Il questionario cicloproustiano di Matteo Fabbro

Il tratto principale del tuo carattere?
Diretto e deciso.

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Onestà.

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
Il carattere.

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Umorismo.

Il tuo peggior difetto?
Testardo.

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Cucinare.

Cosa sogni per la tua felicità?
Il benessere mio e della mia famiglia.

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere qualcuno.

Cosa vorresti essere?
Vorrei essere il vento.

In che paese/nazione vorresti vivere?
Italia.

Il tuo colore preferito?
Blu.

Il tuo animale preferito?
Mangusta.

Il tuo scrittore preferito?
Tolkien e Coelho.

Il tuo film preferito?
American Pie.

Il tuo musicista o gruppo preferito?
883.

Il tuo corridore preferito?
Peter Sagan.

Un eroe nella tua vita reale?
Nessun eroe.

Una tua eroina nella vita reale?
Nessun eroina.

Il tuo nome preferito?
Fari (soprannome).

Cosa detesti?
Scarafaggi.

Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Nessuno.

L’impresa storica che ammiri di più?
Annibale e gli elefanti.

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Sagan al Fiandre.

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Giro d'Italia.

Un dono che vorresti avere?
30 cm in più di altezza.

Come ti senti attualmente?
Bene ma non benissimo.

Lascia scritto il tuo motto della vita:
"Volere è potere".


Il questionario cicloproustiano di Greta Marturano

Il tratto principale del tuo carattere?
Timidezza.

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Sincerità e fedeltà.

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Sincerità.

Il tuo peggior difetto?
A volte permalosa.

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Cucinare oppure seguire qualche serie televisiva o film su Netflix.

Cosa sogni per la tua felicità?
Avere con me le persone più care e fare quello che più mi piace.

Cosa vorresti essere?
Sempre me stessa.

In che paese/nazione vorresti vivere?
Sono un poco patriottica, forse, ma l'Italia va bene.

Il tuo colore preferito?
Blu.

Il tuo animale preferito?
Tartaruga.

Il tuo corridore preferito?
Van der Poel.

Un eroe nella tua vita reale?
Papà e mamma sempre visti come i miei eroi fin da quando ero piccola.

Cosa detesti?
Le bugie e le persone false.

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Ci sono tante imprese che mi sono rimaste impresse ed è forse per questo che mi sono sempre più appassionata al ciclismo.

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Non ci si ritira mai, in nessuna gara.

Un dono che vorresti avere?
Serenità.

Come ti senti attualmente?
Bene e serena.

Lascia scritto il tuo motto della vita
“Quando arrivi al limite, superalo”.


Il questionario cicloproustiano di Omar Di Felice

Il tratto principale del tuo carattere?
Riservatezza.

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
La discrezione e l’onestà.

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
La discrezione e la dolcezza.

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
La capacità di rispettare gli spazi e la diversità che ci caratterizza.

Il tuo peggior difetto?
La testardaggine.

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Leggere.

Cosa sogni per la tua felicità?
Un mondo con più gentilezza.

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Non poter pedalare.

Cosa vorresti essere?
Sono felice di ciò che sono.

In che paese/nazione vorresti vivere?
In un’Italia con maggior cura per il prossimo, meritocrazia e rispetto per i deboli (anche , e soprattutto, in strada).

Il tuo colore preferito?
Giallo.

Il tuo animale preferito?
I rapaci notturni in generale.

Il tuo scrittore preferito?
Ne ho diversi: Walter Isaacson per le biografie, Murakami per i suoi romanzi, Bonatti e Moro per i loro racconti dalle spedizioni incredibili che hanno affrontato.

Il tuo film preferito?
Notting Hill (si è una commedia, lo so!).

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Sigur Ros.

Il tuo corridore preferito?
Lo è stato Marco Pantani, poi ho conservato stima e ammirazione per molti campioni.

Un eroe nella tua vita reale?
Non ho eroi, solo persone che con il proprio esempio sono in grado di darmi stimoli e ispirazione.

Una tua eroina nella vita reale?
Non ho eroi, solo persone che con il proprio esempio sono in grado di darmi stimoli e ispirazione.

Il tuo nome preferito?
Marco

Cosa detesti?
L’invidia e l’odio.

Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Mussolini.

L’impresa storica che ammiri di più?
La liberazione dal nazi-fascismo.

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Pantani a Guzet de Neige (dire Les Deux Alpes sarebbe stato troppo scontato).

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Scegliere di ritirarsi non è mai semplice.

Un dono che vorresti avere?
Maggior capacità di fregarmene.

Come ti senti attualmente?
In pace.

Lascia scritto il tuo motto della vita
“Se pensi è la fine, se pedali arrivi”.


Gaia Masetti vuole assomigliare a Marianne Vos

Nell'ottobre 2021, dopo due anni in Top Girls Fassa Bortolo, Gaia Masetti, a soli vent'anni, a fine stagione, era senza contratto: il passaggio nella categoria under23 aveva portato molti problemi fisici, lei stessa non si riconosceva più, nei pensieri c'era un altro lavoro. Se le cose non fossero cambiate, avrebbe provato il praticantato presso lo studio di qualche geometra, pur dubbiosa, a causa della sua indole di ciclista, di fronte all'idea di stare tutto il giorno alla scrivania, in ogni caso quel curriculum da inviare era già pronto. I rimpianti non facevano parte di quelle giornate autunnali, si ripeteva che più di così non poteva fare e, per rendere il ciclismo il suo mestiere, aveva davvero messo in campo tutto l'impegno dovuto ed ogni rinuncia necessaria. Ricorda che era poco più che una ragazzina, ed il ciclismo era solo un gioco, quando rifiutava ogni invito a ballare, la sera, anche in inverno, per il resto, nessun drink alcolico e le persone accanto a ripeterle: «Gaia, sei giovane. Se non le fai adesso queste cose, quando mai le farai? Lascia perdere il ciclismo, divertiti!». Non le ha mai ascoltate ed è certa di aver fatto bene: «A me non interessava: fosse anche restato solo un divertimento, volevo che fosse un divertimento serio. Non era ancora un lavoro, io, però, mi comportavo come se lo fosse. Difficile da capire e difficile da spiegare, ma io non so fare che così con gli impegni che mi prendo». Il rammarico, invece, era ben presente. Suo padre era stato amatore, aveva smesso rendendosi conto che il mondo amatoriale non gli corrispondeva più, suo fratello, Simone, aveva corso diverso tempo in bici, si era dovuto fermare a causa dell'asma da sforzo, così forte da rendere impossibile una carriera professionistica. Lei, cresciuta a pane e ciclismo, tra le mura di casa, «succede sempre così con la bicicletta», aveva avuto molti dubbi sull'iniziare a gareggiare, in quanto si trattava ancora di uno sport praticato maggiormente a livello maschile: all'improvviso una gara, un'altra, risultati, vittorie e pure l'orgoglio di essere dapprima una bambina, poi, una ragazzina che ce l'aveva fatta, in mezzo a tanti ragazzi. Non avere un contratto significava rimettere tutto in discussione, decidere che anche per lei era finita. Su tutto prevaleva un dolore sottile e pungente, perché aveva sentito quel che alcune persone, a lei vicine, dicevano: «Mi è arrivato addosso tanto schifo. Non ero preparata, non lo meritavo. Erano parole pesanti, di quelle che fanno davvero pensare di smettere. Non è successo perché il ciclismo era più importante, ma quello schifo sputato addosso mi ha fatto male, fatico a non pensarci».

Gaia Masetti  - Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©202

Nel giro di un anno o poco più, il quadro era cambiato quasi completamente: il contratto l'aveva firmato con AG Insurance-Soudal Quick Step e, passato qualche mese, aveva capito che, se l'impegno fosse rimasto costante, il ciclismo sarebbe davvero stato il suo mestiere per diversi anni. Nelle prime settimane, tuttavia, a fronte di quel contratto, le difficoltà erano tante, forse ancora maggiori. Il Belgio non è così lontano, però, la prima volta in cui, ad inizio 2022, le è stato detto «al termine del ritiro di gennaio, resti con noi fino al Fiandre», anche Gaia Masetti ha avuto dubbi, timori. «Il carattere delle persone si forma, è qualcosa di dinamico. Il ciclismo per definizione contribuisce a modificarlo ed una delle prime volte in cui avviene è quando fai la valigia e vai lontano da casa per mesi. A molti sembra solo una valigia, in realtà, è enorme quell'istante, uno di quelli in cui ripensi all'essere donna ed alla scelta che hai fatto, che quella valigia ti costringerà a farla spesso. Partivo per tre mesi e, di fatto, partivo con estranei, con abitudini completamente diverse dalle mie e, anche volendo prescindere da questo, con persone che non conoscevo per nulla e con cui dovevo condividere tutto».

Gaia Masetti (ITA - AG Insurance - Soudal Quick-Step) - - Foto Luis Angel Gomez /SprintCyclingAgency©2023

L'inglese è da perfezionare, Gaia Masetti è abbastanza introversa, tende a chiudersi, Jolien d'Hoore, suo direttore sportivo, le confesserà tempo dopo che, al primo ritiro, era talmente silenziosa ed in disparte, che lei non l'aveva quasi notata. «Mi capita di pensare alle volte in cui sono restata attaccata al ciclismo solo per la passione che ho e quel ritiro ne fa parte. Sarei tornata a casa, poi ho pensato a me, al fatto che quello che volevo diventare era più importante, lo era sempre stato». In quei mesi, i genitori, a casa, vedevano le sue gare in streaming: dure, talvolta durissime. Sicuramente si tratta di situazioni a cui Gaia Masetti non è abituata, le gare open a cui partecipava in Italia non avevano nulla a che vedere con la nuova realtà: «La classica gara open italiana prevede circa novanta chilometri con uno strappo di tre, quattro chilometri. La mia prima corsa all'estero è stata la Omloop Het Nieuwsblad: ho sofferto come un cane. Mi sono detta che forse avevo sbagliato a non andare a lavorare». Spiega Masetti che, in un percorso simile, «le mazzate sui denti sono all'ordine del giorno, se non ti stacchi, resti attaccata al fondo del gruppo a bocca aperta, altrimenti ti ritiri e pensi ai tuoi genitori che a casa hanno visto un altro tuo ritiro, l'ennesimo». Si tratta del periodo in cui, al termine di ogni gara, Masetti parla con D'Hoore, le dice che per lei è un altro ciclismo, completamente diverso da quello italiano, votato all'attendismo e all'azione finale, un ciclismo in cui, forse, si è sempre riconosciuta, per questo si definisce "italiana atipica", ma ha bisogno di tempo, deve capire, migliorare, imparare ad usare tutte le energie, con intelligenza, senza risparmiarsi mai, convincersi del fatto che, a forza di fare tutta quella fatica, i risultati arriveranno. Pare impossibile, dato tutto l'acido lattico che, in quei continui sforzi, le invade i muscoli, ma accade. Il 5 maggio 2023, Gaia Masetti conquista "La Classique Morbihan".

Gaia Masetti (Italy) - Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2023

«Ho detto finalmente. Finalmente quella rabbia e quel dolore che mi portavo dentro per non essere stata capita si erano trasformati in una dimostrazione. Avevo lavorato per mostrare che, quell'autunno, si erano sbagliati e ci ero riuscita. Quella vittoria è stata soprattutto una rivincita. Forse sono fatta male, ma, in qualche momento, penso che vorrei farla vedere a chi mi ha deluso, far vedere cos'è successo». Sorride quando le chiediamo del Tour de l'Avenir, la sua prima volta in maglia azzurra, con atlete che non conosceva, con cui ha subito cercato di fare squadra, uno dei pilastri del ciclismo, nella sua filosofia, una delle più belle esperienze della sua carriera: «Credo di poter far bene su tutti i terreni. Ho scoperto, e non me l'aspettavo, di tenere anche a cronometro. In salite brevi, dai due, tre, ai sei chilometri, riesco a essere incisiva. Non sarò mai una scalatrice da grandi montagne, non è nella mia genetica, ma posso ancora crescere. Mi piacciono le classiche, sogno l'Amstel Gold Race e vorrei assomigliare a Marianne Vos». L'Amstel Gold Race l'ha scoperta alla seconda partecipazione, alla prima l'aveva detestata, odiata. Al ritorno, non solo ha capito che potrebbe essere la gara perfetta, ha anche avuto la certezza di quanto sia vero che il pubblico riesca a farti andare più forte, a fare meno fatica. Quando lo sentiva dire, lo leggeva, faticava a crederci. Marianne Vos, invece, l'ha sempre scrutata, cercando di cogliere ogni segreto, ogni dettaglio: quando, al Fiandre, le si è affiancata per complimentarsi del lavoro della sua squadra non voleva crederci: «Marianne Vos che parla con me? Che mi fa i complimenti? Ma ci rendiamo conto?».

Gaia Masetti (Soudal - Quick Step) - Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency@2023

Da bambina che guardava il ciclismo in televisione e ammirava l'eleganza di Alberto Contador, insomma, Gaia Masetti ce l'ha fatta davvero e, oggi, per sua stessa ammissione, la sua vita è al novanta percento legata al ciclismo: «Questo tipo di quotidianità tende ad allontanarti dalle amicizie, perché sei all'estero e perché è una vita che è difficile da capire e da accettare. La mia più grande amica mi conosce da anni eppure spesso ha dubitato, non ha compreso. Ora, che è un lavoro, sono aumentate le responsabilità, è aumentato quel che pretendo da me stessa, ma forse è aumentata anche la comprensione dall'esterno». Alle gare, ogni tanto, c'è anche Simone, il fratello: non da molto tempo, a dire il vero. Dopo aver lasciato le corse, a lungo è stato lontano dall'ambiente, abita vicino a Maranello, e lavora in un'azienda che costruisce le scocche per Ferrari, talvolta le fotografa anche, perché è appassionato di fotografia: «Un piccolo passo, ma mio fratello è tornato. Quella macchina fotografica ha iniziato anche a far foto alle cicliste. Averlo lì significa tanto, soprattutto significa poter parlare, confidarsi con sincerità estrema. Sono felice ed anche dispiaciuta perché so quanto avrebbe potuto dimostrare in sella. Però è tornato, va bene così».

Gaia Masetti (ITA - AG Insurance - Soudal Quick-Step) - Foto Luis Angel Gomez /SprintCyclingAgency©2023

Dopo tanti giorni lontana, quando torna a casa, Gaia Masetti prende la bicicletta e va verso Rocca Malatina: lassù c'è solo natura e tre rocce gigantesche, nelle cuffie soft rock e Indie, attorno il silenzio. Mentre lei che voleva diventare continua a diventare quel che vorrebbe essere, una ciclista molto simile a Marianne Vos.


Questionario cicloproustiano di Damiano Caruso

Il tratto principale del tuo carattere?
Schiettezza e sincerità.

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Onestà.

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
La femminilità.

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Che la loro amicizia è riferita alla mia persona e non alla mia figura.

Il tuo peggior difetto?
Sono un poco lunatico.

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Quando è possibile, dedicare il mio tempo a famiglia e amici.

Cosa sogni per la tua felicità?
Seguire il percorso di crescita dei miei figli.

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere la voglia di vivere.

Cosa vorresti essere?
Una brava persona e un buon padre.

In che paese/nazione vorresti vivere?
Italia.

Il tuo colore preferito?
Blu.

Il tuo animale preferito?
Cane.

Il tuo scrittore preferito?
Omero.

Il tuo film preferito?
Rocky.

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Freddie Mercury.

Il tuo corridore preferito?
Damiano Caruso.

Un eroe nella tua vita reale?
Qualsiasi persona che aiuta un’altra persona in difficoltà.

Una tua eroina nella vita reale?
Mia moglie.

Il tuo nome preferito?
Oscar e Greta.

Cosa detesti?
L’ipocrisia.

Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Tutti quelli che sono stati causa di morte di persone innocenti.

L’impresa storica che ammiri di più?
Il sacrificio dei giudici Falcone e Borsellino.

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
La mia, sull’Alpe Motta, al Giro d’Italia nel 2021.

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Da nessuna,

Un dono che vorresti avere?
Mangiare senza ingrassare.

Come ti senti attualmente?
Felice.

Lascia scritto il tuo motto della vita
Puoi mentire agli altri, ma non puoi mentire a te stesso.


Il questionario cicloproustiano di Cristina Tonetti

Il tratto principale del tuo carattere?
Testardaggine.

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Saper dialogare e comprendere l’altro.

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
L’umiltà.

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
La sincerità.

Il tuo peggior difetto?
Permalosità.

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Leggere e ascoltare musica/podcast.

Cosa sogni per la tua felicità?
Viaggiare e conoscere il mondo

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere una persona amata.

Cosa vorresti essere?
Una scimmia.

In che paese/nazione vorresti vivere?
Italia.

Il tuo colore preferito?
Azzurro.

Il tuo animale preferito?
Panda.

Il tuo scrittore preferito?
Alessandro d’Avenia.

Il tuo film preferito?
Notting Hill e Invictus.

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Gazzelle.

Il tuo corridore preferito?
Tadej Pogačar.

Un eroe nella tua vita reale?
Il papà.

Una tua eroina nella vita reale?
La mamma.

Il tuo nome preferito?
Lucrezia.

Cosa detesti?
La falsità delle persone.

Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Hitler.

L’impresa storica che ammiri di più?
Nelson Mandela e la lotta all’Apartheid.

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Froome sul Colle delle finestre, Giro d’Italia 2018.

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Il Fiandre.

Un dono che vorresti avere?
L’empatia.

Come ti senti attualmente?
Consapevole e serena.

Lascia scritto il tuo motto della vita:
"Non credo nei momenti giusti ma nelle motivazioni forti”.


Il questionario cicloproustiano di Matteo Donegà

Il tratto principale del tuo carattere?
Non mollare mai.

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
La qualità che l’uomo deve sempre dimostrare il proprio valore.

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
La qualità di avere sempre la giusta tranquillità.

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
La fiducia.

Il tuo peggior difetto?
Testardaggine.

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Go Kart e motori.

Cosa sogni per la tua felicità?
Una carriera professionistica di valore nel ciclismo.

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
La sofferenza della mia famiglia.

Cosa vorresti essere?
Un uomo felice.

In che paese/nazione vorresti vivere?
In Italia.

Il tuo colore preferito?
Nero e Blu.

Il tuo animale preferito?
Leopardo.

Il tuo scrittore preferito?
Giacomo Leopardi.

Il tuo film preferito?
Rocky.

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Linkin Park.

Il tuo corridore preferito?
Cavendish.

Un eroe nella tua vita reale?
Mio padre.

Una tua eroina nella vita reale?
Mia madre.

Il tuo nome preferito?
Jason.

Cosa detesti?
Le persone infami e maleducate.

Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Hitler.

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Le ultime vittorie di Cavendish al Tour.

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Giro d’Italia.

Un dono che vorresti avere?
Di ritornare nel passato.

Come ti senti attualmente?
Forte e convinto della strada che sto percorrendo.

Lascia scritto il tuo motto della vita.
Lavora duro e parla poco.


Il questionario cicloproustiano di Matilde Vitillo

Il tratto principale del tuo carattere?
Riservata al primo impatto, ma solare dopo essere entrati in confidenza.

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Sincerità e umorismo.

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
Fedeltà e amicizia.

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Potermi fidare di loro senza essere giudicata e la certezza che ci siano quando ho più bisogno di loro.

Il tuo peggior difetto?
Sono permalosa.

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Guardare film o serie tv/leggere/scrivere.

Cosa sogni per la tua felicità?
Sto lavorando tanto sul conoscere me stessa.

Quale sarebbe per te la più grande disgrazia?
Non avere più al mio fianco la mia famiglia.

Cosa vorresti essere?
Talvolta meno sensibile.

In che paese/nazione vorresti vivere?
Sto benissimo nella mia bellissima Italia.

Il tuo colore preferito?
Rosso.

Il tuo animale preferito?
Cane.

Il tuo scrittore preferito?
Agatha Christie.

Il tuo film preferito?
Orgoglio e Pregiudizio.

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Non ho un musicista, un gruppo o un genere preferito, mi piacciono le canzoni in base alla melodia e alle parole.

Il tuo corridore preferito?
Lotte Kopecky.

Un eroe nella tua vita reale?
Papà.

Una tua eroina nella vita reale?
Mia mamma.

Il tuo nome preferito?
Mi piace il mio.

Cosa detesti?
L'incoerenza e la mancanza di rispetto.

Un personaggio della storia che odi più di tutti? L’impresa storica che ammiri di più?
Non sono mai stata una cima in storia.

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Beh, penso di non volermi ritirare da nessun tipo di corsa.

Un dono che vorresti avere?
La capacità di saper prendere le cose con leggerezza.

Come ti senti attualmente?
Serena.

Lascia scritto il tuo motto della vita
“Life goes on”,
Qualsiasi cosa capiti, qualsiasi brutto periodo tu stia passando, la vita va avanti, quindi non c’è bisogno di focalizzarsi su ciò che va male. È diventato il mio motto quest’anno.


Stellette, vittorie e il destino: intervista a Eleonora Camilla Gasparrini

Il primo ritiro di stagione di UAE Team ADQ ha cercato di lavorare con calma sul livello di preparazione, con l'intenzione di "fare fondo" più che intensità, attraverso tante ore in sella per trovare la condizione, anche approfittando del bel tempo in Spagna. Il clima in squadra è buono, sereno, rilassato, anche più dell'anno scorso, quando lo staff e la squadra si stavano formando e tutto era nuovo: il momento giusto per guardarsi indietro e fare il punto sulla stagione trascorsa da qualche mese. Il 2023 per Eleonora Camilla Gasparrini è stata un'annata positiva, soprattutto nella prima parte, tanti bei ricordi e, ciliegina sulla torta, la prima vittoria World Tour, al Tour de Suisse, il 19 giugno, in una giornata in cui era stranamente tranquilla, serena, senza pensieri particolari. Alla soglia dell'estate, quel lunedì, la preoccupava solamente una salita posta intorno a metà percorso, già vista in ricognizione, ma, con il ritmo della gara, l'imprevedibilità è all'ordine del giorno e, visti gli importanti nomi presenti, Gasparrini temeva selezione e buchi.

Gent Wevelgem Women 2023 - Eleonora Camilla Gasparrini (ITA - UAE Team ADQ) - Foto Rafa Gomez/SprintCyclingAgency©2023

«Sono riuscita a tenere duro e, superato quel momento, ero convinta che qualcosa di buono potesse arrivare. Di certo non pensavo alla vittoria, anche se, da qualche settimana, nell'aria, quindi nelle gambe, c'era qualcosa di diverso». Ed in effetti, scorrendo il ruolino di marcia di quei giorni, si notano vari piazzamenti in top ten, in particolare alla Ride London: «Ero sempre lì, facevo tutto bene, poi, alla fine, per un motivo o per l'altro, per un errore o una casualità, qualcosa si inceppava, mi superavano e l'appuntamento con il successo era rimandato. Non l'ho mai immaginata la prima vittoria World Tour, perchè è una situazione troppo bella, troppo nuova, per riuscire a raffigurarsela prima che avvenga, ma in quei giorni pensavo che sarebbe potuto capitare». Quando Eleonora Gasparrini parte per il Tour de Suisse, tra l'altro, non sono neanche due settimane che nonno non è più con lei: racconta che sin dalla prima pedalata era proprio lui a portarla agli allenamenti, che spesso andava a vederla alle gare e, anche negli ultimi tempi, quando l'età gli impediva lunghe trasferte, la televisione era sempre accesa, a trasmettere le gare in cui correva la nipote. Gasparrini gli dedica la vittoria e, sorridendo, chiosa: «Forse quella tranquillità non era casuale».

Tour of Scandinavia 2023 - Eleonora Camilla Gasparrini (ITA - UAE Team ADQ) - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Quello su cui invece c'è bisogno di lavorare è la seconda parte di stagione, dove la ventunenne di Torino ha avvertito un calo di condizione, una stanchezza persistente e un conseguente bisogno di staccare, mentalmente soprattutto. Parliamo del periodo successivo al Tour de France, quello che, però, traghettava verso il Mondiale in cui riprendere fiato era difficile e ancora dei giorni precedenti l'Europeo: «Ho capito che per me il riposo dopo una gara a tappe è necessario. Il punto è che dovrebbe essere programmato: non saranno mai cinque giorni, magari a nuotare, al mare, a farti perdere la forma, ma, dopo quei cinque, servono magari quindi giorni senza appuntamenti importanti. In quei momenti ho provato a rifiatare ma il Mondiale e l'Europeo erano dietro l'angolo. Quest'anno stiamo lavorando perché non accada, cambieremo qualcosa». Il Mondiale resta un'esperienza positiva, soprattutto perché è stata la prima volta, fra le élite, anche se la giornata non è, poi, andata esattamente come avrebbe voluto, ma c'è altro da salvare, da portare in questo 2024. «In realtà ho corso con atlete con cui corro sempre, però, sarà la maglia azzurra, sarà la responsabilità dell'essere convocata assieme a campionesse del nostro sport, l'emozione è differente, più grande. E tu ti senti piccola piccola, più piccola del solito».

2023 UEC Road European Championships - Drenthe - Under 23 - Eleonora Camilla Gasparrini (ITA) - Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2023

Succede in particolare una sera, nella camera che Gasparrini condivide con Elena Cecchini: poche ore prima, lo staff della nazionale aveva distribuito delle magliette intime personalizzate con il nome dell'atleta e delle stelline ad indicare il numero dei mondiali corsi. Gasparrini non ricorda quante fossero le stellette sulla maglia di Cecchini, sicuramente diverse, sa, però, che sulla sua ce n'è solo una: «Mi ha fatto sorridere. Mi ha fatto capire che stavo diventando grande e, allo stesso tempo, che sono ancora piccola».
La nuova stagione parte presto, il 21 gennaio, da Maiorca, il focus è sul blocco delle classiche, successivamente un periodo in altura e dritti verso il Giro d'Italia. Spiega Gasparrini che le Classiche del Nord vanno vissute per poter essere comprese, la più iconica è senza dubbio il Fiandre, lei, però, punta all'Amstel: «L'ho corsa l'anno scorso per la prima volta, il percorso mi si addice, i muri sono duri, ripidi, ma non troppo, non c'è il pavé, è una gara nervosa e selettiva, con un circuito finale che mi piace molto, insomma, sembra fatta per me». Al Giro, invece, oltre ad essere di supporto alla squadra, cercherà di ritagliarsi il suo spazio nelle tappe con percorsi misti e mossi. In fondo, parlandoci, si capisce che Eleonora Gasparrini non è così diversa da quella del 2020, quando si affacciava al mondo élite: sempre i piedi ben saldi a terra, qualcuno le dice «anche troppo», lei ribatte che non sa essere che così ed essere così le piace. Certo, è un'atleta maggiormente matura, capace di usare le tabelle come base, ma anche di distanziarsene, di ascoltarsi e di capire ciò che il proprio corpo richiede, meno pignola: «L'ho imparato grazie a Davide Arzeni, grazie alle altre atlete che ho osservato, al tempo che passa. Se il tuo fisico dice no, insistere non ha alcun senso, io, però, prima insistevo, bastava che lo dicesse una tabella».
Cambiato è anche il ciclismo e lo ha fatto in maniera decisa in soli tre anni: «C'erano le gare minori in cui si poteva correre per fare ritmo, senza incorrere in stress eccessivi, ora non ci sono più. Si è sempre a tutta, ovunque si corra e si corre moltissimo. L'aver finito il periodo delle scuole mi ha sicuramente agevolato, per i tempi fuori dalle gare, per la possibilità di allenarsi al mattino, ma, quando ancora studiavo, il ciclismo femminile era un altro ciclismo». Quindi aumentano i sacrifici, pur se Eleonora Gasparrini li ha sempre fatti volentieri, felice di avere una quotidianità pesante, piena di impegni, spesso lontana da casa, ma senza alcuna monotonia, senza la noia che avrebbe fatto fatica a sopportare.

Seconda gara stagionale e subito prima vittoria per Gasparrini, in una delle prove della Challenge Mallorca 2024.

Per il resto, ha bandito i rimorsi ed i rimpianti: afferma sicura di credere nel destino o, almeno, in un filo conduttore che lega tutte le scelte che si fanno: «Ci sono dei motivi anche nelle scelte che a noi sembrano inconsapevoli. Sapere che ci sono aiuta a viverle in maniera genuina ed istintiva. A viverle meglio, insomma. E penso che tutti cerchiamo solo questo».
E il suo 2024 è iniziato proprio così: uno sprint di potenza e decisione, guidata sapientemente da Silvia Persico in un finale difficile, ostico. Una vittoria, la prima della stagione, nella terza prova del Challenge Mallorca, e siamo solo a fine gennaio


Il questionario cicloproustiano di Davide De Cassan

Il tratto principale del tuo carattere?
Il tratto principale del mio carattere è la testardaggine.

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Avere grinta, determinazione ma sempre con umiltà.

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
Il saper ascoltare, la voglia di progettare qualcosa che duri nel tempo.

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Esserci quando serve, nei momenti duri.

Il tuo peggior difetto?
Sono troppo competitivo.

Il tuo hobby o passatempo preferito?
La musica.

Cosa sogni per la tua felicità?
Arrivare dove voglio arrivare, fare quello che voglio fare, essere libero.

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Che succeda qualcosa al mio corpo che mi cambi la vita.

Cosa vorresti essere?
Un esempio positivo per tutti.

In che paese/nazione vorresti vivere?
Amo la mia terra, la Valpolicella va benissimo.

Il tuo colore preferito?
Blu.

Il tuo animale preferito?
Cane.

Il tuo scrittore preferito?
Massimo Recalcati.

Il tuo film preferito?
Interstellar.

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Al momento Marracash.

Il tuo corridore preferito?
Remco Evenepoel.

Un eroe nella tua vita reale?
Non ne ho.

Una tua eroina nella vita reale?
Non ne ho.

Il tuo nome preferito?
Liam.

Cosa detesti?
Quando non riesco ad incidere sulle cose che mi succedono.

Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Non ho gli strumenti e le competenze per dirne uno.

L’impresa storica che ammiri di più?
L’impresa dei mille di Sparta.

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Sagan Roubaix 2018, Van der Poel Glasgow 2023

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Giro d’Italia.

Un dono che vorresti avere?
Essere un bravo fotografo

Come ti senti attualmente?
Bene.

Lascia scritto il tuo motto della vita
“Mai per caso nulla accade”.