FLANDRIEN CHALLENGE, F.A.Q.
È una sfida ciclistica in cui il mondo digitale e quello fisico si scontrano. Bisogna percorrere 59 segmenti Strava, molto ben indicati anche sulla superficie stradale, delle più famose salite e strade in pavé delle Fiandre, in massimo 72 ore. Proprio Strava, una volta iscritti al challenge, certifica il completamento dei segmenti nel lasso di tempo previsto.
Ogni ciclista che riuscirà nell'impresa entrerà a far parte della leggenda. Il suo nome sarà inciso su un cobble e guadagnerà un posto nel Wall of Fame del Centre Ronde Van Vlaanderen di Oudenaarde: il museo dedicato agli Dei del ciclismo.
Il regolamento è molto semplice: basta connettere il proprio account di Strava al sito della Flandrien Challenge e mostrare il telefono al museo una volta completati tutti e 59 i segmenti.
Attenzione però! Il museo chiude alle 18 e, per avere il proprio cobble, è necessario arrivare non più tardi delle 17!
Sul sito vengono proposti tre percorsi per chi ha tre giorni pieni, oppure 4 percorsi più corti da dividere in pomeriggio, due giornate intere e mattina seguente, per un totale comunque di 72 ore (perfetto per chi vola in aereo e ha più tempo a disposizione). Non preoccupatevi se avete accompagnatori al seguito: in mezzora di treno si arriva a Gand e in un’ora e mezza a Brugge o Bruxelles. Meglio di così!
CHE BICI USARE?
Si sta in sella tante ore sobbalzando parecchio, quindi vi consigliamo prima di tutto comodità: copertoni minimo del 28, ma anche del 30 o 32 non guastano. Esagerate pure con la cassetta pignoni: 11-34 e non ve ne pentirete affatto.
Cambio meccanico o elettronico? Se potete, assolutamente elettronico! Nei tratti in pavé è molto comodo avere la possibilità di poter cambiare semplicemente sfiorando la leva: si trema così tanto che viene difficilissimo riuscire ad impugnare bene il manubrio e fare la giusta pressione sulla leva come accade con il cambio meccanico.
ATTENZIONE ALLE DISCESE
Sui muri si va pianissimo in salita… e velocissimo in discesa. Attenzione però! Siamo in campagna e le strade sono frequentate da trattori: è un attimo trovarsene uno dietro una curva mentre si sta scendendo a tutta. Nessun rischio inutile please: i segmenti sono solo in salita, ricordatelo!
Info: cyclinginflanders.cc
FLANDRIEN CHALLENGE
SFIDA TOTALE
Ovvero completare i 59 muri iconici delle Fiandre in meno di 72 ore. Siete pronti?
FOTO Paolo Penni Martelli
TESTO Stefano Francescutti
STARRING Davide Caccia, Matteo Serone
È tardi, tardissimo. Non bastavano la fatica, i muri, il pavé e gli oltre 400 chilometri in sella, ora ci si mettono anche le lancette dell’orologio che sembrano andare il doppio. Questi belgi hanno degli orari folli per noi mediterranei: come è possibile che un bar e un museo chiudano alle 18? Dobbiamo correre, se arriviamo anche solo un minuto più tardi non riusciremo a recuperare il nostro premio. Siamo venuti fin qua per questo, abbiamo guidato per oltre 1.200 chilometri, ci siamo letteralmente demoliti in bici su e giù per le Fiandre e ora rischiamo di tornare a casa a mani vuote? Non esiste.
Giù un dente, anzi due e via a menare. Raramente ricordo di aver fatto così fatica ed essere così provato e lo sguardo dei miei compagni conferma esattamente questa mia sensazione. Mal comune mezzo gaudio, si dice. La stanchezza fa brutti scherzi, tanto che inizio anche a chiedermi se davvero verremo ripagati a dovere, se realmente entrare a far parte di una stretta cerchi di ciclisti ci farà dimenticare tutti i dolori che stiamo provando. Vesciche, mani indolenzite, irritazioni varie: ne varrà davvero la pena?
È tardi, tardissimo, giù un altro dente. Cambi regolari, siamo una squadra ora. Non c’è tempo da perdere.
Sarò passato almeno un anno da quando ho letto per la prima volta del Flandrien Challenge e mi era sembrato da subito una figata, ma ho deciso di custodire questo segreto senza svelarlo a nessuno, nemmeno in redazione. Ogni tanto andavo sul sito, me lo studiavo per bene e quando ho sentito che il momento era propizio, sono passato alla carica.
«I tizi di Cycling in Flanders hanno mappato 59 muri iconici, quelli dove passano il Giro delle Fiandre, la Gent-Wevelgem, la Omloop e le altre gare della settimana fiamminga. Hai 72 ore di tempo per percorrerli tutti: se ce la fai, ti premiano e, come dicono loro, potrai definirti a true flandrien. Ho già pensato al team, Nerone (il nostro furgone, nda) è pronto: facciamo la classica macchinata e andiamo. Che ne dici?»
Sapevo che non ci sarebbe stata altra risposta che il classico affare fatto! tanto caro al nostro editore.
Metti insieme tre amici, dagli le chiavi di un furgone e un viaggio da dodici ore, ed è subito gita del liceo. Non importa quanti capelli bianchi tu abbia, in un attimo l’età mentale si attesta tra i 14 e i 18 anni, quando non c’erano responsabilità e la tua unica preoccupazione era avere in tasca cinquemila lire per la benzina dello scooter. E così via di cazzate, risate fino alle lacrime, sacchetti di patatine sparsi in ogni dove con briciole incastrate dappertutto, rumori osceni provenienti da ogni parte del corpo e un tormentone da pronunciare in ogni circostanza, che non ci abbandonerà mai più: eh amigo, i campioni sono così!
Il discorso è abbastanza semplice: bisogna pedalare su 59 settori in 72 ore complessive, ovvero in tre giorni. Il giudice che certifica il challenge è Strava, ogni muro è tracciato come segmento e anche segnalato con la vernice sull'asfalto, all’inizio e alla fine, una cosa che gasa in modo esagerato. Puoi farli in qualunque ordine e seguendo qualunque filo logico, se non vuoi impazzire ci sono già tre percorsi creati ad hoc scaricabili tranquillamente dal sito. Ti viene consigliata anche la sequenza, ma ognuno è libero di cambiarla: invertendo l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Facciamo la nostra scelta davanti a un paio di pinte di Stella Artois ed è già ora di andare a dormire. Domani si inizia.
Dormire ad Oudenaarde è praticamente un must. Trentamila abitanti, arrivo del Giro delle Fiandre, luogo da dove partono e arrivano due dei tre percorsi ma soprattutto sede del Centrum Ronde van Vlaanderen: il luogo culto per ogni ciclista. C’è il museo, il Peloton cafè dove sono d’obbligo il caffè prima della partenza e la birra a fine pedalata, un negozio di gadget da cui è impossibile uscire a mani vuote, attrezzi vari per la manutenzione della bici e anche le docce, in caso ci si voglia dare una rinfrescata.
Primo giorno, si parte col botto: 190 chilometri per 2.400 metri di dislivello, la tappa più dura delle tre. Siamo fin troppo carichi e l’euforia ci fa prendere questa decisione che potrebbe sembrare folle, ma si rivelerà poi perfetta. Salutiamo la campagna fiamminga con i primi colpi di pedale, non sappiamo a cosa stiamo andando incontro e i silenzi tra di noi indicano una certa tensione che non abbiamo ben chiaro in cosa sfocerà, ma ci mettiamo poco a capirlo. Sono bastati i primi due muri per rendere tutto molto limpido: è un challenge, è una sfida con sé stessi, ma in un attimo si è trasformata in una sfida tra noi tre. Qui non c’è un pettorale da indossare, è vero, ma ogni volta che sul terreno si oltrepassa la scritta START e si inizia il segmento, le vene si chiudono e parte la bagarre. Se arrivare secondo non è una possibilità presa in considerazione, arrivare ultimo è quanto di più avvilente. Amici, amici… Amici un cazzo! è proprio il caso di dire: iniziamo a prenderci letteralmente a sberle su ogni muro, senza tregua. Senza dirlo apertamente, il tragitto tra un segmento e l’altro lo dichiariamo zona neutrale, approfittandone per riprendere fiato e scambiare qualche battuta per stemperare l’atmosfera competitiva. Stolti che non siamo altro, combattiamo tra di noi senza nemmeno immaginare quale sarà il vero nemico.
Se si gioca è giusto stabilire delle regole e creare una classifica. In questo caso è molto semplice, si scatta tutti insieme all’inizio di ogni segmento e il primo che arriva è il vincitore. Non ci sono secondi né terzi: uno vince, due perdono. È alla prima pausa di giornata che sigliamo ufficialmente questo patto e, onestamente, se ne avessimo parlato prima di partire non ci avremmo mai creduto.
Il più agguerrito è, come sempre, il Serone: competitivo sin dalla culla, con la fortuna di avere un gran motore. Se riesco a giocarmela con lui è solo perché sono molto più allenato, altrimenti non ci sarebbe storia. È uno di quelli che non ti lascia nemmeno la classica volata al cassonetto, non so se mi spiego. Fisico perfetto per questi terreni, soffre però maledettamente la carenza di cibo: più di una volta l’ho visto in crisi di fame e ho costruito il mio piano proprio su questa sua debolezza, devo sfinirlo e non dargli possibilità di nutrirsi. È così che riesco a inanellare una serie di vittorie inaspettate: quando sento che inizia a lamentarsi per la fame gli assicuro, mentendo, che da lì a poco ci fermeremo… Invece accelero e basta. Una giocata da vero fuoriclasse, d’altra parte amigo, i campioni sono così.
Quando la pendenza va in doppia cifra è invece il momento di Caccino, un peso piuma con alle spalle otto anni di vita a Tenerife e le salite al Teide come palestra. Agile e scattante, quasi imprendibile sui muri in asfalto, fa invece una fatica immane sul pavé. Sembra che non riesca a trasferire la forza, rimbalza senza quasi comandare la bici. Sono inoltre sicuro che pagherà le lunghe distanze: lo devo lasciar sfogare, fargli fare il suo gioco, io recupererò nella seconda parte di giornata dove il mio motore diesel come sempre darà il suo meglio. Quella che poteva sembrare una vacanza tra adolescenti si è trasformata in una battaglia a colpi d’orgoglio.
«Il pavé ti cuoce. Su un terreno normale la tappa di oggi sarebbe stata sicuramente dura, faticosa, stremante. Ma col pavé tutto è esasperato. Sono cotto, davvero cotto». Guardo il Serone e annuisco, mentre Caccino riesce a mala pena a proferire due parole. A fine giornata siamo letteralmente svuotati e non siamo nemmeno a metà della nostra sfida. Ci conosciamo da una vita e questo è il bello: si sotterra l’ascia di guerra, almeno per qualche ora, ed è finalmente il momento di dedicarsi al reintegro di tutte le sostanze perse. Sui muri ce la caviamo decentemente ma al bancone, senza falsa modestia, siamo davvero dei fuoriclasse. Eh amigo, i campioni sono così.
La seconda giornata è quella col trasferimento. Carichiamo le bici su Nerone e ci spostiamo ad Ypres, ad un’oretta di viaggio da Oudenaarde e raggiungibile molto comodamente anche in treno, da dove parte un loop da 75 chilometri per circa 1.000 metri di dislivello. Solo nove muri da affrontare nella zona più occidentale delle Fiandre, praticamente al confine con la Francia. Non ce lo diciamo apertamente ma siamo devastati da ieri. Facciamo fatica a stringere il manubrio a causa delle mani indolenzite a furia di pavé e anche il sedere non se la passa meglio: sappiamo bene che dobbiamo risparmiarci un po’ se vogliamo arrivare alla fine. Vinco un muro, poi è il turno del Serone e poi di Caccino. La scena si ripete ancora una volta e, di proposito ma senza esplicitarlo chiaramente, ancora una. Nove muri totali, tre a testa: un pareggio che va bene a tutti. Ci fossero stati i giornalisti avrebbero gridato allo scandalo. Consapevoli di questa sorta di gemellaggio decidiamo di festeggiare offrendo ognuno un giro di birra agli altri sfidanti. Un gesto di sportività talmente bello che anche Penni decide di mettere da parte la macchina fotografica per aggregarsi. Che ve lo dico a fare: eh amigo, i campioni sono così.
Oudenaarde mi è sempre piaciuta: né troppo piccola né troppo grande, sulle rive della Schelda, da dove parte una pista ciclabile bellissima che ti porta in trenta chilometri fino a quel gioiello di Gand. Se ne parla stanchissimi passeggiando per la piazza centrale prima di ritirarci nelle nostre stanze. L’appuntamento è per domattina, l’ultimo giorno, quello che decreterà il vincitore.
«Nulla è ancora deciso, mancano venticinque muri che potrebbero confermare o ribaltare completamente la situazione.» Per un attimo mi trasformo in Alessandro Broghese, con la differenza che, invece di quattro ristoranti, abbiamo 142 chilometri per 2.200 metri di dislivello davanti a noi. Non è la più lunga, ma è la tappa regina: Kwaremont, Koppenberg, Paterberg... Ci siamo capiti insomma. Oggi siamo gli attori di quel film di cui andiamo pazzi e anche se l’abbiamo visto decine di volte, quando capita, non riusciamo a skipparlo. Il percorso è un groviglio incredibile di strade, impossibile da tracciare autonomamente, tostissimo: un su e giù senza tregua dove, per darvi l’idea, il punto più lontano da Oudenaarde è a soli dieci chilometri di distanza. Provo ad utilizzare le mie solite tattiche ma dopo una decina di muri inizio ad essere veramente cotto. Non voglio far trasparire nulla, scruto il Serone e Caccino che sembrano non passarsela meglio. Ciò nonostante, continuiamo a sfidarci, dando fondo alle forze residue. So di essere in leggero vantaggio e so anche che da un momento all’altro potrei saltare. Arranco, perdo un paio di muri, ma sono sicuro che questo sforzo a loro sta costando parecchio. Beviamo un sorso, mangiamo l’ennesima banana, facciamo pipì in fila dietro a un albero proprio come in terza superiore. Mancano solo una decina di muri, ci giochiamo tutto in un paio d’orette.
«Cazzo è tardissimo! Se non arriviamo al Centrum Ronde van Vlaanderen entro le cinque e mezza è come se non avessimo fatto nulla. Tutto ‘sto sforzo per niente!».
Panico, imprecazioni, sconforto. Che si fa? Un minuto di silenzio, ma sono bastati uno sguardo e una risata per metterci d’accordo e farci sentire davvero stupidi. «Tre giorni a sfidarci, mentre erano i muri a sfidare tutti noi».
Giù un dente, anzi due e via a menare. È tardi, tardissimo, giù un altro dente. Cambi regolari, siamo una squadra ora. Non c’è tempo da perdere.
Ce l’abbiamo fatta. Ne è valsa la pena. Ecco i nostri nomi scolpiti all’interno del Centrum Ronde van Vlaanderen. E pare che siamo anche i primi italiani.
Eh amigo, i campioni sono così.
Servizio pubblicato su Alvento 22 di agosto 2022
Flanders essentials
Ovvero, quello che dovete sapere se deciderete di andare a pedalare nelle Fiandre.
Quattro stagioni.
Non si parla né di pizza, né di Vivaldi. Qua si intende caldo, freddo, pioggia, sole, vento, nebbia, nuvole. Le Fiandre sono così. Una borsa sottosella o una da manubrio sono perfette per metterci dentro tutto il necessario e per avere magari anche un cambio. Fino a qualche anno fa le borse attaccate al telaio erano da sfigati, ora sono anche cool.
Birra.
Non esiste che finiate la vostra pedalata senza una birra. Se siete abituati agli integratori optate per una Kriek o per una qualsiasi altra tipologia aromatizzata. Se non fa troppo caldo una Triple è la degna sostituta di un thè bollente. Vi piacciono i gusti acidi e vi dissetate con spremute di agrumi? Le Geuze fanno per voi. Una Saison invece, fresca e beverina, è perfetta per tagliare la sete. Per tutti gli altri: chiedete una Stella (Artois), la trovate davvero dappertutto.
Dal 28 in su.
Immaginatevi delle giganti piastrelle di cemento, di circa cinque metri per lato, al posto del classico asfalto: queste sono le caratteristiche strade di campagna di qui. E, tra una piastrella e l’altra, c’è una fuga di qualche centimetro a cui corrisponde un saltello. All’inizio è fastidioso, ma poi ti ci abitui. Indispensabili, perciò, i copertoni dal 28 in su. Anche per il pavè
Un giorno in più.
Avete finalmente deciso di andare a Lovanio a ripercorrere il percorso dei Mondiali? Bene, prendetevi almeno un altro giorno in più per farvi un giro anche sui muri più famosi. Geraardsbergen, Koppenberg, Kwaremont e Paterberg distano meno di un centinaio di chilometri e non penso vi capiterà spesso di trovarvi da quelle parti. Approfittatene!
Treno.
Vi siete convinti a prendere almeno un giorno in più? Ottima scelta. Se volete spostarvi, però, fatelo in treno. La rete ferroviaria belga è capillare e funziona molto bene, ma soprattutto vi permetterà di evitare la tangenziale di Bruxelles che è molto trafficata ad ogni ora e da lì bisogna passarci per forza. Non ve ne pentirete.
Be local.
Non c’è niente, ma davvero niente, che mi mette più a disagio del non comportarmi come un local, mi fa sentire proprio fuori luogo. In Belgio, anche se stai andando a 40 all’ora, devi usare la pista ciclabile, se c’è: spesso si tratta di un piccolo marciapiede a lato della strada, ma davvero piccolo. Piuttosto abbassate la velocità ma usatelo, se non volete farvi suonare ogni minuto. Non facciamo i soliti italiani, dai.
Tutto quello che dovete sapere per viaggiare nelle Fiandre
Le Fiandre hanno davvero molto da offrire. Sia che voi siate lì per guardare una gara, pedalare una granfondo, visitare un museo, percorrere uno dei percorsi specifici, prendere un caffè pre-gara o una birra post-gara: ci sono un sacco di possibilità per soddisfare le esigenze di ogni ciclista. Ma quella delle Fiandre è una regione ampia che si estende toccando varie zone.
Ci sono le Fiandre orientali, quelle vicino a Oudenaarde per intenderci, e quelle occidentali dove puoi assistere alla Gent-Welvegem. Ci sono poi il Brabante Fiammingo tra Lovanio e Bruxelles, Anversa col suo porto e tutta la zona di Limburg. Come fare a organizzare bene un viaggio da quelle parti?
Semplice, qua trovate tutte le indicazioni che possono servirvi, dagli hotel ai ristoranti, dai negozi per affittare una bici ai tour operator a cui appoggiarsi. Più semplice di così!
Non vi resta che fare le valigie!
Fiandre Masterclass
Salite, discese, poi di nuovo salite e ancora discese. Corte sì, ma toste toste. E poi c’è il pavé e col pavé non si scherza. Bisogna imparare a pedalare nelle Fiandre: è necessario governare il proprio mezzo, altrimenti si rischia di rimanere in balia di ciò che ci accade sotto le ruote.
Poi c’è il tempo che non sempre è dalla tua, quando pedali lassù. Vento, pioggia, sole, freddo, caldo: può capitare di vivere quattro stagioni in un’unica uscita anche di poche ore.
Infine c’è il tuo mezzo, il tuo cavallo, la tua bici: se quando pedali al mare su una ciclabile non ti fai troppi problemi, quando vai nelle Fiandre è necessario essere molto organizzati anche sotto questo punto di vista. Quali copertoni? Che pignoni montare? Queste sono solo alcune delle domande che è giusto farsi prima di partire.
La buona notizia in tutto ciò è che trovate i tutorial che vi possono essere utili qua, sul canale Youtube di Visit Flanders. Buona visione!
Sven Nys Cycling Center
Baal è una piccola frazione di Tremelo, un tranquillo agglomerato di case rosse in cui pedalare pare un gesto naturale. Il traffico è poco, e le poche auto che si incontrano sono arginate da limiti orari contenuti, strettoie e aiuole. Un quieto paesino il cui nome è ben impresso nella storia del ciclismo per aver dato i natali a colui che in tanti indicano come il più grande ciclocrossista di tutti i tempi: Sven Nys.
Ritiratosi nel 2016, a 40 anni, dopo aver vinto tutto ciò che c'era da vincere e diffuso la passione per il ciclocross nel mondo, Sven Nys non ha perso un attimo e si è rimesso subito a lavorare in modi diversi per lo sport che ama. Il più tangibile di questi modi lo si trova sulla collinetta del Balemberg, poco oltre il centro di Baal. Lo Sven Nys Cycling Center è un centro polifunzionale dedicato al ciclismo fuori strada. All'esterno è abbracciato da un percorso permanente da ciclocross, gratuito ed aperto ad ogni ora, dove i volontari del centro tengono corsi di formazione e avvio al ciclismo per bambini e ragazzi. I campi, che arrivano a coinvolgere 130 bambini ciascuno, si svolgono nella stagione delle vacanze estive, ma le iscrizioni si aprono a inizio dicembre e fanno tutto esaurito in una settimana. Le famiglie arrivano da tutto il Belgio, a volte sono i nonni che portano i nipoti, fermandosi per una settimana con il camper nel parcheggio: una versione in piccolo della bolgia che travolge ogni primo di gennaio il Balemberg, quando si svolge il GP Sven Nys. In mezzo al circuito sorge il centro vero e proprio: uno spazio di cultura ciclistica con un museo dedicato alla storia del ciclocross, una sfilza di maglie iridate in bella mostra, bici in esposizione e un café a tema dove rifocillarsi dopo lo sforzo.
Il circuito è aperto tutto l'anno (ad eccezione dei giorni in cui si svolgono gare) e all'interno del Cycling Center è attivo un servizio di noleggio bici.
SVEN NYS CYCLING CENTER
Balenbergstraatje 11, 3128 Tremelo
sito in inglese: www.sport.be/svennyscyclingcenter/en/
typo [SC1]
Flandrien Challenge
Ora vi parliamo di una figata, senza giri di parole: la Flandrien Challenge. Di cosa si tratta? State a sentire.
Arrivi a Oudenaarde, ti trovi un albergo e vai a bere una birra. Mangi qualcosa, ma non troppo se no farai fatica a dormire. La mattina ti svegli e hai una missione da compiere: 59 segmenti Strava da completare in 72 ore, per vedere il tuo nome accanto a quello delle leggende del ciclismo nel Centrum Ronde Van Vlaanderen.
Partecipare è molto semplice, basta effettuare il login con Strava e percorrere fisicamente nelle Fiandre tutti i segmenti in meno di 72 ore. Il tutto è ovviamente gratuito e i segmenti possono essere affrontati nella sequenza preferita. Per agevolare la sfida, però, ci sono 3 itinerari che si snodano lungo alcuni dei luoghi leggendari della regione, come l'Oude Kwaremont, il Koppenberg e il Paterberg.
E quando completi la tua sfida? A quel punto il tuo nome verrà letteralmente inciso su una pietra, che ricorda il mitico pavé ed entrerai inoltre a far parte della Wall of Fame nel Centrum Ronde Van Vlaanderen, il museo di Oudenaarde dedicato alla storia del ciclismo belga.
Non c’è scadenza, non c’è fretta, non c’è nulla, solo la voglia di pedalare e godere al meglio di alcuni dei panorami più impressionanti della regione. La Flandrien Challenge è un prodotto permanente: che sia durante la prossima stagione delle classiche primaverili oppure in qualunque altro momento dell’anno in cui si potrà viaggiare in sicurezza, la conquista del pavé delle Fiandre è davvero un must nella lista di ogni alventiano che si rispetti.
Qua la Flandrien Challenge e altri percorsi scaricabili.
Il calendario ciclistico
Abbiamo girato in cerca di birrifici, birrerie, bike-cafè: sappiamo dove andare pre e post pedalata, per nutrirci e ricaricarci. Ora è arrivato il momento di capire in quale momento dell’anno e per quale motivazione prendere un volo e spostarci nelle Fiandre. Non che ci voglia per forza un’occasione specifica, sia chiaro: se siete qui è perché avete letto il nostro articolo sul percorso dei Mondiali nel numero 18 di alvento e sapete bene che voler pedalare senza per forza doversi attaccare un numero sulla schiena è già un’ottima motivazione per pedalare. Però, fatevelo dire con estrema sincerità, ci sono degli eventi a cui bisogna partecipare almeno una volta nella vita.
Di cosa parliamo?
Della classica più importante al mondo, aperta agli amatori: We ride Flanders – Ronde Van Vlanderen Cyclo. Il rito è questo: si arriva il giovedì sera, il venerdì si fa una sgambata e il sabato si pedala esattamente sullo stesso percorso che il giorno dopo percorreranno i campioni nella Classica delle Classiche. Vi possiamo garantire che vivrete delle sensazioni davvero speciali. E la domenica? Beh, è il giorno in cui scegliere un posto sul percorso e andare a godersi il passaggio di quelli che vanno forte.
Un consiglio? Sul muro di Kwaremont ci transitano più e più volte sia gli uomini che le donne… ma non ditelo a troppe persone se no saremo in troppi!
Spesso però non abbiamo necessità di stare in sella: quello che cerchiamo sono motivazioni e un po’ di festa. Quindi, già che ci siete, potreste approfittarne per andare a guardare altre gare molto importanti, quelle che compongono la campagna del nord: Gent-Wevelgem, Dwars Door Vlaanderen, E3 Saxo Bank Classic, solo per citarne alcune.
E poi c’è quella parolina magica lassù, quasi una religione, che solo a pronunciarla ti viene voglia di urlare con una birra in mano brindando con chiunque tu abbia di fianco: CICLOCROSS.
Se non avete mai vissuto una giornata nel fango nelle Fiandre, beh, avete vissuto la metà. Non potete non provare quelle emozioni almeno una volta nella vita, fidatevi.
Quindi ora che fare?
Semplice, fatevi un giro qui e scegliete quello che fa per voi. Non ve ne pentirete, ne siamo sicuri.
Il regno della birra
Il ciclismo non è certo l’unica grande passione dei fiamminghi, anzi, forse non è nemmeno la principale. Perché quando si dice Belgio, e Fiandre in particolare, la mente corre veloce verso un’associazione inevitabile: birra. Per le sue limitate dimensioni, il Belgio non rientra nemmeno tra i primi 10 paesi produttori di birra al mondo, ma per la qualità e l’originalità non ci sono dubbi, e fortunatamente quasi in ogni paese c’è un birrificio dove schiarirsi le idee (o annebbiarsele, a seconda della sete).
Se per il ciclismo le Fiandre rappresentano la tradizione più ortodossa, per la birra sono il luogo della creatività. Tra gli storici c’è chi fa risalire questa peculiarità al Reinheitsgebot, la legge di purezza promulgata in Germania nel 1516, quella in cui Guglielmo IV di Baviera fece esplicito divieto ai birrai bavaresi di utilizzare altri ingredienti che non fossero acqua, orzo e luppolo. E nel momento in cui una delle terre tradizionali della birra si trincera dietro al muro della purezza, ecco che l’altra lancia il suo assalto al cielo. I belgi producono birra sin dai tempi dei Romani ma con il trascorrere dei secoli hanno sviluppato una peculiarità unica nel differenziare il prodotto birra. Bianche, scure, marroni, a fermentazione spontanea, mischiate con frutta, aromi, succhi… non ci sono limiti alla creatività nel Paese dei Balocchi della birra.
Sebbene proprio a Leuven abbia sede il più grande colosso globale della birra, il gruppo Anheuser-Busch InBev, nato dallo storico birrificio Stella Artois e cresciuto acquisendo marchi in tutto il mondo fino a detenere oltre 50 marche di birre diversa, rappresentanti più del 13% della produzione mondiale, è dai piccoli produttori che si può apprezzare al meglio la ricchezza della birra fiamminga. E proprio come in bicicletta, non c’è che da mettersi in strada.
È proprio percorrendo una strada che cambiò per sempre la vita di André Janssens, il mastro birraio di Hof ten Dormaal, a Tildonk. Colpito da un infarto a 50 anni, André aveva perso il proprio lavoro nel marketing e si trovava davanti alla necessità di inventarsi una nuova vita. Durante un viaggio negli Stati Uniti vide per strada il cartello di un birrificio in vendita. André non aveva mai fatto birre in vita sua, ma la strada lo aveva convinto. Nel 2009 ha trasferito tutto il materiale nella vecchia fattoria di famiglia e ha avviato un processo unico di autoproduzione al 100%. Qui infatti non viene solo fatta la birra ma sono coltivati anche l’orzo e il luppolo, così come sono le erbe locali (tra cui delle sorprendenti radici di cicoria) a fornire gli aromi con cui sono differenziate le varie produzioni. Oggi Hof ten Dormaal produce una ventina di birre diverse (consigliatissima la Zure van Tildonk) e nel frattempo cerca di connettere la rete con diversi altri birrifici: ogni mese di aprile invita 16 altri produttori nel centro di Leuven per un festival all’insegna dello scambio creativo, denominato Innovation Beer Festival, che accoglie fianco a fianco produttori locali (come De Kroon) e internazionali.
L’elenco dei birrifici da visitare e degustare sarebbe quasi infinito. Alcuni offrono visite guidate tra i tini e le botti, altri restano ancora quasi inaccessibili, con un paio d’ore di apertura settimanale. Negli ultimi anni sempre più birrifici stanno allestendo le proprie sale di degustazione: il luogo ideale non solo per assaggiare ma per scoprire storie lunghe e ricche di idee e intuizioni, proprio come quella di André a Hof ten Dormaal.
Anversa, luogo di partenza delle prove mondiali, è la casa di De Koninck e delle sue tipiche bolleke, mentre spostandosi poco più a nord si raggiunge l’abbazia di Westmalle, dove nasce una delle migliori birre trappiste del mondo. Inoltrandosi nel Brabante, a nord di Bruxelles, si può visitare l’accogliente birrificio Palm, dove la passione per la birra va di pari passo con quella per i cavalli. Non lontano dai luoghi del mondiale si estende il Pajottenland, la valle fluviale a sud di Bruxelles. È la terra d’origine delle oude geuze e oude kriek, birre dal sapore straordinario, uniche al mondo, che vengono prodotte in un gran numero di birrifici concentrati in pochi chilometri: 3 Fonteinen, Boon, Oud Berseel, Tilquin. Un paradiso per gli amanti del luppolo che si può esplorare facilmente anche in bicicletta lungo i 41 chilometri della Lambiek-Geuze Route. Per poi rientrare a Bruxelles e concludere tra i più vivaci birrifici della capitale, come Cantillon o la Brasserie de la Senne.
Brouwerij HOF TEN DORMAAL
Caubergstraat 2, 3150 Tildonk
sito: hoftendormaal.com/
Brouwerij DE KROON
Beekstraat 20, 3040 Nerijse
sito: www.brouwerijdekroon.be
LEUVEN INNOVATION BEER FESTIVAL
sito: www.leuveninnovationbeerfestival.com
TOER DE GEUZE
sito: www.horal.be/toer-de-geuze-2022
Brouwerij DE KONINCK
Mechelsesteenweg 291, 2018 Anversa
sito: www.dekoninck.be
Brouwerij der Trappisten van WESTMALLE
Anversasesteenweg 496, 2390 Malle
sito: www.trappistwestmalle.be
Brouwerij PALM
Steenhuffeldorp 3, 1840 Londerzeel
sito: www.palmbreweries.com
Brouwerij 3 FONTEINEN – lambik-O-droom
Molenstraat 47, 1651 Lot
sito: www.lambikodroom.be
Brouwerij BOON
Fonteinstraat 65, 1502 Halle
sito: www.boon.be
OUD BEERSEL
Laarheidestraat 230/232, 1650 Beersel
sito: www.oudbeersel.com
Geuzerie TILQUIN
Chau. Maieur Habils 110, 1430 Rebecq
sito: www.gueuzerietilquin.be
Brasserie CANTILLON
Rue Gheude 56, 1070 Anderlecht (Bruxelles)
sito: www.cantillon.be
BRASSERIE DE LA SENNE / Zenne Bar
Drève Anna Boch 19-21, 1000 Bruxelles
sito: brasseriedelasenne.be
LAMBIEK-GEUZE ROUTE
sito: www.toerismevlaamsbrabant.be/en/producten/fietsen/fietsproducten/geuzeroute/index.html
Bar, pub o bike café?
Andare al bar a bere una birra è l'attività più naturale che si possa fare nelle Fiandre. Il bar è l'epicentro della società fiamminga, tra i tavoli e il bancone capita di imbattersi in sette o otto generazioni differenti contemporaneamente, e succede quasi in qualsiasi ora del giorno. Al bar si chiacchiera, si gioca a carte, si commentano le vicende di attualità, si organizzano scommesse sulle partite del campionato e ovviamente si parla di ciclismo. Tracciare una mappatura dei bar delle Fiandre significherebbe scrivere un'enciclopedia, e sarebbe ugualmente incompleta. Anche solo limitarsi al tracciato del mondiale sarebbe un lavoro improbo: Anversa per gli amanti della birra è una delle città migliori del mondo , con bar come il Café Kulminator o l'Oud Arsenaal che richiamano in pellegrinaggio bevitori da ogni continente, mentre il centro di Leuven è ritenuto il bar più lungo d'Europa, con la scelta tra oltre 40 banconi differenti nelle due sole piazze centrali (un consiglio? Fiere Margriet, a fianco della cattedrale).
C'è una tipologia di bar però nei quali le due grandi passioni dei fiamminghi si incontrano. Bar nei quali la bicicletta ha la stessa importanza della birra, dove le televisioni sono sempre accese sulle dirette delle corse, dove i ciclisti si ritrovano per uscire insieme a pedalare o per raccontarsi il giro appena completato davanti a un boccale pieno. I fietscafé sono bar dedicati ai ciclisti di ogni genere, da chi macina migliaia di chilometri all'anno a chi conosce gli ordini d'arrivo di ogni corsa del mondo, senza dimenticare i corridori locali, i cui club di tifosi hanno nei bar il proprio centro operativo.
A Leuven ha aperto da pochissimo De Coureur, un micro-birrificio di quartiere con tap room che il birraio Bart ha voluto dedicare interamente al ciclismo per uno scherzo del destino: fu un incidente in bicicletta a invogliarlo a esplorare birrifici durante la riabilitazione. Lungo il circuito Flandrien sono due i punti di incontro più amati dai ciclisti locali: 't Klein Verzet e Staminee bij Jokke. Anche se il bar ciclistico più pittoresco di Overijse è In Den Congo, che oltre ad esibire il listino più economico dell'intero Belgio è uno dei fan-café ufficiali di Remco Evenepoel (il più celebre dei quali è sicuramente De Rustberg, nella sua nativa Dilbeek, a ovest di Bruxelles).
Ma l'intero tracciato iridato è ricco di bar a tema ciclistico, dal Vitesse di Anversa (città di Victor Campenaerts, che è di casa al Café Mombasa) al Peloton de Paris di Mechelen, che oltre a servire da bere vende biciclette e produce la sua linea di abbigliamento tecnico. E ancor di più se ne trovano seguendo ogni strada delle Fiandre, come il Café Welkom di Herentals o il recente Paddenbroek di Gooik, premiato come bar dell'anno nel 2021.
Brouwerij DE COUREUR
Borstelsstraat 20, 3010 Kessel-Lo (Leuven)
sito: brouwerijdecoureur.be/
't KLEIN VERZET
Bollestraat 1, 3090 Overijse
pagina facebook: fb.com/tkleinverzetparike
STAMINEE BIJ JOKKE
Duisburgsesteenweg 176, 3090 Overijse
pagina facebook: fb.com/stamineebijjokke/
IN DEN CONGO
Dorpsplein 11, 3080 Vossem (Overijse)
pagina facebook: fb.com/IndenCongo/
DE RUSTBERG
Scheestraat 129, 1703 Dilbeek
pagina facebook: fb.com/indenrustberg
VITESSE
Provinciestraat 82, 2018 Anversa
sito: www.vitesse.cc/
CAFE' MOMBASA
Moorkensplein 37, 2140 Borgerhout (Anversa)
pagina facebook: fb.com/Caf%C3%A9-Mombasa-171546142888541
PELOTON DE PARIS
Hoogstraat 49, 2800 Mechelen
sito: www.pelotondeparis.cc
CAFE' WELKOM
Ring 20, 2200 Noorderwijk (Herentals)
sito: www.cafewelkom.be/
Fiets & wandelcafé PADDENBROEK
Paddenbroekstraat 12, 1755 Gooik
pagina facebook: fb.com/Fiets-en-wandelcaf%C3%A9-Paddenbroek-651020782180502