Dieci nomi da seguire alla Liegi-Bastogne-Liegi

Ultima grande classica di questa primavera prima di tuffarci con pensieri e parole direttamente sul Giro d’Italia. Liegi-Bastogne-Liegi: la corsa delle côte che sorride a scalatori o comunque a una certa tipologia di corridori che hanno confidenza con salite di media lunghezza, e grangiristi, ma che spesso trova un punto di incontro con quei cacciatori di classiche in grande forma. Quest’anno ce n’è uno in particolare che ha la maglia iridata e che vorrebbe compiere un’impresa mai riuscita a nessuno nella storia - vi roviniamo la sorpresa: sarà molto difficile per lui, se non impossibile.

Per questa Liegi-Bastogne-Liegi abbiamo scelto 10 nomi, ma li abbiamo suddivisi in diverse categorie: abbiamo i tre favoriti, tre alternative, ma ne restano fuori altri molto interessanti, tre outsider e infine un corridore italiano il quale, probabilmente, è il più accreditato per ottenere un risultato in una classica che ci ha visto, fino a un decennio fa, autentici dominatori. Chiudere con uno o due italiani nei 20 sarebbe grasso che cola.

TRE FAVORITI

Tadej Pogačar

Il Lombardia 2023 - 117th Edition - Como - Bergamo 238 km - 07/10/2023 - Tadej Pogačar (SLO - UAE Team Emirates) - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Partecipazioni: 4
Miglior risultato: 1°nel 2021
2023: DNF

Una volta sul podio, poi una l’ha vinta, infine ha iniziato ad accumulare credito con la sfortuna. Lo scorso anno cadde e si ruppe il polso. Stona come nemmeno in questo 2024 vedremo la sfida più attesa contro Remco Evenepoel, il vincitore delle ultime due edizioni. Alcuni già si domandano se stravincerà o si limiterà semplicemente a vincere, altri già fanno pronostici sul momento in cui attaccherà. Noi, per lo spettacolo, speriamo in una corsa aperta, ma tanto dipenderà da lui.

Mathieu Van der Poel

E3 Saxo Classic 2024 - 66th Edition - Harelbeke - Harelbeke 207,3 km - 22/03/2024 - Taaienberg - Mathieu Van Der Poel (NED - Alpecin - Deceuninck) - Foto Nico Vereecken/PN/SprintCyclingAgency©2024

Partecipazioni: 1
Miglior risultato: 6° nel 2020
2023 -

La sfida la si cercherà con Mathieu van der Poel. Ora, sulla carta, non è che il campione del mondo sia proprio del tutto portato per vincere una Liegi soprattutto considerata la presenza di Pogačar, però se c’è un corridore di classe e in forma per provare a dare fastidio allo sloveno quello è proprio lui.

Tom Pidcock

Ronde van Vlaanderen 2023 - Tour des Flandres - 107th Edition - Brugge - Oudenaarde 273,4 km - 02/04/2023 - Tom Pidcock (GBR - INEOS Grenadiers) - photo POOL Dirk Waem/SprintCyclingAgency©2023

Partecipazioni: 2
Miglior risultato: 2° nel 2023
2022: 103°

Ogni tanto vive giornate in cui tutto gli riesce bene, e fa anche divertire. L'Amstel di qualche giorno fa ne è la dimostrazione. Con la Liegi più che un conto aperto ha dimostrato di avere un certo feeling. Già sul podio nel 2023, ne prenota uno anche quest’anno.

TRE ALTERNATIVE

Marc Hirschi

Amstel Gold Race 2024 - 58th Edition - Maastricht - Berg en Terblijt 253,6 km - 14/04/2023 - Marc Hirschi (SUI - UAE Team Emirates) - Tiesj Benoot (BEL - Team Visma - Lease a Bike) - photo POOL Dario Belingheri/SprintCyclingAgency©2024

Partecipazioni: 5
Miglior risultato: 2° nel 2020
2023: 10°

Indecifrabile Marc. Non sai mai com’è posizionato in gruppo, lo trovi in coda nelle fasi calde, poi accade che sta bene e scatta. Ha fondo, ma a volte sembra gli manchi la cattiveria e questa è forse la corsa che più gli si addice in tutto il calendario. Sulla carta è in squadra con Pogačar, ma spesso ci pare corra come un isolato dei tempi che furono.

Ben Healy

Giro d'Italia 2023 - 106th Edition - 8th stage Terni - Fossombrone 207 km - 13/05/2023 - Ben Healy (IRL - EF Education - EasyPost) - Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2023

Partecipazioni: 2
Miglior risultato: 4° nel 2023
2022: DNF

Non c’è dubbio: il Ben Healy visto finora in questo 2024 è lontano da quello che dodici mesi fa, tra aprile e maggio, ci aveva fatto sognare e spesso pure saltare dalla sedia. All’Amstel ha deluso, alla Freccia ci ha provato per poi lavorare per Carapaz, qui per chiudere degnamente un trittico ardennese che lo scorso anno lo vide protagonista assoluto.

Dylan Teuns

Amstel Gold Race 2024 - 58th Edition - Maastricht - Berg en Terblijt 253,6 km - 14/04/2023 - Dylan Teuns (BEL - Israel - Premier Tech) - photo Dion Kerckhoffs/CV/SprintCyclingAgency©2024

Partecipazioni: 8
Miglior risultato: 6° nel 2022
2023 -

Alti e bassi, ma non tragga in inganno il ritiro alla Freccia Vallone. Anzi teniamolo per buono: è andato forte al Brabante, così e così all’Amstel, ritirato per l’appunto alla Freccia, in una corsa, dura, per fondisti come lui, ricca di dislivello e salite più lunghe di quelle affrontate finora nelle gare di un giorno del calendario primaverile. Si prevede freddo e pioggia e quindi può dire la sua.

Tre Outsider

Kévin Vauquelin

Strade Bianche 2024 - 18th Edition - Siena - Siena 215 km - 02/03/2024 - Kévin Vauquelin (FRA - Arkea-B&B Hotels) - Footo Ilario Biondi/SprintCyclingAgency©2024

Partecipazioni - 
Miglior risultato -
2023 -

Chi scrive stravede per il corridore francese, ma allo stesso tempo non pensava mai che il salto di qualità già visto nelle gare a tappe quest’anno (10° alla Tirreno e 8° ai Paesi Baschi) lo portasse a essere uno dei grandi protagonisti del trittico delle Ardenne. In fuga all’Amstel, secondo, a un passo dal successo, alla Freccia Vallone, Vauquelin è corridore che tiene bene sulle salite medio lunghe e ha spunto veloce. Incognita? Potrebbe pagare alla distanza come successo in Olanda.

Wout Poels

Wout Poels, qui in maglia INEOS, sarà uno dei capitani della Bahrain. Foto: ASO/Pauline Ballet

Partecipazioni 10
Miglior risultato 1° nel 2016
2023 42°

La vittoria di Poels alla Liegi appartiene a una vita fa: sua, della sua vecchia squadra, il Team Sky, della stessa Liegi che negli anni ha modificato il percorso - una volta resisi conto che la gara diventava sempre di più una lunga attesa verso il finale, hanno avuto coraggio di cambiare. In Bahrain, nonostante le quasi 37 primavere, Poels si dimostra atleta solido e affidabile, sta bene, come dimostrato al Tour of the Alps di questi giorni e in caso di gara selettiva lui è nome da tenere d’occhio.

Tiesj Benoot

Strade Bianche 2023 - 17th Edition - Siena - Siena 184 km - 04/03/2023 - Tiesj Benoot (BEL - Jumbo - Visma) - Attila Valter (HUN - Jumbo - Visma) - photo Ilario Biondi/SprintCyclingAgency©2023

Partecipazioni: 5
Miglior risultato: 7° nel 2023 e 2021
2022: DNS

Una garanzia di risultato come pochi, Tiesj Benoot, dopo essersi ben difeso sulle pietre, come ogni stagione si piazza anche sulle Ardenne. Terzo all’Amstel, nono alla Freccia nonostante si sia staccato più volte, si sia congelato le mani, abbia rischiato di tutto pur di riuscire a mettersi i guanti nelle fasi clou della gara. Se cercate un corridore per una top ten, fate affidamento sul simpatico belga.

Un italiano

Davide Formolo

Itzulia Basque Country 2024 - 63rd Edition - 6th stage Eibar - Eibar 137,8km 6/04/2024 - Davide Formolo (ITA - Movistar Team) - photo Miguel Ena/SprintCyclingAgency©2024

Partecipazioni 5
Miglior risultato 2° nel 2019
2023 -

Tempi di magra, forse il peggiore della storia del ciclismo italiano, ma non è certo colpa di Formolino. 24° alla Freccia, anche lui è uno di quelli da conto aperto alla Liegi dove spesso si è saputo esaltare chiudendo pure sul podio nel 2019. Anche lui, in caso di corsa dura, magari resa ancora più complicata da pioggia e freddo, può dire la sua per un piazzamento nei primi dieci.

Foto in evidenza: ASO/Maxime Delobel


Questionario cicloproustiano di Gaia Masetti

Il tratto principale del tuo carattere?
Determinazione.

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Carisma.

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
Rispetto.

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Sincerità.

Il tuo peggior difetto?
Permalosità.

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Giocare-coccolare i miei cagnolini.

Cosa sogni per la tua felicità?
Che i miei più grandi sogni si realizzino.

Quale sarebbe per te la più grande disgrazia?
Ad oggi, che un qualche incidente non mi permetta più di pedalare.

Cosa vorresti essere?
Nient'altro, sono fiera di essere quella che sono.

In che paese/nazione vorresti vivere?
L'italia mi piace molto, anche se dopo il TDU mi sono innamorata dell'Australia.

Il tuo colore preferito?
In assoluto, nero.

Il tuo animale preferito?
Cane.

Il tuo scrittore preferito?
Non ho uno scrittore preferito.

Il tuo film preferito?
Top Gun.

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Coldplay.

Il tuo corridore preferito?
Non ho un corridore preferito.

Un eroe nella tua vita reale?
Mio papà.

Una tua eroina nella vita reale?
Mia mamma.

Il tuo nome preferito?
Non ho un nome preferito, il mio mi piace molto, è abbastanza particolare?

Cosa detesti?
Il menefreghismo della gente.

L’impresa storica che ammiri di più?
La storia non è mai stata una mia amica.

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Probabilmente l'impresa di Pantani nel '98 a Montecampione.

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Uno dei 2 grandi giri a tappe - Giro e Tour.

Un dono che vorresti avere?
Immortalità - rimanendo fissa sulla fascia d'età dai 22 ai 27 anni, i migliori.

Come ti senti attualmente?
Sto bene, sono felice.

Lascia scritto il tuo motto della vita:
PER ASPERA AD ASTRA - che significa, attraverso le asperità sino alle stelle.


Nations' Cup: ultima tappa prima di Parigi 2024

Si è appena conclusa la Nations’ Cup 2024, la riformata Coppa del Mondo introdotta dall’Uci nel 2021. A differenza delle edizioni passate, spesso poco partecipate, quella di questa stagione ha assunto una particolare importanza in vista dei Giochi Olimpici di Parigi. Infatti, le tre tappe di Nations’ Cup non sono solo state un’occasione per guadagnare gli ultimi punti in chiave qualificazione, ma anche per preparare corridori e materiali prima delle Olimpiadi.

UCI 2022 Track World Championship Day 2 - Saint-Quentin-en-Yvelines - France - 13/10/2022 - Men Scratch Race - Dylan Bibic (CAN) - Foto Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2022

Le danze si sono aperte nei primi di febbraio in Australia, dopo il Tour Down Under. Ciò ha permesso la partecipazione di molti stradisti, ma gli specialisti si sono trovati a dover scegliere tra la prima prova di Nations’ Cup e gli Europei di Grenchen, corsi pochi giorni dopo, per questo motivo la nazionale neerlandese ha deciso di non volare in Australia. Gli occhi degli addetti ai lavori erano puntati sulla squadra di casa, soprattutto nelle discipline veloci maschili, ma Richardson (che nei 200 metri lanciati ha fatto registrare uno straordinario 9.499, a dimostrazione del suo stato di forma) e compagni hanno trovato sulla loro strada un Giappone straordinario. Gli australiani hanno trovato il successo solamente nella velocità olimpica, poi solo sconfitte: da Kaiya Ota nella velocità individuale al malese Awang nel keirin, il quale ha preceduto i due nipponici Shinji Nakano e ancora Ota. Per il Giappone, guidato dall’ex sprinter francese Benoit Vetu, i successi non sono finiti lì perché al femminile Mina Sato ha conquistato l’oro nel keirin e l’argento nella velocità individuale. Però, a vincere più medaglie d’oro di tutti è stata la selezione neozelandese, trainata da Aaron Gate e Campbell Stewart (vincitori della madison maschile), Bryony Botha e Ally Wollaston. Quest’ultima, dopo il successo nell’inseguimento a squadre, ha prevalso nell’eliminazione e nell’omnium avendo la meglio su due certezze della pista come la statunitense Jennifer Valente e la britannica Katie Archibald, la quale, non a caso, ha vinto la madison, in coppia con Elinor Barker. Al maschile, il canadese Dylan Bibic ha messo in scena una prestazione analoga a quella della neozelandese. Il classe 2003, già campione del mondo nello scratch nel 2022, ha trionfato prima nell’eliminazione e poi nell’omnium, battendo allo sprint finale, decisivo per rompere il pareggio, Elia Viviani. Viviani ha partecipato anche al torneo di inseguimento a squadre assieme a Filippo Ganna, Davide Boscaro, Franceso Lamon e Manlio Moro. Gli uomini di Villa purtroppo non hanno ottenuto il risultato sperato: dopo la sconfitta in semifinale contro i padroni di casa (poi sconfitti dalla Gran Bretagna di Tarling) si sono dovuti accontentare della medaglia di bronzo, contro un parterre in cui mancavano Danimarca e Francia. Non hanno brillato neanche i velocisti azzurri. La promettente velocità olimpica non ha superato il turno di qualificazione ed è stato lo stesso per Mattia Predomo e Daniele Napolitano nel torneo della velocità individuale. Neppure Miriam Vece ha brillato, ottenendo l’undicesimo posto nel keirin e l’eliminazione agli ottavi nella velocità individuale per mano di Katy Marchand.

UCI 2023 World Championship Glasgow - Track - Day 5 - Women Elite Madison - 07/08/2023 - Yuri Kajihara (Japan) - Tsuyaka Uchino (Japan) - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Un mese più tardi, il circus del ciclismo su pista si è riunito ad Hong Kong, dove hanno brillato nuovamente gli atleti giapponesi e stavolta non solo nella velocità. Kaiya Ota ha fatto doppietta nel keirin e nella velocità individuale, la velocità olimpica maschile ha perso solo alla finale per l’oro, lo stesso per il quartetto maschile che si è dovuto arrendere ai campioni del mondo della Danimarca, ancora doppietta nell’omnium femminile con Yumi Kajihara, vincitrice anche dell’eliminazione, e Tsukaya Uchino, oro nella madison femminile con Maho Kakita, e infine i bronzi maschili con Naoki Kojima nell’omnium e Kazugishe Kuboki e Eiya Hashimoto e quello dell'inseguimento a squadre femminile. Una prestazione corale - dieci medaglie con undici atleti diversi - che fa ben sperare in vista delle Olimpiadi di Parigi, dopo i fallimentari Giochi di casa dove arrivò solo un argento. Tra tutti gli astri nascenti della nazionale giapponese, il più talentuoso è lo sprinter Kaiya Ota, che a soli 25 anni è già un idolo in patria grazie ai suoi successi nel keirin, che in Giappone è una religione e viene corso ogni domenica in velodromi all’aperto. A sorprendere, però in negativo, è stata anche la spedizione neerlandese. Gli oranje, per la prima volta dopo anni, sono rimasti a secco di medaglie nelle discipline veloci, pur schierando la miglior squadra possibile. Dunque, a fare la Lavreysen di turno ci ha pensato Emma Finucane nella velocità femminile. La classe 2002, già campionessa mondiale, ha vinto la medaglia d'oro nella velocità olimpica, con Sophie Capewell e Katy Marchant, nella velocità individuale e nel keirin, in cui si è verificato il ritorno di un’atleta russa su un podio internazionale, ovvero Alyna Lysenko (3ª), la quale ha gareggiato come atleta neutrale. Invece nell’endurance maschile il plurivittorioso è stato Aaron Gate, trionfante nell’omnium e nella madison assieme a Campbell Stewart.

2024 UEC Track Elite European Championships - Apeldoorn (Netherlands) - Day 1 - 10/01/2024 - Team Sprint - Jeffrey Hoogland (NED) - Harrie Lavreysen (NED) - Roy van den Berg and - Tijm van Loon (NED) - Foto Davy Rietbergen/CV/SprintCyclingAgency©2024

La Nations’ Cup di Hong Kong ha rinviato gli ultimi verdetti in chiave qualificazione olimpica alla tappa di Milton (Canada), l’ultima occasione per strappare un ticket per Parigi. Tra le squadre che dovevano chiudere i conti qualificazione c’era il fortissimo quartetto inglese maschile, ancora penalizzato dalla caduta di Tanfield agli scorsi campionati mondiali, che ha reagito doppiando la Svizzera nella finale dell’oro. La Gran Bretagna ha centrato il successo nell'inseguimento a squadre anche con il quartetto femminile, che ha rifilato sei secondi e mezzo all’Italia seconda classificata. Nei giorni seguenti hanno portato tre medaglie d’oro a Londra anche la madison femminile, con Katie Archibald e Neah Evans, e l’omnium sia femminile che maschile, con la solita Archibald - davanti a Letizia Paternoster - e Ethan Hayter. La scozzesse non è stata l’unica atleta a collezionare una tripletta di ori in questa tappa della Nations’ Cup, infatti Harrie Lavreysen è tornato sugli scudi dopo il passo falso di Hong Kong vincendo nella velocità a squadre, con i fedeli Roy van den Berg e Joeffrey Hoogland, nel keirin e nella velocità individuale. Va però sottolineata l’assenza degli australiani e dei giapponesi, che in questa stagione hanno dato filo da torcere agli oranje. Al femminile, le competizioni veloci sono state più equilibrate, con i Paesi Bassi che hanno vinto la velocità a squadre, la neozelandese Ellesse Andrews che ha vinto il keirin in maglia iridata e la francese Mathilde Gros che è tornata alla vittoria nella velocità individuale. Buone prestazioni anche da parte della velocità italiana. Con un sesto posto nella velocità individuale e un nono nel keirin, Miriam Vece ha ufficialmente strappato il ticket olimpico per Parigi, in entrambe le discipline. Vece diventa così la prima sprinter donna a qualificarsi ai Giochi Olimpici per l’Italia dal 1988, quando Elisabetta Fanton partecipò all’edizione d’esordio della velocità femminile. Arrivò alla qualificazione anche la allora diciottenne Elisa Frisoni nel 2004, ma la veronese fu costretta a dare forfait a causa di un infortunio. È invece svanito il sogno olimpico della velocità olimpica maschile, sebbene mancasse solo l’ufficialità. Tuttavia Stefano Minuta, Mattia Predomo e Matteo Bianchi, guidati da Ivan Quaranta, hanno chiuso con un promettente quarto posto finale, anche se sarà molto difficile riconfermare un risultato del genere nei palcoscenici più importanti nel prossimo futuro. La vittoria nella finale per il bronzo contro gli azzurri è valsa al Canada la qualificazione in zona Cesarini, bissando dopo poco più di un’ora la velocità olimpica femminile che, racimolando gli ultimi punti nel velodromo di Milton, ha estromesso dalle Olimpiadi le padrone di casa della Francia.

Il prossimo appuntamento per i pistard sarà quello più importante del quadriennio: i Giochi Olimpici di Parigi. Questo inizio stagione ha mescolato le carte in tavola e al velodromo di Saint Quentin-en-Yvelines nessuna gara sarà scontata, dalla velocità, contesa tra britannici, australiani, neerlandesi e giapponesi, all’endurance, in cui si potranno rivivere emozioni simili a quelle di tre anni fa. L’appuntamento è fissato al cinque agosto.

Foto in evidenza: 2024 UEC Track Elite European Championships - Apeldoorn - 10/01/2024 - Inseguimento a squadre femminile - Vittoria Guazzini  - Elisa Balsamo - Letizia Paternoster - Martina Fidanza - Foto Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2024


Lost Road, Ferrara

Nelle campagne della Vallonia, in Belgio, vicino alle fattorie dove lavoravano i braccianti, intorno al 1700, i contadini dell'epoca preparavano la birra con ogni tipologia di cereale a disposizione in quei territori, non solo l'orzo, anche l'avena e la segale. Quella bevanda, caratterizzata da una modesta gradazione alcolica e da un gusto che non stancasse, doveva servire a dissetare i lavoratori agricoli nel caldo e nel sudore delle loro fatiche: l'acqua, a quel tempo, era meno salubre della birra che, post ebollizione, veniva depurata da batteri e microrganismi. La birra Saison, infatti, nasce in questo modo. Altrove, precisamente in Boemia, nella città di Plzen, in Repubblica Ceca, la birra Pilsener, abbreviata in Pilsner o anche semplicemente Pils, vedeva la propria origine ed il proprio peculiare sapore da un'acqua povera di sali minerali: non c'era alcuna lavorazione per ottenere l'effetto che tutti conosciamo, solo la terra le conferiva queste qualità. Birre chiare e birre scure: le seconde sono state, a dire il vero, in alcuni luoghi, le prime in ordine cronologico, in quanto ancora non si sapeva come cuocere l'orzo a temperature tali che non lo imbrunissero così tanto, consegnando, poi, il suo colore alla bevanda. Allo scendere delle temperature è corrisposto l'ingiallire della birra, le cosiddette bionde. Storie di terre e popoli, di culture? Ne eravate a conoscenza? Noi no, non così dettagliatamente almeno e la ragione per cui, ora, possiamo narrarle ha essenzialmente a che vedere con l'ignoto, le strade che si perdono, che si scelgono nel vuoto, al posto di quella battuta, in cui già ci si orienta perfettamente, portandosi dietro il dubbio, la paura, ma pure il coraggio e l'entusiasmo di quel che si può ancora inventare.

La nostra scoperta è partita da uno spazio difficilmente catalogabile, a Ferrara, in via del Mercato 6: l'osservazione scorge un bancone, dei dischi in vinile, molte lattine appese, un telefono ed una televisione vintage e diverse biciclette appese al soffitto. Si tratta, come aggiungerà Michele Massellani, di uno spazio unico, non di un birrificio, ma di un birraio itinerante, che ha studiato, progettato e costruito autonomamente ogni singolo dettaglio dell'arredamento di quei locali, fino ai tavolini dove ci si siede, appoggiando un boccale di birra, in attesa del primo sorso. "Lost Road" è il nome di questa struttura, anche se, per tutto ciò che c'è dietro quelle due parole in inglese, potrebbe essere il titolo dato a una storia, quella di Michele, in primis, quella di chiunque voglia ispirarvisi, in secundis. Fino a quattro anni fa, Michele Mascellani era lontano da qui. Aveva studiato economia all'università e, successivamente, era stato assunto in banca in qualità di consulente fiscale e normativo: giacca e cravatta, uno stipendio certo e un futuro già delineato. «Per dieci anni, quello era il mio mondo e, almeno all'inizio, credevo potesse esserlo per sempre. Ero un esecutore: mi veniva detto ciò che dovevo fare ed io agivo. Alla lunga, è diventato un peso. Dove avevo lasciato le mie idee? Dove era finita la mia creatività? Quell'incasellamento che, da una parte, era tranquillizzante, dall'altra era una gabbia che mi precludeva la realizzazione della parte più intima di me».

Da quel momento, la prima strada persa: Massellani trascorre vari giorni, vari mesi, in giro per l'Italia, frequentando corsi specializzati per diventare "birraio", al ritorno, in un piccolo impianto a casa prova a mettere in pratica tutte le nozioni apprese, qualche tempo e si licenzia. Perde tutto, raccoglie solamente la buonuscita che gli spetta per legge e, con quei fondi, inizia ad ideare quel locale che vi abbiamo descritto. «La prima reazione di chi si ha accanto, in questi frangenti, tira in ballo la follia di un cambiamento simile, senza alcuna certezza, senza alcun appoggio su cui cadere se non dovesse funzionare. I miei genitori, mia sorella, anche alcuni amici: "Hai studiato per questo, cosa ti salta in mente?". La volontà e l'idea sono difficili da capire per chi non sta vivendo quel che vivi tu, però, chi ti vuole bene può capire la motivazione, la spinta interiore che ti porta ad un salto nel vuoto di questo tipo. Chi ti vuole bene, alla fine, appoggia questa spinta». Qui il discorso si amplia ed esplora il termine cambiamento: spiega Massellani che, in fondo, tutti subiamo il fascino del cambiamento e tutti, almeno una volta, abbiamo pensato di stravolgere la nostra vita e ripartire da capo, in maniera differente. Poi, spesso, ci siamo fermati: «Normale, umano, direi. Gli esseri umani tendono a essere conservatori, anche se non stanno bene nelle loro scarpe. Lost Road è un invito a perdere la strada, ad accettare il rischio di perderla per ritrovarsi».

Sì, da quella "follia" la creatività ha continuato ad espandersi. Dapprima negli assaggi casuali in tutta la sua esperienza, che «permettono una memoria su cui fare affidamento per scegliere come strutturare la tua ricetta, dagli assaggi nella cucina della nonna, da bambini, noi riconosciamo le spezie, i profumi», all'osservazione della birra nel bicchiere, «quanto rimane la schiuma, se la sua grana è fine o pannosa», alle note olfattive, all'assaggio, «lì comprendiamo se ci sono sapori assonanti o dissonanti, coerenti rispetto al profumo», sino al lato tattile, «se lascia la bocca pulita, se restituisce pienezza, se è vellutata o acquosa», il tutto nell'introspezione di un momento di solitudine e silenzio in cui sono coinvolti tutti i cinque sensi: questa è l'arte di un birraio. Prendiamo in mano una lattina ed il suo design, all'improvviso, ci riporta al ciclismo, all'epoca di Coppi e Bartali, più avanti di Merckx, a tante imprese, al ricordo delle maglie storiche: saranno le due bande colorate e lo sfondo bianco, l'eco della maglia Bianchi, ad esempio. Le due bande cambiano colore a seconda della tipologia di birra, nello spazio bianco, invece, una scritta a raccontare come siano i lunghi giri in bicicletta a Ferrara, nella grande pianura e nei luoghi più sperduti, accanto allo scorrere del Po, alle sue acque, a ispirare birre «fresche, equilibrate e pericolosamente facili da bere». Il legame tra le birre di Lost Road e la bicicletta è stretto e ricco di sfaccettature: si nota non solo per la cargo bike di Michele Massellani, il mezzo che usa per le consegne, sempre parcheggiata davanti alla vetrina, vicino alla distesa di tavolini, non solo per la vecchia Cinelli appesa all'interno del locale, ma si definisce bene anche in relazione alla città, a Ferrara, che, da sempre, dedica una particolare cura alla ciclabilità e alle persone che pedalano, oppure in relazione a tutti i ciclisti che, di tanto in tanto, si fermano qui a bere una birra, mentre prendono fiato e leggono un giornale, una rivista. I giri in bici di cui parla l'etichetta sono quelli di Michele che, sin da ragazzino, ha conosciuto la città attraverso i pedali.

«La birra è una sorta di prolungamento, di continuazione di quel che si vive in un giro in bicicletta: un modo, insomma, per conservare quel che si è appena vissuto, parlandone con gli amici, davanti ad una bevanda dissetante e beverina, prima della doccia finale, al rientro a casa, magari. Una bevanda studiata appositamente per non stancare ed essere adatta a quella circostanza: non troppo corposa, non troppo alcolica, ma appagante, come un premio, una ricompensa». Michele Massellani riflette spesso sul fatto che, in Italia, non ci sia una vera e propria cultura della birra, maggiormente sviluppata, semmai, è quella legata al vino: questa mancanza, in realtà, si traduce in diversi aspetti che tutti possiamo osservare e che Massellani ben analizza: «Spesso parliamo di birra bionda o birra rossa, di "bevanda gialla più conosciuta al mondo”, parliamo di alcune caratteristiche, il fatto che sia dissetante o meno, conosciamo, forse, la zona d'origine, nemmeno sempre, ma non finisce lì. Ci sono enormi differenze tra le birre industriali e quelle artigianali, soprattutto una birra è sempre e in particolare modo legata da uno stile, ad un'interpretazione, alla cultura di un popolo, ai suoi costumi, alle sue usanze. A quel punto si apre davvero un mondo».

Accade molte volte: Michele Massellani racconta le proprie birre in eventi pubblici, con molte persone ad ascoltare, prova ad esaudire le loro curiosità. Ad esempio, rispetto alla prima birra da lui prodotta, elaborata sullo stile di quella bevuta a Colonia, in Germania, dopo vari assaggi da bevitore curioso. Al rientro a casa, ha iniziato a provare a ricostruirne il gusto, avvicinandosi sempre più, ad ogni modifica, fino al gusto che voleva sentire, quello giusto, perfetto, desiderato. Ma c'è di più, perché molte domande, molto interesse è proprio per la storia di Michele, per quella vecchia vita sicura abbandonata e per l'incertezza scelta per riprendersi la creatività e la possibilità di realizzare pienamente ogni sua capacità come persona: «Le persone vogliono sapere, si immedesimano e magari trovano il coraggio per intraprendere la loro strada del cambiamento, per avventurarsi su una via sconnessa che potrebbe accompagnarli a quel che davvero vogliono». Qualche volta Massellani si fa prendere dalla timidezza, si sente imbarazzato nel racconto, poi, pensa che è necessario, che a chi è venuto alla degustazione può servire e inizia a narrare, come ha fatto oggi, con noi. In questo spazio non definibile a priori, immerso nel fascino di quel che è necessario esplorare, nel profumo e nel sapore di una birra, nel vento e nella velocità di una bicicletta, per le strade di Ferrara.