Il calendario ciclistico

Abbiamo girato in cerca di birrifici, birrerie, bike-cafè: sappiamo dove andare pre e post pedalata, per nutrirci e ricaricarci. Ora è arrivato il momento di capire in quale momento dell’anno e per quale motivazione prendere un volo e spostarci nelle Fiandre. Non che ci voglia per forza un’occasione specifica, sia chiaro: se siete qui è perché avete letto il nostro articolo sul percorso dei Mondiali nel numero 18 di alvento e sapete bene che voler pedalare senza per forza doversi attaccare un numero sulla schiena è già un’ottima motivazione per pedalare. Però, fatevelo dire con estrema sincerità, ci sono degli eventi a cui bisogna partecipare almeno una volta nella vita.

Di cosa parliamo?
Della classica più importante al mondo, aperta agli amatori: We ride Flanders – Ronde Van Vlanderen Cyclo. Il rito è questo: si arriva il giovedì sera, il venerdì si fa una sgambata e il sabato si pedala esattamente sullo stesso percorso che il giorno dopo percorreranno i campioni nella Classica delle Classiche. Vi possiamo garantire che vivrete delle sensazioni davvero speciali. E la domenica? Beh, è il giorno in cui scegliere un posto sul percorso e andare a godersi il passaggio di quelli che vanno forte.
Un consiglio? Sul muro di Kwaremont  ci transitano più e più volte sia gli uomini che le donne… ma non ditelo a troppe persone se no saremo in troppi!

Spesso però non abbiamo necessità di stare in sella: quello che cerchiamo sono motivazioni e un po’ di festa. Quindi, già che ci siete, potreste approfittarne per andare a guardare altre gare molto importanti, quelle che compongono la campagna del nord: Gent-Wevelgem, Dwars Door Vlaanderen, E3 Saxo Bank Classic, solo per citarne alcune.

E poi c’è quella parolina magica lassù, quasi una religione, che solo a pronunciarla ti viene voglia di urlare con una birra in mano brindando con chiunque tu abbia di fianco: CICLOCROSS.
Se non avete mai vissuto una giornata nel fango nelle Fiandre, beh, avete vissuto la metà. Non potete non provare quelle emozioni almeno una volta nella vita, fidatevi.

Quindi ora che fare?
Semplice, fatevi un giro qui  e scegliete quello che fa per voi. Non ve ne pentirete, ne siamo sicuri.


Il regno della birra

Il ciclismo non è certo l’unica grande passione dei fiamminghi, anzi, forse non è nemmeno la principale. Perché quando si dice Belgio, e Fiandre in particolare, la mente corre veloce verso un’associazione inevitabile: birra. Per le sue limitate dimensioni, il Belgio non rientra nemmeno tra i primi 10 paesi produttori di birra al mondo, ma per la qualità e l’originalità non ci sono dubbi, e fortunatamente quasi in ogni paese c’è un birrificio dove schiarirsi le idee (o annebbiarsele, a seconda della sete).

Se per il ciclismo le Fiandre rappresentano la tradizione più ortodossa, per la birra sono il luogo della creatività. Tra gli storici c’è chi fa risalire questa peculiarità al Reinheitsgebot, la legge di purezza promulgata in Germania nel 1516, quella in cui Guglielmo IV di Baviera fece esplicito divieto ai birrai bavaresi di utilizzare altri ingredienti che non fossero acqua, orzo e luppolo. E nel momento in cui una delle terre tradizionali della birra si trincera dietro al muro della purezza, ecco che l’altra lancia il suo assalto al cielo. I belgi producono birra sin dai tempi dei Romani ma con il trascorrere dei secoli hanno sviluppato una peculiarità unica nel differenziare il prodotto birra. Bianche, scure, marroni, a fermentazione spontanea, mischiate con frutta, aromi, succhi… non ci sono limiti alla creatività nel Paese dei Balocchi della birra.

 

Sebbene proprio a Leuven abbia sede il più grande colosso globale della birra, il gruppo Anheuser-Busch InBev, nato dallo storico birrificio Stella Artois e cresciuto acquisendo marchi in tutto il mondo fino a detenere oltre 50 marche di birre diversa, rappresentanti più del 13% della produzione mondiale, è dai piccoli produttori che si può apprezzare al meglio la ricchezza della birra fiamminga. E proprio come in bicicletta, non c’è che da mettersi in strada.

È proprio percorrendo una strada che cambiò per sempre la vita di André Janssens, il mastro birraio di Hof ten Dormaal, a Tildonk. Colpito da un infarto a 50 anni, André aveva perso il proprio lavoro nel marketing e si trovava davanti alla necessità di inventarsi una nuova vita. Durante un viaggio negli Stati Uniti vide per strada il cartello di un birrificio in vendita. André non aveva mai fatto birre in vita sua, ma la strada lo aveva convinto. Nel 2009 ha trasferito tutto il materiale nella vecchia fattoria di famiglia e ha avviato un processo unico di autoproduzione al 100%. Qui infatti non viene solo fatta la birra ma sono coltivati anche l’orzo e il luppolo, così come sono le erbe locali (tra cui delle sorprendenti radici di cicoria) a fornire gli aromi con cui sono differenziate le varie produzioni. Oggi Hof ten Dormaal produce una ventina di birre diverse (consigliatissima la Zure van Tildonk) e nel frattempo cerca di connettere la rete con diversi altri birrifici: ogni mese di aprile invita 16 altri produttori nel centro di Leuven per un festival all’insegna dello scambio creativo, denominato Innovation Beer Festival, che accoglie fianco a fianco produttori locali (come De Kroon) e internazionali.

 

L’elenco dei birrifici da visitare e degustare sarebbe quasi infinito. Alcuni offrono visite guidate tra i tini e le botti, altri restano ancora quasi inaccessibili, con un paio d’ore di apertura settimanale. Negli ultimi anni sempre più birrifici stanno allestendo le proprie sale di degustazione: il luogo ideale non solo per assaggiare ma per scoprire storie lunghe e ricche di idee e intuizioni, proprio come quella di André a Hof ten Dormaal.
Anversa, luogo di partenza delle prove mondiali, è la casa di De Koninck e delle sue tipiche bolleke, mentre spostandosi poco più a nord si raggiunge l’abbazia di Westmalle, dove nasce una delle migliori birre trappiste del mondo. Inoltrandosi nel Brabante, a nord di Bruxelles, si può visitare l’accogliente birrificio Palm, dove la passione per la birra va di pari passo con quella per i cavalli. Non lontano dai luoghi del mondiale si estende il Pajottenland, la valle fluviale a sud di Bruxelles. È la terra d’origine delle oude geuze e oude kriek, birre dal sapore straordinario, uniche al mondo, che vengono prodotte in un gran numero di birrifici concentrati in pochi chilometri: 3 Fonteinen, Boon, Oud Berseel, Tilquin. Un paradiso per gli amanti del luppolo che si può esplorare facilmente anche in bicicletta lungo i 41 chilometri della Lambiek-Geuze Route. Per poi rientrare a Bruxelles e concludere tra i più vivaci birrifici della capitale, come Cantillon o la Brasserie de la Senne.

Brouwerij HOF TEN DORMAAL
Caubergstraat 2, 3150 Tildonk
sito: hoftendormaal.com/

Brouwerij DE KROON
Beekstraat 20, 3040 Nerijse
sito: www.brouwerijdekroon.be

LEUVEN INNOVATION BEER FESTIVAL
sito: www.leuveninnovationbeerfestival.com

TOER DE GEUZE
sito: www.horal.be/toer-de-geuze-2022

Brouwerij DE KONINCK
Mechelsesteenweg 291, 2018 Anversa
sito: www.dekoninck.be

Brouwerij der Trappisten van WESTMALLE
Anversasesteenweg 496, 2390 Malle
sito: www.trappistwestmalle.be

Brouwerij PALM
Steenhuffeldorp 3, 1840 Londerzeel
sito: www.palmbreweries.com

Brouwerij 3 FONTEINEN – lambik-O-droom
Molenstraat 47, 1651 Lot
sito: www.lambikodroom.be

Brouwerij BOON
Fonteinstraat 65, 1502 Halle
sito: www.boon.be

OUD BEERSEL
Laarheidestraat 230/232, 1650 Beersel
sito: www.oudbeersel.com

Geuzerie TILQUIN
Chau. Maieur Habils 110, 1430 Rebecq
sito: www.gueuzerietilquin.be

Brasserie CANTILLON
Rue Gheude 56, 1070 Anderlecht (Bruxelles)
sito: www.cantillon.be

BRASSERIE DE LA SENNE / Zenne Bar
Drève Anna Boch 19-21, 1000 Bruxelles
sito: brasseriedelasenne.be

LAMBIEK-GEUZE ROUTE
sito: www.toerismevlaamsbrabant.be/en/producten/fietsen/fietsproducten/geuzeroute/index.html

 


Bar, pub o bike café?

Andare al bar a bere una birra è l'attività più naturale che si possa fare nelle Fiandre. Il bar è l'epicentro della società fiamminga, tra i tavoli e il bancone capita di imbattersi in sette o otto generazioni differenti contemporaneamente, e succede quasi in qualsiasi ora del giorno. Al bar si chiacchiera, si gioca a carte, si commentano le vicende di attualità, si organizzano scommesse sulle partite del campionato e ovviamente si parla di ciclismo. Tracciare una mappatura dei bar delle Fiandre significherebbe scrivere un'enciclopedia, e sarebbe ugualmente incompleta. Anche solo limitarsi al tracciato del mondiale sarebbe un lavoro improbo: Anversa per gli amanti della birra è una delle città migliori del mondo , con bar come il Café Kulminator o l'Oud Arsenaal che richiamano in pellegrinaggio bevitori da ogni continente, mentre il centro di Leuven è ritenuto il bar più lungo d'Europa, con la scelta tra oltre 40 banconi differenti nelle due sole piazze centrali (un consiglio? Fiere Margriet, a fianco della cattedrale).

C'è una tipologia di bar però nei quali le due grandi passioni dei fiamminghi si incontrano. Bar nei quali la bicicletta ha la stessa importanza della birra, dove le televisioni sono sempre accese sulle dirette delle corse, dove i ciclisti si ritrovano per uscire insieme a pedalare o per raccontarsi il giro appena completato davanti a un boccale pieno. I fietscafé sono bar dedicati ai ciclisti di ogni genere, da chi macina migliaia di chilometri all'anno a chi conosce gli ordini d'arrivo di ogni corsa del mondo, senza dimenticare i corridori locali, i cui club di tifosi hanno nei bar il proprio centro operativo.

A Leuven ha aperto da pochissimo De Coureur, un micro-birrificio di quartiere con tap room che il birraio Bart ha voluto dedicare interamente al ciclismo per uno scherzo del destino: fu un incidente in bicicletta a invogliarlo a esplorare birrifici durante la riabilitazione. Lungo il circuito Flandrien sono due i punti di incontro più amati dai ciclisti locali: 't Klein Verzet e Staminee bij Jokke. Anche se il bar ciclistico più pittoresco di Overijse è In Den Congo, che oltre ad esibire il listino più economico dell'intero Belgio è uno dei fan-café ufficiali di Remco Evenepoel (il più celebre dei quali è sicuramente De Rustberg, nella sua nativa Dilbeek, a ovest di Bruxelles).

Ma l'intero tracciato iridato è ricco di bar a tema ciclistico, dal Vitesse di Anversa (città di Victor Campenaerts, che è di casa al Café Mombasa) al Peloton de Paris di Mechelen, che oltre a servire da bere vende biciclette e produce la sua linea di abbigliamento tecnico. E ancor di più se ne trovano seguendo ogni strada delle Fiandre, come il Café Welkom di Herentals o il recente Paddenbroek di Gooik, premiato come bar dell'anno nel 2021.

Brouwerij DE COUREUR
Borstelsstraat 20, 3010 Kessel-Lo (Leuven)
sito: brouwerijdecoureur.be/

't KLEIN VERZET
Bollestraat 1, 3090 Overijse
pagina facebook: fb.com/tkleinverzetparike

STAMINEE BIJ JOKKE
Duisburgsesteenweg 176, 3090 Overijse
pagina facebook: fb.com/stamineebijjokke/

IN DEN CONGO
Dorpsplein 11, 3080 Vossem (Overijse)
pagina facebook: fb.com/IndenCongo/

DE RUSTBERG
Scheestraat 129, 1703 Dilbeek
pagina facebook: fb.com/indenrustberg

VITESSE
Provinciestraat 82, 2018 Anversa
sito: www.vitesse.cc/

CAFE' MOMBASA
Moorkensplein 37, 2140 Borgerhout (Anversa)
pagina facebook: fb.com/Caf%C3%A9-Mombasa-171546142888541

PELOTON DE PARIS
Hoogstraat 49, 2800 Mechelen
sito: www.pelotondeparis.cc

CAFE' WELKOM
Ring 20, 2200 Noorderwijk (Herentals)
sito: www.cafewelkom.be/

Fiets & wandelcafé PADDENBROEK
Paddenbroekstraat 12, 1755 Gooik
pagina facebook: fb.com/Fiets-en-wandelcaf%C3%A9-Paddenbroek-651020782180502


Musei dedicati al ciclismo

Il ciclismo e la bicicletta sono talmente pervasivi nella cultura fiamminga da godere del meritato spazio anche nei musei.

L'ultimo giorno del nostro viaggio lo abbiamo dedicato a un fuori percorso, allontanandoci dal tracciato iridato per spingerci nelle Fiandre Orientali, la terra dei muri e dei pavé più famosi al mondo. Ed è a pochi passi dal luogo che da nove anni vede il traguardo del Giro delle Fiandre che ci siamo imbattuti in uno dei musei del ciclismo più amati: il Centrum Ronde van Vlaanderen. Affacciato sulla piazza centrale di Oudenaarde, il Centrum si riconosce facilmente per l'ammiraglia Molteni in mostra di fianco all'ingresso. Una volta varcata la soglia e scesi nel seminterrato ci si immerge nella storia della corsa dei fiamminghi, tra cimeli di grandi campioni e immagini sorprendenti, con tanto di giochi a quiz in cui testare la propria conoscenza sulla storia delle classiche del nord. Al termine della visita c'è l'occasione di rifocillarsi al Peloton Café, consigliatissima la birra ambrata a tema, chiamata Flandrien.

Il Centrum non è però l'unico museo ciclistico delle Fiandre. Una quarantina di chilometri più a est si raggiunge il Koers, il museo del ciclismo di Roeselare. Dopo alcuni anni di chiusura che hanno visto l'esposizione spostarsi in una chiesa, dove fu allestita una divertente via crucis del ciclismo, oggi il Koers Museum ha trovato casa in uno straordinario edificio dedicato. All'interno si trova quella che è verosimilmente la più accurata esposizione ciclistica al mondo: un percorso su più piani tra storia, campioni, archivio e divulgazione. Se volete avere un'idea cominciate a farvi un giro con la visita virtuale sul sito del museo. Consiglio extra: a 15' a piedi si può andare a vedere l'enorme murales dedicato a Jempi Monseré, il più drammatico tra i campioni del mondo di ciclismo, che proprio a Roeselare cominciò la sua breve vita.


CENTRUM RONDE VAN VLAANDEREN
Markt 43, 9700 Oudenaarde
sito (solo in nederlandese): crvv.be/

KOERS – Museum van de wielersport
Polenplein 15, 8800 Roeselare
sito in inglese: koersmuseum.be/en
visita virtuale: koersmuseum.be/en/museum/museum-tour


I borghi in bici

In Trentino sono sei le località inserite nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia: dalle Giudicarie all’Alto Garda, dalla Valle del Chiese alle valli dolomitiche. Noi, ovviamente, li abbiamo visitati… in bicicletta.

Appartati tra le montagne, circondati dai boschi o da distese coltivate, i borghi del Trentino aprono le porte facendo parlare le corti con le tipiche fontane in pietra, i porticati, i fienili e i ballatoi in legno dove ancora si fanno essiccare le pannocchie di granturco oppure le noci. È molto semplice: si parcheggia la bici e il viaggio ha così inizio, per ogni borgo.

San Lorenzo, borgo del benessere. Situato ai piedi delle Dolomiti di Brenta, questo borgo è nato dalla fusione di sette Ville: Berghi, Pergnano, Senaso, Dolaso, Prato, Prusa e Glolo. Camminando senza fretta tra le stradine delle sette frazioni si possono ancora osservare rare architetture rurali caratterizzate da elementi architettonici unici come i pont, le rampe carrabili per accedere ai depositi di fieno, gli essiccatoi e i fienili nella parte alta delle abitazioni. La parola d’ordine è relax, infatti molti maestri yogi e altri professionisti del benessere operano proprio qui. San Lorenzo è inoltre la patria della ciuiga, un insaccato presidio slow food al quale è dedicato un intero weekend di festa nel cuore dell’autunno, che si può degustare al Ristoro Dolomiti di Brenta, all’ingresso della Val d’Ambièz.

A San Lorenzo si arriva comodamente in bici da Molveno, costeggiando il lago fino all’Oasi di Nembia. Per proseguire evitando la strada provinciale, si può percorrere lo sterrato che scende in località Deggia, passando dal Santuario della Madonna di Caravaggio e dalla frazione di Moline prima di salire a San Lorenzo.

Rango, dal cuore rurale. Salendo verso l’altopiano del Bleggio, attraverso un paesaggio rurale disegnato dalle coltivazioni della patata di montagna, si giunge a Rango. Il portech de la Flor è la prima tipica struttura abitativa che salta agli occhi: il nucleo più antico e monumentale del borgo, esempio per tutti gli altri porteghi che nel tempo hanno impreziosito l’abitato. Portici, cantine, androni, grandi fontane e recinzioni in pietra, vie lastricate ed antiche dimore. La Noce del Bleggio, oggi presidio Slow Food, è alla base di tante gustose ricette locali e le hanno dedicato anche una facile passeggiata che si sviluppa su strade di campagna. Per una fetta di torta alle noci cotta nel forno a legna c’è il Panificio Riccadonna, mentre nel vicino abitato di Cavrasto l’Azienda agricola Il Noce è specializzata in prodotti a base di noci del Bleggio, dolci, pesti, olio e altro ancora.

Canale di Tenno, atmosfere medievali. Qui si passeggia sui viottoli selciati passando sotto archi, porticati e robuste mura che collegano le abitazioni l’una all’altra. Uno dei riferimenti nel borgo, conosciuto anche all’estero, è la Casa degli Artisti Giacomo Vittone che ospita esposizioni ed eventi artistici. La Locanda del Borgo nella piazzetta centrale è il posto giusto per uno spuntino e per assaggiare la vera specialità di questa zona, la carne salada e il suo contorno ideale di fasoi, i fagioli.

Bondone, il borgo sopra le nuvole. Affacciato sul Lago d’Idro, è l’ultimo accolto nei Borghi più belli d’Italia in Trentino. Siamo nel comune più a sud in Valle del Chiese, al confine con la Lombardia, dove questo borgo nasce storicamente come paese di carbonai. Camminare tra questa vie è come tornare indietro a stagioni lontane e dure, quando i carbonai e le loro famiglie vivevano qui solo per quattro mesi lasciando, poi, il borgo sprofondare nel silenzio. È piacevole pedalare sulla ciclabile che da Lardaro percorre la Valle del Chiese fino al Lago d’Idro con il suo esteso biotopo. Per raggiungere Bondone, invece, si sale per 4 km a pendenze toste ma comunque accessibili. Per una sosta con vista sul Lago d’Idro noi abbiamo scelto il Ristorante Pizzeria Miralago nella frazione di Baitoni. Insieme ai piatti di pesce si può degustare la polenta fatta con la famosa farina gialla di Storo, prodotto simbolo della Valle del Chiese.

Mezzano, per una fuga romantica. Nella valle di Primiero, questo borgo è un vero e proprio museo a cielo aperto. Da visitare semplicemente passeggiando lungo alcuni percorsi tematici che invitano a rintracciare tra le case i segni sparsi del rurale, ma in particolare le celebri  cataste di legna che qui si fanno arte grazie all’iniziativa Cataste&Canzei. Al Caseificio di Primiero si può acquistare la famosa tosèla, formaggio fresco tipico di questa zona e in estate anche il burro Botìro di malga e dopo un giro nel paese si può sostare al Ristorante la Lontra. La pista ciclabile in Valle di Primiero, inizia a Masi di Imer: pianeggiante, collega tutte le località compreso Mezzano, che dista solo 1,5 km da Imer e 3 km da Fiera di Primiero. E dall’estate 2020 chi ha le gambe buone può raggiungere da Siror sul fondovalle direttamente San Martino di Castrozza grazie a ulteriori 9 km di ciclabile tutti nuovi.

Vigo di Fassa, ai piedi del castello di Re Laurino. Nelle Dolomiti del Trentino c’è un secondo Borgo più bello d’Italia, proprio sotto al gruppo del Catinaccio – Rosengarten, patrimonio mondiale UNESCO che la leggenda vuole dimora di Laurino, il re nei nani. Spostarsi in bici lungo la Val di Fassa è davvero semplice e molto appagante per gli occhi. Abbandonata la ciclabile si deve iniziare a salire per raggiungere l’abitato. Vigo conta tante frazioni e tra queste Tamiòn dove, tra le case con gli antichi fienili, sorge una chiesetta dedicata alla Santissima Trinità. Invece il santuario gotico di Santa Giuliana è uno dei più antichi della valle. È intitolato alla patrona della Val di Fassa e racchiude preziosi cicli di affreschi del XV Secolo. Sorge su un luogo di culto preistorico, il Doss del Ciaslìr, legato anche a vicende intrecciate con i processi per stregoneria che interessarono drammaticamente la comunità fassana nel 1627-28. Siamo sulla Strada dei formaggi delle Dolomiti che in Val di Fassa è rappresentata dal Cher de Fascia e dal Puzzone di Moena. Non mancano mai nei menù del ristorante tipico El Tobià a Vigo e dello stellato L’Chimpl nella frazione Tamiòn.

Foto © Jered Gruber – riproduzione riservata


Storie Rosa

San Martino di Castrozza è stato per tre anni sede di arrivo della Corsa Rosa, con le tappe del 1982 (nel secondo Giro vinto da Bernard Hinault, successo di tappa dello spagnolo Vicente Belda), del 2009 quando a imporsi fu Stefano Garzelli nel Giro vinto da Denis Menchov, e del 2019 con la vittoria di Esteban Chaves.

Molte le volte che hanno registrato il passaggio del Giro d’Italia sul Passo Manghen, lo storico valico tra Valsugana e Val di Fiemme. Tra le tante ricordiamo quella del Giro d’Italia del 1976 nella tappa Vigo di Fassa - Terme di Comano. In vetta al Manghen (prima delle due asperità di giornata) scollinarono in testa Francesco Moser e Roberto Poggiali. L’ obiettivo del tandem della Sanson era attaccare la maglia rosa De Muynck che il giorno prima aveva sfilato la rosa a Gimondi. Da abile discesista, Moser, creò il vuoto. Una volta tornati in valle, i due percorsero l’intero tratto della Valsugana improvvisando una cronometro a coppie. Che purtroppo, però, non fu sufficiente.

Un altro passaggio storico sul Passo Manghen è quello del 25 maggio 2012 nel corso della tappa da Treviso all’Alpe di Pampeago vinta dal ceco Roman Kreuziger davanti a Ryder Hesjedal che due giorni dopo, nella cronometro finale, si sarebbe aggiudicato il Giro con 16 secondi di vantaggio sullo spagnolo Joaquim Rodriguez.

Foto: Jered Gruber

Il Passo Rolle, invece, è stato il primo passo dolomitico ad essere affrontato dal Giro d’Italia nel 1937. Il primo a scollinare fu Gino Bartali che poi si aggiudicò anche la classifica finale. A ricordo di quel passaggio è stata realizzata in vetta al Rolle un’opera d’arte presentata durante la Dolomiti Alpina Vintage, alla presenza di Andrea Bartali, figlio di Gino. Nel 1962, in una edizione del Giro condizionata dalle nevicate durante le tappe dolomitiche, patron Vincenzo Torriani fu costretto a interrompere la tappa da Belluno a Moena proprio sul Passo Rolle, per la troppa neve caduta.

Il Giro in Val Rendena

Il primo ricordo è dell’8 giugno 1977. A Pinzolo, Giovanni Battista Baronchelli anticipa allo sprint Michel Pollentier. Il belga indossa la maglia rosa strappata a Francesco Moser il giorno prima all’arrivo di Col Drusciè. Fu un tappone davvero tremendo: Valparola, Gardena, Sella, Costalunga, Mendola, Campo Carlo Magno prima della picchiata su Pinzolo. Moser chiuse quella tappa al settimo posto a un minuto e 25 secondi e vide allontanarsi quasi definitivamente la sua possibilità di vestirsi di rosa in Piazza Duomo a Milano dove la corsa si concluse con il successo di Pollentier.

Il 19 maggio 1985 il Giro tornò a Pinzolo. Questa volta entrano in scena i big dello sprint. Vinse Giuseppe Saronni in maglia rosa. Dietro di lui Da Silva, Van der Velde e tutti gli altri. Vittoria finale di Bernard Hinault (al terzo centro su altrettante partecipazioni) davanti a Francesco Moser, vincitore delle cronometro di Verona e Lucca e, in volata, sul traguardo di Saint Vincent.

Quattordici anni dopo, il 4 giugno 1999, il Giro torna in Val Rendena. Si arriva a Madonna di Campiglio e si assiste all’ennesimo “show quotidiano” di Marco Pantani, già primo al Gran Sasso, al Santuario d’Oropa e all’Alpe di Pampeago. Massimo Codol, Laurent Jalabert e Gibo Simoni sono i primi a chiudere alle spalle del “pirata” sempre più dominatore di un Giro che può solamente perdere. Il giorno dopo, però, è il Giro a perdere il più grande.
Il 24 maggio 2015 Madonna di Campiglio è nuovamente arrivo di tappa. Il terreno è per gli scalatori che rispondono all’appello appena la strada inizia a salire. Il primo sotto lo striscione di arrivo è Mikel Landa. Terzo chiude Alberto Contador. Lo spagnolo conferma la maglia rosa indossata il giorno prima nella crono di Valdobbiadene e, da Madonna di Campiglio, si avvia a vincere il Giro.


Le 23 grandi salite

Ok le ciclabili, ok i borghi, ok gli aperitivi a base di Trento d.o.c., ok tutto. Ora però è arrivato il momento di vestirci aderenti, depilare la gamba e fare salire i battititi.
Ecco 23 grandi salite tutte davvero meravigliose su cui misurarci.
La più bella? Ditecelo voi.

Trovate tutte i file gpx nella nostra raccolta 23 grandi salite Trentino su Komoot.

Passo Pampeago
Distanza: 10,4 km
Dislivello: 1000+

Monte Bondone
Distanza: 17,4 km
Dislivello: 1371+

Fai delle Paganella
Distanza: 11,6 km
Dislivello: 824+

Monte Velo
Distanza: 12,3 km
Dislivello: 1147+

Passo Pordoi
Distanza: 11,5 km
Dislivello: 793+

Passo Rolle - Primiero
Distanza: 22,5 km
Dislivello: 1411+

Passo Manghen - Valsugana
Distanza: 23,1 km
Dislivello: 1795+

Passo Coe
Distanza: 19,6 km
Dislivello: 1522+

Sega di Ala
Distanza: 11 km
Dislivello: 1301+

Passo Durone
Distanza: 10,1 km
Dislivello: 613+

Passo Mendola
Distanza: 15 km
Dislivello: 621+

Passo Manghen – Fiemme
Distanza: 16 km
Dislivello: 1396+

Passo Tonale
Distanza: 15 km
Dislivello: 1078+

Madonna di Campiglio
Distanza: 15,6 km
Dislivello: 979+

Campionissimi – Palù di Giovo
Distanza: 6,4 km
Dislivello: 443+

Menador
Distanza: 8,2 km
Dislivello: 900+

Peio Fonti
Distanza: 9,5 km
Dislivello: 476+

Polsa
Distanza: 18,9 km
Dislivello: 1127+

Vetriolo
Distanza: 13,1 km
Dislivello: 1080+

Panarotta
Distanza: 14,8 km
Dislivello: 1499+

Gardeccia
Distanza: 6,2 km
Dislivello: 654+

Passo Rolle – Predazzo
Distanza: 19,9 km
Dislivello: 1008+

Passo Daone
Distanza: 8,1 km
Dislivello: 838+

Foto © Jered Gruber - riproduzione riservata


DoGa - Dalle Dolomiti al Garda

Dopo aver parlato delle 11 ciclabili del Trentino eccoci con la dodicesima che, però, merita un capitolo tutto suo. Si tratta di DoGa, dove Do sta per Dolomiti e Ga sta per Garda. Avete quindi capito di cosa si tratta?

Un itinerario cicloturistico da 110 km con partenza in Val di Sole, a Malè, che vi porta direttamente a Riva del Garda. Dalle Dolomiti al Garda, appunto, attraverso strade secondarie e forestali immerse nel verde e poco battute.

Un percorso dove la parola sostenibilità la fa da padrone, tanto che anche il luogo di partenza si consiglia di raggiungerlo in treno, tramite il collegamento ferroviario Trento-Malé-Mezzana, passante da Mezzocorona e partente da Trento (stazioni di Trenitalia).
Il percorso non è una barzelletta e quindi è adatto sono a persone davvero allenate, basti pensare che si devono superare ben tre passi dolomitici, per un totale di oltre 2000 metri di dislivello. Ovviamente è obbligatorio pedalare su una mtb o una gravel, altre bici sono decisamente sconsigliate o sarebbe meglio dire vietate.

Non ne siete sicuri? Ecco come è divisa la superficie stradale:
- 51 km di strade secondarie, asfaltate;
- 25 km asfaltati di piste ciclabili, asfaltate;
- 20 km di strade forestali, sterrate;
- 14 km di strade principali.
Il tragitto si divide fondamentalmente in tre parti: la Val di sole a nord, la zona del Parco Naturale Adamello-Brenta che collega le zone montane e quelle collinari intorno a Cormano Comano Terme al centro, ed infine i dolci mangia e bevi che conducono sulle sponde del Lago di Garda a sud.
Per esperienza personale possiamo dirvi che potete stare tranquilli per quanto riguarda pezzi di ricambio ed eventuali guasti perché in tutta la zona ci sono negozi, officine, noleggi e chi più ne ha più ne metta. Quindi ok partire con tutto il necessario, ma non esagerate.
Infine, per chi non ha la gamba così affilata, è stata creata una variante denominata “dolcevita” che comunque non è una passeggiata: si salta il passo Daone e si risparmiano circa 500m di dislivello, ma la bellezza del percorso siate certi che non cambia.

Qua il link per i due tracciati DoGa: 1 e 2

Foto © Jered Gruber - riproduzione riservata


Le 11 ciclabili

Oltre 400, sì avete capito bene, oltre 400 chilometri di ciclabili su cui pedalare con bici da strada, mountain bike, gravel, e-bike o una semplice bici da cicloturismo. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti. Dai percorsi più tosti come quella della Val d’Adige, fino a quelli più semplici e adatti a una gita con la famiglia.

Ecco qua l’elenco completo con tanto di traccia Komoot. Ora, davvero, non avete più scuse.

Valli di Fassa e di Fiemme
Avete presente la Marcialonga? Ecco, quando non c’è più la neve, su quello stesso percorso si può pedalare tra foreste di abeti e larici, con le Dolomiti del Latemar e del Catinaccio a far da sfondo.
Distanza: 42 km
Dislivello: 52+ 640-
Livello: medio

Valli del Chiese
Si parte dalla foce del fiume Chiese e si arriva fino a Bondo attraversando tutti i centri abitati della Valle. Detta anche la ciclabile sul luogo del “giudizio”, non per quanto riguarda le vostre condizioni fisiche, ma in senso storico: è la terra delle sette Pievi e cioè delle sette chiese principali.
Distanza: 27,9 km
Dislivello: 444+ 1-
Livello: facile

Valle del Primiero
Avete mai pedalato con le Pale di San Martino sullo sfondo? Questa ciclabile, davvero alla portata di tutti, sembra più che altro una cartolina, potete starne certi.
Distanza: 9,5 km
Dislivello: 188+ 89-
Livello: facile

Val Rendena
La ciclabile segue il corso del fiume Sarca partendo poco sopra il Lago di Ponte Pià, più precisamente dall'abitato di Ragoli, e finisce a Carisolo. Tutta all’interno del Parco Naturale Adamello – Brenta, è una vera e propria immersione nella natura.
Distanza: 23 km
Dislivello: 380+ 36-
Livello: medio

Val di Sole
La pista ciclabile della Val di Sole parte dal ponte di Mostizzolo, al confine con la Val di Non, e porta fino a Cogolo di Peio seguendo il corso del torrente Noce. Un consiglio? Approfittatene per fare una mezza giornata di rafting, ne vale la pena.
Distanza: 33,9 km
Dislivello: 664+ 120-
Livello: medio

Valle dei Laghi
Laghi, vigneti, sapori e castelli. La ciclopedonale della Valle dei Laghi parte dalle sponde del lago di Garda e risale la valle, passando per i Laghi di Cavedine, Santa Massenza e Toblino.
Distanza: 39 km
Dislivello: 572+ 219-
Livello: medio

Adige Garda
La ciclabile collega la Vallagarina alla zona del lago di Garda ed è collegata a quella della valle dell'Adige che passa da Trento e Rovereto. Una sgambata da circa 20 km, decisamente alla portata di tutti!
Distanza: 19,6 km
Dislivello: 100+ 210-
Livello: facile

Valle dell’Adige
Dalla provincia di Bolzano fino a quella di Verona, attraversando tutta l’intera provincia di Trento: è questo il tragitto della più lunga tra le ciclabili del Trentino. Attraverso vigneti e frutteti, questo percorso permette di pedalare quasi totalmente su strade completamente chiuse al traffico.
Distanza: 81,8 km
Dislivello: 250+ 125-
Livello: medio

Nel 2021 la ciclovia "Green Road dell'Acqua" ha conquistato il premio Italian Green Road Award 2021

Valsugana
Per i local è “la via del Brenta”, per tutti è una delle ciclabili più belle in Europa. Dalla Valsugana fino al confine con la provincia di Vicenza, la pista si snoda lungo i suoi 52 km affiancando per molti tratti il fiume Brenta. Nonostante si pedali su strade secondarie aperte alle automobili, il traffico è praticamente pari a zero.
Distanza: 52,5 km
Dislivello: 50+ 280-
Livello: medio

Val di Ledro
Un percorso molto corto ma decisamente spettacolare con il valore aggiunto del lago dove specchiarsi. Per godere a pieno consigliamo una bici gravel o la mtb, ma se siete abili nella guida potete divertirvi anche con una bici da corsa.
Distanza: 8,5 km
Dislivello: 90+ 60-
Livello: facile

Val di Non
Per cosa è famosa la Val di Non? Per le mele! E infatti questo tracciato è immerso nei meleti che, ad aprile, durante la fioritura, diventano come una nuvola bianca. Ma sappiate che rimane un posto fantastico anche in tutti gli altri mesi!
Distanza: 20,3 km
Dislivello: 389+ 500-
Livello: facile

Qua il link alla raccolta su Komoot.

Foto © Jered Gruber - riproduzione riservata


Il percorso degli Europei di ciclismo

Dunque, quando siamo stati a Trento non l’abbiamo fatto solo per una scelta personale: in realtà eravamo curiosi di testare il percorso degli Europei in programma dall'8 al 12 settembre 2021.
È vero che siamo un magazine improntato più su ciò che c’è dietro alla pedalata, ma è anche vero che ci piace un sacco stare in sella e appena abbiamo la possibilità attacchiamo i pedali e andiamo..

L’occasione era molto ghiotta e non potevamo di certo farcela scappare: non capita tutti i giorni di avere una competizione così importante a tre ore di macchina.
Quindi ok la città, ok il vino, ok i musei, ma era arrivato finalmente il momento di menare un po’.

Per prima cosa abbiamo visionato il percorso su mappa ma c’era qualcosa che non filava. Abbiamo allora provato a creare la traccia su Komoot e in un attimo il problema è saltato fuori: la gara, per un breve tratto, passerà su strade che normalmente sono chiuse al traffico ciclistico. Quindi non c’erano grosse alternative: bisognava creare al volo una rotta adatta a noi.

Detto, fatto: Komoot ci ha creato un gpx perfetto, pronto per essere testato. Anzi, vi diremo di più, anche più bello del percorso originale, perché i professionisti dovranno affrontare qualche galleria che scambieremo con una salita tra alberi e con una vista pazzesca sulla valle. Che poi, caso vuole, è proprio la prima avversità che si trova: 11 km e circa 700 m di dislivello per scollinare a Candriai e dirigersi verso Terlago dove la vegetazione cambia e gli alberi fanno spazio ai vitigni. Ma non solo.

È qua che si inizia a capire che qualcosa si sta modificando perché le pareti delle montagne cambiano colore e ci si immerge in uno scenario completamente diverso. È il momento della roccia ma di quella grigia grigia con le striature bianche bianche e ci si pedala praticamente immersi: a destra, a sinistra e, dopo un attimo, anche sotto i piedi. Sì perché siamo entrati nelle Marocche di Dro che è una zona davvero incredibile: sembra di essere sulla luna con vista Lago di Garda. Scambiamo due chiacchiere con qualche local e ci spiegano che si tratta di detriti, risalenti a frane e crolli avvenuti durante il ritiro dei ghiacciai circa 20.000 anni fa.

È questo il giro di boa della prima parte di percorso, da qua infatti si torna indietro, dirigendosi di nuovo a Candriai da dove inizia la strada che ci riporta a Trento, questa volta da fare in discesa invece che in salita. Il che permette di godersi decisamente di più la vista sulla vallata, oltre che offrire la possibilità di tirare un po’ il fiato.

Una volta rientrati a Trento, eccoci sul percorso cittadino, che i professionisti dovranno affrontare per ben 8 volte: un giro di circa 13 km e 200m di dislivello dove la salita del Povo è la parte decisamente più dura. È lì che, quasi sicuramente, i big partiranno all’attacco. È lì che si giocheranno la vittoria. Non ne siete convinti? Come si diceva una volta “provare per credere”: Trento è davvero dietro l’angolo.

La traccia del percorso caricata su Koomot la trovate qui.

Foto © Jered Gruber - riproduzione riservata