Il primo ritiro di stagione di UAE Team ADQ ha cercato di lavorare con calma sul livello di preparazione, con l’intenzione di “fare fondo” più che intensità, attraverso tante ore in sella per trovare la condizione, anche approfittando del bel tempo in Spagna. Il clima in squadra è buono, sereno, rilassato, anche più dell’anno scorso, quando lo staff e la squadra si stavano formando e tutto era nuovo: il momento giusto per guardarsi indietro e fare il punto sulla stagione trascorsa da qualche mese. Il 2023 per Eleonora Camilla Gasparrini è stata un’annata positiva, soprattutto nella prima parte, tanti bei ricordi e, ciliegina sulla torta, la prima vittoria World Tour, al Tour de Suisse, il 19 giugno, in una giornata in cui era stranamente tranquilla, serena, senza pensieri particolari. Alla soglia dell’estate, quel lunedì, la preoccupava solamente una salita posta intorno a metà percorso, già vista in ricognizione, ma, con il ritmo della gara, l’imprevedibilità è all’ordine del giorno e, visti gli importanti nomi presenti, Gasparrini temeva selezione e buchi.
«Sono riuscita a tenere duro e, superato quel momento, ero convinta che qualcosa di buono potesse arrivare. Di certo non pensavo alla vittoria, anche se, da qualche settimana, nell’aria, quindi nelle gambe, c’era qualcosa di diverso». Ed in effetti, scorrendo il ruolino di marcia di quei giorni, si notano vari piazzamenti in top ten, in particolare alla Ride London: «Ero sempre lì, facevo tutto bene, poi, alla fine, per un motivo o per l’altro, per un errore o una casualità, qualcosa si inceppava, mi superavano e l’appuntamento con il successo era rimandato. Non l’ho mai immaginata la prima vittoria World Tour, perchè è una situazione troppo bella, troppo nuova, per riuscire a raffigurarsela prima che avvenga, ma in quei giorni pensavo che sarebbe potuto capitare». Quando Eleonora Gasparrini parte per il Tour de Suisse, tra l’altro, non sono neanche due settimane che nonno non è più con lei: racconta che sin dalla prima pedalata era proprio lui a portarla agli allenamenti, che spesso andava a vederla alle gare e, anche negli ultimi tempi, quando l’età gli impediva lunghe trasferte, la televisione era sempre accesa, a trasmettere le gare in cui correva la nipote. Gasparrini gli dedica la vittoria e, sorridendo, chiosa: «Forse quella tranquillità non era casuale».
Quello su cui invece c’è bisogno di lavorare è la seconda parte di stagione, dove la ventunenne di Torino ha avvertito un calo di condizione, una stanchezza persistente e un conseguente bisogno di staccare, mentalmente soprattutto. Parliamo del periodo successivo al Tour de France, quello che, però, traghettava verso il Mondiale in cui riprendere fiato era difficile e ancora dei giorni precedenti l’Europeo: «Ho capito che per me il riposo dopo una gara a tappe è necessario. Il punto è che dovrebbe essere programmato: non saranno mai cinque giorni, magari a nuotare, al mare, a farti perdere la forma, ma, dopo quei cinque, servono magari quindi giorni senza appuntamenti importanti. In quei momenti ho provato a rifiatare ma il Mondiale e l’Europeo erano dietro l’angolo. Quest’anno stiamo lavorando perché non accada, cambieremo qualcosa». Il Mondiale resta un’esperienza positiva, soprattutto perché è stata la prima volta, fra le élite, anche se la giornata non è, poi, andata esattamente come avrebbe voluto, ma c’è altro da salvare, da portare in questo 2024. «In realtà ho corso con atlete con cui corro sempre, però, sarà la maglia azzurra, sarà la responsabilità dell’essere convocata assieme a campionesse del nostro sport, l’emozione è differente, più grande. E tu ti senti piccola piccola, più piccola del solito».
Succede in particolare una sera, nella camera che Gasparrini condivide con Elena Cecchini: poche ore prima, lo staff della nazionale aveva distribuito delle magliette intime personalizzate con il nome dell’atleta e delle stelline ad indicare il numero dei mondiali corsi. Gasparrini non ricorda quante fossero le stellette sulla maglia di Cecchini, sicuramente diverse, sa, però, che sulla sua ce n’è solo una: «Mi ha fatto sorridere. Mi ha fatto capire che stavo diventando grande e, allo stesso tempo, che sono ancora piccola».
La nuova stagione parte presto, il 21 gennaio, da Maiorca, il focus è sul blocco delle classiche, successivamente un periodo in altura e dritti verso il Giro d’Italia. Spiega Gasparrini che le Classiche del Nord vanno vissute per poter essere comprese, la più iconica è senza dubbio il Fiandre, lei, però, punta all’Amstel: «L’ho corsa l’anno scorso per la prima volta, il percorso mi si addice, i muri sono duri, ripidi, ma non troppo, non c’è il pavé, è una gara nervosa e selettiva, con un circuito finale che mi piace molto, insomma, sembra fatta per me». Al Giro, invece, oltre ad essere di supporto alla squadra, cercherà di ritagliarsi il suo spazio nelle tappe con percorsi misti e mossi. In fondo, parlandoci, si capisce che Eleonora Gasparrini non è così diversa da quella del 2020, quando si affacciava al mondo élite: sempre i piedi ben saldi a terra, qualcuno le dice «anche troppo», lei ribatte che non sa essere che così ed essere così le piace. Certo, è un’atleta maggiormente matura, capace di usare le tabelle come base, ma anche di distanziarsene, di ascoltarsi e di capire ciò che il proprio corpo richiede, meno pignola: «L’ho imparato grazie a Davide Arzeni, grazie alle altre atlete che ho osservato, al tempo che passa. Se il tuo fisico dice no, insistere non ha alcun senso, io, però, prima insistevo, bastava che lo dicesse una tabella».
Cambiato è anche il ciclismo e lo ha fatto in maniera decisa in soli tre anni: «C’erano le gare minori in cui si poteva correre per fare ritmo, senza incorrere in stress eccessivi, ora non ci sono più. Si è sempre a tutta, ovunque si corra e si corre moltissimo. L’aver finito il periodo delle scuole mi ha sicuramente agevolato, per i tempi fuori dalle gare, per la possibilità di allenarsi al mattino, ma, quando ancora studiavo, il ciclismo femminile era un altro ciclismo». Quindi aumentano i sacrifici, pur se Eleonora Gasparrini li ha sempre fatti volentieri, felice di avere una quotidianità pesante, piena di impegni, spesso lontana da casa, ma senza alcuna monotonia, senza la noia che avrebbe fatto fatica a sopportare.
Seconda gara stagionale e subito prima vittoria per Gasparrini, in una delle prove della Challenge Mallorca 2024.
Per il resto, ha bandito i rimorsi ed i rimpianti: afferma sicura di credere nel destino o, almeno, in un filo conduttore che lega tutte le scelte che si fanno: «Ci sono dei motivi anche nelle scelte che a noi sembrano inconsapevoli. Sapere che ci sono aiuta a viverle in maniera genuina ed istintiva. A viverle meglio, insomma. E penso che tutti cerchiamo solo questo».
E il suo 2024 è iniziato proprio così: uno sprint di potenza e decisione, guidata sapientemente da Silvia Persico in un finale difficile, ostico. Una vittoria, la prima della stagione, nella terza prova del Challenge Mallorca, e siamo solo a fine gennaio
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