Sopra Trento e poi brindare - TRENTINO 2021 - DAY 6

Sopra Trento c'è questo paesino, Povo, che ci arrivi a piedi uscendo dal centro storico. Si sale ed è facile all'apparenza anche a farlo in bici, eppure, giro dopo giro, mette a nudo forma e difetti dei corridori in gara. I margini, poi, sono accecanti: tifosi ovunque come una di quelle feste che ti aspetti in Belgio e che invece ritrovi in un paesino sopra Trento.
In cima, una decina di minuti prima del passaggio della corsa, arriva un bimbo vestito da piccolo ciclista. Spinge un rapportino, mulina le gambe e tutta quelle gente in festa lo acclama come una gradinata esultante: siamo sul punto più alto e «dopo la curva spiana». Mai modo di dire fu appropriato.

È il tratto più duro, dove Evenepoel cercherà in tutti i modi senza riuscirci di staccare Colbrelli, e lì è parcheggiato da un po' di giorni un camper con una bandiera rossocrociata.
Appartiene ad amici e parenti di Gino Mäder, ma quando passa il gruppo è un colpo al cuore per mamma e sorella: lui è già staccato. Fa nulla, la corsa è esplosa, la corsa è folle, la corsa è corsa. Mäder fa segno "tutto ok" con la mano ai suoi tifosi. Pochi chilometri dopo si ritirerà.

La gente acclama chiunque e comunque. Fan club si sprecano: Sagan, Aleotti, un gettonatissimo Moscon, Colbrelli. Ci sono anche i tifosi di Covi con parrucche tricolori che mi raccontano di seguire tutte le edizioni del Mondiale di ciclismo dagli anni '80. «Tranne quelle che disputano oltre oceano» specificano. E in una di queste gare è nato pure un gemellaggio con un fan club norvegese.

Oggi Covi non è presente, è riserva, ma sperano di vederlo al Mondiale, la forma c'è mi dicono: nei giorni scorsi ha battuto il suo record personale su una salita test vicino casa. Loro comunque in Belgio, Covi o non Covi, ci saranno, ci tengono a precisare sorseggiando una birra in lattina: «Perché Taino è sempre presente».

Un signore con la maglia della nazionale di rugby australiana mi racconta di aver preso le ferie per venire a godersi lo spettacolo di oggi. Sua moglie lo raggiungerà domani e si fermeranno una settimana da queste parti. È belga, figlio di immigrati, dice di essere di origini della Val di Cembra, e secondo lui l'atmosfera che si respira qui oggi è come quella della Freccia o della Liegi.
Pogačar, quando passa, fa una boccaccia verso telefoni che lo filmano come fossero occhi usciti da un racconto di fantascienza; il giro successivo proverà un allungo portando via una fuga che si rivelerà quasi decisiva. Gli islandesi chiudono la corsa, ma non solo. Dopo qualche passaggio seguiranno il camion scopa salendo insieme ad alcune ragazze della loro squadra. Sorrisi, borracce distribuite, foto con i tifosi: il ciclismo è pure questo.

Il ciclismo è tavolini imbanditi di ogni sorta di cibo: ci sono insalate di riso, panini, salsiccia, patatine, ma soprattutto birra e vino. Tendoni con impianti stereo: alcuni mettono musica, altri sparano la Rai a tutto volume e si sente la voce di Ballan che racconta quello che sta succedendo in gara.

In mattinata invece c'è silenzio in zona pullman, un po' di tensione nell'aria. Sonny appare nervoso, me lo rivela un membro del suo fan club. È suo papà, che quando lo vede passare spiega: «lo vedo tirato, forse un po' troppo teso». Poche ore dopo, quando la corsa prenderà la piega giusta per lui, scaricherà quell'impressione di tensione dominando la volata a due con Remco. Diventa campione europeo accompagnato dal boato di tutta Piazza del Duomo.

Alla partenza, invece, un tifoso ferma Trentin e gli dice: «oggi si brinda», in barba alla scaramanzia. Trentin risponde, sorridendo: «brindiamo due volte, stamattina, ok. Ma l'importante sarà farlo stasera».

Foto: Bettini


In cerca di sguardi - TRENTINO 2021 - DAY 5

Lungo la salita di Povo, Ellen van Dijk cerca lo sguardo di Soraya Paladin. La osserva soffrire ma diffida: «è il tipico teatro all' italiana» - dirà sdrammatizzando a fine corsa. Ma in realtà Soraya, a tutta davvero, si stacca.

E mentre van Dijk se ne va un signore mi passa di fianco, andatura leggermente claudicante, mi intima di continuare a godere della corsa, dei corridori, di tutti quei colori, di tutta quella gente: «Tu resta qui, comodo, che io vado a prendere un po' di burro: stasera speck e finferle con la polenta».

Digiuno, riacquisto forza e spirito di osservazione cercando di leggere bene le mosse delle inseguitrici di van Dijk, che tra energie residue e tattiche di gara perdono all'improvviso tutto il margine guadagnato dopo essere arrivate a tanto così dalla sua coda.

In mattinata, durante la prova degli Under 23, accendo Eurosport sul mio telefono; incontro lungo il percorso una ex ciclista della Repubblica Ceca, mi racconta di quando in pista ha sfidato Vos e insiste perché le faccia vedere a che punto sono i suoi compatrioti.

Cerca Toupalik con lo sguardo quando sente i telecronisti dire: «passa davanti un corridore della Repubblica Ceca»; cerca Toupalik con lo sguardo quando il gruppo ci passa davanti pochi minuti dopo a una velocità che sarebbe difficile quantificare a occhio nudo. Dice che per domani tiferà per Štybar (Repubblica Ceca), Sagan (Slovacchia) e «per Italia».

Prima del via cerco gli sguardi dei corridori tra i pullman, provo a capirne atteggiamenti e concentrazione. È ancora presto e un ragazzo polacco sbadiglia e si stropiccia gli occhi, mentre Van Tricht, Belgio, è un perfettino: prima di salire sui rulli e riscaldarsi si guarda intorno, si aggiusta il ciuffo, osserva attentamente la bici, se la fa sistemare; poi non è soddisfatto, se la fa sistemare di nuovo, la prende e ci fa un giro, la molla, entra nel camper e sparisce dagli sguardi dei curiosi - me compreso - attorno.

Ognuno gestisce a modo suo: Garofoli, fuori dal pullman dell'Italia, appare concentrato come stesse facendo una partita a scacchi, mentre Colnaghi alleggerisce la difesa esclamando: «ma guarda che bel popolo quello danese: portano il caffè ai loro corridori».

Il carico sale sulle spalle degli azzurri, corridori di casa, che da lì a poco metteranno in strada una gara (quasi) perfetta. Quel quasi sta per "argento a Baroncini", mica male eh, però, parole sue: «Forse abbiamo sottovalutato la volata di Nys».

Thibaut Nys, che sono fiori nuovi che sbocciano mentre noi invecchiamo: conosciamo ogni giorno figli di leggende che abbiamo visto correre, ma nel caso del figlio di Nys significa aver già battuto (almeno su strada) il padre.

E su quel podio ci sale anche Ayuso, bronzo, che ha fatto fare gara selettiva: lo sguardo è teso a fine gara, è quello del campione che non vorrebbe perdere mai: «Almeno ho dimostrato di essere forte anche allo sprint».

La sua Spagna ha messo giù corsa dura dal primo metro, forse già dal foglio firma: il numero 33, Azparren, ha tirato a lungo. Poche ore dopo lo vedo vicino alle transenne con il sacchetto del rifornimento per le ragazze della nazionale spagnola. Incrociamo lo sguardo, poi lui guarda il gruppo passare, ma le connazionali si sono staccate. Dice qualcosa alla radio, si allontana. La gara per loro è finita da un po', mentre Ellen van Dijk tutta solo arriva al traguardo.


Figli e famiglie - TRENTINO 2021 - DAY 4

"Per i figli questo e altro". La citazione arriva direttamente dalla mamma di un corridore norvegese, Sebastian Larsen, anche se in realtà lei me lo pronuncia in tutt'altro modo, tanto che devo controllore la lista di partenza per capire di chi sta parlando.

«Per i figli viaggiamo in lungo e largo». È sempre lei a dirlo e aggiunge, con un largo sorriso «Venire in Italia è sempre bello e sai perché? Per il cibo!» Ovviamente.
Settimana scorsa lei e il marito erano a La Spezia per il Giro della Lunigiana, ma hanno girato tutta l'Europa per sostenerlo. Sebastian qui rappresenta una delle squadre faro dell'intero movimento giovanile. «Ma la Norvegia oggi sarà tutta per Hagenes» mi confida. Così sarà.

Per i figli ci si concia in ogni modo. Ci sono quelli di Pinarello, con un cartello tricolore con su scritto: "Forza Pinna"; ci sono finlandesi con delle piume di struzzo biancocelesti in testa; ci sono quelli di Francesca Barale che quando lo speaker fa il suo nome tra quelle nel gruppo di testa urlano e battono sui cartelloni come fossero allo stadio.

Quelli di Marta Ciabocco, argento nella prova junior femminile, «Un po' sono a Trento, ma altri mi stanno spingendo da casa». Mentre Hagenes, argento nella prova maschile, qui ha padre e sorella, mi dice.

Alcuni tifosi austriaci hanno la faccia dipinta, mentre quelli di Pija Galof, da Kranj, dicono che per loro essere al seguito della figlia è adrenalina, e la definiscono come una sensazione magica. Ci sono i tifosi di Alec Segaert, pochi giorni fa vincitore della prova a cronometro junior, con uno stiloso cappellino da ciclista nero e la scritta oro. Chiedo se ne hanno uno da darmi, mi ridono in faccia.

Ci sono quelli di Romele che a ogni passaggio urlano «Forza Ale!». Che "Ale" sia davanti o dietro in quel momento non importa, l'importante comunque vada è arrivare: «Perché quando tagliano il traguardo - mi racconta la mamma di Vittoria Guazzini - è un sollievo. C'è sempre un po' di ansia nel seguire le gare; per questo quando possiamo le stiamo vicino. Quando ci sono cadute si passano attimi che non augurerei a nessuno». E papà Guazzini lì vicino, aggiunge, scherzoso, con deciso accento toscano: «Forse l'era meglio la pallavolo».

Per i figli ciclisti c'è apprensione. «Abbiamo sempre un sacco di bende a casa» è la battuta con cui apre la mamma di Brennsaeter, altro ragazzo del nord. È pieno di genitori-tifosi norvegesi che riempiono tutte le vie lungo il circuito. «Ma noi seguiamo i nostri figli perché succede una sola volta nella vita di vederli difendere la maglia della nazionale. La sola idea mi mette i brividi». Più che paura di quello che potrà succedere domina il nervosismo nel seguire la gara: «D'altra parte non puoi avere paura: loro assorbono tutto».

I figli sono anche nipoti e difatti incontriamo il nonno di Barbara Malcotti. Barbara corre la prova Under 23 e la segue un club niente male che comprende intere generazioni: genitori, nonno, fratelli, zii e con loro un gruppetto numeroso di piccole cicliste con campanacci e trombette. Di fianco, "gli adulti" vestono tutti una maglia con scritto "Forza Barbara". «Siamo venuti giù da Storo - mi dice, orgoglioso, spiegandomi dove si trova geograficamente - per far sentire la nostra vicinanza e far sentire un po' di clima gara a questi ragazzi qua» indicando i piccoli ultras di Barbara.

E c'è un signore con una camicia a righe che negli ultimi chilometri della gara under 23 non riesce a stare fermo, si mette le mani tra i capelli, si guarda in giro nervoso. Quando Silvia Zanardi vince superando Blanka Vas sul traguardo, la piazza esplode, lui reagisce come si reagisce a un gol. Prende il telefono e piangendo riesce a dire solo: «Ha vinto! Ha vinto!». È lo zio della campionessa europea, mentre dall'altra parte del telefono, «la nonna che segue tutte le mie gare», mi rivela proprio Silvia Zanardi, tra il raggiante e il commosso.

Ci sono ragazzi, poi, che sono pura eredità ciclistica, come Lenny Martinez, bronzo tra gli junior e figlio della leggenda della mountain bike Miguel. Scherziamo, entrambi in un inglese più stentato che scolastico, sul fatto che lui e il papà sono due gocce d'acqua, ci fissiamo sul fatto che suo padre oggi non fosse presente, ma che lo consiglia sempre, soprattutto per migliorare tecnicamente nella guida del mezzo. «La corsa che vorrei vincere? Il Tour de France». Per inciso, suo nonno Mariano al Tour conquistò due tappe e la maglia a pois.

E questi figli ciclisti, poi, a fine gara vanno rincuorati come succede con Boris Reinderik. Piange a dirotto dopo il traguardo, viene consolato dai genitori e dalla sorella, si fanno fare una foto da un passante mostrando la bandiera dell'Acterhoek, la regione da dove arrivano. Vittoria o sconfitta, a fine gara, dopo un abbraccio e qualche parola torna il sorriso.

Foto: Bettini


Vittoria e cambiamenti - TRENTINO 2021 - DAY 3

Si potrebbe partire da qualsiasi momento per raccontare questa giornata, così intensa che se la agitassi ti verrebbe fuori tanta di quell'acqua da rinfrescare un pomeriggio caldo, che più caldo non si potrebbe.

«Qui va così: è il tipico settembre trentino», mi racconta Enzo. Fa il volontario e cerca di smistare le persone: tra quelle che vogliono entrare al museo, i corridori che attraversano la passerella per dirigersi al via della crono, semplici curiosi, o giovani tifosi con in mano un foglio stropicciato e sopra indicata la lista di partenza. «Adesso arriva Remco, ora passa Ganna, ora Pogačar» e così via. Affidandosi ad orario e numeri di pettorale. Già scafati.

Si potrebbe continuare raccontando dell'urlo del pubblico strozzato sull'arrivo, in quella sorta di Maracanazo in salsa (infinitamente minore, si capisce) ciclistica, quando Stefan Küng, vincitore potente, elegante, a pieno diritto nell'élite mondiale della crono, si mette dietro per sette secondi Filippo Ganna, il più atteso, il più tifato.

Il livello è così alto che te ne accorgi vedendo gente come Bissegger quarto o Affini sesto, terminare la prova completamente stremati; o Pogačar ancora più indietro, uno che non lo troveresti mai al dodicesimo posto se non, forse, in uno sprint di gruppo.

Te ne accorgi quando Evenepoel, uno che terrebbe il broncio pure se finisse secondo nella volata al cassonetto, afferma: «È un giorno speciale, se guardo a dove ero pochi mesi fa dopo l'incidente al Lombardia, per me è un miracolo già essere in bici, figurarsi stare sul podio di fianco a due così».

Si potrebbe continuare parlando delle crono del mattino quando Marlen Reusser vince quella femminile élite e in un perfetto italiano mi racconta di venire da un paesino conosciuto solo per la sua prigione e che fino a nemmeno troppo tempo fa, in gruppo, non la facevano nemmeno passare per andare davanti. Ora batte tutte, olandesi comprese.

Si potrebbe parlare di Vittoria e Viktoria. Vittoria è Guazzini, gambe muscolose di chi a crono vola, vince l'oro tra le Under 23, la sua gioia è mista alla consapevolezza di avere grandi mezzi.
Viktorija è Senkute che arriva dalla Lituania e oggi correva la sua prima gara di livello internazionale. Quando mi avvicino alla sua ammiraglia per chiedere di scambiare due parole con lei, un membro dello staff lituano sgrana gli occhi: «La nostra Viktorija o l'italiana Vittoria?».

MI racconta, Senkute, di aver scelto il ciclismo al posto del canottaggio praticato ad altissimo livello, lo scorso anno, dopo un grave incidente. Da quel momento il ciclismo non lo ha mai più abbandonato, o anzi, precisa, è il ciclismo che non ha mai voluto abbandonare lei. L'obiettivo agonistico è migliorarsi: «soprattutto a stare in gruppo, è la cosa più difficile di tutte», ma con la bici, afferma, posso trasformare una giornata buia in una giornata luminosa.

Mentre mi spiega qualche altro dettaglio della sua vita, vicino a noi è parcheggiato il motorhome dell'UAE. Tadej Pogačar scende gli scalini, occhialini dorati, cuffiette, inizia a prepararsi sui rulli. Di fianco è parcheggiata una vecchia station wagon con targa lettone; una ragazza scende dall'auto, si prepara e sale in bici per provare il tracciato della gara in linea. Ha la maglia della BORA-hansgrohe, i calzoncini di un'altra squadra e una banana ammaccata nel taschino posteriore.

E si potrebbe chiudere, e così chiudiamo, raccontando di quel ragazzo macedone, Andrej Petrovski, che corre la crono maschile e arriva 33° a 2'30'' dal podio di Remco. Si avvicina al belga e chiede foto e autografo. Trasformeranno tutti, questa calda e intensa giornata, in qualcosa da raccontare al prossimo. Potere del ciclismo.

Foto: Bettini


Come un puzzle - TRENTINO 2021 - DAY 2

Anno dopo anno il serbatoio da cui si attinge nel settore a cronometro italiano è sempre più ricco di talento: Bonetto, Romele, Barale, Cipressa, tanto per citare ragazzi e ragazze che ieri mattina la medaglia nelle due prove junior non la conquistano, ma mostrano come il futuro abbia trovato le prossime locomotive.

Non importa che le medaglie non siano arrivate, anzi, non è un male. Il livello internazionale è estremamente alto, alcuni avversari sembrano già professionisti (e tra questi alcuni passeranno professionisti fra pochi mesi). C'è fermento, c'è voglia, c'è talento, passione, che ritrovi non solo in chi corre, ma anche in tutti quelli che aspettano un autografo dietro le transenne o nell'alpino che insiste per farsi fare una foto con il fan club di un corridore.

Tra questi talenti c'è Samuele Bonetto. 5° nella prova junior del mattino, lui dice di sentirsi un diesel e di lui dicono che ha margini importanti, e che quei margini li vedi dai piccoli errori che ancora compie (e per fortuna).

Corre senza computerino: «Vado a tutta da subito, corro a sensazione. Perché sono andato più forte nella seconda parte? Perché questo dice il mio motore». È un ragazzo, ma come tutti i ragazzi della sua età che fanno ciclismo pare ormai fatto e pronto.

Lo capisci dal potenziale, lo cogli subito da come parla. «A soli 3 secondi dal podio ci avrei messo la firma. Tra Europeo e Mondiale su pista, fino a Trento, sono stato sballottato qua e là» Sì, però, aggiunge, è stato un bel girare: campione europeo e mondiale dell'inseguimento in meno di un mese. Correndo, aggiunge, equipaggiato con una bici, casco compreso, con pezzi appartenenti a Ganna, Consonni, Milan, Lamon e Scartezzini. Praticamente un puzzle. «Non è che già a ottobre al Mondiale vuoi rubare il posto a questi campioni?» scherzo. «Ma va! Ne deve passare di acqua sotto i ponti», mi risponde. Schietto e divertito. Mica male 'sto Bonetto.

Foto: Bettini


A che ora passa il treno? - TRENTINO 2021 - DAY 2

«Va forte come un treno!» esclama un ragazzino avvolto in una bandiera tricolore, con una maglia nera e sopra raffigurati Rick & Morty: dalla mattina fino al tardo pomeriggio lo trovi in zona Muse a Trento a fare il tifo per chiunque gli passi a tiro, e quando tra quelli che gli passano a tiro c'è Ganna, si scalda, è incredulo, urla come posseduto.
Filippo Ganna fa proseliti: potrebbe essere diversamente con tutto quello che sta facendo per il ciclismo e per se stesso? Un boato segue il suo annuncio sulla pedana, gente a caccia di autografi lo aspetta fuori dal pullman della nazionale a costo anche di farsi cacciare dallo staff.

C'è un altro ragazzino, questo con una maglietta con su scritto "WolfPack", merchandising Quick Step suppongo, altrimenti sarebbero sin troppe le coincidenze, che probabilmente sogna un giorno di essere proprio come Ganna, come De Marchi, come Sobrero.

Quando Ganna e Sobrero chiudono la loro prova della staffetta mista con un vantaggio consistente su Olanda e Germania - De Marchi ha fatto il suo, ma si è staccato qualche km prima - è tutto sulle spalle delle ragazze: Elisa Longo Borghini, Marta Cavalli, Elena Cecchini. Spalle possenti, un bel motore, unità di squadra («fare parte di questo gruppo è uno stimolo in più», il leitmotiv a fine gara), tanto da chiudere compatte e al primo posto: medaglia d'oro, Campioni d'Europa della staffetta mista, una prova a oggi ancora un po' snobbata, ma che ha il suo fascino in quella sorta di cambio a metà gara tra frazione maschile e frazione femminile, tipologia di gara che esprime bene il valore di un movimento che anno dopo anno cresce quando si tratta di sconfiggere il cronometro.

Oggi il treno italiano è arrivato puntuale, è andato forte, da domani ci saranno tanti vagoncini, e con Ganna e Affini e gli altri ci sarà di nuovo da trepidare. O parafrasando Affini: «Con me e Pippo ci sarà da divertirsi». Immaginiamo già dove sarà e per chi tiferà il ragazzino con la maglietta di Rick & Morty.

Foto: Bettini


Ciò che colpisce l'occhio -TRENTINO 2021 - DAY 1

C'è una cornice, arrivando a Trento, che sono le montagne tutto intorno. Così a picco che quasi vengono le vertigini, e puoi scegliere se restare a bocca aperta, oppure lasciarti andare a qualche esclamazione.

Le numerose scritte "Trentino 2021 UEC ROAD EUROPEAN CHAMPIONSHIPS", appena usciti dalla tangenziale, attivano l'occhiometro: bianco, verde e blu che campeggia in tutta la città. È il caso di spegnere il navigatore perché sai di essere entrato nel cuore dell'evento.
Giro lo sguardo e la terza cosa che mi colpisce è la quantità di biciclette. Gente normale su due ruote: studenti, lavoratori, cittadini, persino turisti e cicloviaggiatori, insomma ciclisti di ogni genere. Poi mi giro di nuovo ed ecco i primi corridori. Procedo a passo d'uomo cercando di ambientarmi quando un ragazzo della Norvegia, bello per quanto statuario in tutta la sua imponenza, con una bici da corsa nera che pare un cavallo uscito da un racconto fantasy, però di quelli che fanno paura, prova a tagliarmi la strada: in realtà sono io che in un primo momento non mi ero accorto delle strisce. Passa una frazione di centesimo tra l'imprecazione solo pensata e poi esclamata, rallento, freno e lo lascio passare. Si gira, non mi ringrazia, forse ho sciolto il suo cuore nordico e magari ha pensato pure di mandarmi a quel paese.

Arrivati al quartier generale, c'è un po' di tensione nell'aria: test Covid, Green Pass, passaporti, coda, ma ciò che non colpisce è Remco Evenepoel. In ciabatte e con la divisa d'ordinanza della sua nazionale, Remco pare (lo è) un bambino in mezzo a irlandesi, estoni, spagnoli (ma quanti spagnoli ci sono tra gli iscritti? Sembrano migliaia), altri belgi; ha la faccia imbronciata, Remco, e nei prossimi giorni potremo dire se è la faccia imbronciata dei giorni migliori. Di recente si è ritirato dal Benelux Tour per un malanno, è qui per spaccare il mondo (l'Europa) perché sa che è la cosa che gli riesce meglio.

C'è una ragazza islandese che piange a non finire dopo il tampone, vorrei capire cosa sta dicendo alla sua compagna di squadra, ma purtroppo non ho mai avuto tempo per imparare la sua lingua; vicino a me Elisa Longo Borghini, anche lei in attesa dei risultati del test, mi dice di essere gasata all'idea della cronometro a squadre mista che chiuderà il programma di domani.
I ragazzi ciprioti se ne stanno tranquilli in disparte, sorridenti, una divisa tra il rosa salmone e l'arancione, quasi sospesi come se la tensione dell'evento non li toccasse, mentre i norvegesi sono bimbi irrequieti che scalciano e ridono: le loro gambe paiono sentire il peso delle responsabilità in attesa delle gare.
L'ultima squadra ad arrivare in coda per i tamponi, e sembra strano dirlo, è la Svizzera, mentre di fianco passa un corridore con la divisa della nazionale francese: è Thomas Voeckler, oggi Commisario Tecnico, uno che quando correva rubava sempre l'occhio e che in un percorso come questo avrebbe fatto un figurone. E mentre cala il tramonto, la funivia di Sardagna, lassù in alto, noncurante del brusio nella vallata, continua a fare avanti e indietro.


Il Monumentale degli Europei di Ciclismo - TRENTINO 2021

Plumelec, Herning, Glasgow, Alkmaar, Plouay e Trento: che cos'hanno in comune queste città? Facile, visto il tema del dibattito, sono (state e saranno nel caso di Trento) le sedi dei Campionati Europei di ciclismo da quando, nel 2016, la manifestazione si è aperta ai professionisti.

Sagan, Kristoff, Trentin, Viviani e Nizzolo: e loro chi sono? Cinque tra i corridori più resistenti ed esplosivi del gruppo, a sprazzi qualcuno di loro persino il numero uno al mondo; quel tipo di corridori che se li vedi di fianco faresti bene a scrollarteli di dosso sapendo che ti potrebbero battere quattro volte e mezzo su cinque allo sprint. Sì, ma vogliamo sapere di più; entrando nell'argomento, chi sono? Ancora più facile: sono i cinque vincitori delle prime cinque edizioni degli UEC, i campionati europei, con Nizzolo, vincitore uscente, che non difenderà sulle strade di Trento la sua maglia bianca con una striscia celesta, una blu, un'altra azzurra e le stelline gialle: i colori che rappresentano l'Europa. Un po' a sorpresa, infatti, è rimasto fuori dagli otto scelti dal CT Davide Cassani.

Il campione in carica Giacomo Nizzolo. Foto Ilario Biondi/BettiniPhoto©2020

Lo scorso anno, in Francia, proprio Nizzolo fu il terminale offensivo di una nazionale che corse alla perfezione, come per altro accadde nelle due precedenti edizioni; il velocista milanese infilò Démare, Ackermann e van der Poel sulla linea del traguardo dopo essere stato magnificamente pilotato da Ballerini, andando a chiudere una splendida doppietta: aveva conquistato il tricolore esattamente tre giorni prima.

Elia Viviani e Simoni Consonni dopo il traguardo a Euro 2019. Foto Luca Bettini/BettiniPhoto©2019

Nel 2019 fu Viviani il goleador azzurro sul percorso di Alkmaar. Il velocista veronese visse una delle migliori stagioni in carriera e quel giorno, senza troppi dubbi, corse la sua miglior gara di sempre su strada. L'Italia, come al solito, si mostrò decisa e compatta, portò fuori la fuga decisiva e poi si affidò a un Elia tirato a lucido. Nel vento olandese il plurimedagliato olimpico andò via con Lampaert e Ackermann; rimase solo insieme al belga per poi batterlo allo sprint, vincendo praticamente per distacco con la risolutezza di un cacciatore di classiche navigato.

Trentin brucia van der Poel e van Aert sul traguardo di Glasgow a Euro 2018. Foto Dario Belingheri/BettiniPhoto©2018

Del 2018 - poi indietro non torniamo più, promesso - si ricorda una delle edizioni più spettacolari con un podio che a rivederlo oggi fa quasi paura: Matteo Trentin, nel circuito di Glasgow, tra pioggia e una planimetria degna di uno slalom speciale, sconfisse Mathieu van der Poel e Wout van Aert che ancora all'epoca non erano, almeno su strada, sul fango sì, quei due Dioscuri che conosciamo oggi. Fu un'edizione spettacolare, snobbata da diversi big, ma indimenticabile per i nostri colori.

L'Italia, dunque, dopo aver vinto le ultime tre edizioni, si appresta così a ospitare un evento che anno dopo anno cresce d'importanza all'interno del calendario internazionale diventando così riferimento e appuntamento (quasi) da non perdere anche per i professionisti – basta vedere alcuni dei nomi presenti nella starting list.

E Trento, per gli Europei 2021, come vedremo a breve, mette in campo uno scenario estremamente affascinante dal punto di vista del paesaggio e complicato da quello tecnico; il percorso sarà, senza nemmeno farlo apposta, ancora un dolcetto da gustare per quei corridori simil-Sagan vecchia maniera, quelli che abbiamo già definito esplosivi, veloci e resistenti. Ma attenzione, come vedremo, diverse nazionali quelle ruote veloci ed esplosive le lasceranno a casa (chi per scelta tecnica, chi per prepararsi verso il Mondiale che si correrà settimana prossima) portando corridori che fanno della corsa d'attacco il loro mantra. Altre addirittura infarciscono il proprio roster di scalatori e scattisti. Le premesse per vederne delle belle e per variare le chiavi di lettura della gara ci sono tutte.

E toccherà a loro, ma non solo, mettere in strada il meglio che avranno nelle gambe e nella testa il 9 e il 12 settembre del 2021 per la cronometro individuale e poi per la gara in linea, come sempre l'appuntamento clou di ogni manifestazione ciclistica di questo tipo.

Sarà l'occasione anche per vedere le giovani speranze del vecchio continente: si partirà l'8 settembre con le prove a cronometro dedicate agli juniores, ragazzi e ragazze, e la staffetta mista dove l'Italia parte con ambizioni importanti. Il giorno dopo invece il menù sarà ricco che più ricco non si può con ben quattro gare contro il tempo: crono donne Under 23, crono donne élite, crono uomini Under 23 e infine a chiudere la giornata la crono individuale uomini élite su un percorso di soli 22,4 km.

Dal giorno 10 si cambia: il cronometro servirà, ma fino a un certo punto. Niente più prove contro il tempo: la tre giorni finale sarà dedicata a quelle che sono indubbiamente le gare più affascinanti, quelle in linea. Si parte venerdì con le due corse dedicate agli junior, maschile e femminile. La giornata si chiuderà con la gara Under 23 femminile, categoria un po' di mezzo, visto che a tutti gli effetti durante la stagione nel circuito di gare donne, non esiste.

Sabato? Uomini under 23 e donne élite a fare da antipasto alla gara di domenica: la prova in linea uomini.

I PERCORSI

Il percorso della prova in linea élite maschile

Parlando proprio della prova su strada maschile: 179,2 km, non troppo lunga, siamo abituati a ben altro, ma proprio per questo motivo si apre a diversi scenari. La prima parte, di 73 km, sarà un tratto in linea con partenza da Trento: Piazza del Duomo quella non ufficiale, il km 0 in Corso del Lavoro e della Scienza. I primi 61 km induriranno le gambe dei corridori con le salite di Cadine e Vezzano, quello di Vigo Cavedine e poi su verso il Bondone che si affaccia sopra Trento, precisamente si arriverà fino ai 1040 metri di Candrai. Da lì, giù verso Trento da dove partirà il circuito che caratterizzerà tutte le altre gare in linea in programma con la salita del Povo da affrontare per ben otto volte.

Lo strappetto, a noi che lo abbiamo provato, lo ammettiamo, ha fatto del male, ma gli atleti lo supereranno più o meno agevolmente (3,6km al 4,7% difficilmente potrà mettere paura ai corridori più forti) una salita che faranno di rapporto e che nel momento clou scaleranno in sette, massimo otto minuti. L'ultimo passaggio sarà quello decisivo perché proietterà verso le medaglie. Resta da capire come verrà intepretata una corsa breve e con un circuito così particolare.

Per certi versi il tipo di percorso – al netto di un centinaio di chilometri in meno – può essere tagliato per corridori "da Sanremo" come li abbiamo già definiti: veloci per il finale, ma anche esplosivi in caso di attacco all'ultimo giro. Dopo la salita, una discesa velocissima, dritta, un altro strappetto prima di arrivare di nuovo in centro città. Da lì diverse curve, un paio a gomito che immettono verso il breve rettilineo d'arrivo che presenta un coefficiente di difficoltà da non sottovalutare: fondo in lastricato che in caso di pioggia risulterebbe ancora più insidioso. Il percorso non darà respiro: giro dopo giro, infatti, superando la linea del traguardo dopo circa 1 km si tornerà a salire. Difficile l'interpretazione e, difficile da capire chi, in ogni categoria, potrebbe essere l'uomo da battere.

Il percorso della cronometro.

Per quanto riguarda tutte le altre gare, invece, il percorso è interamente cittadino. Le sei cronometro individuali si disputeranno sulla medesima lunghezza e per le vie della città: 22,4 km. È vero, per i professionisti è un chilometraggio limitato, ma potrebbe stare proprio qui il fascino della corsa. Prova velocissima che esalterà i passistoni capaci di volare via nell'esercizio breve e a grandissime velocità.

Anche da un punto di vista planimetrico tutto sembra spingere verso medie da record. Interessante il fatto che, disputandosi tutte e sei le cronometro individuali sulla medesima distanza (la prova a squadra che chiuderà il programma di giovedì 8 sarà su due giri del percorso) si potrà fare anche un confronto tra i tempi delle diverse categorie: sicuramente qualche prestazione a sorpresa e che farà dibattere non dovrebbe mancare.

Il circuito cittadino di Trento.

Se la prova in linea dei professionisti avrà una parte fuori città, tutte e cinque le altre gare in linea invece si disputeranno all'interno del circuito che abbiamo descritto sopra. 14,8 km da percorrere 5 volte per le junior, 6 volte per le under 23, 8 volte per gli junior e le élite, 10 volte per gli under 23. La selezione e l'esito finale dipenderà anche dal meteo: in caso di pioggia occhio al fondo stradale che in città (e sul ciottolato finale) può fare male; occhio pure alle curve che immettono alla linea d'arrivo: tecniche e adatte a chi, in caso di gruppetto, avrà gambe e coraggio per anticipare.

PROVA IN LINEA ELITE MASCHILE (domenica 12 settembre – partenza ore 12.30 – arrivo ore 17 circa)

Un pranzo solitamente inizia dall'antipasto, o ancora meglio: da inviti e prenotazioni. Da un'idea di menù. Nel nostro caso, svelati i piatti ci tuffiamo subito sulla portata principale: la prova in linea di domenica 12 settembre. Ci ha stupito un po' scorrere la starting list e vedere l'assenza di diversi corridori veloci che su un percorso di questo genere si sarebbero potuti esaltare, ma evidentemente le scelte dei tecnici mirano a una corsa con un disegno più imprevedibile e fatto di possibili attacchi da lontano. Oppure si pensa che su uno dei passaggi sul Povo qualcuno abbia le gambe per portare via di forza una fuga verso l'arrivo. Quello che è certo è che saranno moltissime le squadre che non vorranno arrivare allo sprint. Oltretutto il circuito si correrà per tre quarti in salita e discesa, pianura sarà pochissima e quella che ci sarà, sarà fatta di curve e di un tratto in ciottolato.

Sonny Colbrelli sarà uno dei grandi favoriti domenica. (Foto: ASO)

L'Italia, in quanto tri-campione uscente e nazione ospitante, non può che fregiarsi del titolo di nazionale di riferimento. Oltretutto sarà il penultimo grande torneo con Cassani alla guida e gli Azzurri hanno per questo tutta una serie di motivazioni in più. Dopo aver appreso con stupore l'assenza del campione in carica Nizzolo, l'idea principale è che si andrà per Sonny Colbrelli. Il campione italiano ha mostrato in questa stagione di poter ambire a ripetere l'impresa di Nizzolo nel 2020 che, come detto in precedenza, nel giro di pochi giorni sopra la maglia tricolore indossò quella da campione europeo. Oltretutto Colbrelli arriva da una vittoria al Tour of Benelux conquistata con uno strapotere che di recente si è vista di rado da parte di un corridore italiano.

Andrea Bagioli si è messo in grande evidenza durante La Vuelta 2021. Foto: Luis Angel Gomez/BettiniPhoto©2021

In seconda battuta un Matteo Trentin che un titolo europeo lo ha già vinto, uno mondiale lo ha sfiorato e che esce da una Vuelta chiusa in crescendo. Con loro Diego Ulissi, adattissimo al chilometraggio ridotto e dotato di spunto veloce e Andrea Bagioli anche lui in arrivo dalla Vuelta e dunque con un ritmo gara che potrebbe anche tenerlo davanti nelle fasi più importanti. Quattro corridori messi in ordine di punta di velocità che potrebbero dire la loro qualora si dovessero trovare all'interno di un gruppetto ristretto nei momenti concitati e decisivi. Gli altri quattro azzurri spaziano dal talento ancora non del tutto mostrato di Gianni Moscon, carta da giocare in caso di attacco nel finale, ma utile anche se si dovesse tenere chiusa la corsa o ricucire per gli sprint dei compagni di squadra, fino al talento già invece ampiamente espresso di Filippo Ganna il quale presumibilmente sarà chiamato a tenere l'andatura o gli attacchi insieme a Giovanni Aleotti, che da neoprofessionista corona una stagione sopra le righe con una maglia azzurra. Infine Mattia Cattaneo, premiato per un'ottima stagione e anche lui probabilmente inserito per far fatica. Certo la caratura di tutti e otto ci fa ben sperare per una medaglia. Detto fuori dai denti: qualsiasi risultato dovesse arrivare al di fuori dei primi tre, sarebbe da prendere con delusione. Quello che non dovrebbe scarseggiare sarà lo spirito di squadra, sarà la voglia di dare spettacolo e mettere in mostra la maglia azzurra: in tutti gli anni della gestione Cassani (a parte qualche eccezione, vedi ad esempio Imola), l'impegno, il coraggio e la fantasia sono stati sempre presenti.

Peter Sagan sta crescendo di forma nelle ultime settimane. Mai sottovalutarlo per una corsa in linea Foto: ASO.

Le altre nazionali (assente ingiustificata la Gran Bretagna che avrebbe potuto schierare tra gli altri un Ethan Hayter in grande condizione) invece, se escludiamo la Norvegia con Kristoff, la Slovacchia con Sagan, la Spagna con Garcia Cortina e la Germania con Walscheid, sembrano orientate decisamente a una corsa tutta d'attacco.

Il Belgio ha l'attaccante dalla media distanza per antonomasia: Remco Evenepoel. Da valutare però la forma con cui arriva. Infatti, dopo un agosto da bambino prodigio qual è, Evenepoel qualche giorno fa si è ritirato dal Tour of Benelux per un malanno.  Con lui Dylan Teuns per provare a partire sulla salita di Povo e portare via un gruppetto, mentre Gianni Vermeersch è la loro carta veloce, Philippe Gilbert quella di grande esperienza e da non sottovalutare (di recente sembra davvero un buon Gilbert), e Victor Campenaerts un outsider da temere: sta andando fortissimo quest'anno e al Giro ha lasciato la sua stramba impronta. Harm Vanhoucke, invece, è uno scalatore puro nato per attaccare da lontano, con lui Ben Hermans con un'idea simile. A chiudere il giovane Stan Dewulf corridore tagliato per le corse di un giorno e che mira a vestire i panni della carta a sorpresa, magari con una bella stoccata da finisseur.

Forse Bauke Mollema avrebbe preferito qualche chilometro in più. Ma in una giornata dura (e magari calda), diventa un outsider coi fiocchi. Foto: ASO.

L'Olanda punta su Bauke Mollema: servirebbe corsa durissima e forse un chilometraggio maggiore per esaltarlo, ma come sottovalutare il levriero di Groeningen? In caso di giornata calda occhio a lui. Ide Schelling è uno dei nomi nuovi tra i puncheur di quest'annata, ma ha bisogno di partire al momento giusto. Timo Roosen, Jan Maas (chiamato all'ultimo momento al posto dell'infortunato van Baarle), Koen Bouwman e Niki Terpstra sono qui a lavorare per gli altri, o per qualche fuga poco sanguinosa a fini del risultato finale, mentre Nick Van der Lijke è un po' il nome che non ti aspetti. La sua convocazione è figlia però di un'annata positiva che ci fa domandare come mai corra ancora per una Continental danese. Sarà lui la ruota più veloce nel comparto orange.

Abbiamo detto di una Slovacchia tutta per Peter Sagan: con la presenza dei fedelissimi Juraj (suo fratello) e Baska. L'ex campione del mondo è stato anche il primo vincitore della storia dell'Europei per professionisti e nelle ultime uscite, dopo aver firmato per il prossimo triennio con la francese Total Direct Energie, sembra aver acquisito nuova linfa. In caso di sprint ristretto a 25/30 corridori è sicuramente una delle ruote più veloci del carrozzone, ma la domanda da porsi è: riuscirà Sagan a restare agganciato a un gruppo così ristretto?

Kristoff, qui con la maglia della nazionale norvegese, è uno dei papabili per le medaglie. Foto: ARN/Gautier Demouveaux - Via ASO

E abbiamo anticipato di una Norvegia che schiera un pezzo da novanta come Alexander Kristoff. Anche lui come Sagan ha già vinto un titolo europeo (esono le uniche due vittorie non italiane), preferirebbe freddo e magari un chilometraggio decisamente superiore ai 250 km (più è dura e più lui emerge), ma pure nel suo caso potarselo allo sprint sarebbe quanto meno pericoloso per gli altri. La nazionale scandinava (che come vedremo in seguito punta a fare incetta di medaglie nelle categorie giovanili), schiera una squadra affidabilissima che si farà trovare davanti in ogni fase di gara: Andreas Leknessund in caso di corsa dura o fuga dalla media o lunga distanza, Sven Erik Bystrøm è qualcosa in più del fratello di armi di Kristoff. Se puntate a un nome diverso per il podio, quello del ventinovenne di Haugesund, ex campione del mondo tra gli Under 23, fa proprio al caso vostro.

Ci sarà al via anche Odd Christian Eiking, che chissà che l'onda lunga di una storica Vuelta non lo porti a fare risultato anche qui, mentre Markus Hoelgaard e Kristian Aasvold vedono premiata una stagione di grande qualità e potrebbero essere pericolosissimi da portare allo sprint. Verosimilmente, però, si lavorerà tutti per Alexander Kristoff.

Chi fermerà l'ascesa di Cosnefroy? Foto: Bettini.

La Francia, come il Belgio, sceglie di non portare velocisti, anzi fa qualcosa in più: porta persino scalatori. Ed è infatti molta la curiosità intorno alla nazionale di Voeckler. Come si giocheranno le loro carte Thibaut Pinot e Romain Bardet? Aurelien Paret-Peintre veloce e resistente, è l'uomo giusto in caso di sprint ristretto mentre Franck Bonnamour (che all'ultimo ha sostituito G.Martin) è corridore uscito benissimo dal Tour de France e potrà farsi vedere in fuga, ma i gradi di capitano, su un tracciato nervoso, ma non impossibile, potrebbero dividersi tra la Bretagna di Warren Barguil e Valentin Madouas e soprattutto la Normandia di un Benoît Cosnefroy in grandissimo spolvero dopo il successo di Pluoay. Cosnefroy è, per chi scrive, probabilmente il favorito assoluto.

Almeida in Rosa al Giro 2020 - Foto: Gabriele Facciotti/Pentaphoto

La Spagna arriva un po' in sordina vista l'assenza di Valverde caduto alla Vuelta; una Vuelta che restituisce diversi ritiri illustri come Luis Leon Sanchez o Landa, e costringe Aranburu - adattissimo al percorso - al forfait e dunque punterà tutto sulla buona vena del veloce Ivan Garcia Cortina, su David De La Cruz (anche se il tracciato nongli si addice) e sui fratelli Gorka e Ion Izagirre. Da seguire con attenzione Roger Adrià della Kern e Antonio Soto della Euskaltel, due nomi meno conosciuti al grande pubblico, ma di sicuro prospetto. Restando nella penisola iberica la scelta del Portogallo verte tutta su uomini affidabili, resistenti, esplosivi come Joao Almeida (capitano) e Rui Costa (vice). I due saranno affiancati da Ruben Guerreiro (da non sottovalutare andasse in fuga), i passisti Andre Carvalho, Nelson Oliveira e Rui Oliveira, e Rafael Reis uno dei grandi mattatori della recente Volta a Portugal.

Tanti outsider al via, tra questi c'è Rein Taaramäe. Foto: PHOTOGOMEZSPORT2021

Per l'Austria i nomi più interessanti - ma non gli unici - saranno Marco Haller (in caso di sprint ristretto), Michael Gogl e Tobias Bayer per una corsa selettiva, Alexandre Riabushenko sarà il capitano della Bielorussia, mentre Mihkel Räim (occhio a lui in caso di volata) e Rein Taaramäe guideranno l'Estonia. L'Ungheria avrà Attila Valter - in maglia rosa per qualche giorno al Giro quest'anno - e la Polonia con diverse assenze punta sul veloce Pavel Bernas; la Svizzera sarà tutta per Marc Hirschi, che nelle ultime settimane sta crescendo, anche se pare ancora lontano dai livelli del 2020, ma tra i selezionati figura anche uno dei corridori più in forma di questo 2021: ovvero Gino Mäder. e infine nell'Ucraina l'uomo di spicco sarà Mark Padun.

Mancano ancora le conferme ufficiali dei corridori che difenderanno i colori di Spagna (Garcia Cortina), Danimarca (Asgreen e Cort Nielsen), Germania (Walscheid e Steimle) e Slovenia (Pogačar, Mohorič e Roglič), tra le nazionali più importanti al via. Aggiorneremo l'articolo mano a mano che i nomi saranno ufficializzati.

LE STELLINE DEI FAVORITI
⭐⭐⭐⭐⭐ Cosnefroy
⭐⭐⭐⭐ Colbrelli, Pogačar
⭐⭐⭐ P.Sagan, Kristoff, Evenepoel
⭐⭐ Almeida, Trentin, Bagioli, Teuns, Mäder
⭐ Mollema, Bystrøm, Haller, Schelling, Guerreiro, Dewulf, Pareit-Peintre

ÉLITE DONNE (sabato 11 settembre - partenza ore 14.15)

Annemiek van Vleuten punta alla doppietta crono-prova in linea. Foto: ASO / Thomas Maheux

Sarà ancora una volta Olanda contro Italia. Sarà Annemiek van Vleuten e Marianne Vos contro Elisa Longo Borghini e Marta Cavalli (in grande condizione) e magari, in caso di sprint più numeroso occhio a Elisa Balsamo (campione under 23 uscente). Le altre? Un po' le solite note. Lotte Kopecky (Belgio) soprattutto, ma occhio anche a Lisa Brennauer (Germania), Juliette Labous (Francia), Katarzyna Niewiadoma (Polonia), Cecilie Ludwig (Danimarca) e le due svizzere in grande forma: Marlene Reusser ed Elise Chabbey. Dopo quello che è accaduto a Tokyo, con la fuga bidone che ha premiato l'austriaca Anna Kiesenhofer (presente anche qui a Trento), ci immaginiamo un'altra condotta di gara da parte delle nazionali più forti.

LE STELLINE DELLE FAVORITE
⭐⭐⭐⭐⭐ van Vleuten
⭐⭐⭐⭐ Vos, Longo Borghini, Kopecky
⭐⭐⭐ Cavalli, Ludwig
⭐⭐ Niewiadoma, Reusser
⭐ Labous, Brennauer, Chabbey

UNDER 23 FEMMINILE (venerdì 10 settembre - partenza ore 16.30)

Probabilmente Lorena Wiebes avrebbe ambito al podio anche nella prova élite. Tra le Under 23 i lsuo è unod ei nomi più gettonati. Foto: PMGSport/ Tommaso Pelagalli/BettiniPhoto©2021

La categoria che durante l'anno non c'è torna forte per l'Europeo. L'Italia un anno fa conquistò una meravigliosa medaglia d'oro con Elisa Balsamo, su un percorso di questo genere l'Olanda però è di nuovo punto di riferimento con Wiebes, favorita per il titolo. Con lei occhio a Smulders e van Anrooij. Da seguire con attenzione per l'Italia, Guazzini, ma anche la crossista Realini e la forte pistard Zanardi, per la Danimarca Norsgaard, qual ora scegliesse la gara Under 23 a discapito della prova élite, e per la Francia Muzic e Le Net. Possibili outsider la Svizzera Rüegg, l'ungherese Vas e la portoghese Martins (quest'ultima per una corsa poco selettiva).

UNDER 23 MASCHILE (sabato 11 settembre - partenza ore 9.00)

Ayuso vuole gara dura per vincere, ma sono tanti i nomi dei possibili pretendenti alle medaglie nella categoria Under 23. Foto: Dario Belingheri/BettiniPhoto©2021

Nella categoria che segna il passaggio ai professionisti c'è tanta carne al fuoco. Ci sono quelli che non aspetteranno uno sprint come Ayuso e ci sono quelli che prediligeranno l'arrivo di un gruppetto come Tobias Halland Johannessen (ma anche il suo gemello per un canovaccio simile). I francesi Retaillaeu che ha già mostrato sprazzi del suo talento come stagista in maglia AG2R e Lapeira o i nostri Baroncini e Colnaghi sperano in una gara non per forza dura. L'Italia però potrà contare anche su Zana. Il corridore della Bardiani sarà la nostra punta in caso di corsa decisa sulla salita del Povo, altrimenti, come detto, si andrà per Colnaghi, suo futuro compagno di squadra con la squadra dei Reverberi, e Baroncini, che poche settimane fa ha firmato con la Trek-Segafredo.

Ci sarà l'Olanda che su tracciati simili hanno fatto la voce grossa al recente Tour de l'Avenir e in altre corse giovanili: Hoole, Marijn Van der Berg e Van Uden sono tra i favoriti assoluti per il titolo essendo sia veloci in caso di sprint numeroso che abili ad arrivare davanti in caso di volata di un gruppetto. Anche il Belgio presenta una mezza corazzata: Van Tricht (di recente stagista Quick Step), il figlio d'arte Thibaut Njs, Vandenabeele (scalatore, percorso non adattissimo al ui che oltretutto non appare in grande forma) ma soprattutto Berckmoes. Il classe 2001, che l'anno prossimo passerà con la Top Sport Vlaanderen, potrebbe sfruttare, sulla salita del Povo, le sue doti di scattista e passista: sarà lui probabilmente il numero uno in casa belga. La Russia punta forte su Syritsa, corridore un po' indecifrabile come tutti i connazionali, ma che se in giornata può essere devastante, mentre la Slovenia si affida a Hočevar, temibile allo sprint e la Slovacchia al talentuoso Štoček.

JUNIOR FEMMINILE (venerdì 10 settembre - partenza ore 13.50)

Categoria che, vista anche la giovane età delle concorrenti, è tutta da scoprire: anche qui sarà Olanda (Geurts, Van der Meiden) contro Italia (Ciabocco, Barale e Cipressi ), con possibili inserimenti di atlete delle solite note: Francia, Russia e Germania su tutte.

JUNIOR MASCHILE (venerdì 10 settembre - partenza ore 9.00)

La gara Junior, che aprirà il programma di venerdì, vede come favoriti assoluti i norvegesi. Su tutti quel talento (clamoroso) di Per Strand Hagenes. Il nome del giovane norvegese va scritto e memorizzato perché potrebbe essere uno dei volti nuovi del ciclismo mondiale a stretto giro di posta, va forte anche nello sci di fondo e si giocherà l'oro con i suoi connazionali Fredheim e Braensetter, con lo spagnolo Romeo, i francesi MartinezRolland e Gregoire, lo slovacco Svrcek e soprattutto il belga Uijtdebroeks.

LE CRONOMETRO

Chi fermerà Filippo Ganna?

Fitto programma anche quello delle prove contro il tempo che oltre alle 6 gare per le diverse categorie aggiunge anche la staffetta mista che chiuderà il programma del primo giorno e dove l'Italia sarà la favorita assoluta per la medaglia d'oro.

La prova più importante è sicuramente quella degli élite: si va per l'oro anche qui, dove Ganna, visto anche il percorso, è il maggiore candidato per il titolo. Sarà una sfida incandescente e di altissimo livello, però. A contendersi le medaglie infatti, oltre al nostro Ganna, sette nomi che danno assoluta garanzia: Pogačar, Evenepoel, Bissegger, KungAsgreen, Bjerg e Affini. Può Bastare? Le altre nazionali, invece, appaiono tagliate fuori con qualche piccola speranza per la Francia che schiera un Cavagna che di recente però non ha mostrato una grande forma e che dunque appare un gradino sotto, come il Portogallo con Nelson Oliveira.

Tra le donne élite sarà Van Vleuten il nome per l'oro, e occhio alla svizzera Reusser in grande condizione, mentre per l'Italia Bussi e Cecchini proveranno a salire sul podio, ma non sarà facile. Da seguire con attenzione la gara Under 23 uomini: Price-Pejtersen contro tutti (e per tutti diciamo norvegesi e olandesi: insomma ciò che il 2021 ha offerto). Mentre tra gli Junior la contesa potrebbe chiudersi a un Uijtdebroeks contro la Norvegia, ma occhio al campioncino all rounder svizzero Christen. Difficile se non impossibile che l'Italia possa arrivare a medaglia nelle due prove maschili giovanili.

Diverso il discorso tra le ragazze invece dove tra le junior si punta su Carlotta Cipressi per una medaglia e tra le Under 23, con Hanna Ludwig favorita per uno storico terzo titolo consecutivo, su Vittoria Guazzini.

Per le altre gare in programma l'articolo verrà aggiornata mano a mano che arriveranno le conferme sulla starting list ufficiale.

IL PROGRAMMA COMPLETO

Mercoledì 8 settembre 2021
09:15 - Cronometro individuale donne junior – 22,4 km
10:45 - Cronometro individuale uomini junior – 22,4 km
14:30 - Team Relay (crono a squadre uomini/donne) – 44,8 km (2 giri del circuito di 22,4 km)

Giovedì 9 settembre 2021
09:15 - Cronometro individuale donne under 23 – 22,4 km
10:45 - Cronometro individuale donne élite – 22,4 km
14:15 - Cronometro individuale uomini under 23 – 22,4 km
16:00 - Cronometro individuale uomini élite – 22,4 km

Venerdì 10 settembre 2021
09:00 - Prova in linea uomini junior – 107,2 km
13:50 - Prova in linea donne junior – 67,6 km
16:30 - Prova in linea donne under 23 – 80,8 km

Sabato 11 settembre 2021
09:00 - Prova in linea uomini under 23 – 133,6 km
14:15 - Prova in linea donne élite – 107,2 km

Domenica 12 settembre 2021
12:30 - Prova in linea uomini élite – 179,2 km

DOVE SEGUIRE LA CORSA

Alvento seguirà a modo suo giorno dopo giorno l'evento raccontando la corsa, i protagonisti e il dietro le quinte. Troverete i nostri articoli sul nostro sito, sulla nostra pagina Facebook, troverete qualche impressione su Twitter mentre su Instagram vi faremo vivere l'evento, sempre con uno sguardo alventiano, attraverso le "stories".

A questo indirizzo trovate le info sulla corsa, le starting list, le guide tecniche, la mappa e il programma di tutti gli eventi (non solo le gare, ma anche tutto quello che Trento offrirà in quei giorni): UEC EUROROAD TRENTINO 2021

Sito ufficiale di Trentino 2021: TRENTINO 2021

Foto in evidenza: Jered Gruber


Benoît Cosnefroy e la foto ricordo

Non appena tagliato il traguardo del fu Gp de Plouay, oggi Bretagne Classic, Benoît Cosnefroy si è visto avvicinare da un ragazzo, in verità un uomo, con una maglia diversa dalla sua ma così rinoscibile in mezzo al gruppo. Con quel ragazzo-uomo, pochi minuti prima, quando mancavano una ventina di chilometri al traguardo, si era mandato a quel paese: «Che fai? Non tiri? Ci riprendono!». Ma Benoît Cosnefroy conosce lo spirito del terzo tempo e una volta finita la corsa dimenticherà tutto prendendosi pure i meritati complimenti.

Qualche anno fa a Montréal, Gp de Montréal, Benoît Cosnefroy si stava involando verso l'arrivo. C'era di nuovo quel ragazzo-uomo, stavolta con una maglia diversa, invece che bianca con quei cinque colori messi in cerchio come quella indossata a Plouay, tutta blu; lo riprese a poco dal traguardo; invece di tirare dritto gli si mise a ruota e ci fu una scena simile: Cosnefroy si girò e lo mandò diretto a quel paese, diritto di fronte alle telecamere.

Ci fu un belga che li riprese e li fulminò, quel belga aveva un casco dorato, figlio della vittoria ai Giochi Olimpici di qualche anno prima. Superato il traguardo, il ragazzo-uomo in tredicesima posizione, Cosnefroy poco più dietro, i due si chiarirono: «Non ne avevo più» disse uno. «Nessun problema» disse l'altro «D'altra parte, tu sei il mio punto di riferimento» sentenziò Cosnefroy. «Spero un giorno di poterti battere».

Qualche anno prima ancora, è il 2015, Cosnefroy era un dilettante di belle speranze, poco più di un bambino con gli occhiali. Dalla Normandia, dove vinse una corsa che portava il suo stesso nome - al Tour des Pays de Savoie. Un’auto entrò nel circuito e lo prese in pieno. Benoît ricorda poco o nulla di quella scena, se non di essersi ritrovato in un letto d'ospedale con un edema cerebrale. Una trasfusione per salvargli la vita. Cinquanta punti di sutura tra faccia e collo che si fermarono a tanto così dalla carotide. Sa di essere sopravvisuto per miracolo e ricorda le notti a svegliarsi all'improvviso («era il mio corpo che ricordava il trauma»), che per i primi mesi faceva fatica persino a pronunciare alcune parole, mentre il braccio pareva quasi inutilizzabile. Ricorda di essere ingrassato, che pensava solo a mangiare. Una volta tornato a correre e passato poi professionista lo iniziarono a paragonare a quel ragazzo-uomo che da lì a qualche anno avrebbe spesso incrociato lungo le strade di tutto il mondo (ciclistico).

Succede così domenica scorsa: Benoît Cosnefroy si ritrova testa a testa con Alaphilippe, ragazzo che si è fatto uomo, punto di riferimento di un intero movimento, idolo ciclistico di Benoît. I due arrivano assieme al traguardo, Alaphilippe non ha le gambe dei giorni migliori, Benoît, dopo i problemi accusati alla fine del Tour 2020, sì. Sembra quello che vinse un mondiale Under 23 nel 2017, quello che scattava a Montréal o che chiudeva secondo alla Freccia Vallone e alla Paris-Tours. Cosnefroy conosce bene il finale che porta a Plouay, ma sa che Alaphilippe è forte, veloce. È il favorito. Lo fa sfogare sul rettilineo, e mentre Alaphilippe digrigna i denti, lo salta via.

Superato il traguardo, tutto si dimentica. La maglia, l'agonismo, la rivalità - Alaphilippe gli si avvicina: «Sei stato il più forte - gli dice - te lo meriti». Cosnefroy si tiene stretto i complimenti, e alla domanda su cosa si provi a battere il suo idolo, ci scherza su: «È una sensazione speciale. La foto penso che la incornicerò. Forse non l'appenderò nel soggiorno, ma la terrò nell'album dei ricordi».


Addio alle braccia

Lasciatecele scrivere ancora due parole su Fabio Aru e abbiate pazienza se ogni tanto sconfiniamo nel passionale. Oggi era la sua ultima tappa di montagna in carriera, e fa già effetto così a pensarlo, anche se troppo spesso, a volte troppo in fretta, si è intonato il de profundis alla sua carriera.

Quello che ha spinto Aru in questi anni, ma anche in queste settimane e in questi giorni, è stato l'amore per la bicicletta e la fatica, a prescindere poi dai risultati che, quando non arrivavano, a un certo punto gli sono stati rinfacciati.

Oggi Aru ci ha provato, ancora una volta, seppure senza risultato. È stato uno degli ultimi a cedere al ritorno del gruppo, alle spalle di un irrefrenabile Michael Storer.

Ancora una volta e per l'ultima volta, Aru ha scalato le grandi salite di una grande corsa insieme al gruppo, andando in fuga, provando a mettere il muso davanti per sentire il vento in faccia, la fatica opprimente, il gusto di sentirsi nuovamente in fuga, il piacere e l'ebrezza di stare davanti.

Quando Fernanda Pivano tradusse "A Farewell to Arms" di Hemingway, scrisse come quel titolo potesse essere tradotto non solo come "Addio alle armi", ma anche come "Addio alle braccia" intese come le braccia della propria amata. Similitudine ardita, è vero, ma oggi quello di Fabio Aru è stato l'addio alla montagna, almeno come corridore. Da lunedì per lui inizierà una nuova vita, ma oggi quella del corridore, che ancora gli appartiene per qualche giorno, se l'è goduta tutta, proprio come un abbraccio.