Giant Revolt X Advance Pro 0 - Gravel, ma anche di più
La prima impressione, spesso, è quella corretta. Quando abbiamo visto per la prima volta la nuova Revolt abbiamo pensato: «altroché gravel, qua c’è molto di più!»
Partiamo dal telaio, progettato con una geometria ottimizzata per le sospensioni e abbinato a una forcella da 40 mm di escursione, il tutto a favore di una guida fluida, soprattutto sui terreni accidentati. I foderi verticali ribassati con tubi di diametro inferiore, poi, sono pensati per assorbire ulteriormente gli urti e le vibrazioni della strada.
Noi l’abbiamo testata all’interno di un bosco, tra ghiaia, radici di alberi, fango, e possiamo assicurarvi che la sensazione è quella di essere su un mezzo davvero molto sicuro. Altra caratteristica importante è la presenza di un flip chip sul forcellino posteriore, che consente di regolare l'interasse e aumentare la distanza pneumatico – telaio: corto per maneggevolezza e rapidità o lungo per una migliore stabilità alla velocità. L'impostazione lunga oltretutto permette di utilizzare pneumatici di diametro fino a 53 mm. Si avete capito bene, 53! Per quanto riguarda il reggisella la scelta è ampia: si può utilizzare quello telescopico, oppure optare per il D-Fuse per una maggiore comodità o, ancora, passare a quello rotondo standard da 30,9 mm. Infine, il manubrio Contact SL XR D-Fuse, perfetto su questa bici per ridurre ulteriormente l'affaticamento assorbendo urti e vibrazioni.
Come potete capire è una bici che strizza l’occhio al mondo delle mtb, senza perdere le caratteristiche classiche del mondo gravel. Ci avevamo visto giusto, «gravel, ma anche molto di più!»
Nuove Campagnolo Hyperon Ultra
Andiamo pazzi per il design, andiamo pazzi per la tecnologia, andiamo pazzi per l’eleganza. Perciò non vi stupirete se vi diciamo che siamo letteralmente impazziti per le nuove Hyperon Ultra di Campagnolo. È vero, erano già state usate lo scorso anno al Giro d'Italia 2022, però si trattava di prototipi molto ben nascosti. Ora sono finalmente disponibili per chiunque cerchi prestazioni elevate. Le ruote più maneggevoli sul mercato, ci dicono. Cerchiamo di capire il perché.
Partiamo dal peso: 1.240 grammi la coppia nella versione 2WayFit (tubeless e copertoncino) e 1.160 grammi in quella per tubolare. Praticamente due borracce d’acqua. Follia, eh?
Passiamo poi ai raggi: dopo numerose ricerche, test e prototipi, gli ingegneri di Campagnolo hanno definito una configurazione a 21 raggi per la ruota anteriore e a 24 raggi per quella posteriore, ma in modo asimmetrico. Ci preme però concentrarci sulla ruota anteriore: i 21 raggi sono divisi in 14 sul lato sinistro del cerchio e 7 sul lato destro. Il motivo è che i 14 raggi sul lato sinistro permettono la massima stabilità in frenata, perché è il lato sinistro che assorbe i carichi maggiori a causa del posizionamento del rotore del disco. Per questo il lato destro può scendere a 7 raggi, il che significa un peso ridotto e la massima efficienza di spinta.
È il momento dell’altezza del cerchio. Ancora una volta, dopo molte fasi di ricerca e sviluppo, gli ingegneri di Campagnolo hanno determinato che 37 era il numero magico: sono questi i millimetri di altezza perfetti per avere un profilo che sappia coniugare reattività, risparmio di peso ed estrema maneggevolezza anche nelle condizioni più ventose.
Infine la larghezza del cerchio: 21 mm. Così da conferire la sicurezza per poter scattare in frazioni di secondo, superando un rivale, anche se si tratta della classica volata al cassonetto.
Il prezzo? 3.650 €
Noi usciamo a provarle. E voi, cosa aspettate?
Nuovi Garmin Edge 540 e Edge 840: più leggeri e ancora più performanti.
In casa Garmin, per usare un eufemismo, diciamo che non si sta con le mani in mano. Lo scorso martedì sono stati presentati i nuovi Edge 540 e 840 e noi siamo andati a testarli proprio ieri: una bella pedalata fino in cima al museo del Ghisallo, per farci spiegare accuratamente le nuove funzioni presenti su entrambi i ciclocomputer e che proviamo a trasferirvi nella maniera più semplice.
- Abilità ciclistica e requisiti del percorso: basandosi sullo storico degli allenamenti, identifica i punti di forza e di debolezza di un ciclista.
- Coaching adattativo mirato: che si pedali al chiuso o all'aperto, permette di visualizzare gli allenamenti giornalieri suggeriti e invia suggerimenti personalizzati che si adattano in base al carico di allenamento, al recupero e alle prossime gare. Hai fatto troppi lunghi a ritmo basso? Il ciclocomputer ti consiglierà dei lavori in soglia.
- Stamina in tempo reale: permette di monitorare i livelli di sforzo in tempo reale durante l'uscita in bici per vedere quanta energia rimane per terminare il proprio allenamento. Se fai una menata a 60 all’ora ti avvisa e ti dice «guarda che così duri al massimo cento metri».
-Power Guide: consente di gestire gli sforzi con obiettivi di potenza durante il percorso.
- Pianificazione delle salite ClimbPro: permette di visualizzare i dettagli delle salite, come l’ascesa rimanente e la pendenza, anche se non hai caricato il percorso. Semplicemente, il ciclocomputer capisce che sei su quella salita e ti mostra le sue caratteristiche.
- GNSS multi-banda: garantisce una maggiore precisione della posizione anche negli ambienti più impervi.
- Ricarica solare: la lente di ricarica solare Power Glass™ sui modelli Solar estende la durata della batteria fino a 60 ore in modalità risparmio, offrendo fino a 25 minuti in più all'ora durante le pedalate diurne. Il che non vuol dire che il sole ricarica il ciclocomputer, ma ne allunga la durata.
Tutti i modelli delle serie Edge 540 e 840 vantano un display a colori da 2,6 pollici con touchscreen reattivo e comandi a pulsante che funzionano in qualsiasi ambiente. Inoltre grazie alle informazioni fornite da Firstbeat Analytics™, come il VO2 max, Training Status, Training Load, tempo di recupero e altro ancora, è possibile prendere visione di come il fisico stia rispondendo all'allenamento. Indossando poi uno smartwatch Garmin compatibile, si ottiene una fotografia completa della propria salute e del benessere in senso più generale, grazie a informazioni come il Pulse Ox3, il monitoraggio della Body Battery™, il monitoraggio avanzato del sonno e altro ancora. Durante l'uscita in bici, i nuovi Edge permettono di monitorare come il corpo resiste all'acclimatazione al calore e all'altitudine in ambienti diversi, anche grazie a notifiche che, durante la corsa, indicano quando è necessario reidratarsi.
Siccome, se possiamo, evitiamo di utilizzare l’automobile, abbiamo raggiunto l’appuntamento in treno. Al momento del ritorno, complice anche la temperatura perfetta, abbiamo deciso di fare qualche chilometro in più: il che si è tradotto in un centello fino a casa, su e giù tra campagne brianzole e pianura padana. Così abbiamo avuto la possibilità di testare al meglio anche la nuova cartografia integrata aggiornata con mappe migliorate e la tecnologia Trendline™ Popularity Routing per evidenziare le strade e i sentieri più popolari (con tanto di segnalazione di punti di interesse). Non sarete stupiti se vi diciamo che tutto è funzionato a meraviglia.
La configurazione del dispositivo è semplice e immediata. Ancora più semplice regolare i campi dati direttamente dal dispositivo Edge o dallo smartphone abbinato.
Infine una curiosità. Se il 1040, top di gamma di Garmin, è il più utilizzato dai professionisti in allenamento, quando si tratta di gareggiare la scelta va sul 540 o l’840. Perché? A (quasi) parità di funzioni, lo schermo più piccolo vuol dire sì batteria limitata, ma anche 50 grammi in meno.
Le versioni dotate di tecnologia solar di Garmin Edge 540 e Edge 840 hanno prezzi di vendita suggeriti rispettivamente di 499,99 e 599,99 euro. Garmin Edge 540 non solar ha un prezzo di vendita consigliato di 399,99 euro, mentre Garmin Edge 840 non solar ha un prezzo di vendita consigliato di 499,99 euro.
Per informazioni: www.garmin.com/it-IT
SIDI SHOT 2 DZERO: amore, organizzazione ed estro
Amore, organizzazione, estro. Scrivo queste parole fermo in una piazzola sulla strada che da Maser mi sta riportando a casa. Le scrivo subito, senza aspettare un attimo, per fissarle definitivamente e non rischiare di dimenticarle. È il segreto un po’ di tutto, a dire il vero. Penso a una squadra di un qualsiasi sport: amore verso ciò che si fa, organizzazione per rendere al meglio ed estro per creare la giocata magica. Così come nel ciclismo: senza uno di questi tre ingredienti non saremmo qua a narrarne le gesta in maniera romantica, pensateci bene.
In questo caso sono le componenti necessarie per fare la differenza tra un semplice prodotto, per quanto tecnico e perfetto, e un’emozione. Sì perché di questo si tratta quando si parla delle nuove SHOT 2 DZERO: un’emozione.
Ci vuole amore, verso il prodotto, verso i dettagli e anche verso l’ambiente. E si sa che in casa Sidi l’amore non manca ma, questa volta, si sono davvero superati e la cura di ogni dettaglio della nuova SHOT 2 DZERO ne è la prova inconfutabile. La tomaia è in Bio Veg, un materiale che si crea dalla lavorazione di scarti industriali infine spalmato in amido di mais che è a sua volta, ovviamente, completamente naturale e biodegradabile. Anche il sottopiede è realizzato con un mix di cotone e poliuretano riciclato al 95%. Tutto qua penserete voi? E invece no, le scarpe vengono vendute avvolte in una carta certificata FSC, all’interno di una scatola di cartone certificato FSC con i libretti di istruzioni anch’essi in carta certificata FSC. Quando si fa una cosa, la si fa bene in casa Sidi.
Ci vuole organizzazione, nel concepimento, nella produzione, nel prendersi cura di prodotto e persone. Solo così si può produrre una scarpa tecnologicamente avanzata. Basti pensare al sistema di chiusura TECNO-3 PUSH FLEX, in grado di eliminare completamente tutta la zona di pressione sul collo del piede e migliorare notevolmente il feeling adattandosi alla conformazione di ogni piede. O al tallone regolabile reflex, per una calzata a pennello, come si dice, che non scalzi durante gli sforzi di pedalata, ed integrato e rinforzato, per evitare deformazioni dopo sforzi e pressioni prolungate. O, ancora, alla suola C-BOOST SRS in carbonio di ultima generazione che, grazie alla conformazione della zona metatarsale, fa in modo che si aumenti la trasmissione della potenza sui pedali. È un’organizzazione quasi maniacale quella che ci vuole per far sì che la scarpa sia perfetta e con uno standard qualitativo così alto.
Ci vuole estro. La giocata del numero 10, quella che fa innamorare. E nella nuova SHOT 2 DZERO la giocata è una di quelle che ti fa vincere il mondiale. A chi poteva venire in mente di scrivere sulla tomaia le frasi che è solito ripetere il fondatore, Dino Signori, ad amici, dipendenti, famigliari, atleti e chiunque graviti nella sua orbita? Ecco l’estro! Frasi semplici, in dialetto, sentite e risentite centinaia, anzi, migliaia di volte.
Che poi, a pensarci bene, in ogni famiglia c’è un personaggio che ripete le sue frasi all’infinito, tanto da renderlo talvolta oggetto di scherzo, ma che lo caratterizzano fortemente. È forse per questo che la SHOT 2 DZERO ci piace così tanto, perché parla sì del Signor Dino, ma parla anche di tutti noi: dell’Italia, delle persone a cui vogliamo bene, dei ricordi piacevoli, delle nostre emozioni.
Le frasi
PORCA MATINA. Pronunciata in qualunque momento della giornata, quando bisogna esprimere stupore, meraviglia.
PROVA MO PROVA. Quando il signor Dino lavorava come dipendente e doveva consultarsi con il suo capo per lo svolgimento di un lavoro, quest’ultimo gli diceva “prova mo prova”, prova da solo, insomma. Per riuscire a fare una cosa bisogna provarci, alternativa non c’è e, questo sistema, l’ha adottato anche con i suoi dipendenti.
TE DEVI FAR QUEL CHE TE SI BON DE FAR. Dino nasce come artigiano e calzolaio, sviluppando abilità e conoscenze che lo hanno portato a creare Sidi. Ognuno ha una sua missione e devi fare quello che sei capace a fare. Ne è diventata una filosofia aziendale.
TE FIRMO NA CARTA CHE NO SE POL FAR. Se una cosa non si può fare, non si può fare e basta. E il Signor Dino è disposto a firmare una carta per dimostrarlo.
QUESTO ACIDO LATTICO SE MAGNA? Mai prendersi troppo sul serio. Dino, essendo stato un atleta dilettante, quando si parla di acido lattico afferma di non averne mai sofferto e scherzando chiede se è qualcosa che si mangia.
Vado in Bianchi e torno... Forse!
Ciò che oggi vedi sulle navicelle spaziali, lo troverai tra dieci anni sul tuo telefonino, lo diceva il mio professore di fisica delle superiori. Quando sono andato a recuperare la nuova Oltre per il nostro test, ho sentito risuonare quelle parole nelle mie orecchie. Bianchi questo concetto l’ha sempre avuto nel DNA: erano addirittura i primi anni ‘50 quando creò Reparto Corse, il laboratorio dove vengono sviluppati prodotti all’avanguardia con e per i campioni, che dopo poco diventano fruibili a chiunque. Un concetto semplice, ma che spesso viene dimenticato. Questo non succede però in casa Bianchi, che addirittura ha scelto di fare di Reparto Corse un brand nel brand.
Ma Reparto Corse è anche una scelta di controllo su tutta la filiera: solo creando in prima persona la componentistica da montare sulla bici c’è la sicurezza che i prodotti seguano perfettamente le necessità qualitative. Metaforicamente pensate a un ristoratore che produce gli spaghetti, il pomodoro e il parmigiano: avete presente che pasta ne verrà fuori?
Ruote, selle, attacchi manubrio, di tutto di più insomma, sempre col fine ultimo della miglior performance. Arrivare al punto in cui la macchina è perfetta e, paradossalmente, è l’uomo con i suoi difetti a limitarne la prestazione. Che detta così fa strano, ma in realtà è molto semplice: è il ciclista, con le sue imperfezioni di pedalata, fisiche, di struttura, a ostacolare ciò che il mezzo può offrire.
Dal momento in cui hanno comunicato i lavori sulla nuova sede, dove il Reparto Corse lavorerà a stretto contatto con l’Ufficio Stile per assorbirne contaminazione e idee provenienti anche da altri mondi, era a tutti apparso ben chiaro che in Bianchi non mancasse la visione del futuro.
Un futuro dove anche l’abbigliamento avrà un ruolo molto importante (spoiler alert!).
Insomma, sono andato in Bianchi semplicemente per recuperare la Oltre e scambiare le classiche due parole da PR, alla fine ne sono uscito dopo un pomeriggio intero di chiacchiere. Perché io sarò anche curioso, ma loro di cose da dire ne hanno, eccome.
Flanders essentials
Ovvero, quello che dovete sapere se deciderete di andare a pedalare nelle Fiandre.
Quattro stagioni.
Non si parla né di pizza, né di Vivaldi. Qua si intende caldo, freddo, pioggia, sole, vento, nebbia, nuvole. Le Fiandre sono così. Una borsa sottosella o una da manubrio sono perfette per metterci dentro tutto il necessario e per avere magari anche un cambio. Fino a qualche anno fa le borse attaccate al telaio erano da sfigati, ora sono anche cool.
Birra.
Non esiste che finiate la vostra pedalata senza una birra. Se siete abituati agli integratori optate per una Kriek o per una qualsiasi altra tipologia aromatizzata. Se non fa troppo caldo una Triple è la degna sostituta di un thè bollente. Vi piacciono i gusti acidi e vi dissetate con spremute di agrumi? Le Geuze fanno per voi. Una Saison invece, fresca e beverina, è perfetta per tagliare la sete. Per tutti gli altri: chiedete una Stella (Artois), la trovate davvero dappertutto.
Dal 28 in su.
Immaginatevi delle giganti piastrelle di cemento, di circa cinque metri per lato, al posto del classico asfalto: queste sono le caratteristiche strade di campagna di qui. E, tra una piastrella e l’altra, c’è una fuga di qualche centimetro a cui corrisponde un saltello. All’inizio è fastidioso, ma poi ti ci abitui. Indispensabili, perciò, i copertoni dal 28 in su. Anche per il pavè
Un giorno in più.
Avete finalmente deciso di andare a Lovanio a ripercorrere il percorso dei Mondiali? Bene, prendetevi almeno un altro giorno in più per farvi un giro anche sui muri più famosi. Geraardsbergen, Koppenberg, Kwaremont e Paterberg distano meno di un centinaio di chilometri e non penso vi capiterà spesso di trovarvi da quelle parti. Approfittatene!
Treno.
Vi siete convinti a prendere almeno un giorno in più? Ottima scelta. Se volete spostarvi, però, fatelo in treno. La rete ferroviaria belga è capillare e funziona molto bene, ma soprattutto vi permetterà di evitare la tangenziale di Bruxelles che è molto trafficata ad ogni ora e da lì bisogna passarci per forza. Non ve ne pentirete.
Be local.
Non c’è niente, ma davvero niente, che mi mette più a disagio del non comportarmi come un local, mi fa sentire proprio fuori luogo. In Belgio, anche se stai andando a 40 all’ora, devi usare la pista ciclabile, se c’è: spesso si tratta di un piccolo marciapiede a lato della strada, ma davvero piccolo. Piuttosto abbassate la velocità ma usatelo, se non volete farvi suonare ogni minuto. Non facciamo i soliti italiani, dai.
Tutto quello che dovete sapere per viaggiare nelle Fiandre
Le Fiandre hanno davvero molto da offrire. Sia che voi siate lì per guardare una gara, pedalare una granfondo, visitare un museo, percorrere uno dei percorsi specifici, prendere un caffè pre-gara o una birra post-gara: ci sono un sacco di possibilità per soddisfare le esigenze di ogni ciclista. Ma quella delle Fiandre è una regione ampia che si estende toccando varie zone.
Ci sono le Fiandre orientali, quelle vicino a Oudenaarde per intenderci, e quelle occidentali dove puoi assistere alla Gent-Welvegem. Ci sono poi il Brabante Fiammingo tra Lovanio e Bruxelles, Anversa col suo porto e tutta la zona di Limburg. Come fare a organizzare bene un viaggio da quelle parti?
Semplice, qua trovate tutte le indicazioni che possono servirvi, dagli hotel ai ristoranti, dai negozi per affittare una bici ai tour operator a cui appoggiarsi. Più semplice di così!
Non vi resta che fare le valigie!
Fiandre Masterclass
Salite, discese, poi di nuovo salite e ancora discese. Corte sì, ma toste toste. E poi c’è il pavé e col pavé non si scherza. Bisogna imparare a pedalare nelle Fiandre: è necessario governare il proprio mezzo, altrimenti si rischia di rimanere in balia di ciò che ci accade sotto le ruote.
Poi c’è il tempo che non sempre è dalla tua, quando pedali lassù. Vento, pioggia, sole, freddo, caldo: può capitare di vivere quattro stagioni in un’unica uscita anche di poche ore.
Infine c’è il tuo mezzo, il tuo cavallo, la tua bici: se quando pedali al mare su una ciclabile non ti fai troppi problemi, quando vai nelle Fiandre è necessario essere molto organizzati anche sotto questo punto di vista. Quali copertoni? Che pignoni montare? Queste sono solo alcune delle domande che è giusto farsi prima di partire.
La buona notizia in tutto ciò è che trovate i tutorial che vi possono essere utili qua, sul canale Youtube di Visit Flanders. Buona visione!
Sven Nys Cycling Center
Baal è una piccola frazione di Tremelo, un tranquillo agglomerato di case rosse in cui pedalare pare un gesto naturale. Il traffico è poco, e le poche auto che si incontrano sono arginate da limiti orari contenuti, strettoie e aiuole. Un quieto paesino il cui nome è ben impresso nella storia del ciclismo per aver dato i natali a colui che in tanti indicano come il più grande ciclocrossista di tutti i tempi: Sven Nys.
Ritiratosi nel 2016, a 40 anni, dopo aver vinto tutto ciò che c'era da vincere e diffuso la passione per il ciclocross nel mondo, Sven Nys non ha perso un attimo e si è rimesso subito a lavorare in modi diversi per lo sport che ama. Il più tangibile di questi modi lo si trova sulla collinetta del Balemberg, poco oltre il centro di Baal. Lo Sven Nys Cycling Center è un centro polifunzionale dedicato al ciclismo fuori strada. All'esterno è abbracciato da un percorso permanente da ciclocross, gratuito ed aperto ad ogni ora, dove i volontari del centro tengono corsi di formazione e avvio al ciclismo per bambini e ragazzi. I campi, che arrivano a coinvolgere 130 bambini ciascuno, si svolgono nella stagione delle vacanze estive, ma le iscrizioni si aprono a inizio dicembre e fanno tutto esaurito in una settimana. Le famiglie arrivano da tutto il Belgio, a volte sono i nonni che portano i nipoti, fermandosi per una settimana con il camper nel parcheggio: una versione in piccolo della bolgia che travolge ogni primo di gennaio il Balemberg, quando si svolge il GP Sven Nys. In mezzo al circuito sorge il centro vero e proprio: uno spazio di cultura ciclistica con un museo dedicato alla storia del ciclocross, una sfilza di maglie iridate in bella mostra, bici in esposizione e un café a tema dove rifocillarsi dopo lo sforzo.
Il circuito è aperto tutto l'anno (ad eccezione dei giorni in cui si svolgono gare) e all'interno del Cycling Center è attivo un servizio di noleggio bici.
SVEN NYS CYCLING CENTER
Balenbergstraatje 11, 3128 Tremelo
sito in inglese: www.sport.be/svennyscyclingcenter/en/
typo [SC1]
Flandrien Challenge
Ora vi parliamo di una figata, senza giri di parole: la Flandrien Challenge. Di cosa si tratta? State a sentire.
Arrivi a Oudenaarde, ti trovi un albergo e vai a bere una birra. Mangi qualcosa, ma non troppo se no farai fatica a dormire. La mattina ti svegli e hai una missione da compiere: 59 segmenti Strava da completare in 72 ore, per vedere il tuo nome accanto a quello delle leggende del ciclismo nel Centrum Ronde Van Vlaanderen.
Partecipare è molto semplice, basta effettuare il login con Strava e percorrere fisicamente nelle Fiandre tutti i segmenti in meno di 72 ore. Il tutto è ovviamente gratuito e i segmenti possono essere affrontati nella sequenza preferita. Per agevolare la sfida, però, ci sono 3 itinerari che si snodano lungo alcuni dei luoghi leggendari della regione, come l'Oude Kwaremont, il Koppenberg e il Paterberg.
E quando completi la tua sfida? A quel punto il tuo nome verrà letteralmente inciso su una pietra, che ricorda il mitico pavé ed entrerai inoltre a far parte della Wall of Fame nel Centrum Ronde Van Vlaanderen, il museo di Oudenaarde dedicato alla storia del ciclismo belga.
Non c’è scadenza, non c’è fretta, non c’è nulla, solo la voglia di pedalare e godere al meglio di alcuni dei panorami più impressionanti della regione. La Flandrien Challenge è un prodotto permanente: che sia durante la prossima stagione delle classiche primaverili oppure in qualunque altro momento dell’anno in cui si potrà viaggiare in sicurezza, la conquista del pavé delle Fiandre è davvero un must nella lista di ogni alventiano che si rispetti.
Qua la Flandrien Challenge e altri percorsi scaricabili.