell’acqua con cui si lavano le biciclette e le ammiraglie. Il profumo di sapone ti indirizza, non puoi sbagliare.
Stare bene, è proprio questo il concetto che torna ascoltando Luca Amoriello, direttore sportivo Bardiani, dare indicazioni ai suoi ragazzi: «Se ti fa stare bene, per me non ci sono problemi». Si parla di misure della bicicletta, di selle e di tutti quei dettagli per cui i ciclisti hanno un’attenzione particolare. Stare bene che è guardare cosa mettono nel piatto i ragazzi a tavola e poi consigliare: «In gare di questo tipo, evita se puoi». Stare bene che è anche andare in un locale frigo la mattina dopo le otto e recuperare i sacchi di ghiaccio per refrigerare le borracce. E poi darsi la possibilità di staccare mentalmente, dopo pranzo su un muretto, al sole.
Quando si parla comunque di biciclette, ma si riesce a ridere anche della fatica, di quel giorno in cui proprio “non la si muoveva”, che nel gergo ciclistico vuol dire non riuscire ad andare avanti, fare troppa fatica, o delle prime gare della stagione. «Sapete che Pogačar al Carpegna si è fermato a fare pipì in un tratto in salita? Come ha incontrato Richeze gli ha detto: “Ma quanta fatica fanno quelli dietro?”Non vi dico lo sconcerto di Max». È Sacha Modolo a raccontarlo a tutta la squadra e gli altri giù a ridere. In realtà, il furto di biciclette subito qualche giorno fa ha lasciato il segno in casa Bardiani e c’è una particolare attenzione a tutto, una preoccupazione particolare appena non si trova qualcosa.
Si ride e si torna seri. Qualche volta si pensa a tutti i casi in cui la si è scampata in una caduta. La Spagna è lontana, ma la vicenda di Milan Vader tocca tutti anche qui. Quando fra i tavoli cala il silenzio è perché se ne sta parlando. Allora capita di fissare una cicatrice che si ha sula gamba, sul braccio, magari sul viso e pensare che sarebbe bastata un poco di sfortuna e chissà. Perché in questi casi la sfortuna esiste. Lo ammetterebbe anche il meccanico della Caja Rural che stamattina ha detto a uno dei suoi ragazzi: «Non dirmi che sei stato sfortunato. Sei stato poco attento». Parlando di un problema meccanico.
Non c’è malinconia qui ma c’è un’ora in cui, ogni giorno, tutti i telefoni sono connessi. Verso sera quando si telefona a casa per vedere come vanno le cose. «L’altro giorno mia figlia mi ha chiesto: “Babbo, quando torni?”. Siamo gente sempre in viaggio, è il bello e il brutto di questo lavoro». Non facciamo in tempo a riflettere su queste parole di “Banzai”, meccanico della Bardiani, quando da un altro telefono arriva la voce: «Domani partiamo presto». Sì, domani mattina presto si parte.