Le 11 ciclabili
Oltre 400, sì avete capito bene, oltre 400 chilometri di ciclabili su cui pedalare con bici da strada, mountain bike, gravel, e-bike o una semplice bici da cicloturismo. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti. Dai percorsi più tosti come quella della Val d’Adige, fino a quelli più semplici e adatti a una gita con la famiglia.
Ecco qua l’elenco completo con tanto di traccia Komoot. Ora, davvero, non avete più scuse.
Valli di Fassa e di Fiemme
Avete presente la Marcialonga? Ecco, quando non c’è più la neve, su quello stesso percorso si può pedalare tra foreste di abeti e larici, con le Dolomiti del Latemar e del Catinaccio a far da sfondo.
Distanza: 42 km
Dislivello: 52+ 640-
Livello: medio
Valli del Chiese
Si parte dalla foce del fiume Chiese e si arriva fino a Bondo attraversando tutti i centri abitati della Valle. Detta anche la ciclabile sul luogo del “giudizio”, non per quanto riguarda le vostre condizioni fisiche, ma in senso storico: è la terra delle sette Pievi e cioè delle sette chiese principali.
Distanza: 27,9 km
Dislivello: 444+ 1-
Livello: facile
Valle del Primiero
Avete mai pedalato con le Pale di San Martino sullo sfondo? Questa ciclabile, davvero alla portata di tutti, sembra più che altro una cartolina, potete starne certi.
Distanza: 9,5 km
Dislivello: 188+ 89-
Livello: facile
Val Rendena
La ciclabile segue il corso del fiume Sarca partendo poco sopra il Lago di Ponte Pià, più precisamente dall'abitato di Ragoli, e finisce a Carisolo. Tutta all’interno del Parco Naturale Adamello – Brenta, è una vera e propria immersione nella natura.
Distanza: 23 km
Dislivello: 380+ 36-
Livello: medio
Val di Sole
La pista ciclabile della Val di Sole parte dal ponte di Mostizzolo, al confine con la Val di Non, e porta fino a Cogolo di Peio seguendo il corso del torrente Noce. Un consiglio? Approfittatene per fare una mezza giornata di rafting, ne vale la pena.
Distanza: 33,9 km
Dislivello: 664+ 120-
Livello: medio
Valle dei Laghi
Laghi, vigneti, sapori e castelli. La ciclopedonale della Valle dei Laghi parte dalle sponde del lago di Garda e risale la valle, passando per i Laghi di Cavedine, Santa Massenza e Toblino.
Distanza: 39 km
Dislivello: 572+ 219-
Livello: medio
Adige Garda
La ciclabile collega la Vallagarina alla zona del lago di Garda ed è collegata a quella della valle dell'Adige che passa da Trento e Rovereto. Una sgambata da circa 20 km, decisamente alla portata di tutti!
Distanza: 19,6 km
Dislivello: 100+ 210-
Livello: facile
Valle dell’Adige
Dalla provincia di Bolzano fino a quella di Verona, attraversando tutta l’intera provincia di Trento: è questo il tragitto della più lunga tra le ciclabili del Trentino. Attraverso vigneti e frutteti, questo percorso permette di pedalare quasi totalmente su strade completamente chiuse al traffico.
Distanza: 81,8 km
Dislivello: 250+ 125-
Livello: medio
Nel 2021 la ciclovia "Green Road dell'Acqua" ha conquistato il premio Italian Green Road Award 2021
Valsugana
Per i local è “la via del Brenta”, per tutti è una delle ciclabili più belle in Europa. Dalla Valsugana fino al confine con la provincia di Vicenza, la pista si snoda lungo i suoi 52 km affiancando per molti tratti il fiume Brenta. Nonostante si pedali su strade secondarie aperte alle automobili, il traffico è praticamente pari a zero.
Distanza: 52,5 km
Dislivello: 50+ 280-
Livello: medio
Val di Ledro
Un percorso molto corto ma decisamente spettacolare con il valore aggiunto del lago dove specchiarsi. Per godere a pieno consigliamo una bici gravel o la mtb, ma se siete abili nella guida potete divertirvi anche con una bici da corsa.
Distanza: 8,5 km
Dislivello: 90+ 60-
Livello: facile
Val di Non
Per cosa è famosa la Val di Non? Per le mele! E infatti questo tracciato è immerso nei meleti che, ad aprile, durante la fioritura, diventano come una nuvola bianca. Ma sappiate che rimane un posto fantastico anche in tutti gli altri mesi!
Distanza: 20,3 km
Dislivello: 389+ 500-
Livello: facile
Qua il link alla raccolta su Komoot.
Foto © Jered Gruber - riproduzione riservata
Il percorso degli Europei di ciclismo
Dunque, quando siamo stati a Trento non l’abbiamo fatto solo per una scelta personale: in realtà eravamo curiosi di testare il percorso degli Europei in programma dall'8 al 12 settembre 2021.
È vero che siamo un magazine improntato più su ciò che c’è dietro alla pedalata, ma è anche vero che ci piace un sacco stare in sella e appena abbiamo la possibilità attacchiamo i pedali e andiamo..
L’occasione era molto ghiotta e non potevamo di certo farcela scappare: non capita tutti i giorni di avere una competizione così importante a tre ore di macchina.
Quindi ok la città, ok il vino, ok i musei, ma era arrivato finalmente il momento di menare un po’.
Per prima cosa abbiamo visionato il percorso su mappa ma c’era qualcosa che non filava. Abbiamo allora provato a creare la traccia su Komoot e in un attimo il problema è saltato fuori: la gara, per un breve tratto, passerà su strade che normalmente sono chiuse al traffico ciclistico. Quindi non c’erano grosse alternative: bisognava creare al volo una rotta adatta a noi.
Detto, fatto: Komoot ci ha creato un gpx perfetto, pronto per essere testato. Anzi, vi diremo di più, anche più bello del percorso originale, perché i professionisti dovranno affrontare qualche galleria che scambieremo con una salita tra alberi e con una vista pazzesca sulla valle. Che poi, caso vuole, è proprio la prima avversità che si trova: 11 km e circa 700 m di dislivello per scollinare a Candriai e dirigersi verso Terlago dove la vegetazione cambia e gli alberi fanno spazio ai vitigni. Ma non solo.
È qua che si inizia a capire che qualcosa si sta modificando perché le pareti delle montagne cambiano colore e ci si immerge in uno scenario completamente diverso. È il momento della roccia ma di quella grigia grigia con le striature bianche bianche e ci si pedala praticamente immersi: a destra, a sinistra e, dopo un attimo, anche sotto i piedi. Sì perché siamo entrati nelle Marocche di Dro che è una zona davvero incredibile: sembra di essere sulla luna con vista Lago di Garda. Scambiamo due chiacchiere con qualche local e ci spiegano che si tratta di detriti, risalenti a frane e crolli avvenuti durante il ritiro dei ghiacciai circa 20.000 anni fa.
È questo il giro di boa della prima parte di percorso, da qua infatti si torna indietro, dirigendosi di nuovo a Candriai da dove inizia la strada che ci riporta a Trento, questa volta da fare in discesa invece che in salita. Il che permette di godersi decisamente di più la vista sulla vallata, oltre che offrire la possibilità di tirare un po’ il fiato.
Una volta rientrati a Trento, eccoci sul percorso cittadino, che i professionisti dovranno affrontare per ben 8 volte: un giro di circa 13 km e 200m di dislivello dove la salita del Povo è la parte decisamente più dura. È lì che, quasi sicuramente, i big partiranno all’attacco. È lì che si giocheranno la vittoria. Non ne siete convinti? Come si diceva una volta “provare per credere”: Trento è davvero dietro l’angolo.
La traccia del percorso caricata su Koomot la trovate qui.
Foto © Jered Gruber - riproduzione riservata
Trento, perché no?
Sarà la città di partenza e di arrivo del prossimo europeo di ciclismo su strada, ma questa non può essere l'unica motivazione per decidere di visitare Trento.
Non può essere solo questa la scusa per scegliere il capoluogo come base per la vostra vacanza sulle due ruote perché, a pensarci bene, spesso i percorsi di europei e mondiali non sono assolutamente belli e le città ospitanti lo sono ancora di meno.
C’è una buona notizia invece in questo caso: per Trento tutto questo discorso non vale. Non ne siete ancora sicuri? Prendetevi qualche minuto.
Innanzitutto è una delle città italiane ai primi posti per qualità della vita e dell’ambiente, oltre ad essere ricca di arte e storia. È in poche parole la base perfetta per scoprire il Trentino.
Tre parole per descriverla: storia, ricerca, natura.
La storia è quella dei principi-vescovi, per secoli signori incontrastati della città e che la fecero diventare punto di incontro tra il Mediterraneo e il resto del continente. Fulgidi esempi di quest’epoca, fra gli altri, sono il Castello del Buonconsiglio o il prezioso Museo Diocesano. Punto di riferimento per la ricerca e l’innovazione grazie all’Università degli Studi di Trento le Fondazioni Edmund Mach e Bruno Kessler fino al MUSE - Museo delle Scienze. Ultimo, ma non per importanza, la natura, ma qua non c’è granché da dire: basta guardarsi intorno per capire cosa può offrire questo territorio.
Noi, ovviamente, l’abbiamo scoperta in bicicletta. Che sia una pieghevole o una bici da corsa, che siate in jeans o attillati con le vostre divise, poco importa: l’importante è farlo sulle due ruote. Perché? Perché è comodo e hai tutti i servizi necessari. Quindi la risposta è: perché no?
Poi, e su questo potete davvero starne certi, è perfetta per andare a scalare le storiche salite che distano solo pochi chilometri e, se non siete abbastanza allenati, di sicuro troverete treni o bus che vi riporteranno in città.
Foto © Jered Gruber - riproduzione riservata
Trentino in bici
La scusa era più che buona, andare a provare il percorso degli Europei di Trento.
Bene, benissimo, ho pensato. Però a noi amanti delle due ruote questa è una cosa che può capitare molto spesso, se vogliamo che capiti.
Sappiamo benissimo che ciclisti e runner sono tra le poche categorie che possono misurarsi nello stesso stadio in cui poi si sfideranno i campioni, che per noi non è nient’altro che una strada.
Per questo che il test della traccia dei campionati europei è diventato solo il pretesto per dire ok, andiamo là, e scopriamo qualcosa che non conosciamo.
Ed è stata una figata.
Sì perché, per i pochi che ancora non lo sanno, il Trentino è davvero il paese dei balocchi per chi ama la bici, in tutte le sue sfumature.
Innanzitutto ci sono le ciclabili, che più che piste sono autostrade dedicati ai ciclisti: delle bicistrade insomma. Belle, larghe, segnalate e soprattutto lunghe: sì perché il senso di queste vie è proprio quello di congiungere posti molto lontani tra di loro soprattutto fuori dai centri urbani più grandi. Sono 11 quelle di cui parleremo e vanno dalle Dolomiti fino al Garda coprendo oltre 430 km di tragitto tutto perfettamente asfaltato.
E come in ogni bicistrada che si rispetti è necessario creare dei punti dove fermarsi a sgranchire le gambe, prendere una boccata d’aria e rilassarsi un attimo durante il viaggio: ed ecco i bicigrill, strutture distribuite lungo i percorsi che offrono ristoro, servizi igienici e un collegamento con la rete stradale automobilistica, insieme al noleggio di bici ed e-bike, presente nelle principali località turistiche del territorio provinciale.
Ce ne sono 19 in Trentino e, fidatevi, sono comodissimi.
Noi siamo stati qualche giorno lì in giro e di sicuro non siamo persone che sentono la necessità di “menare” sempre e comunque. Abbiamo quindi alternato delle giornate in cui ci siamo sfidati su alcune delle 23 grandi salite del trentino e delle giornata in cui abbiamo approfittato dei paesaggi per goderci la tranquillità dei vari servizi bici + treno e bici + bus, che poi è una situazione perfetta per condividere le piste ciclabili anche con amici e famigliari meno allenati.
Infine abbiamo sentito la necessità di sentirci davvero alvento e abbiamo fatto un giro sulla DoGa: l’itinerario più wild costruito su strade secondarie e non asfaltate che parte dalla Val di Sole e finisce sul Garda.
Insomma siamo stati pochi giorni ma abbiamo fatto tante cose e tutte differenti. Ce n’è davvero per tutti i gusti.
Foto © Jered Gruber - riproduzione riservata
Viviamo per questi momenti
Sono queste le cose per cui viviamo. Per cui godiamo e ci scaldiamo. Sono queste le giornate nelle quali ti prendi qualche minuto tutto per te, che poi è un momento che condividi con tutti gli altri incollati alla tv, o al tablet, al telefono, sui social.
Sono questi i momenti in cui chiedi cinque minuti di pausa in ufficio, apri in finestra sul tuo computer lo streaming della corsa, oppure ti alzi e vai in salotto, cambi canale che ci sono tante di quelle cose da vedere anche oggi ai Giochi Olimpici, o magari entri in un bar sulla spiaggia e chiedi: «Scusate, potete mettere il ciclismo su pista? Sapete com'è, ci giochiamo una medaglia d'oro!».
Si, sono questi i momenti che ci elettrizzano e ci fanno emozionare. I momenti che sogniamo e che ci fanno amare il ciclismo. Si, perché c'è in gioco una medaglia, ma forse, che importa alla fine, vogliamo solo goderci la pista, l'armonia dell'inseguimento, la potenza del quartetto azzurro.
E poi per un attimo lungo 3:42.032, non importa davvero tutto il resto. È come una bolla che ti avvolge, un ronzio nelle orecchie. Tesi ad ascoltare il frinire della catena. A osservare rosso contro azzurro (in verità bianco). E per quei quasi quattro minuti il tuo mondo è Lamon, primo uomo fondamentale, è Consonni che gestisce, è Milan che è forza e talento.
E poi è FIlippo Ganna: già paragonato a un supereroe moderno che trascina e ci trascina, maltratta e rincuora, recupera quel margine che pareva ormai incolmabile come avesse la capacità di gestire a piacimento lo spazio e il tempo.
È un urlo, è record del mondo di nuovo, ma oggi non importa. Oggi è la goduria di quei tre minuti e quarantadue secondi. Oggi è l'oro, oggi è lo spettacolo. Oggi è uno di quei giorni per cui vale la pena vivere.