Thomas arriva dagli Stati Uniti, ma pedala tra le strade di Cuneo. Si ferma e scende dalla sua bici, una mountain bike verde e nera, cercando di passare in mezzo alla folla. Dice ad alta voce: «Oggi qui è una bella giornata, finalmente ci sono tante biciclette e nessun’auto che passa per queste strade».
Maestri arriva da Reggio Emilia dove l’altro giorno ha provato a fare la volata. Oggi invece è andato in fuga, la cosa che gli riesce meglio in sella a una bici, per spirito e vocazione. È arrivato a poche centinaia di metri dalla vittoria. I fuggitivi (per i quali tifiamo sempre e comunque) si sono guardati, forse un po’ troppo, e dietro il gruppo lanciato li ha svegliati bruscamente come da un sogno.
Xandra è spagnola, gira con una bandiera e non era in programma essere qui oggi. Sta girando l’Italia e in questi giorni era in Piemonte: «Poi ho scoperto che c’era un mio connazionale in Maglia Rosa e sono venuta qui a tifare per lui».
Démare arriva dalla Francia, ma in Italia sta trovando un legame speciale. La Sanremo, otto tappe vinte in tre edizioni, il colpo di reni con il quale rimanda indietro Bauhaus e poi un urlo che è forza e gioia.
Potente, elegante, ha una maglia ciclamino che nessuno gli strapperà più di dosso. Dalla vicina Francia sono arrivati anche i suoi tifosi: “Allez Arnaud” hanno scritto sulla bandiera. Démare si ferma alle transenne per chiacchierare un po’ con loro.
Anche Prodhomme arriva dalla Francia, ma quando taglia il traguardo piange e tossisce. Ha il viso rosso per il gran caldo e l’emozione che non si può trattenere, Era nella fuga, quella che sembrava semplicemente di giornata e che poi diventa quasi giusta. È ancora giovane, forse non è ancora un uomo di mondo, ma si farà. Un gioco di coincidenze vuole che qualche anno fa in Italia vinse anche lui una “Sanremo”. In versione Under 23, quella che si corre a Sovizzo e che in realtà si chiama “Piccola Sanremo”.
Intorno al pullman della BORA-hansgrohe c’è una tifosa in maglia rosa che sventola una bandiera australiana e aspetta Hindley; tutta la zona è presa d’assalto dai bambini: «Borracch, borrach» dicono, letteralmente, ridendo e simulando una erre che all’improvviso diventa anglosassone. Ovunque si vada in giro per il mondo è una costante: ragazzini a fine corsa che chiedono un ricordo.
Totò diceva: «Sono un uomo di mondo, ho fatto il militare a Cuneo». Oggi a Cuneo era una bolgia: nella città scavata da Stura e Gesso, se non c’era gente da ogni parte del globo, poco ci mancava.