Se potessimo farvi sentire le voci dei tifosi dietro le transenne, dopo l’arrivo, vi faremmo sentire solo quelle perché non serve molto altro per comprendere la giornata di Scalea. Solo voci, nemmeno un’immagine, e potreste capire. Solo un “assurdo” e potreste capire. Assurdo com’è assurdo che tanta noia e tanta adrenalina si trovino nello stesso posto. E via a una lunga serie di considerazioni su chi l’ha spuntata, Ewan o Démare: non saperlo, sembra ancora meglio, perché lo si chiede a chiunque e si mostra la propria visuale sul traguardo che la conferma o smentisce. Qualcosa che continua anche dopo la certezza che a vincere è stato Démare, perché, dove c’è stato il dubbio, c’è la possibilità di vedere altro. Abbiamo capito così che l’assurdo ci fa bene.
Proprio quello che non sai spiegare. Come si spiega a un americano il significato della parola “Terún”? Innanzitutto non avendo paura di chiamare qualcosa con quel termine: una squadra, un ristorante ma potrebbe essere altro. Franco e Rossano lo hanno fatto. Succede così che le parole difficili, quelle che si portano addosso un significato complesso, cambiano volto e portano l’orgoglio di chi sei.
Potremmo chiamare un fuggitivo a spiegare l’assurdo, perché le fughe sono una sorta di apologia dell’assurdo, una difesa, un’arringa. Ci ha fatto riflettere chi si è chiesto cosa sarebbe stata la noia di oggi se non ci fosse stato Diego Rosa all’attacco? Allora qualcosa di apparentemente inutile, come una fuga in solitaria in un tappa dal finale scontato, è in realtà utilissimo perché cambia tutto. Il punto è che senza assurdo non ci sono le possibilità e senza le possibilità anche il ciclismo è più povero. Le possibilità che, poi, sono dietro il significato del sorriso di Diego Rosa quando intuisce il gruppo alle spalle e ognuno può leggerci ciò che crede. Noi vogliamo vederci la soddisfazione per essere riuscito a fare ciò che ha fatto: innanzitutto è stato l’unico a farlo e già questo dice molto. Gli atti di coraggio si fanno più facilmente in compagnia, perché, per quanto siano assurde le tue ragioni, almeno non sei solo. Quando sei anche solo la faccenda è ancor più complessa.
«Nonostante l’età e il mal di gambe sono ancora riuscita a scendere da casa e venire qui» ha detto una signora in fondo al viale del traguardo. Nonostante che è la preposizione dell’assurdo, del coraggio, di quando fai una cosa malgrado tutto direbbe il contrario. Succede in volata, chiedete a Démare e Ewan, succede in fuga, ma soprattutto succede a tutti e per il ciclismo è questo l’importante.