Mettiamo subito le cose in chiaro: non trovo ci siano particolari motivi per essere arrabbiati per la tappa di ieri, per gridare allo scandalo. Si è verificato uno degli scenari che si potevano presupporre, cioè attendismo tra i big. Questo è successo fondamentalmente per due motivi, come elencato nell’ultima puntata del podcast GIRONIMO: mancano i maggiori animatori del ciclismo di questi anni (WvA, MvdP e qualcun altro che al Giro c’era ma non c’è più) e il tatticismo tra gli uomini da classifica generale, grazie al quale intendono massimizzare le proprie chance perlomeno di rimanere col dubbio di potercela fare.

Un’azione importante, al limite tra coraggiosa e scriteriata, avrebbe messo pepe sulla tappa e sul Giro, ma probabilmente non avrebbe aiutato a lungo termine. Questo non toglie che vedere il gruppo percorrere i sei chilometri più duri della Roncola in due minuti e mezzo più di quanto abbia fatto Ben Healy in fuga sia stato uno spettacolo tutt’altro che esaltante.

Del troppo attendismo delle corse a tappe si scrive da anni. Il finale di questo articolo ne è un esempio. È uno spezzone delle cronache dal Giro di Buzzati nel ‘49, che ho aggiornato e adattato alla situazione corrente. Vi lascio a Buzzati, anticipando solo il finale: sia come non detto.

«Caro Roglic, egregio signor Thomas (e scrivo così perché Thomas mi dà una certa soggezione), […] lasciate che vi rivolga una domanda: ma l’avete vista bene, attraversando Bergamo, la gente che vi aspettava? […] Siete passati per valli solitarie dove si sarebbe detto veramente che Cristo fermatosi ad Orio al Serio non fosse mai entrato, eppure sui macigni, al limite delle boscaglie, ritti sopra gli erti ciglioni della strada uomini e donne vi aspettavano. Molti avevano fatto parecchi chilometri di strada apposta per salutarvi, giù da sperdutissimi villaggi issati sopra antiche rupi. […] Chi avrebbe mai osato supporre che lassù qualcuno si interessasse di ciclismo? Strani isolotti di umanità relegata fuori dal nostro mondo parevano, città inverosimili, puri miraggi. […] Siate sinceri, caro Roglic e caro Thomas: non sarebbe meglio, voi che lo potete, fare un po’ di più? Dal punto di vista razionale, probabilmente, sarebbe un errore ridicolo. Però, quanti voi fareste più felici! Non sarebbe anche questo, in fondo, un vantaggioso affare? E quanto vi vorrebbero più bene. Pensate, qualche volta almeno, a quei bambini, ragazze, vecchi, carabinieri, contadini, preti che ieri e oggi vi aspettavano, agli abitanti di Calco, Costa Valle Imagna, Nembro, Almenno San Salvatore, Villa d’Almé, Selvino, Bedulita, Sedrina, Zogno: così come vi guardavano, vi sorridevano, spasimavano per voi. Pensateci su, qualche volta. Del resto, può darsi che io abbia torto. Domani, sulla via di Trento, capacissimi l’uno e l’altro di darmi una magnifica smentita. Insomma, sia come non detto».