L’ultima grande corsa a tappe dell’anno, l’ultimo viaggio lungo tre settimane. L’ultimo monumentale di alvento di questa stagione: il 2023 ciclistico – almeno quello su strada – si sta avviando, pedalata dopo pedalata, verso la sua conclusione e lo farà con quello che potremmo definire il proverbiale botto. Una sfida, sulle strade spagnole della 78ª Vuelta, da Barcelona a Madrid, dal 26 agosto al 17 settembre, che promette di accendersi da subito, dal primo giorno, con la cronosquadre pronta a mettere da subito primi distacchi tra gli uomini di classifica. Contendenti, tanti, ma qualcuno più contendente dell’altro. Scopriamoli, qui di seguito, nella nostra consueta guida alla corsa.
L’ANALISI DEI PARTECIPANTI
VINGEGAARD ALL’APPUNTAMENTO CON LA STORIA
Partiamo dalla coppia del Team Jumbo Visma, Jonas Vingegaard e Primož Roglič in quest’ordine. Uno vincitore del Tour e l’altro del Giro. Roglič che alla Vuelta a Burgos (ventesima vittoria in una classifica di una corsa a tappe in carriera) ha mostrato una condizione invidiabile, Vingegaard che dopo il Tour ha staccato – non c’è da stupirsi – così come non ci stupiremmo se dovesse fare l’accoppiata Tour-Vuelta riuscita soltanto a tre corridori nella storia: Hinault, Anquetil, Froome. Il quesito da porsi è: come gestiranno la convivenza tra i due? E poi ancora: quali sono le gerarchie in partenza? Partiranno davvero alla pari come qualcuno dice? Molte tappe sorridono più allo sloveno, arrivi secchi, da volatina di un gruppo con pochi superstiti, il piatto preferito dal goloso sloveno, ma Vingegaard ha un paio di tappe in cui poter far saltare in aria la classifica. Vediamo come risponderà dal punto di vista fisico dopo aver corso un Tour concedendo poco ai rivali, annichilendo anche un fuoriclasse come Pogačar.
Su una cosa siamo certi, una squadra come la Jumbo Visma a questa Vuelta non si vede spesso: oltre ai due, c’è Sepp Kuss, al terzo grande Giro in stagione, per vincerne un altro da gregario, uno che potrebbe tranquillamente chiudere nei 10 (e al Tour senza questa caduta sarebbe andata così), Attila Valter e Wilco Kelderman altrove farebbero i capitani per l’alta classifica, Jan Tratnik è un corridore completo che in pochi hanno, discorso simile per Dylan van Baarle. Chiude la spedizione Robert Gesink incaricato di dare il primo abbrivio sulle salite. Una squadra che potrà fare quello che vuole nelle tappe di montagna, negli arrivi mono salita, un po’ ovunque. Possono isolare gli avversari più pericolosi e magari averne ancora due se non tre davanti, in un gruppo massimo di sei sette corridori.
REMCO EVENEPOEL PER UN DIFFICILE BIS
Divisivo come pochi nel ciclismo di questi anni, amato e odiato per via di un carattere che non ammette compromessi, così come non scende a patti con nessuno una volta che messo in posizione parte e se ne va. Ha una crono non troppo lunga dove poter guadagnare per il resto il Remco Evenepoel che conosciamo potrà giocarsi i finali in salita tirati, ma meno selettivi, quelli dove non si farà troppa differenza e potrà giocarsela negli sprint ristretti, ma dovrà soprattutto difendersi con i denti dai possibili-probabili attacchi dello squadrone olandese. Attaccare come piace a lui potrebbe essere un’arma a doppio taglio, perché potrebbe significare spendere energie inutili soprattutto considerando in quanto della Jumbo Visma potranno inseguirli. Insomma non di facile lettura la sua corsa da un punto di vista tattico. E a proposito di squadra: pur circondato da ottimi elementi lo squilibrio è evidente rispetto ai calabroni. Mattia Cattaneo, James Knox, Jan Hirt e Louis Vervaeke saranno i suoi scudieri, ma niente a che vedere con i gialloneri. Andrea Bagioli proverà anche a vincere una tappa prima di lasciare la squadra di Lefevere per altri Lidl, Casper Pedersen avrà il difficile compito di gettarsi in volata, Pieter Serry sarà l’uomo ovunque.
AYUSO: PIU DI UN ALTERNATIVA
Tra alti e bassi, qualche problema fisico che lo ha tenuto fuori nella prima parte di stagione e alcune cadute, Juan Ayuso arriva alla Vuelta con il ruolo di outsider per il podio, ma nel suo storico c’è un terzo posto dell’anno scorso che l’ambizioso classe 2002 vuole migliorare. Non si pongono limiti a un corridore brillante su ogni terreno, che non ha paura di attaccare e che ha già dimostrato di fare sul serio nei grandi Giri, nonostante la tenera età. Supportato da una squadra già rodata, di fianco a lui Joao Almeida, qualcosa di più di una semplice seconda punta e che mira a un altro risultato di alta classifica (in carriera, su 5 grandi Giri disputati, a parte un ritiro per Covid al Giro 2022 quando era in lotta per il podio, ha un 3°, un 4°, un 5° e un 6° posto), e che potrebbe anche giocare un ruolo importante dal punto di vista tattico. Con Jay Vine e Marc Soler a volte inaffidabili per vari motivi (le cadute di uno, gli alti e bassi dell’altro), fa il suo esordio in una corsa a tappe di tre settimane il giovane neozelandese Finn Fisher-Black, corridore che tornerà utile alla causa, anche nella cronosquadre di apertura. Così come utile in quel giorno sarà Oliveira (Rui), gregario a 360 gradi come proverà a essere importante per questa squadra anche Damen Novak, dal suo arrivo dopo l’ottima stagione in maglia Bahrain, si è visto pochino. Per le volate ci sarà Juan Sebastian Molano che sin qui sta vivendo una delle miglior stagioni in carriera e che alla Vuelta ha già timbrato lo scorso anno in quella che resta la sua vittoria più importante.
INEOS: A COSA POTRANNO AMBIRE I DUE CAPITANI?
Geraint Thomas oppure Thymen Arensman a comandare una Ineos di qualità, ma con capitani un gradino sotto ai favoritissimi? Difficile che non lascino il segno, ma da capire dove si potranno inserire in classifica. Oltre ai due uomini designati per la generale pesa la presenza di Filippo Ganna, la stella del nostro ciclismo che proverà a riprendersi la rivincita su Evenepoel nella crono di Valladolid, non prima però di aver dato importante contributo a Barcelona in quella a squadre. Dopo il Tour presente anche Egan Bernal, tutto quello che verrà sarà ben accetto, ma al momento il vincitore di Giro (2021) e Tour (2019) è un lontanissimo parente del corridore pre infortunio. Laurens De Plus in salita è uno dei corridori più solidi in assoluto, difficile scrivere qualcosa di diverso a proposito di Jonathan Castroviejo, ma servirà avere grandi gregari se poi i capitani non saranno all’altezza di salire sul podio? Chiudono la selezione Kim Heiduk, velocista anche se non di prima fascia e Omar Fraile, noto per la sua incostanza, ma che può tranquillamente puntare a qualche tappa.
MAS, IL RISCATTO
Il Tour di Enric Mas è durato così poco che per un po’ abbiamo dimenticato della sua esistenza, le cicatrici che porta addosso servono a ricordarglielo e lui, che alla Vuelta trova sempre terreno adatto alla sua costanza, punta forte a un piazzamento tra i primi cinque. Squadra ancora una volta costruita attorno a Mas con Jorge Arcas, Imanol Erviti e Neilson Oliveira gente affidabilissima a cui la Movistar lascerebbe pure le chiavi del pullman nel caso non lo avesse già fatto, Ruben Guerreiro e Einer Rubio sono un piano B che prevede l’attacco ai successi parziali, soprattutto in salita, così come Ivan Garcia Cortina è l’uomo da sprint ristretto – se ce ne saranno – e Oier Lazkano, campione di Spagna, esploso in questo 2023, è libero di dare sfogo alle sue scorribande.
VLASOV, KAMNA, UIJTDEBROEKS, HIGUITA… QUANTE PUNTE LA BORA
Alexandre Vlasov, Lennard Kamna e Cian Uijtdebroeks hanno il potenziale – i primi due già espresso anche per vie dell’esperienza maturata in grandi corse a tappe, il terzo da dimostrare – per entrare nei primi dieci della classifica generale. In fin dei conti solo Jumbo Visma può contare su una squadra con un roster così profondo in salita. Sergio Higuita, invece, di potenziale ne ha per gli arrivi in salita, soprattutto quelli secchi, non particolarmente lunghi, ma è come se spesso se ne dimenticasse. Se trova la giornata giusta, però, è uno dei corridori più esplosivi in gruppo. Completano una squadra davvero forte in salita, Emanuel Buchmann, che ha un 4° posto in carriera al Tour, prima di riciclarsi gregario di lusso, Ben Zwiehoff, altro corridore che si esalta quando la strada sale, Jonas Koch utile in pianura e Nico Denz, quest’ultimo, dopo i due successi di tappa al Giro, vuole ripetersi anche in Spagna.
DSM: NON SOLO BARDET
Come da titolo, la squadra olandese non si affida al solo Romain Bardet che qui vinse un paio di stagioni fa e punta deciso a una top ten: l’ormai veterano francese non sta vivendo una stagione delle migliori, ma senza contrattempi lungo la strada, può tranquillamente puntare a un buon risultato e perché no, pure a un successo di tappa. C’è curiosità per la presenza di due giovanissimi britannici: Max Poole (2003) e Oscar Onley (2002): in questa Vuelta iniziamo a misurare le loro ambizioni nei grandi Giri, per capire se prima o poi potranno diventare un fattore nella lotta per la generale nelle corse a tappe di tre settimane. In quelle brevi, entrambi hanno già dimostrato di valere un gradino appena sotto i migliori del gruppo. Alberto Dainese è il velocista, stavolta speriamo non lo condannino a tirare le volate per altri: al passo d’addio dalla squadra che lo ha fatto diventare uno dei velocisti più forti del gruppo, l’ex campione europeo tra gli Under 23 non avrà tantissime chance per vincere, e nemmeno una grossa squadra a supporto dei suoi sprint, ma ha già dimostrato di sapersela cavare egregiamente anche da solo. Un altro italiano al via da seguire: fari accesi sul neo campione mondiale a cronometro tra gli Under 23 Lorenzo Milesi. Quali ambizioni? Sicuramente sarà un supporto per i compagni di squadra su ogni terreno, ci piacerebbe vederlo competitivo nella crono individuale e perchè no, trovasse la condizione giusta giorno dopo giorno, anche provare a vincere una tappa.
BAHRAIN: COMPATTEZZA IN MONTAGNA, MA…
Squadra forte, davvero, la Bahrain a questa Vuelta, alla quale forse manca quel corridore capace di lottare per i vertici della classifica generale, sempre che Mikel Landa, dopo aver firmato per la Quick Step, non si risvegli dal torpore in cui è sprofondato al Tour, un Landa irriconoscibile anche per i più fedeli e ortodossi landisti. Allora proviamo a suggerire noi un obiettivo a chi guida Damiano Caruso, che tuttavia arriva pur sempre da un confortante 4° posto all’ultimo Giro, Santiago Buitrago e Wout Poels, vincitori quest’anno di tappa uno al Giro e l’altro al Tour, ovvero lasciare perdere ambizioni di bassa top ten per provare a vincere qualche bell’arrivo in salita. Discorso a parte invece merita Antonio Tiberi, dopo essere approdato a stagione in corso nella squadra bahreinita, su di lui è chiaro il progetto di farne un corridore da grandi Giri. In questa Vuelta vedremo fino a dove potrà arrivare. Lo scorso anno con la Trek le cose non andarono molto bene – mai in classifica – quest’anno tutti si aspettano un deciso passo in avanti. Al via anche una giovane ruota veloce, Matevz Govekar, sloveno, che proverà a infilarsi in qualche fuga oppure a entrare nelle top ten di tappa gettandosi negli sprint.
LENNY E ROMAIN: IL FUTURO È GIÀ QUÌ
Giovani ovunque, in particolare in maglia Groupama FDJ: su 8 corridori al via 6 arrivano dal team sviluppo, quattro di questi sono neo professionisti. Ma poca esperienza non si sposa con poca qualità, perché Romain Grégoire è uno dei corridori più attesi e punta a vincere qualche tappa, magari da subito, al secondo giorno, mentre Lenny Martinez mira all’alta classifica – ma noi pensiamo che in questo momento possa chiudere in una posizione intorno alla 15esima e farsi vedere in salita, magari vincendo una tappa. Lorenzo Germani, italiano formatosi nelle ultime stagioni proprio in Francia, avrà il compito di guardare le spalle ai due, mentre Samuel Watson è l’uomo veloce di riferimento. Lewis Askey vuole dare un po’ di concretezza alla sua fantasia, ma non sappiamo quanto il terreno che troverà nelle tre settimane sia adatto, più probabile vederlo in appoggio ai compagni di squadra, così come Clement Davy. I corridori più esperti della squadra francese sono due che alla Vuelta hanno trovato le migliori giornate della propria carriera: Rudy Molard ha vestito la maglia di leader in passato (nel 2018), chiudendo al 14° posto (suo migliore risultato in carriera in un grande Giro) la classifica finale, sarà una chioccia di grande qualità per i giovani rampolli in squadra, Michael Storer ha vinto due tappe in salita e la maglia dei GPM nel 2021 e di recente ha ricominciato ad andare forte. E di montagna in questa Vuelta ce ne sarà tantissima (pure troppa).
AFFIATAMENTO CERCASI E ITALIANI IN PALLA, OVVERO JAYCO ALULA
Eddie Dunbar guiderà la spedizione Jayco AlUla. Come ha raccontato Marco Pinotti tempo fa, parlando del Giro, in una tappa in cui Zana era in fuga, forse proprio quella vinta a Val di Zoldo: «La sera, dopo la tappa, Dunbar si è lamentato perché non aveva più nessun uomo assieme a lui, questo probabilmente è una reminiscenza del modo di correre che avevano in Ineos, però Dunbar si deve rendere conto che se in gruppo ne restano 20, non sempre c’è bisogno di avere un compagno di squadra con lui». Cosa succederà alla Vuelta? Certamente l’irlandese, forte anche del piazzamento finale al Giro – 7° al suo esordio in una corsa a tappe di tre settimane, mica male, nonostante un crollo verticale nelle ultime giornate – sarà il pupillo del team australiano per ottenere il 3° piazzamento in un GT nei 10 dopo appunto quello dell’irlandese al Giro e quello di Simon Yates al Tour. Risultati di un certo prestigio per una squadra che non dispone di un budget all’altezza degli squadroni, ma che sa difendersi bene su ogni terreno. E lo farà allora, oltre che con Dunbar, anche con i nostri Filippo Zana e Matteo Sobrero, tra le maggiori speranze di provare a vincere una tappa a questa Vuelta, sempre che a Dunbar stia bene come cosa, s’intende. Ma la Jayco vista quest’anno ci pare adatta anche alle scorribande da lontano. In salita, poi, presente il giovane etiope classe 2001 Welay Hagos Berhe, dopo un’ottima annata con gli Under 23, quest’anno al suo primo anno da professionista sta facendo vedere alcune cose molto interessanti in salita. Se Michael Hepburn e Jan Maas saranno i portaborracce, i guardaspalle, gli uomini votati esclusivamente agli altri, cronosquadre inclusa, Callum Scotson vuole riprendere il discorso interrotto bruscamente al Giro, quando stava benissimo ma si ritirò per un malanno. Infine occhio a Felix Engelhardt, dalle caratteristiche particolari, corridore resistente anche su salite medio lunghe e dotato di spunto veloce. Interessante vedere dove potrà arrivare correndo per la prima volta un grande Giro e con la possibilità di lasciare il segno in fuga.
ASTANA, AMBIZIONI IN FUGA
Dovrà per forza provare una corsa all’attacco la squadra di Alexandre Vinokourov: non c’è un uomo di classifica affidabile, sempre che David de la Cruz non torni quello di qualche stagione fa, o che Vadim Pronskiy salga nettamente di livello, né un velocista. E allora oltre ai due citati spazio a Joe Dombrowski nelle tappe di montagne, e come lui Andrei Zeits, uno dei corridori più esperti al via. E a proposito di meno giovani, Luis Leon Sanchez a quasi 40 anni compiuti correrà per la prima volta in carriera tre GT nello stesso anno, Fabio Felline invece disputerà per l’ultima volta un GT con la maglia dell’Astana e sarà un valido supporto per i suoi compagni. Javier Romo e Samuele Battistella sono invece i prescelti per provare a entrare in qualsiasi tipo di fuga e magari riuscire a vincere, cosa che al corridore italiano lo scorso anno non è riuscito per pochissimo.
ALPECIN: OCCHIO A GROVES E OSBORNE
Squadra impostata quasi totalmente per le volate di Kaden Groves, uno che, vista la non grandissima concorrenza, potrebbe provare pure a vincere tutti gli arrivi a ranghi compatti. Edward Planckaert, Samuel Gaze, Jimmy Janssens, che lo scorso anno sfiorò la vittoria alla Vuelta dopo una lunga fuga, Maurice Ballerstedt, Robbe Ghys formeranno il treno più forte della corsa, anche se da collaudare, con loro anche Tobias Bayer, libero di provarci, e Jason Osborne, corridore arrivato molto tardi al ciclismo, arriva dal canottaggio, in netta crescita nell’ultimo periodo e da seguire per capire cosa potrà fare e quali margini, soprattutto in salita.
ANCORA FRANCIA: DA BOUCHARD PER LA POIS, A CRAS CHE CI RIPROVA, MA OCCHIO A VAUQUELIN, COQUARD ED HERRADA
Anche l’AG2R non ha uomini per la classifica ma Geoffrey Bouchard si candida per vincere nuovamente la maglia dei Gran Premi della Montagna. Specialista, ha vinto questa classifica nel 2019 proprio in Spagna, e al Giro d’Italia due stagioni fa. Con lui Andrea Vendrame per piazzarsi in qualche volata, ma soprattutto andare in fuga. Fosse assistito una volta tanto dalla fortuna, potrebbe pure vincere una tappa, quando va all’attacco nei grandi Giri ha dimostrato di poter resistere in salita e lo spunto veloce lo conosciamo. Occhio anche a Dorian Godon, veloce, resistente, cacciatore di tappe e di classiche come dimostra la vittoria quest’anno alla Freccia del Brabante
TotalEnergies punta su Steff Cras che dopo il ritiro al Tour per una caduta causata da un tifoso, mentre era in lotta per giocarsi una posizione nei primi 15 di classifica, ci riproverà in una Vuelta particolarmente montagnosa e dunque adatta alle sue caratteristiche. Con lui in salita (e anche nelle fughe), vedremo Pierre Latour e Alan Jousseaume, Dries Van Gestel, invece, grande specialista delle semiclassiche della primavera, proverà a gettarsi nelle poche volate a disposizione in questo suo tardivo (quasi 29 anni) esordio in un grande Giro, inseguendo qualche top ten di tappa.
E a proposito di esordi in un GT in casa Arkéa-Samsic ecco Kévin Vauquelin, una delle più grosse sorprese del 2022, che quest’anno ha leggermente abbassato il tiro, ma in questa Vuelta può provare a piazzarsi nei primi dieci, quindici della classifica generale, visto anche un tracciato particolarmente adatto alle sue caratteristiche. In alternativa, dovesse uscire di classifica e provare ad andare in fuga nelle tappe di montagna, diventerebbe automaticamente uno dei favoriti ai successi parziali. In salita lo affiancheranno Cristian Rodriguez ed Elie Gesbert, altro da temere in fuga, mentre per le volate i bretoni si affidano a Hugo Hofstetter.
Infine, la quinta squadra francese al via, la Cofidis, che spesso in Spagna ha saputo togliersi importanti soddisfazioni. Bryan Coquard, in un paniere non particolarmente ricco di velocisti, può provare a vincere una tappa, aiutato da Davide Cimolai e Andre Carvalho, mentre Jesus Herrada, vincitore di tappa alla Vuelta nel 2019 e nel 2022, sarà uno dei fugaioli della corsa per eccellenza . Avrà già messo nel mirino diverse tappe di montagna da provare a vincere e se non ci dovesse riuscire lui, potranno tentare il colpo grosso Francois Bidard, Remy Rochas e Ruben Fernandez.
CARTHY, CI RIPROVA, MA STAGIONE COSì COSì FINORA
La EF EasyPost porta Hugh Carthy, ormai “tradizionale” capitano nei grandi Giri della squadra di Vaughters, leader per la classifica a maggior ragione dopo il forfait di Carapaz, l’ecuadoriano non ha recuperato dopo la caduta al Tour. Ma ci aspettiamo la solita squadra capace di dare battaglia su tutti i terreni, lasciando al magrissimo e dinoccolato scalatore britannico l’onere e l’onore di cercare un piazzamento in alta classifica. Stefan Bissegger, oltre a essere una carta fondamentale per la cronometro a squadra di apertura, cerca, in quella individuale, un riscatto a una stagione sottotono, discorso simile per Andrea Piccolo che si inserirà in fuga, magari cercando di vincere una tappa: anche per lui un 2023 completamente all’opposto rispetto al 2022 che ci ha fatto sognare in grande pensando al suo nome. Diego Camargo e Jonathan Caicedo aiuteranno Carthy in salita, ma non escludiamo di trovarli spesso in fuga, come Sean Quinn, corridore resistente e veloce che proverà a piazzarsi in qualche arrivo impegnativo, ma non troppo. Infine presenti i due van den Berg della squadra, Julius sarà il faticatore, mentre Marijn è uno dei velocisti più attesi dell’edizione numero 78 della Vuelta.
LIDL, CI PIACI DI MENO
Già, perché una delle squadre più vincenti della stagione, grazie a quell’incredibile corridore di nome Mads Pedersen, ma non solo, sparge i suoi corridori migliori qua e là per l’Europa (e il mondo, in programma anche le due classiche World Tour in Canada) e alla Vuelta porta una sorta di squadra C, con corridori, tuttavia, dall’indole battagliera e che proveranno a lasciare il segno. Juanpe Lopez, dopo aver faticato per gli altri al Tour, proverà a fare classifica – anche se pare difficile possa migliorare il 13° posto ottenuto qui nel 2021. Bauke Mollema porta esperienza, ci pare in fase calante, ma lo vediamo bene provare a vincere una tappa, così come Kenny Elissonde, apparso in buona forma di recente o Amanuel Ghebreigzabhier: entrambi andranno in fuga nelle tappe di montagna, magari con l’aiuto del solito e affidabilissimo Julien Bernard. Presenti anche uno dei corridori più regolari quando c’è da sprintare, Edward Theuns e con lui Jacopo Mosca, che, probabilmente, lo aiuterà nel trovare la migliore posizione in volata. Ma un corridore forte e combattivo come Mosca, potrà anche provare a giocarsi qualche carta personale.
DAL BELGIO: TUTTI ALL’ATTACCO, DA RUI COSTA E GOOSSENS A VAN EETVELT, POSSIBILE SORPRESA IN SALITA
La Intermarché-Circus-Wanty avrebbe dovuto intorno alle volate di Gerben Thijssen – aiutato da Hugo Page, Julius Johansen e Boy van Poppel, ma il velocista belga ha preso il covid e salterà la Vuelta, al suo posto Simone Petilli che con Rein Taaramäe, Rune Herregodts, Rui Costa e Kobe Goossens sono corridori perfetti per infiammare con le loro azioni ogni tipo di tappa, puntando a vincere in fuga.
La Lotto-Dstny, invece, lascia fuori alcuni pezzi da novanta, ma c’è molta curiosità intorno a quello che potrà combinare Lennert van Eetvelt, tra i corridori più giovani al via, ma che ha già dimostrato di andare molto forte in salita: può essere la sorpresa di questa Vuelta? Milan Menten è il velocista, e se di Thomas De Gendt conosciamo tutto – abbiamo pure pubblicato la sua biografia – da scoprire invece cosa potranno fare un altro giovane come Sylvain Moniquet, scalatore, e il danese Alexander Kron, corridore che in giornata è capace di andare forte dappertutto e cliente scomodo da portarsi dietro in fuga.
PROFESSIONAL SPAGNOLE: FUGA, VISIBILITÀ, QUALCHE SOGNO
Chiudiamo con le uniche due Professional spagnole invitate – rimaste fuori Euskaltel Euskadi e Kern Pharma – ovvero Caja Rural e Burgos BH.
Caja Rural punta sugli esperti scalatori Michael Schlegel e Jefferson Cepeda e sul giovane Abel Balderstone, li vedremo in fuga in montagna, magari con Jon Barrenetxea che sogna di vestire la maglia a pois come già successo ai Paesi Baschi, ma i due corridori più importanti sono sicuramente Fernando Barcelò, uno dei corridori più piazzati del calendario spagnolo che insegue il primo successo in carriera, lui che nel 2018 vinse una tappa del Tour de l’Avenir con Pogačar che chiuse 3°, e Orluis Aular, campione nazionale venezuelano, che proverà a piazzarsi negli sprint.
Infine la Burgos BH che porta, nella corsa di casa, quasi il meglio a disposizione, a parte Langellotti e Madrazo. Una squadra che si farà vedere all’attacco con alcuni corridori resistenti e dotati anche di spunto veloce, come Pelayo Sanchez e Cyril Barthe, con loro il veterano Jetse Bol, Jesus Ezquerra, che ha corso il Mondiale con la nazionale spagnola, l’uruguaiano Eric Fagundez e Dani Navarro, il corridore meno giovane al via, ha già compiuto 40 anni, vincitore di una tappa alla Vuelta nel 2014.
PERCORSO
Sempre critici sul percorso, come non esserlo in una corsa che prevede nove arrivi in salita, tre dei quali nel tradizionale profilo con un’ unica difficoltà in tutta la tappa?
La seconda tappa ha un finale che ispira qualche sortita e potrà allungare e spezzare il gruppo.
Interessante invece la distribuzione della fatica che spaccherà da subito la classifica: si parte subito con una cronosquadre, poi il secondo giorno, siamo ancora a Barcelona, arrivo in leggera salita dopo aver affrontato il Montjuic: pane per i corridori esplosivi e uomini della classifica chiamati a partecipare in prima persona alla diatriba. La terza tappa mostra subito il primo impegnativo arrivo in quota agli oltre 1900 metri di Arinsal Andorra, dopo aver scollinato in giornata un altro (lunghissimo) colle di prima categoria.
Al quarto giorno si può rifiatare, ma nemmeno troppo. Per arrivare a Tarragona si va su e giù, sulla carta è volata, ma se leggi tra le righe è facile possa esserci scritto fuga. Stessa cosa il giorno dopo con la Morella-Buriana: le squadre dei pochi velocisti dovranno conquistarsela e soprattutto il gruppo se vuole una giornata tranquilla e una possibile volata a ranghi compatti, dovrà evitare di mandare troppa gente in fuga.
Sesta tappa e secondo arrivo in salita: Observatorio Astrofísico de Javalambre, con i suoi ultimi 5 km davvero impegnativi e un profilo che prevede oltre 4.000 metri di dislivello. Qui un solo precedente alla Vualta e clamorosa doppietta della Burgos BH con Madrazo che vinse davanti a Bol. Si fa sul serio e si faranno distacchi. Il giorno dopo, tappa numero sette, unica frazione (quasi) completamente pianeggiante: l’arrivo a Olivia è fatto apposta per i velocisti e come ormai vogliono i disegni di ASO, la tappa in pianura è una delle pochissime (due in tutto a questa Vuelta), a superare i 200km.
Senza un attimo di respiro, la tappa con arriva a Costa Blanca Interior è una delle più attese della prima settimana
E si risale nuovamente il giorno dopo con l’arrivo a Xorret de Catì Costa Blanca Interior, dopo aver attraversato il durissimo e omonimo muro che scollina a meno di 4 km dall’arrivo.
Tappa nove e indovinate un po’? Sì, proprio così, arrivo in salita sul Collado de la Cruz de Caravaca. Breve e molto irregolare con qualche rampa impegnativa. Poi riposo.
Si riprende, martedì 5 settembre, con la cronometro di Valladolid. 25,8 km la lunghezza (giudicate voi), profilo totalmente pianeggiante. Il giorno dopo ancora arrivo in salita (abbiamo perso il conto): 163 km, un po’ di su e giù prima dell’unica salita vera e propria di giornata e che porta all’rrivo di Laguna Negra Vinuesa, dove nel 2020 Dan Martin tornava alla vittoria dopo oltre due anni di digiuno. Salita breve, che si fa impegnativa solo nelle rampe finali.
Tappa 12: per arrivare a Saragoza sono 150 km e nemmeno mille di dislivello, sarà volata (eventualmente la terza o la quarta) oppure fuga? Di sicuro si rifiaterà un attimo prima della due giorni decisiva e decisamente più bella di questa Vuelta.
Si parte in discesa e poi si affrontando tre salite di un certo spessore. Solo 134,7 km ma ormai è l’uso di ASO.
La 13a tappa prevede infatti lo sconfinamento, ma diciamo di più, ben quattro gran premi della montagna, anzi esageriamo, si passa il mitico Aubisque, il duro Spandelles, ma soprattutto si rende omaggio a uno dei luoghi di culto del ciclismo, il Col du Torumalet dove sarà posto l’arrivo. Tappa decisiva, una delle più belle disegnate in tanti anni alla Vuelta. Peccato per il chilometraggio: 134,7.
E non ci si ferma perchè il giorno dopo, tappa 14, 4600 metri di dislivello (600 in più del giorno prima), in 156 km, con arrivo in salita (sic) a Larra-Belagua, non durissimo, molto più impegnative le due scalate che affronteranno in precedenza, entrambe classificate di Hors Catégorie, Col Hourcère, 11,6 km all’8,3% e soprattutto Puerto de Larrau, 15,1 km al 7,8%.
Il 10 settembre, tappa 15, prima del riposo si arriva a Lekunberri ed è una giornata tipica da Paesi Baschi, tappa (molto) vallonata, giornata da fughe.
Il 12 settembre la terza e ultima settimana parte con una frazione, la 16, da Liencres Playa a Bejes di 130 km, di cui non sentivamo la mancanza, tutt’altro. Leggermente mossa come il mare nelle prime ore dell’alba e poi muro finale: 4,9km all’8,6 %.
Il giorno dopo Alto de l’Angliru: non servono presentazioni, ma se non altro per arrivare ai piedi di una delle salite più dure del mondo bisogna attraversato altre due salite di prima categoria. Giornata che sarebbe stata decisiva se il giorno dopo, tappa 18 non ci fosse stato in programma il nono arrivo in salita di questa Vuelta. La Cruz de Linares, 8,3 km all’8,5%. Tappa tutto sommato interessante come lunghezza: quasi 180 km e con ben 4600m di dislivello distribuiti oltre che sulla salita finale su altri ben 4 gran premi della montagna. Lo potremmo definire tappone.
L’ultimo sabato di corsa: tappa per le imboscate, occhi aperti perché qui si può ancora decidere la corsa.
L’ultimo venerdì di corsa concede tregue e così il 15 settembre sarà fuga o volata sul traguardo di Iscar, mentre il giorno dopo a Guadarrama c’è terreno, in caso di classifica ancora aperta, per ribaltare di nuovo tutto. Non grandi salite, almeno per altitudine e lunghezza, ma non un metro di pianura in un disegno che sembra quella specie di sorriso che ti fanno i cani quando ringhiano nemmeno troppo convinti e ti guardano di traverso.
Infine ultimo giorno a Madrid, prima volata e poi veloci a incoronare l’erede di Remco Evenepoel.
I FAVORITI DI ALVENTO
CLASSIFICA GENERALE
⭐⭐⭐⭐⭐Vingegaard
⭐⭐⭐⭐ Roglič, Evenepoel
⭐⭐⭐Ayuso, Mas
⭐⭐Thomas, Vlasov, Uijtdebroeks, Almeida
⭐Arensman, Bardet, Landa, Dunbar, Vauquelin, Onley, Poole, Cras, Caruso, Carthy
VOLATE
⭐⭐⭐⭐⭐ Dainese, Groves
⭐⭐⭐⭐ Molano
⭐⭐⭐ van den Berg M., Coquard
⭐⭐Menten, Page, Watson, Hofstetter, Heiduk
⭐ Garcia Cortina, C.Pedersen, Van Gestel, Govekar, Aular, Theuns
FUGHE/TAPPE/MONTAGNA
⭐⭐⭐⭐⭐Grégoire, Martinez, Higuita
⭐⭐⭐⭐ Van Eetvelt, Storer, Rubio, Buitrago, Herrada, Vine
⭐⭐⭐Lazkano, Ganna, Kron
⭐⭐ Zana, Sobrero, Guerreiro, Bouchard, Vendrame
⭐Bagioli, Battistella, Barthe, Osborne, Quinn, Mollema, Godon
Foto in evidenza: ASO/Charly Lopez
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