Meliconi mette ordine in garage
Sarà perché a Bologna e dintorni non mancano le biciclette e, come ovunque, anche lì cercano di non farle cadere sul pavimento quando stanno a riposo, fatto sta che proprio in Emilia hanno ideato la più completa gamma di accessori salvaspazio per il mondo bike. E chi se non la Meliconi di Granarolo poteva fornire una risposta intelligente ad un problema di tutti i giorni? Alzi la mano (se è over 40) chi non ricorda lo spot TV del ‘guscio salva-telecomando’ che rimbalza. E dopo sono entrati nelle nostre case con i robusti (ma discreti) bracci e supporti di sostegno per le prime TV Led.
MyBike, questo il nome della nuova linea di supporti universali per appendere, sorreggere e prendersi cura di qualsiasi tipologia di bicicletta. I prodotti Meliconi sono 100% Made in Italy (perché tutto quanto esce dalla fabbrica di Cadriano) e con bollino TUV (Istituto Internazionale che certifica la qualità e la sicurezza per i consumatori), ma questo non sarebbe sufficiente a farceli piacere: Meliconi progetta sempre con un occhio all’eleganza del design. Perché la durata nel tempo e lo stile sono i plus grazie ai quali le aziende nazionali riescono ad imporsi all’estero, e rivaleggiare con prodotti di robustezza inferiore provenienti da Paesi a basso costo di manodopera. La linea MyBike presenta ben 5 supporti per bici (più due per gli accessori), con soluzioni per tutte le tipologie, comprese le E-Bikes. Resistono a trazioni fino a 30 kg e sono dotati di protezioni in schiuma EVA, che evitano il contatto diretto con le componenti sensibili della bici.
Per chi ha a disposizione un garage stile hangar aeronautico, e vuole ammirare da ogni angolazione la propria due ruote nello stato per cui è nata, ovvero poggiata sugli pneumatici, è certamente da suggerire il supporto universale da terra: grazie al suo sistema intelligente di regolazione consente di posizionare qualunque tipologia di ruota e adattarsi perfettamente alla gomma, evitando il contatto con il cerchio. L’accessorio Meliconi è così cool e compatto che non sfigura nemmeno sul pavimento di casa, potendo parcheggiarci la bici. Costa 59.99 €.
Per i bikers che invece devono lottare quotidianamente per far convivere in garage l’automobile, gli attrezzi e gli scatoloni, la soluzione è il supporto universale per pedale, che permette di agganciare la bicicletta alla parete, senza sporcare il muro grazie ai tamponi forniti. Dimensioni super compatte: solo 14 cm la sporgenza dalla parete.Il prezzo è di 29.99 €.
E se vogliamo smetterla di inciampare nelle biciclette dei nostri bambini, esiste il supporto per ruota, da parete o da soffitto. Quando l’abbiamo visto abbiamo pensato alle bici dei bimbi, non per il peso che questo accessorio può reggere (sempre 30 kg), ma perché noi grandi, nerd della tecnica ciclistica, non dormiremmo la notte pensando al nostro cerchio ultraleggero, dai raggi regolati al micron, appeso come un prosciutto emiliano.
Ma esiste un’altra possibilità, sempre sfruttando un muro in mattoni, cemento o legno? Si esiste: è Il supporto per telaio da parete, facilmente inclinabile, che permette di adattarsi a diverse forme di telaio. Richiudibile a muro, permette di salvare spazio e non batterci la testa quando la bici non c’è. Prezzo € 99,99.
On top, da affiancare a tutte le versioni di supporti, oppure anche da solo se la bici poggia a terra, il sistema antifurto da parete, cioè una placca con anelli per incatenare la bici, ma con slitta copri viti per impedire lo smontaggio dal muro, che immaginiamo interessante per strutture ricettive tipo bike hotels e ostelli. Costa 39,99 €
Per chiudere, ecco un pezzo di design che strappa anche un sorriso: l’omino metallico, da avvitare alla parete, che regge il nostro casco, i guanti, le scarpe, tutta roba che dobbiamo sempre raccattare in giro per casa, brontolando come dei nonnetti, quando ci prende d’improvviso una voglia di randonnée. Prezzo € 29,90
“Siamo presenti sul territorio dal 1967 – ci dice durante il giro in azienda Lorenzo Meliconi, terza generazione al comando, dopo la scomparsa del fondatore Loris, nel 2020 – e accompagniamo nel quotidiano la vita di milioni di italiani, con intuizioni ed oggetti utili e funzionali.”
In effetti, al termine della visita al reparto produzione e al Centro Design, siamo un po’ rincuorati: nel bombardamento quotidiano di notizie così così sull’andazzo del Belpaese, l’aver incrociato queste 130 persone (ebbene sì, a tanto ammonta il personale qui in Emilia) che pensano e realizzano in Italia prodotti semplici ma intelligenti, ci lascia di buon umore e ci fa venir la voglia di una pedalata sui colli bolognesi, giusto giusto qua sopra.
info e E-commerce: www.meliconi.com
Articolo a cura di: Christian Bertolino
L’Italia che verrà: considerazioni sull’Europeo giovanile su pista.
Mentre sulle strade francesi Pogačar e Vingegaard animavano uno dei duelli più avvincenti degli ultimi anni, il circus del ciclismo su pista si è spostato in Portogallo per gli Europei under 23 e juniores. Con i mondiali multidisciplinari di Glasgow all’orizzonte (al Sir Chris Hoy Velodrome le prime medaglie si assegneranno il tre agosto), gli Europei giovanili di Anadia sono stati l’ultima prova generale per corridori promettenti e già competitivi tra gli élite come Tim Torn Teutenberg, Maike Van der Duin ed Emma Finucane, ma anche uno dei test più importanti della stagione per i corridori juniores, i quali non hanno molte occasioni di confrontarsi in pista con i pari età di tutta Europa.
Sulla veloce pista di Anadia, che da qualche anno è anche un centro UCI, sono stati gli azzurri a recitare il ruolo di protagonisti. La spedizione italiana è infatti tornata a casa con un bottino di ventidue medaglie, quattordici delle quali del metallo più prezioso. Ciò che fa più scalpore - e piacere - è che sei di questi quattordici ori arrivano dalle discipline veloci: velocità olimpica u23, keirin u23, sprint u23, chilometro u23, chilometro juniores e keirin juniores. Sono risultati che fanno ben sperare per il futuro, ma nulla avviene per caso. Infatti questi sono i primi frutti del lavoro iniziato da Ivan Quaranta ad inizio 2022, sintomo che prima di strutture e gare il movimento veloce italiano necessita di fiducia e investimenti da parte dei vertici federali. In particolare, gli azzurri hanno vinto tutte le discipline veloci nella categoria maschile under 23. Il terzetto della velocità olimpica, composto, quando è al completo, da Tugnolo, Bianchi e Predomo, ha fatto registrare un nuovo record italiano nella finale contro i Paesi Bassi, fermando il cronometro a 43.990, per la prima volta sotto il muro dei quarantaquattro secondi. Un tempo che tuttavia non assicurerà la qualificazione al secondo turno dei Mondiali, infatti gli azzurri avranno bisogno di una super qualifica a Glasgow per rientrare tra le prime otto compagini al mondo.
Una sfida difficile, ma non impossibile, soprattutto considerando il gran periodo di forma che sta attraversando Mattia Predomo, il quale ha fatto registrare uno straordinario 12.73 nel terzo e ultimo giro della velocità olimpica. Un tempo che vale la settima prestazione dell’anno sul giro finale e che ha rimediato ad un Bianchi ed un Tugnolo non brillantissimi. In particolare, Tugnolo, classe 2003 da Vigevano, quest’anno ha fatto registrare tempi molto lontani da quelli degli specialisti del lancio come Hoffman, Fielding, Van den Berg e il classe 2004 Spiegel. Il lombardo è giovane e pratica pista da poco (viene dalla bmx), ma non è da escludere la possibilità di vedere un terzetto differente ai blocchi di partenza del prossimo Mondiale. Nella velocità individuale, invece, Predomo ha dimostrato nuovamente di avere grandi abilità nell’uno contro uno, tuttavia il tempo fatto registrare in qualificazione dall’altoatesino non è dei migliori. Infatti, se la giovane promessa azzurra dovesse riconfermare il tempo di Anadia (9.996) a Glasgow, sarebbe tutt’altro che certo della qualificazione al primo turno. Un vero peccato dal momento che Predomo ha dimostrato più volte di poter battere al duello anche avversari molto più veloci di lui sui 200 metri lanciati: chiedetelo a Mikhail Yakovlev. Proprio per via della sua grande intelligenza e abilità in pista, Predomo partiva da favorito anche nel keirin, specialità in cui vanta una medaglia di legno agli europei élite. Tuttavia la scena gli è stata rubata dal campione uscente Matteo Bianchi, che grazie ad una grande rimonta è riuscito a battere al photofinish il greco Livanos e il neerlandese Van Loon, protetto di Harrie Lavreysen. Così Bianchi ha bissato l’oro conquistato nel chilometro da fermo, la sua gara per eccellenza, in cui ad Anadia ha fatto registrare un 1:00.283. Una prestazione che fa ben sperare in vista del Mondiale di specialità, in cui Bianchi se la dovrà vedere con Dörnbach, Landerneau, Xue e Martinez per un posto sul podio, considerando che Hoogland e Paul quest’anno sono più che mai irraggiungibili.
Nella stessa specialità, ma tra gli juniores, si è imposto Davide Stella davanti a Huysmans e Vogt. Il friulano classe 2006 ha potuto contare su una gran gamba, dimostrata anche dai successi nello scratch e nell’eliminazione. Il futuro di Stella è proprio nelle discipline di endurance, infatti il chilometro tra gli juniores non è ancora una gara da velocisti. Esattamente come Bianchi, anche Bertolini ha trionfato nel keirin, stavolta nella categoria donne juniores. La pisana, dopo un torneo di velocità individuale non eccelso, è riuscita a staccare tutte le avversarie nella finale del keirin sfruttando l’attacco lanciato dall’ucraina Slosharek a due giri e mezzo dalla conclusione.
Il più grande successo azzurro arriva però dal quartetto - che novità - maschile juniores. I ragazzi di Salvoldi hanno prima fatto registrare il record del mondo nel turno di qualificazione, per poi ritoccarlo in finale contro i britannici. Infatti Fiorin, Sierra, Giaimi e Favero hanno conquistato il titolo europeo fermando il cronometro dopo soli 3:53.980. Un tempo stratosferico, che qualche anno fa sarebbe valso una medaglia mondiale tra gli élite. Il precedente primato mondiale, fatto segnare nel 2019 dalla Germania di Heinrich, Buck-Gramcko, Keup e Wilksch, era di quasi cinque secondi più lento. Per questi quattro ragazzi, tutti classe 2005, le medaglie non sono finite lì. Sierra ha conquistato prima la corsa a punti e poi la madison con Fiorin, fedele compagno di americana, correndo con grande autorità. Giaimi invece ha fatto segnare un altro record del mondo, stavolta nell’inseguimento individuale. Il ligure, già campione del mondo nel quartetto lo scorso anno assieme agli stessi Favero e Fiorin ed a Delle Vedove e Raccagni Noviero, ha stabilito due primati mondiali nel giro di poche ore: prima 3:08.485, poi 3:07.596, abbassando il record del mondo di più di due secondi. Tuttavia la miglior prestazione di uno junior nell’inseguimento individuale rimane quella di Magnus Sheffield, che nel 2020 aveva fatto registrare uno straordinario 3:06.447 nel velodromo di Colorado Springs, a più di 1800 metri sul livello del mare. Un record, tuttavia, mai riconosciuto. Ora sta a Villa l’arduo compito di integrare nella rotazione del quartetto élite questi ragazzi, senza però dimenticarsi degli under 23 (Pinazzi, Olivo, Delle Vedove, Quaranta e Galli), che ad Anadia hanno segnato un 3:54.087 nella finale - persa - contro la Gran Bretagna di Charlton e Tarling.
Lo stesso risultato di Giaimi, ma senza primati mondiali, è arrivato anche per Federica Venturelli nella categoria juniores femminile. La talentuosa atleta multidisciplinare – già campionessa mondiale su pista, quarta agli ultimi Mondiali di ciclocross e neocampionessa italiana su strada – ha prima trascinato il quartetto azzurro (assieme a Toniolli, Siri e Milesi) al titolo europeo e ha poi bissato il successo nell’inseguimento individuale, battendo in finale la belga Hesters, neocampionessa europea di omnium ed eliminazione.
La spedizione azzurra torna a casa con la pancia piena, ma l’appuntamento più importante sarà tra due settimane a Glasgow, l’ultimo Campionato mondiale prima delle Olimpiadi di Parigi, decisivo per racimolare gli ultimi punti in chiave qualificazione e per confrontarsi con quelli che saranno gli avversari ai Giochi nel 2024. Dopodiché sarà fatto spazio alle nuove promettenti leve.
Articolo a cura di Tommaso Fontana
Foto in evidenza: Luca Giaimi - Sprint Cycling Agency
Il questionario cicloproustiano di Elena Cecchini
Il tratto principale del tuo carattere?
Determinata e testarda
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
La gentilezza e l'ambizione
Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
La lealtà
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Il fatto che non capiscano nulla di ciclismo e che non contino la quantità del tempo trascorso assieme ma la qualità
Il tuo peggior difetto?
Uno solo è difficile, diciamo che sono molto lunatica e permalosa
Il tuo hobby o passatempo preferito?
Un film con Elia o una passeggiata con Attila
Cosa sogni per la tua felicità?
Una famiglia felice ed un lavoro stimolante
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere una persona che amo
Cosa vorresti essere?
Una leonessa
In che paese/nazione vorresti vivere?
Domanda difficile, ma penso che non cambierei l'Italia per nessun'altra nazione al mondo
Il tuo colore preferito?
Bianco
Il tuo animale preferito?
Cane
Il tuo scrittore preferito?
Carlos Ruiz Zafón
Il tuo film preferito?
Inception
Il tuo musicista o gruppo preferito?
Se parliamo di artisti italiani, dico Emma. Se parliamo di gruppi, dico Coldplay
Il tuo corridore preferito?
Lizzie Deignan
Un eroe nella tua vita reale?
Mio papà
Una tua eroina nella vita reale?
Mia mamma
Il tuo nome preferito?
Athena
Cosa detesti?
Le ingiustizie e quando sono obbligata a fare qualcosa che non mi piace
Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Adolf Hitler
L’impresa storica che ammiri di più?
La caduta del muro di Berlino
L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Elia Viviani che vince l'oro a Rio de Janeiro
Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Giro delle Fiandre
Un dono che vorresti avere?
Il teletrasporto
Come ti senti attualmente?
Lentamente in transizione, appagata di quello che ho e che sto facendo ma curiosa di testarmi in nuovi ambiti
Lascia scritto il tuo motto della vita
Tutto torna!
Tadej Pogačar, Jonas Vingegaard: è un attimo
Coppi vola senza più l’inquietudine delle prime ore, certo com’è di giungere solo al traguardo.
Così Dino Buzzati commentava magistralmente sul Corriere della Sera una tappa del Giro del ’49.
Aveva associato il confronto fra Coppi e Bartali all’omerico duello fra Ettore e Achille.
Due eroi della mitologia antica accostati a due eroi del ciclismo che fu, dell’Italia in bianco e nero che pian piano risorgeva.
Sei luglio, tappa sei del Tour de France, altri due contendenti si mostrano nei colori vividi e sgargianti del ciclismo di oggi.
Tadej Pogacar e Jonas Vingegard. Slovenia e Danimarca.
Entrambi coraggio e valore, coscienza e incoscienza.
Nessuna singolar tenzone cavalleresca per una donna. Nessun duello con le armi da fuoco per vendicare il proprio nome offeso.
Solo - ma sarà poi vero? - una lotta sportiva tra due giovani uomini che hanno onorato la corsa più bella e conosciuta del ciclismo e che rendono ogni corsa più bella e conosciuta.
Due fuoriclasse, fra corridori di primissima classe, che hanno unito il ciclismo e stanno dividendo gli appassionati.
Quello che è accaduto a circa due chilometri e 800 metri dal traguardo di quella tappa estenuante, la prima vera tappa di montagna di questo Tour, rimarrà impresso nella celluloide, nei pixel fotografici e nella memoria di chi ha assistito.
I più fortunati - gli eletti - testimonieranno di essere stati proprio lì, in quel tratto di strada. In quel preciso istante.
I meno fortunati - tutti gli altri - racconteranno di aver visto tutto in diretta tv.
Gli uni e gli altri, un giorno, con pochi o molti capelli bianchi, vivranno la nostalgia di quel momento. Di quel sobbalzo dal divano. Tachicardico e al contempo lenitivo.
Avranno custodito quell’attimo fuggente, quel raggio di sole, per le giornate uggiose, come quelle delle canzoni di Battisti.
Per respirare la stessa fragranza gradevole di quel giorno ormai lontano.
Poiché la cronaca esige il suo tributo è d'obbligo accennare al Col du Tourmalet.
Se è vero, come è vero, che la salita rappresenta il fascino del ciclismo, il Tourmalet coi suoi 17 km d’ascensione e vetta a 2.115 mt è la più emblematica e pedalata del Tour.
Percorrerla in bici in 45 minuti sembrerebbe follia.
Invece è stato record!
L’asfalto graffiato di quei tornanti aveva visto la corazzata della Jumbo tentare invano di staccare Tadey con un ciclista di nome Van Aert.
Sì, quel Van Aert che, seppur stremato, ha dimostrato ancora una volta il suo
stra-ordinario valore senza vincere.
Nei tornanti di quel gigante di pietra gli appassionati doc muovevano bandiere e corpi come lo scirocco fa con le onde del mare.
Pogacar aveva però invocato suoi spiriti guida e le anime degli scalatori del passato. Ottimista nel pre-gara, nonostante la sconfitta del giorno prima inflitta proprio dal danese, era rimasto concentrato - anzi di più - durante tutta la corsa.
Lo si intuiva da quel particolare sguardo che non era sfuggito ai commentatori di grande esperienza. “ Oggi ha una buona gamba - dicevano - e una buona testa.”
Quella col ciuffetto irriverente che spunta fuori dal casco.
Lo sloveno incollato al danese e noi agli schermi. In attesa di una magia, di un regalo.
E a meno di tremila metri ecco l’audio crescere a dismisura. “ È partito!
Vola Tadej, vooola!”
È la mossa del principe sloveno, lo scacco al re. Scatto e allungo: matto in due mosse.
È l’esaltazione. L’incredibile sperato.
Il suo inchino al traguardo rivela la fine dello spettacolo.
Pogačar primo in 3h 54' 27"
Sua con 103.5 km/h la punta massima di velocità del giorno.
Vingegard secondo e in maglia gialla.
Fra loro, nella classifica generale, 25 secondi di distacco. Venticinque, come il costo dell’ascensore che porta in cima alla Tour Eiffel.
Ma in fondo i numeri misurano davvero ciò che conta nella vita?
Il presidente francese applaude ai lati del podio.
Domani è un altro giorno.
Via col vento.
Contributo di Fabio Gariffo
Foto in evidenza: Sprint Cycling Agency
Il questionario cicloproustiano di Letizia Paternoster
Il tratto principale del tuo carattere?
Solarità
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Essere premuroso
Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
L'onestà
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
L'affetto
Il tuo peggior difetto?
Sono disordinata
Il tuo hobby o passatempo preferito?
La moda
Cosa sogni per la tua felicità?
Vorrei vincere tanto
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere la famiglia
Cosa vorresti essere?
Campionessa olimpica
In che paese/nazione vorresti vivere?
Italia
Il tuo colore preferito?
Azzurro
Il tuo animale preferito?
Panda
Il tuo scrittore preferito?
Niccolò Ammaniti
Il tuo film preferito?
Rocky Balboa
Il tuo musicista o gruppo preferito?
Coldplay e Tiziano Ferro
Il tuo corridore preferito?
Peter Sagan
Un eroe nella tua vita reale?
Papà
Una tua eroina nella vita reale?
Mamma
Il tuo nome preferito?
Matteo
Cosa detesti?
L'invidia
Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Adolf Hitler
L’impresa storica che ammiri di più?
L'Unità d'Italia
L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Marco Pantani al Giro d'Italia
Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Olimpiade
Un dono che vorresti avere?
La pazienza
Come ti senti attualmente?
Molto bene
Lascia scritto il tuo motto della vita
Tutto torna
Il questionario cicloproustiano di Alessandro De Marchi
Il tratto principale del tuo carattere?
La generosità
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
L'onestà
Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
L'onestà
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
La sincerità nei miei confronti e l’essere in sintonia
Il tuo peggior difetto?
L'essere rancoroso
Il tuo hobby o passatempo preferito?
La corsa in montagna, prima la moto
Cosa sogni per la tua felicità?
Essere sempre me stesso
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere la libertà di cui godo
Cosa vorresti essere?
Quello che sono già
In che paese/nazione vorresti vivere?
Italia
Il tuo colore preferito?
Verde
Il tuo animale preferito?
L'orso
Il tuo scrittore preferito?
Tiziano Terzani
Il tuo film preferito?
L’ultimo dei Mohicani
Il tuo musicista o gruppo preferito?
Pink Floyd
Il tuo corridore preferito?
Bradley Wiggins
Un eroe nella tua vita reale?
Gino Strada
Una tua eroina nella vita reale?
Francesca Mannocchi
Il tuo nome preferito?
Andrea
Cosa detesti?
L'ipocrisia e gli evasori fiscali
Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Adolf Hitler
L’impresa storica che ammiri di più?
La conquista dell’Everest
L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Marco Pantani al Tour de France 1998
Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Da tutte
Un dono che vorresti avere?
Un poco più di coraggio
Come ti senti attualmente?
Sereno e centrato
Lascia scritto il tuo motto della vita
Ad maiora
Il questionario cicloproustiano di Martina Fidanza
Il tratto principale del tuo carattere?
Sono due, in realtà: empatia e intuito
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Premuroso, divertente e affascinante
Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
La decisione, la capacità di decidere
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
La pazzia, la follia
Il tuo peggior difetto?
Non sempre, ma a volte sono troppo testarda ed emotiva
Il tuo hobby o passatempo preferito?
Arte
Cosa sogni per la tua felicità?
Una famiglia unita e felice
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere la mia famiglia
Cosa vorresti essere?
Un esempio per gli altri
In che paese/nazione vorresti vivere?
Italia, non vorrei cambiare
Il tuo colore preferito?
Rosso
Il tuo animale preferito?
Gatto
Il tuo scrittore preferito?
Ammetto che non mi piace molto leggere, ma amo la storia, molto, e apprezzo i libri di Ken Follet
Il tuo film preferito?
Pearl Harbor
Il tuo musicista o gruppo preferito?
Ne scelgo due: Ligabue e i Maneskin
Il tuo corridore preferito?
Marianne Vos
Un eroe nella tua vita reale?
Mio papà
Una tua eroina nella vita reale?
Mia mamma
Il tuo nome preferito?
Leonardo
Cosa detesti?
Le ingiustizie
Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Adolf Hitler
Un dono che vorresti avere?
Il teletrasporto
Come ti senti attualmente?
Bene, ma sono anche convinta di aver sempre tanto da migliorare
Lascia scritto il tuo motto della vita
Tutto torna
Strade più o meno brute
Il mattino del primo sabato d’ottobre del 2018, il mattino dell’edizione zero di Strade Brute - Franciacorta Gravel - preannunciava uno di quei temporali che fanno paura. Sentieri che diventano strade di fango e ruscelli che diventano fiumi in piena. L’idea di organizzare l’evento è nata solamente pochi mesi prima. Seduti a un tavolo a bere un bicchiere di vino c’era quel gruppo di amici “indecisi” tra la mtb e la bici da strada. La Gravel non andava ancora di moda e, a noi, sembrava il mezzo ideale per esplorare i sentieri, le strade sterrate, i boschi, le montagne e i vigneti della provincia di Brescia. Senza esperienza e , soprattutto, senza sapere cosa fosse davvero un evento Gravel abbiamo deciso di provarci. Credevamo che all’appuntamento ci saremmo presentati solamente noi, quelli del bicchiere di vino, magari pochi altri amici. Quando si sono presentate più di cento persone, stupiti dal numero di biciclette ed entusiasti, siamo saliti in sella e siamo partiti. La pioggia, il vento e il fango l’hanno resa una fantastica tragica prima volta e, sull’onda dell’entusiasmo - nostro e dei partecipanti - ci siamo dati da fare e sono cominciati i preparativi per l’anno successivo.
All’inizio il percorso era unico ed uguale per tutti. Con il tempo abbiamo pensato a altre opportunità perché, diciamoci la verità: “quanto è bello esplorare le strade di casa. Trovare ogni volta quella variante alla quale non avevi mai pensato perché così nascosta che nemmeno chi su queste strade pedala ogni domenica nota? ” Abbiamo quindi deciso di proporre due itinerari.
“Strade Brute”: 80 chilometri e 1500 metri di dislivello. Impegnativo. Adatto a chi può contare su allenamento e buona tecnica perché si troverà ad affrontare terreni tecnici con qualche tratto di portage.
“Strade (meno) Brute” più breve e accessibile. Dislivello abbastanza contenuto, una traccia per tutti diciamo.
Ogni anno gli itinerari vengono modificati ma, entrambe le proposte, sono giri ad anello che partono e arrivano nel cuore della Franciacorta. Sempre su strade sterrate poco note (e molto brute). Entrambi i tragitti portano ad affrontare salite e discese nel paesaggio collinare dei celebri vigneti. Le tracce attraversano anche la Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino, riconosciuta a livello internazionale come un'area prioritaria per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda, monasteri di interesse storico culturale e vedute spettacolari del lago d’Iseo.
Strade Brute si svolge sempre il primo sabato di ottobre. Chi va in bici sa che questo è il momento migliore dell’anno. La temperatura è perfetta. Il sole inizia ad essere sempre più pigro, ma quando sorge sa regalarti quel tepore che tanto basta per farti togliere lo smanicato dopo pochi chilometri.
Lo spirito con cui organizziamo questa giornata è rimasto quello dell’edizione zero. Vogliamo divertirci. Non ci sono pettorali, non abbiamo un cronometro e non guardiamo i KOM. Ma abbiamo voglia di ridere, di chiacchierare uno di fianco all’altro, di sfidarci con una mezza ruota e di aspettarci un chilometro dopo. Di fotografare i colori dell’autunno appena iniziato, quei colori che rendono i vigneti della Franciacorta un posto magico in cui pedalare, che cambiano nel silenzio interrotto solo dal rumore delle ruote che girano sul brecciolino.
Strade Brute non è una gara, Strade Brute è l’occasione per fare ciò che più ci piace; andare in bicicletta con i nostri amici e, alla fine del giro, bere un bicchiere di vino.
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Contributo da parte de: I gnari di Strade Brute
Qui potete trovare i loro profili social:
https://www.instagram.com/strade_brute/
https://www.facebook.com/stradebrute
Qui potete trovare la raccolta delle tracce fatta su komoot:
https://www.komoot.com/it-it/collection/1855027/-lungo-le-strade-brute-scopri-il-fascino-piu-nascosto-della-franciacorta
La SpoletoNorcia in MTB
La SpoletoNorcia è un evento di mtb fighissimo e si snoda sul tracciato della Vecchia Ferrovia che collegava le due città. Un percorso per chi vuole gareggiare, un paio per chi vuole sfidare se stesso ma senza cronometro, un altro per chi preferisce godersela o non è troppo allenato, e infine ancora uno per chi vuole giusto fare due pedalate e guadagnarsi un piatto di fettuccine al tartufo nero. Boschi, ponti, gallerie, viadotti: fidatevi, ne vale davvero la pena.
Quest’anno poi compie 10 anni tondi tondi e secondo noi è un evento da non perdere.
Volete iscrivervi?
Cliccate qua e non esitate.
Ci vediamo là!
Per informazioni
laspoletonorciainmtb.it
info@laspoletonorciainmtb.it
+39 333 8052398.
Il questionario cicloproustiano di Soraya Paladin
Il tratto principale del tuo carattere?
Testarda
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Spensieratezza
Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
Resilienza
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Sincerità
Il tuo peggior difetto?
Cocciutaggine
Il tuo hobby o passatempo preferito?
Cucinare
Cosa sogni per la tua felicità?
Viaggiare il più possibile
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere qualcuno a cui tengo
Cosa vorresti essere?
Ogni giorno la mia migliore versione
In che paese/nazione vorresti vivere?
Amo la mia terra e il mio territorio, difficilmente mi vedo in posti diversi dalle zone in cui vivo ora
Il tuo colore preferito?
Verde
Il tuo animale preferito?
Tartaruga
Il tuo scrittore preferito?
Nicholas Sparks
Il tuo film preferito?
Inception
Il tuo musicista o gruppo preferito?
Coldplay
Il tuo corridore preferito?
Ivan Basso
Un eroe nella tua vita reale?
Mio padre
Una tua eroina nella vita reale?
Mia mamma
Il tuo nome preferito?
Chloe
Cosa detesti?
Le persone che giudicano
Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Chiunque crea danni alla società e istiga alla violenza/guerra
L’impresa storica che ammiri di più?
Caduta del muro di Berlino
L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Il mondiale di Alessandro Ballan, ero lì all'arrivo
Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Credo sia sempre brutto, non vorrei mai ritirarmi da una gara
Un dono che vorresti avere?
Teletrasporto
Come ti senti attualmente?
Serena
Lascia scritto il tuo motto della vita
Molti sognano, pochi ambiscono