Ieri ci ha investito all’improvviso un po’ di nostalgia. Era il momento in cui il gruppo – davanti la fuga, dietro i migliori della classifica, non fa differenza – stava facendo i conti con l’asprezza dei muri fermani. Zone tecnicamente esaltanti per chi del pedalare ne fa un mestiere, strade che, si è detto spesso, meriterebbero una corsa di un giorno nel calendario internazionale per giustizia, ma per fortuna la Tirreno-Adriatico spesso e volentieri si ricorda di passare di qui.
Torniamo al punto, che è quel senso di nostalgia che ci stava prendendo vedendo il gruppo lungo l’asfalto marchigiano. La nostalgia di Mathieu van der Poel che qui avrebbe sicuramente provato a dare spettacolo, magari con un’azione efficace, magari invece con uno scatto dei suoi, quelli un po’ ingenui, quelli tanto per, quelli per sentire il rumore delle sue gambe, per sgolfarsi; quelli che a noi semplici appassionati piacciono comunque da matti. E allora ci siamo ricordati di come, poche ore prima, venisse annunciato il suo ritorno alle corse.
Lo stiamo braccando sui social in questo periodo, seguendolo virtualmente in queste settimane nei suoi allenamenti in Spagna. Alterna lunghi con uscite brevi di qualità; correda spesso il tutto con foto di pausa caffè più dolce, oppure qualche immagine che vuole essere un po’ poetica, un po’ scanzonata, con i suoi compagni di viaggio vicino a un fiume, una cascata, un sorriso, un pollice all’insù; poi capita come qualche giorno fa che, di fianco al tipo di allenamento fatto, van der Poel metta una faccina abbastanza eloquente, forse perché poco soddisfatto del suo risultato, forse perché particolarmente stanco, forse perché, appunto, semplicemente è van der Poel: era la smile dell’omino che vomita.
Tuttavia, il suo ritorno sarà manna per gli appassionati, e sarà l’occasione per i suiveur italiani: dal 22 al 26 marzo lo vedremo alla Settimana Coppi & Bartali e terreno per qualche azione spettacolare ci sarà.
Poi, stando al calendario presentato, si virerà subito al Nord, su quelle pietre che ha già domato e dove si lancerà in una sfida che pare già epocale: 30 marzo Dwars door Vlaanderen, ma soprattutto La Ronde, il Giro delle Fiandre, del 3 aprile. La sfida sarà con Wout van Aert, Tadej Pogačar e Kasper Asgreen (una rivincita) e compagnia stellata.
Se tutto andrà come deve andare lo aspetteremo a tutta una serie di domeniche incandescenti: 10 aprile Amstel Gold Race e 17 aprile Paris-Roubaix, nulla da aggiungere. Una l’ha vinta con una delle azioni più spettacolari di questi anni, l’altra l’ha persa, pochi mesi fa, per mano di Sonny Colbrelli, ma è un’edizione che ha già segnato l’epoca. In mezzo la Freccia del Brabante, 13 aprile, anche lì ha già lasciato il segno nel 2019 e chissà. Una gara che sembra disegnata appositamente per i corridori à la van der Poel.
La prima parte di stagione non si sa come si chiuderà, prima di passare all’estate e probabilmente al Tour de France, perché si vocifera di come possa venire a correre il Giro d’Italia e basta solo il suo nome per alzare ulteriormente l’attesa – al momento lasciamo perdere discussioni su un suo ritiro a Giro iniziato: intanto non sarebbe male vederlo al via della Corsa Rosa.
Ora è tempo solo di segnarsi la data del suo ritorno e di dargli un bentornato. Come andrà andrà, anche se c’è da giurarci che lo rivedremo da subito competitivo, perché come ha detto van Aert «Se ha le gambe per tornare a correre significa che ha le gambe per fare da subito qualcosa». Nel ciclismo delle imprese e delle grandi firme, la sua a oggi, manca decisamente.