Ci viene da pensare che le vittorie di Francesca Pellegrini, al Piccolo Trofeo Binda, e di Elisa Balsamo, al Trofeo Binda, siano collegate da una storia. Una storia semplice, dal titolo delicato: Speciale. Ovvero la storia di chi si vede meno.
Ce lo hanno detto a pochi metri dal traguardo parlando di Francesca Pellegrini e del gioco di squadra. Chi l’ha vista crescere ci ha spiegato che di solito si impara a fare gioco di squadra e che nelle categorie giovanili, forse, si fa meno gioco di squadra, perché chi è forte prova a vincere e gli altri, coloro che restano staccati, magari si arrendono. Lei no, lei l’ha sempre fatto, senza che nessuno glielo chiedesse: aiutava il gruppo a rientrare sulle attaccanti e poi arrivava sfinita. Si parlava delle altre, le stesse che lei aveva riportato sotto. Pellegrini si notava poco, eseguiva le tattiche di squadra ed era contenta così. Il pensiero è che certe cose, Francesca, le avesse viste seguendo il ciclismo in televisione e le applicasse di spontanea volontà. «E oggi ha vinto così: è speciale, come chi si vede meno».
Pochi minuti dopo sul traguardo di Cittiglio, avrebbe vinto Elisa Balsamo che, in fondo, somiglia a Francesca Pellegrini. Per il modo di guardare le cose. Tutti l’aspettavano stamattina alla partenza e lei non ha deluso, con il suo senso del dovere e con quell’incredulità che abbiamo imparato a conoscere. Perché Elisa Balsamo non è abituata ad essere Elisa Balsamo come tutti la immaginano. Lei è e resta una ragazza che «talvolta ha nostalgia del Monviso quando guarda fuori dalla finestra della sua nuova casa». Ci ha detto così. E allora non sorprende che sia Longo Borghini a invitare il pubblico ad applaudire ancora più forte. Mentre lei guarda un punto indefinito e pensa. Sul podio con Sofia Bertizzolo e Soraya Paladin.
Ma “Speciale, ovvero la storia di chi si vede meno”, ha, in realtà, più storie. Tutte che convergono lì, davanti, come un auspicio. Per esempio quella di chi ha spalmato una crema riscaldante sulle gambe delle ragazze del Piccolo Trofeo Binda questa mattina e l’ha spalmata fino all’ultimo, fino all’assorbimento completo, fino a che non si vedeva più. Ha persino detto alle ragazze di non metterla sulle mani «perché altrimenti fate fatica a toccare il freno».
Oppure quella di Martina Sanfilippo che oggi ha attaccato sin dalle prime battute di gara, forse sbagliando, forse risparmiandosi avrebbe fatto meglio, ma è inutile ripensarci. Sta di fatto che nel finale presa dai crampi ha dovuto fermarsi, ritirarsi. «Sali in auto» ha detto il direttore sportivo. «Posso andare lo stesso all’arrivo in bici?» ha risposto lei. Poi non ce l’ha fatta, ha dovuto fermarsi e salire davvero in ammiraglia. L’ha fatto con dispiacere, reale. Sarebbe voluta arrivare con le proprie gambe, per lei e solo per lei. Anche fuori gara, anche senza essere vista da nessuno. Come, senza che nessuno lo abbia saputo, la prima domanda che ha fatto riguardava Chiara Sacchi, la sua compagna, con un problema meccanico a inizio gara.
E ancora parliamo di quel direttore sportivo che ha urlato «Ce la fai, rientri» a un’atleta di un’altra squadra e, quando gli abbiamo chiesto quanto spesso si faccia, ha risposto: «Spesso. Si è staccata da diversi chilometri ed è sempre qui. Se lo merita. Non so se rientrerà ma era giusto dirglielo». Oppure ai genitori che sfregavano le mani sulle spalle delle figlie per scaldarle.
Tanto altro e, poi, quasi a sera, ancora Elisa Balsamo e Francesca Pellegrini. La prima è un modello della seconda, ma sorpresa, perché «ho bisogno io stessa di modelli e mi fa strano pensare di poter essere un modello per qualcuno». Speciali, come chi si vede meno.