È la prima tappa di questo Tour de France Femmes in cui non succede nulla. Si tratta di una definizione esagerata – più di una cosa è successa anche oggi, ovviamente – ma per la prima volta la cronaca degli eventi è abbastanza asciutta, tutto è andato secondo le aspettative, sprint doveva essere e sprint è stato. Lorena Wiebes era la favorita e Lorena Wiebes ha vinto.
Le dinamiche di corsa e il livello di drama cala improvvisamente rispetto a ieri. Dopo una tappa in cui quattro settori di sterrati ci hanno tenuto col fiato speso per un’indicibile quantità di chilometri, quella di oggi era adatta a tifosi bradicardici. Una frazione lunghissima, piatta, con un finale su stradoni larghi e anonimi; con tante persone sulle strade ad applaudire e far casino al passaggio del gruppo nonostante le atlete sfrecciassero davanti a loro ai 40 km/h.
Una tappa in cui c’è stato un tipico tira-e-molla tra fuga e gruppo: diversi attacchi nelle battute iniziali di corsa, il gruppo che seleziona chi può e chi non può provare ad allungare, la luce verde che arriva solo quando il drappello di attaccanti è composto da poche atlete (solo quattro, contro centoventisei) e nessuna pericolosa per la classifica generale. La meglio piazzata è Victoire Berteau, diciannove minuti di ritardo dalla maglia gialla. Berteau non ha ancora ventidue anni, è al primo anno con la Cofidis e deve ancora centrare la prima vittoria da professionista.
È già tanta roba per lei essere riuscita a centrare la fuga giusta. Com’è tanta roba per Emily Newsom riuscire a fare questi sforzi per svariate ore nonostante abbia problemi di stomaco. È la più anziana delle quattro in fuga e avendo fatto estenuanti corse gravel è particolarmente adatta a queste distanze. In gruppo si va con una flemma blanda, tanto che riescono ad evadere per qualche chilometro altre tre atlete: Grangier, Biriukova e Christie. Tre delle cicliste meno in evidenza del gruppo a caccia di gloria. Niente da fare, riprese non appena le squadre delle velociste hanno iniziato a fare sul serio.
E poi di cose ne sono successe ancora. Elisa Longo Borghini all’interno dell’ultimo chilometro ha sbagliato strada e ha perso nove secondi (che le sono poi stati condonati). Marianne Vos è arrivata sul podio per la milionesima volta in carriera. Rachele Barbieri si è confermata una delle più veloci del mondo. In tutto questa tranquillità, un’azione sola è sembrata di una violenza sovrumana: la volata di Wiebes, potente e dominante, è stata uno squarcio nella tela di un pomeriggio affascinante perché ordinario.