È il giorno dopo. Il giorno dopo la tappa in cui il Giro Donne è cambiato quando nessuno se lo aspettava o, almeno, mentre nessuno se lo aspettava così. Potrebbe non succedere niente o quasi: per il caldo, per la pianura, perché manca ancora metà Giro, invece non ci sono alibi nella fatica.
Testa a testa, due parole che sono poi la stessa. Fra la fuga e il gruppo ma ancora di più fra chi, fuggito dal gruppo, fugge anche dalla fuga quando si accorge che la distanza si riduce, che il respiro del plotone si fa sentire come presagio. Giorgia Bariani ci ha provato così: prendendo la rincorsa dalla coda del gruppetto di testa e lanciandosi in avanti quasi fosse un elastico. Bisogna dirlo, perché non è già facile provarci al mattino in martedì come questi, figuriamoci nel caldo del primo pomeriggio, nei viali della pianura dritta come un fuso. Nemmeno le curve per spezzare la noia, per cambiare posizione, per nascondersi da chi, da dietro, prende la scia, un punto di riferimento e si avvicina. Non è facile ripartire, non è facile, soprattutto, trovare le forze per prendere la rincorsa. Va detto, anche se poi, dopo quattordici chilometri il gruppo è rientrato. Ai quattro dall’arrivo: un soffio o un’infinità.
Da qui inizia un altro testa a testa, quello dei treni delle velociste che su binari immaginari, ma ben presenti, si fronteggiano in testa al gruppo. Le velociste sono alle loro spalle, talvolta si sfiorano, le une accanto alle altre, però non si guardano, si ignorano, può accadere che controllino l’ombra, di nascosto, quasi fosse un caso: così vicine e così distanti. Sembra non temano nulla, sembra siano sempre così sicure, non sempre lo sono ma guardare una velocista è vedere questo. Nella loro testa c’è solo la volata: come fosse lì davanti, nella ruota che la precede.
Nella testa di Elisa Balsamo c’era quella curva, l’ultima, prima di vedere il traguardo. Quella che, a Reggio Emilia, dicono tutti che va presa davanti perché “chi la prende davanti vince”. Allora tutte vogliono prenderla davanti, perché tutte vogliono vincere. Ci riesce solo una che è il bello ed il difficile. Ci riesce Elisa Balsamo.
Testa a testa, mentre curva e dopo la curva. Per gestire la bicicletta, per piegarsi leggermente, per tornare a raddrizzarla e rilanciare l’azione. I testa a testa sono così: elastici lanciati. Dietro di lei, Charlotte Kool e Marianne Vos. Provano a superarla, non ci riescono. L’avevamo detto: davanti, la curva andava presa davanti e Balsamo ci è riuscita. Non ha dubbi, nemmeno quando Kool sembra affiancarla: grida, guarda in alto e grida. Ha vinto. A una velocista non serve guardare, una velocista sa. Nella testa, di testa, testa a testa e poi anche solo un millimetro davanti alle altre.