Quando vedi correre in bicicletta Victor Campenaerts tutto sembra una provocazione. Quando attacca pare quasi goffo sulla bicicletta, eppure dicono di lui che la differenza più che nel motore la fa per una capacità unica nel riuscire a stare in posizione aerodinamica.
Lo ami o lo odi: forse ti chiederai come sia possibile, e infatti il pubblico, la critica, spesso si divide su questo ragazzo che si fece notare diversi anni fa quando al Giro d’Italia chiuse una cronometro con una scritta sui pettorali messi in bella mostra: “Carlien Daten?”. Chiedeva un appuntamento a una ragazza che gli piaceva, storia nota, uscirono assieme ma poi lei disse: “possiamo restare solo amici”.
Per anni Campenaerts si è distinto come cronoman di ottima fattura se non qualcosa in più: titolo europeo, titolo belga e bronzo mondiale nel 2018 che gli valsero persino il “Kristallen Fiets”, premio che ogni anno assegna un noto giornale belga. Campenaerts non se l’aspettava, tanto da presentarsi, parole sue, vestito in maniera del tutto casuale a quella serata, e salì sul palco indossando una giacca di un paio di anni prima. Quasi incredulo di ricevere il premio dal suo idolo Bradley Wiggins, disse «Non mi resta che provare a battere il tuo record dell’ora anche per rendere onore a corridori più forti di me come Lampaert, Van Avermaet e van Aert». Che gli finirono alle spalle.
E quel record dell’ora Campenaerts lo fa suo ed è tutt’ora il record dell’ora nonostante qualche tentativo di batterlo, andato a vuoto. Lo conquista ad Aguascalientes nell’aprile del 2019 e quella volta per abituarsi all’altura, Campenaerts, ciclista e dunque fachiro, passò un mese in Namibia dove la «temperatura si aggira costantemente sui trentacinque gradi e mi permette poi di prendere confidenza col caldo e di controllare al meglio la reazione del mio corpo. Allenarsi con queste temperature fa aumentare il volume di sangue e plasma; di conseguenza a beneficiarne sarà l’ossigenazione dei muscoli e la mia prestazione».
In quel periodo, per guadagnare ogni margine, Campenaerts pratica yoga e si lancia in esercizi fondamentali per il rafforzamento di schiena e spalle. Lancia anche un campanello d’allarme: «Da quando mi trovo in Namibia non sono mai stato controllato. Essendo un atleta pulito e credendo in un ciclismo pulito trovo tutto questo inaccettabile. Che il mio tentativo vada bene oppure male, non voglio assolutamente che le dure sessioni di allenamento che sto sostenendo lontano dall’Europa vengano prese come un diversivo per sfuggire ai controlli. Ho già comunicato questa mancanza e questo mio malessere a chi di dovere: situazioni simili non dovrebbero verificarsi mai più». Senza troppi filtri.
Dopo quel record l’idea di Campenaerts sarebbe stata la crono olimpica ma nel giro di un paio di anni il ciclismo si trasforma alla velocità delle primavere che passano una volta raggiunta la soglia dei trent’anni. E così cambia la sua vocazione. Basta con il puntare alle cronometro – «perché mi è impossibile pensare di competere con questa nuova generazione» – e allora Campenaerts diventa corridore d’attacco. Vince una tappa al Giro 2021, la seconda volta in carriera in una prova in linea: su 8 vittorie, ben 6 sono arrivate contro il tempo, l’ultima però nell’ormai lontano 2018.
Messo in bici dal padre, dopo aver praticato nuoto – infatti il suo idolo, oltre a Wiggins, è il ranista belga Frederik Deburghgraeve, vincitore dell’oro ad Atlanta – per la prima volta nel 2021 partecipa al Tour de France e proprio a suo padre dà appuntamento sul Mont Ventoux. «È un posto speciale per me: è stata la prima salita che ho fatto in bicicletta, era il 2006, andai su con mio padre e all’epoca non ero nemmeno un corridore. Ho avuto difficoltà all’inizio della tappa, ma volevo continuare per fare almeno questa mitica salita e poter salutare il mio vecchio».
Campenaerts arranca quel giorno, e una volta incrociato suo padre: «Mi sono fermato e abbiamo passato un po’ di tempo assieme».
A fine stagione Campenaerts cambia squadra, la Qhubeka ha chiuso e lui ritorna a vestire la maglia della Lotto. La Qhubeka ha chiuso, ma Campenaerts continua a sostenerne il messaggio. A inizio dicembre ha organizzato un’asta benefica per i bambini africani, mentre a gennaio, insieme a Van Moer e Vermeersch sarebbe dovuto andare in ritiro in Rwanda. Anche se qui più che per passione pare per scelta obbligata.
Nel momento di prenotare l’hotel per il ritiro in Spagna, infatti, i posti disponibili per i corridori della Lotto si sono esauriti subito e i tre corridori sarebbero dovuti essere dirottati nella regione del Musanze, ai confini tra Rwanda, Congo e Uganda. Poi le nuove restrizioni gli hanno impedito di partire, ma nulla è cambiato: la sua stagione ripartirà a breve con il chiodo fisso della fuga, la nuova vocazione di Campenaerts.