La storia, in fondo, è nell’attimo in cui Elisa Balsamo vede con la coda dell’occhio Marianne Vos partita lungo le transenne. La storia è così, ci sei dentro ma per accorgertene davvero devi guardarla di sbieco, quasi da fuori e poi pensare a cosa fare. Partire, andare, sviluppare velocità, pura velocità, dimenticarti che i tuoi polmoni più di tanta aria non tengono. Davanti hai Marianne Vos, sai che l’hai già superata, giusto qualche mese fa, e ti sei messa addosso la maglia di Campionessa del Mondo, sai che superare Marianne Vos è sempre difficile e, anche se è già successo, in fondo, potresti non farcela. Serve coraggio per quella fatica, per quel vento, per quella storia, per partire e per partire serve sempre coraggio perché in volata non puoi tornare ed è sapere di poter tornare ciò che rassicura quando parti. Serve anche paura perché, se non avessi anche quella, non partiresti proprio.
Elisa Balsamo, di paura e di coraggio, è partita con la maglia verde addosso, per la prima volta in una volata al Giro d’Italia Donne. La prima volta eppure quante volate le abbiamo già visto fare? Ma in bicicletta si riparte e sono le prime volte a tenerti a terra. Elisa Balsamo di prime volte parla molto perché da lì passa la sua umiltà, quel sentirsi sempre uguale anche se le cose attorno cambiano. Quel sedersi davanti a un bar, da sola, ad aspettare di sapere chi ha vinto. Dopo quella rincorsa, dopo quel colpo di reni, quei secondi veloci che non finiscono più: per chi corre e per chi guarda. Perché le volate che sono tanto veloci, se ci pensate, sono molto più lunghe nella sensazione di chi osserva, di chi aspetta.
Lì, sul gradino, dopo aver fatto un altro testa a testa con Vos. Lì, su quel gradino soli, come si è soli quando ci si volta e ci si accorge che, per cambiare la tua storia, piccola o grande, devi partire. Anche se puoi avere tante persone accanto. Poi vinci, ti alzi gridando e abbracci chi arriva. Il ritorno, in una volata, è questa cosa qui. La prima volta è questa cosa qui.
La prima volta di una ciclista italiana che vince una tappa del Giro in maglia iridata e conquista la maglia rosa. Che è poi anche la storia. Tortolì, in fondo, sembra una parola da bambini, quelle parole dal suono quasi profetico, magico. Quelle parole che fanno accadere tutto in un attimo, solo perché lo vuoi.
A ventiquattro anni, sai che non funziona così e per la tua storia devi avere tutta la paura e il coraggio che servono. Lo sai, ti volti, guardi, parti e torni. Comunque sia andata; oggi è andata bene, oggi è storia.