Oggi si parte con questo ragazzo qui in foto, dal volto raggiante, in giallo. Dopo la dedica al traguardo, gli occhi rossi, la fronte imperlata di sudore, le urla disteso a terra, le lacrime che solcano il viso, la voce rotta per un pianto a dirotto. «Ci sono voluti cinque minuti buoni per capire che avevo preso anche la maglia gialla» dirà.

E la indosserà 37 anni dopo suo padre Adrie, che la prese il 2 luglio del 1984 e la vestì in corsa il 3 luglio, nella tappa che portava il gruppo da Béthune a Cergy-Pontoise. Come la prese la perse subito perché davanti andò via e poi arrivò la più classica delle fughe bidone: oltre 17′ il vantaggio sul traguardo.

«Con mia moglie e la compagna di Mathieu eravamo a cinque chilometri dal traguardo quando un gruppo di tifosi ci ha fatto salire sul camper per vedere il finale di gara» ha raccontato ieri emozionato Adrie a un giornale francese. Orgoglio e felicità le parole che descrivono il suo stato animo. «Sì, abbiamo pianto, mi pare logico: questo era il miglior omaggio che poteva fare a suo nonno».

Il nonno di Mathieu van der Poel, Raymond Poulidor, lo abbiamo detto in tutte le salse, quella maglia non l’ha mai vestita e perciò un giorno disse: «La maglia gialla? Se l’avessi indossata non sarei Poulidor. Se avessi vinto un Tour sono sicuro che nessuno parlerebbe più di me». Oggi per la dinastia Poulidor-van der Poel sarà il giorno più speciale di tutti.