Il Tour de France Femmes avec Longo Borghini
«In ospedale, su quella barella, mi sentivo già fuori dal Giro Donne anche se, ufficialmente, ero ancora in gara. Ho preso il telefono e ho scritto un messaggio al meccanico dicendo come avrei voluto che mi preparasse la bicicletta per l'indomani, quasi quel gesto mi tenesse in corsa, quasi fosse un "se mi prepara la bici, allora vuol dire che riparto". Francesca Della Bianca, dottoressa di Lidl-Trek, era lì accanto a me e sorrideva vedendomi scrivere quel messaggio. Un sorriso pieno di comprensione, della serie: "Va bene, Elisa. Però ora pensa a curarti". Quella notte, ogni due ore, la dottoressa Della Bianca mi ha svegliato per controllare come stessi». Elisa Longo Borghini ci sta raccontando del dopo tappa del 4 luglio al Giro Donne, di quello che è accaduto dopo l'arrivo di Ceres, quando, vedendola ancora frastornata dalla caduta di pochi minuti prima in discesa, la squadra le ha consigliato di recarsi in ospedale per dei controlli: «Di quella caduta, mi porto un forte dolore alle costole, alla spalla e ai muscoli. Dolori a cui mi sto anche abituando, passeranno. Per fortuna non è successo nulla di grave, però, in certi momenti, capisci molte cose. C'era anche mia madre in ospedale, ma non poteva entrare. Tu entri e tutto il tuo mondo resta dall'altra parte della porta. Stare in ospedale è sempre brutto, anche per questo. Francesca Della Bianca, in quanto medico, è entrata con me, così anche su quella barella mi sentivo meno sola, tranquillizzata nei miei dubbi, ascoltata. Vederla entrare con me è stato fondamentale. Mi ha aiutato». Continuando a raccontare, Longo Borghini indugia su una parola, che è poi un modo di comportarsi, con cui, già appena rialzata, mentre tornava in bicicletta, ha avuto a che fare: l'umanità.

Shirin van Anrooij transita da quella curva proprio mentre Longo Borghini sta per ripartire, si ferma. Le due si guardano, Elisa Longo Borghini le grida di andare, di non aspettarla, che non è successo nulla, ma van Anrooij non si muove da lì, non ne vuole sapere: «In good times and in bad times», dice così. Sì, nella buona e nella cattiva sorte. All'arrivo vanno assieme. «L'espressione che avevo al traguardo, la pacca sulla spalla ed il sorriso, racchiudevano la gratitudine per un gesto, l'aspettarmi, che non mi sembra e non mi sembrerà mai scontato. So che si dice che è normale e probabilmente lo sarà davvero. Io, però, continuo a vederci qualcosa di straordinario. Di tanto umano, per l'appunto». Straordinario come straordinaria, per Longo Borghini, è una foto che ha scattato, al Giro, Paolo Slongo, il suo direttore sportivo: un tifoso regge un cartone con la scritta "Evvai Elisa". Lei quel cartello l'aveva visto e aveva anche pensato che le sarebbe piaciuto averne un ricordo, ma in gara si può solo guardare distrattamente. Per fortuna che c'era Slongo: «Dire che aver visto i bambini venirmi incontro e le persone gridare il mio nome mi ha fatta felice è la verità, ma io voglio dire qualcosa in più. Voglio raccontare la sensazione che avverto nello stomaco quando succede e tutte le volte che mi sono chiesta perché succeda e quanto realmente lo meriti. Però succede. Ci sono persone che usano un quarto d'ora del loro tempo per preparare un cartello e vengono in strada a mostrarlo, per me, per Elisa Longo Borghini».
Il mattino del 5 luglio, Longo Borghini non ripartirà, su consiglio medico: il Giro lo vedrà da casa e, a differenza di altre volte, soprattutto, riuscirà a vederlo, serenamente. Tutto questo, la vittoria di Borgo val di Taro, la bella rivalità con Annemiek van Vleuten ed il podio di Gaia Realini sono gli ingredienti della sua tranquillità.

Il rapporto con Annemiek van Vleuten è da sempre basato su un reciproco rispetto ed una reciproca stima che, nel tempo, se possibile, è aumentata: «Fare quel che fa è sempre difficile, ma continuare a farlo con quella fame e quella grinta, nonostante tutto quello che ha vinto e che continua a vincere, ha dell'incredibile. Van Vleuten non è mai paga». Una caratteristica che ben emerge dai suoi scatti: «Non sono rasoiate secche, non creano una frattura, uno strappo. Gli scatti di Annemiek van Vleuten sono un lento ed inesorabile morire. Sei alla sua ruota, e d'improvviso hai dieci metri, poi cinquanta e, senza sapere come, ti ritrovi da dieci secondi ad un minuto di ritardo. Quando sono con lei e sono davanti, ho una voce dentro: "Ora ti stacco io". La realtà è che mi ha quasi sempre lasciata lì, ma a Borgo val di Taro l'ho battuta, in una volata a tre con Ewers, e mettere la mia ruota davanti a lei, mentre indossava la maglia rosa, rende ancora più bella la mia vittoria». Sulle ruote del fenomeno olandese erano spesso due le atlete Lidl-Trek: una è Longo Borghini, l'altra è Gaia Realini.
Il giorno del ritiro, le due hanno visto la classifica insieme: «Questa la stacchi. Questa potrebbe saltare, con lei, invece, puoi giocartela- dice Longo Borghini- il podio è tuo, Gaia». Realini ascolta attenta: «Dici?». La risposta è istantanea: «Non dico, Gaia. Sono sicura, andrai sul podio». Parole importanti per l'abruzzese che, da quel momento, ha dovuto gestire una responsabilità importante senza l'appoggio della Campionessa Italiana: «Tutti mi dicono che Gaia mi stima. Anche io stimo Gaia. Ho condiviso con lei la camera al San Pellegrino, in ritiro. Le dico affettuosamente che è una ragazzina, nel senso che è molto giovane ed ha un talento e una sensibilità fuori dal comune. Ogni tanto se ne esce con il suo dialetto abruzzese e, anche se siamo in salita a tutta, non riusciamo a non ridere. Un libro aperto, questo è Realini. Anzi, un libro che si ha la possibilità di aprire e scoprire col tempo. Il che aggiunge valore». E quel podio, Gaia Realini l'ha raggiunto, terza, dietro a van Vleuten e Labous: Longo Borghini ci aveva visto giusto.

Allora scherziamo, le chiediamo di testare queste doti facendoci qualche previsione sul Tour de France Femmes che partirà da Clermont Ferrand il prossimo 23 luglio: «Dai, la prima previsione è facile: Demi Vollering e Annemiek van Vleuten saranno due belle iene. Mi aspetto un bel Tour da Niewiadoma e Ludwig e, se vogliamo davvero testare le mie doti da predictor, il nome è Marlen Reusser. Vedrete che Tour farà. Vedremo se avrò avuto ragione». La classifica generale finale del Tour de France, spiega Longo Borghini, si deciderà sul Tourmalet, alla penultima tappa, la cronometro finale, invece, potrà servire per scalare posizioni, guadagnare o perdere secondi preziosi. Complicata sarà la quarta tappa con arrivo a Rodez, ma l'atleta di Ornavasso sottolinea che la pianura francese, in realtà, non è mai pianura e di tappe banali non ce ne saranno proprio. Lei sta bene, si sta allenando e ricerca il caldo, per iniziare a sperimentare sulla sua pelle la "canicule" che sembra ci sarà in Francia in quei giorni. «Ci sono vari protocolli per il caldo, in realtà, al momento, non li sto seguendo. Cerco di bere molto e di tenere fresche le estremità. Il mio alleato è il ghiaccio: in un giubbottino oppure in una calza, non riesco a dare un'idea di quanto ne userò, ma tanto, tantissimo». L'obiettivo è fare bene ma al Tour de France tutti vogliono fare bene. «Vedremo di tappa in tappa. Certo che mi piacerebbe vestire la maglia gialla, a chi non piacerebbe. Certo che mi piacerebbe vincere una tappa. Il podio sarebbe un sogno, il livello è altissimo. Le prime cinque posizioni sarebbero senza dubbio indice di un gran Tour».

Un Tour de France che «al suo ritorno fra le gare del ciclismo femminile si è subito imposto come "la corsa", un passo avanti rispetto a tutte le altre, un passo importante per il nostro ciclismo». Un Tour a cui si andrà con la maglia tricolore, l'undicesima, ed Elisa Longo Borghini riflette su questo numero: «Sono tante undici, davvero». In un attimo ripensa a quello che le dicevano i suoi genitori sin da ragazzina: la maglia azzurra va onorata perché di tante bambine che la sognano, la raggiungono davvero poche e chi la raggiunge non può permettersi di risparmiarsi. «Mi sento fortunata ad aver avuto la possibilità che ho avuto di lottare per quel tricolore. Il Campionato Italiano per me è sempre stata una corsa speciale, divento energia pura quando lo corro. Non so cosa mi accada». In realtà, è una delle poche volte in cui sorprendiamo Longo Borghini in un ragionamento di questo tipo sul numero delle sue vittorie, tendenzialmente, per l'umiltà che la contraddistingue non ama snocciolare le sue vittorie ed, anzi, si sente imbarazzata quando sono gli altri ad elencargliele. La mente torna al palco di presentazione squadre del Campionato Italiano: «Lo speaker ha fatto una bellissima presentazione con i dati delle mie vittorie, io, però, per carattere ero a disagio e non vedevo l'ora di scendere dal palco ed iniziare a correre. Sai, a volte penso che mi piacerebbe essere presentata solo con nome e cognome, solo come una ciclista, perché io mi sento una ciclista come tutte le altre».

Una ciclista che, guardando avanti, pensa ai mondiali di agosto, «a un percorso su cui proveremo a inventarci qualcosa», e tra i sogni della stagione pone quello di riuscire ad andare a vedere qualche tappa della Vuelta, dove correrà il suo compagno Jacopo Mosca: «Quando sono in strada, a vedere una gara, non riesco molto a fare il tifo, a gridare ed incitare come fanno tutti. Me lo impedisce la timidezza, mi sento strana a farlo. Non so il motivo, però mi accade». Eppure essere in strada salva, in parte, da un qualcosa che tutti i ciclisti vivono quando si trovano a guardare una gara in cui gareggia qualcuno a cui tengono, a cui vogliono bene: «Mi dicono: "Eh ma sei anche tu una ciclista, sai come vanno le cose, dovresti essere più tranquilla". No, appunto perchè sono una ciclista penso a possibilità e situazioni che altri nemmeno immaginano. La televisione non mostra tutto, ovviamente, ci sono minuti e minuti, ore, in cui alcune situazioni non vengono inquadrate e tu non sai cosa sta accadendo. Ci pensi, sei distante. Vedere una corsa in televisione, se corre qualcuno che fa parte della tua famiglia è difficilissimo. Credetemi».
Intanto, tutti vogliono vedere Elisa Longo Borghini al Tour de France Femmes e, dopo quello che abbiamo visto al Giro, questo non è per nulla difficile da credere. L'attesa è tanta, manca sempre meno.
Il questionario cicloproustiano di Letizia Paternoster
Il tratto principale del tuo carattere?
Solarità
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Essere premuroso
Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
L'onestà
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
L'affetto
Il tuo peggior difetto?
Sono disordinata
Il tuo hobby o passatempo preferito?
La moda
Cosa sogni per la tua felicità?
Vorrei vincere tanto
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere la famiglia
Cosa vorresti essere?
Campionessa olimpica
In che paese/nazione vorresti vivere?
Italia
Il tuo colore preferito?
Azzurro
Il tuo animale preferito?
Panda
Il tuo scrittore preferito?
Niccolò Ammaniti
Il tuo film preferito?
Rocky Balboa
Il tuo musicista o gruppo preferito?
Coldplay e Tiziano Ferro
Il tuo corridore preferito?
Peter Sagan
Un eroe nella tua vita reale?
Papà
Una tua eroina nella vita reale?
Mamma
Il tuo nome preferito?
Matteo
Cosa detesti?
L'invidia
Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Adolf Hitler
L’impresa storica che ammiri di più?
L'Unità d'Italia
L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Marco Pantani al Giro d'Italia
Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Olimpiade
Un dono che vorresti avere?
La pazienza
Come ti senti attualmente?
Molto bene
Lascia scritto il tuo motto della vita
Tutto torna
Il questionario cicloproustiano di Alessandro De Marchi
Il tratto principale del tuo carattere?
La generosità
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
L'onestà
Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
L'onestà
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
La sincerità nei miei confronti e l’essere in sintonia
Il tuo peggior difetto?
L'essere rancoroso
Il tuo hobby o passatempo preferito?
La corsa in montagna, prima la moto
Cosa sogni per la tua felicità?
Essere sempre me stesso
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere la libertà di cui godo
Cosa vorresti essere?
Quello che sono già
In che paese/nazione vorresti vivere?
Italia
Il tuo colore preferito?
Verde
Il tuo animale preferito?
L'orso
Il tuo scrittore preferito?
Tiziano Terzani
Il tuo film preferito?
L’ultimo dei Mohicani
Il tuo musicista o gruppo preferito?
Pink Floyd
Il tuo corridore preferito?
Bradley Wiggins
Un eroe nella tua vita reale?
Gino Strada
Una tua eroina nella vita reale?
Francesca Mannocchi
Il tuo nome preferito?
Andrea
Cosa detesti?
L'ipocrisia e gli evasori fiscali
Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Adolf Hitler
L’impresa storica che ammiri di più?
La conquista dell’Everest
L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Marco Pantani al Tour de France 1998
Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Da tutte
Un dono che vorresti avere?
Un poco più di coraggio
Come ti senti attualmente?
Sereno e centrato
Lascia scritto il tuo motto della vita
Ad maiora
Il questionario cicloproustiano di Martina Fidanza
Il tratto principale del tuo carattere?
Sono due, in realtà: empatia e intuito
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Premuroso, divertente e affascinante
Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
La decisione, la capacità di decidere
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
La pazzia, la follia
Il tuo peggior difetto?
Non sempre, ma a volte sono troppo testarda ed emotiva
Il tuo hobby o passatempo preferito?
Arte
Cosa sogni per la tua felicità?
Una famiglia unita e felice
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere la mia famiglia
Cosa vorresti essere?
Un esempio per gli altri
In che paese/nazione vorresti vivere?
Italia, non vorrei cambiare
Il tuo colore preferito?
Rosso
Il tuo animale preferito?
Gatto
Il tuo scrittore preferito?
Ammetto che non mi piace molto leggere, ma amo la storia, molto, e apprezzo i libri di Ken Follet
Il tuo film preferito?
Pearl Harbor
Il tuo musicista o gruppo preferito?
Ne scelgo due: Ligabue e i Maneskin
Il tuo corridore preferito?
Marianne Vos
Un eroe nella tua vita reale?
Mio papà
Una tua eroina nella vita reale?
Mia mamma
Il tuo nome preferito?
Leonardo
Cosa detesti?
Le ingiustizie
Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Adolf Hitler
Un dono che vorresti avere?
Il teletrasporto
Come ti senti attualmente?
Bene, ma sono anche convinta di aver sempre tanto da migliorare
Lascia scritto il tuo motto della vita
Tutto torna
Il questionario cicloproustiano di Soraya Paladin
Il tratto principale del tuo carattere?
Testarda
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Spensieratezza
Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
Resilienza
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Sincerità
Il tuo peggior difetto?
Cocciutaggine
Il tuo hobby o passatempo preferito?
Cucinare
Cosa sogni per la tua felicità?
Viaggiare il più possibile
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere qualcuno a cui tengo
Cosa vorresti essere?
Ogni giorno la mia migliore versione
In che paese/nazione vorresti vivere?
Amo la mia terra e il mio territorio, difficilmente mi vedo in posti diversi dalle zone in cui vivo ora
Il tuo colore preferito?
Verde
Il tuo animale preferito?
Tartaruga
Il tuo scrittore preferito?
Nicholas Sparks
Il tuo film preferito?
Inception
Il tuo musicista o gruppo preferito?
Coldplay
Il tuo corridore preferito?
Ivan Basso
Un eroe nella tua vita reale?
Mio padre
Una tua eroina nella vita reale?
Mia mamma
Il tuo nome preferito?
Chloe
Cosa detesti?
Le persone che giudicano
Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Chiunque crea danni alla società e istiga alla violenza/guerra
L’impresa storica che ammiri di più?
Caduta del muro di Berlino
L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Il mondiale di Alessandro Ballan, ero lì all'arrivo
Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Credo sia sempre brutto, non vorrei mai ritirarmi da una gara
Un dono che vorresti avere?
Teletrasporto
Come ti senti attualmente?
Serena
Lascia scritto il tuo motto della vita
Molti sognano, pochi ambiscono
Il questionario cicloproustiano di Barbara Guarischi
Il tratto principale del tuo carattere?
Essere diffidente, mi sono resa conto che può essere un'arma a doppio taglio
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Semplicità
Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
Onestà
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Che siano sinceri nel bene o nel male quando chiedo loro un consiglio
Il tuo peggior difetto?
Impulsiva
Il tuo hobby o passatempo preferito?
Andare a camminare in montagna ascoltando musica e perdermi nel mio mondo
Cosa sogni per la tua felicità?
Salute e una persona che mi ami per ciò che sono
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Veder mancare un proprio caro dall'oggi al domani
Cosa vorresti essere?
Catwoman? No scherzo, semplicemente me stessa
In che paese/nazione vorresti vivere?
Senza dubbio Italia
Il tuo colore preferito?
Viola
Il tuo animale preferito?
Cavallo
Il tuo scrittore preferito?
Non ho uno scrittore preferito, mi piacciono molto le biografie
Il tuo film preferito?
Il Joker
Il tuo musicista o gruppo preferito?
Non ho un artista preferito, mi piacciono le canzoni in generale, perlopiù anni 80/90', quelle che hanno fatto la storia e che tutti si ricordano. Se dovessi scegliere un gruppo dei giorni nostri forse direi i Coldplay
Il tuo corridore preferito?
Il fedele gregario. Mørkøv per gli uomini, Deignan per le donne
Un eroe nella tua vita reale?
Papà
Una tua eroina nella vita reale?
Mamma
Il tuo nome preferito?
Mia
Cosa detesti?
La falsità
Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Adolf Hitler
L’impresa storica che ammiri di più?
Tom Boonen e le sue 4 Roubaix
L’impresa ciclistica che ricordi di più?
04/08/2021. il quartetto uomini è Campione Olimpico
Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Parigi-Roubaix
Un dono che vorresti avere?
Se si parla di bici, allora dico qualche watt in più. Se si tratta di vita di tutti i giorni, la salute
Come ti senti attualmente?
Felice
Lascia scritto il tuo motto della vita
Un obiettivo senza un piano è solo un desiderio
Il questionario cicloproustiano di Silvia Persico
Il tratto principale del tuo carattere?
Il mio carattere è solare e positivo. Cerco sempre di combattere i momenti bui con attitudine positiva.
Qual è la qualità che apprezzi di più in un uomo?
Gentilezza e intelligenza
Qual è la qualità che apprezzi di più in una donna?
Come per un uomo, gentilezza ed intelligenza
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Sicuramente il rispetto e l’ascoltarsi a vicenda senza giudicare
Il tuo peggior difetto?
Ogni tanto mi faccio influenzare dal pensiero della gente
Il tuo hobby o passatempo preferito?
Camminare in montagna
Cosa sogni per la tua felicità?
Avere una famiglia ed essere produttiva nel mio lavoro
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere le persone a me più care
Cosa vorresti essere?
Me stessa
In che paese/nazione vorresti vivere?
In Italia, Spagna e girare il mondo
Il tuo colore preferito?
Azzurro
Il tuo animale preferito?
Non ho un animale preferito in particolare
Il tuo scrittore preferito?
Mi piacciono molto i libri di Tiziano Terzani
Il tuo film preferito?
Forse non ne ho uno in particolare, ma mi piacciono molto i classici della Disney
Il tuo musicista o gruppo preferito?
Tutta la musica italiana, in realtà
Il tuo corridore preferito?
Peter Sagan
Un eroe nella vita reale?
Mio papà
Una tua eroina nella vita reale?
Mia mamma
Il tuo nome preferito?
Davide
Cosa detesti?
Le persone bugiarde
Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Hitler
L'impresa ciclistica che ammiri di più?
Quelle di Marco Pantani
Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Dal Tour de France
Un dono che vorresti avere?
Amarmi sempre e comunque
Come ti senti attualmente?
Un poco stanca perché ho finito l'allenamento da poco, certamente felice pensando alle Classiche*
Lascia scritto il tuo motto della vita
Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo. (Winston Churchill)
*Il questionario è stato compilato alla vigilia della stagione delle classiche
Il sogno è nelle Fiandre
Ilaria "Yaya" Sanguineti ha un rapporto complicato con i sogni. Dice che a sognare è bravissima, precisa che custodisce sogni bellissimi, ma, allo stesso tempo, racconta di una sorta di pudore nei sogni: «Qualche volta penso di aver paura di sognare fino in fondo, perché ho paura di restare delusa. È brutto accorgersi che, in certi momenti, ti sforzi di rimpicciolire ciò che desideri per questo motivo, ma so che mi accade». Il sogno principale, quello di essere una ciclista, è nato per caso il giorno in cui da bambina ha visto tornare a casa suo fratello con una divisa da ciclista piena di colori. Lei voleva una divisa simile più che una bicicletta, fu suo padre a dirle: «Se vuoi la maglia, devi correre in bicicletta». Provocazione accettata, prima gara vinta e una crescita costante e graduale.
«A diciotto anni, magari, riesci a guadagnare duecento euro al mese e ti sembrano tantissimi, sebbene cosa puoi fare con quella cifra? Adesso, se sei brava, a quell'età puoi già avere uno stipendio che ti permetta di vivere da sola, dieci anni fa era diverso. Però, quando parlavo con gli amici, dicevo che avevo trovato un lavoro, che lavoravo e avevo uno stipendio, mi sembrava di essere cresciuta». Non è facile, prosegue Yaya, perché per la maggior parte delle persone il ciclismo non è un mestiere, non riescono a concepirlo come tale e per farlo capire è spesso necessario aggiungere spiegazioni: «La frase più comune è: "Ah sì, vai a divertirti”. No, è un lavoro, può anche divertire, ma resta un lavoro e certe mattine ripartire è proprio difficile». Ilaria Sanguineti per carattere è estroversa: la si vede spesso ridere e scherzare, così molti racchiudono in quelle risate il suo mondo. In realtà, c'è qualcosa che la fa spesso pensare: «Si tratta della consapevolezza in me stessa. Non sono molto capace di credere alle mie capacità, di riconoscermele. Probabilmente l'unica certezza che ho è che, quando sono l'ultimo vagone del treno, nelle volate, sono nel posto giusto. Però sono serviti anni per credere di "essere abbastanza" almeno in quel ruolo».

Dopo anni in Valcar, «una famiglia, in cui ho appreso che avrei potuto lanciare le volate», è tornata a rivestire quel ruolo in Trek. Il giorno in cui il suo procuratore le ha detto che Trek-Segafredo la cercava, ha ammesso candidamente: «Vado anche a portare le borracce, se mi vogliono». Ultima donna, come dice lei, della stessa velocista: Elisa Balsamo. Pensare che, quando avvenne il passaggio di Balsamo in Trek, fu proprio Elisa a dirle in una chiacchierata: «Chissà, magari, un giorno, ci ritroveremo». Si sono ritrovate, loro che hanno molti ricordi assieme e Sanguineti a questo tiene molto: a costruire ricordi condivisi anche fuori dal ciclismo. Per l'addio a Valcar, ad esempio, è partita per Santo Domingo con Chiara Consonni, Vittoria Guazzini, Dalia Muccioli ed Eleonora Gasparrini: «Credo sia uno dei ricordi più belli, perché quando pensi a quelle persone sai che non hanno fatto parte solo del tuo lavoro, ma hanno creduto in te anche per i giorni di vacanza».
Con Elisa Balsamo, poi, il rapporto è particolare: «Dopo la prima vittoria alla Volta a la Comunitat Valenciana, in camera, scherzando, mi ha detto: "Mi tratti sempre male". Quel giorno, in effetti, avevo davvero perso la pazienza, bonariamente ma l'avevo persa. Non mancavano ancora dieci chilometri al traguardo, quando ha iniziato a dirmi che eravamo troppo indietro. Me lo ha ripetuto qualche volta, fino a che: “Elisa, stai tranquilla e pensa solo a seguirmi". Beh, mi ha seguito e, devo dire la verità, quando l'ho vista partire come sa fare lei, ho avuto la certezza che avrebbe vinto. Lei non lo sapeva, io sì». Tra l'altro, a poco dal traguardo, Balsamo aveva affiancato Sanguineti e le aveva detto di stare male: «Bisogna preoccuparsi quando non lo dice. Se lo dice, è bene aspettarsi grandi cose». Un ruolo delicato quello di Sanguineti perché ha anche a che vedere con il saper instillare fiducia.

«Magari pensiamo di passare a sinistra, sul rettilineo d'arrivo. All'ultimo momento, può capitare che io scelga di andare a destra. Se è così, faccio un cenno della testa verso destra e Balsamo deve seguirmi. Non è facile e, se non hai la certezza che la ruota davanti alla tua ti sta portando nella posizione giusta, puoi tentennare». Di certo c'è che l'ultima donna deve pensare per due, sia in termini di velocità che di spazi, e ogni scelta presa deve essere quella migliore per due cicliste, non per una. Poi ci sono i dubbi: tranquillizzare la propria velocista, ma anche gestire i propri timori.
«La volata, dall'interno, non fa paura, se la guardi da fuori, invece, sì. Vero che non sono abituata a credere in me, ma una certa autostima serve, anche solo per pensare di fare uno sprint. Di fatto, io faccio uno sprint potente, ma anticipato di circa trecento metri: il mio traguardo è lì. Ci sono giorni in cui le gambe non vanno, allora bisogna essere sinceri e parlarne. Si può lavorare prima, ci si può rendere utili nelle fasi preparatorie alla volata, ma è necessario dirlo. La tua velocista deve saperlo». Ilaria Sanguineti si muove nel gruppo e Elisa Balsamo la segue: se perde la ruota, se ha un qualunque problema, grida solo "Yaya" e entrambe sanno cosa fare. Sanguineti è "meno pignola" di Balsamo, questo fa bene ad entrambe, tuttavia si definisce "troppo testarda": «La testardaggine va bene, io, però, sono esagerata».
Fra le certezze, il fatto che lavorare per Elisa Balsamo la rende felice e che aiutare a vincere le restituisce qualcosa che altrove non trova: «Per la prima vittoria di Elisa Balsamo in Trek Segafredo, in questa stagione, ho pianto io, non lei. E se ci ripenso ancora mi sembra irreale: ritrovarsi e confezionare subito qualcosa di così perfetto».

Con le domande, continuiamo a cercare quei sogni grandi e rimpiccioliti, quelli che non dice per paura di non esserne all'altezza, allora ci dice che vorrebbe partecipare all'Olimpiade, poi, però, cambia subito discorso, quasi per non pensarci troppo. «Tornando alla consapevolezza, credo che un passo importante sia stata la vittoria dell'anno scorso alla Dwars door het Hageland. Non tanto per la vittoria in quanto tale, quanto per quella frase detta dal mio direttore sportivo nella riunione del mattino: "Oggi facciamo la corsa per te, oggi vinci tu”. Essere riuscita a sostenere quella responsabilità ed essere riuscita ad ottenere il successo mi ha fatto bene».
Si torna un'ultima volta nei paraggi dei sogni e questa volta le parole raccontano tutto: «Vorrei portare Elisa Balsamo a vincere il Fiandre». Un gran bel sogno, non c'è che dire, un sogno che noi stiamo già sognando: al vento, a tutta verso il traguardo.
Il questionario cicloproustiano di Marta Cavalli
Lo chiamano questionario proustiano, ma in realtà Marcel Proust non scrisse le domande: divennero famose le sue risposte poi trovate in un cassetto e pubblicate su una rivista letteraria. Quel manoscritto, come racconta Rivista Studio, è stato battuto all'asta qualche anno fa per centoduemila dollari. È diventato una sorta di "genere giornalistico" e noi lo chiameremo cicloproustiano, perché alcune domande verteranno più sul nostro sport preferito e inizieremo da Marta Cavalli, di mestiere corridore.
Il tratto principale del tuo carattere?
Umiltà
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Serietà
Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
Sincerità
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Lealtà
Il tuo peggior difetto?
Essere troppo testarda
Il tuo hobby o passatempo preferito?
Cucinare
Cosa sogni per la tua felicità?
Di non lasciarsi ostacolare dalle difficoltà
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Che l'inverno durasse per sempre
Cosa vorresti essere?
La miglior versione di me stessa
In che paese/nazione vorresti vivere?
Austria
Il tuo colore preferito?
Blu
Il tuo animale preferito?
Aquila
Il tuo scrittore preferito?
Non ho uno scrittore preferito
Il tuo film preferito?
Avatar
Il tuo musicista o gruppo preferito?
Sfera Ebbasta
Il tuo corridore preferito?
Mark Cavendish
Un eroe nella tua vita reale?
Il mio coach Flavien
Una tua eroina nella vita reale?
Mia mamma
Il tuo nome preferito?
Andrea
Cosa detesti?
Non vedere riconosciuti i meriti
Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Erode
L’impresa storica che ammiri di più?
L'allunaggio di Neil Armstrong
L’impresa ciclistica che ricordi di più?
La fuga solitaria in Yorkshire (Campionati del Mondo) di Annemiek van Vleuten
Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Giro d'Italia
Un dono che vorresti avere?
Teletrasporto
Come ti senti attualmente?
Ottimista
Lascia scritto il tuo motto della vita
Crederci sempre, arrendersi mai
Pochi giri di parole: intervista ad Alessandro De Marchi
“Senza troppi giri di parole” potrebbe essere uno dei concetti che semplifica al meglio la chiacchierata con Alessandro De Marchi, friulano di Buja, provincia di Udine.
Senza troppi giri di parole potrebbe essere un marchio di fabbrica tipico delle sue zone e alla domanda «cosa c’è di friulano nel tuo modo di correre?» De Marchi è per l’appunto conciso, diretto: «La concretezza, il fatto di non voler mai essere troppo al centro dell’attenzione; il darsi da fare, il rimboccarsi le maniche, perché poi alla fine è questo quello che paga».
Senza fronzoli, e da subito lo mette in chiaro: «non è stata una stagione serena, felice; da salvare piccole cose, ma buone, come il fatto di aver corso un altro Giro, un’altra Vuelta, come il fatto che l’impegno mentale nelle difficoltà mi ha portato a imparare nuove lezioni che mi porterò dietro nel 2023. Ma a livello di risultati…»
Spiega, De Marchi, nel 2022 in maglia Israel PremierTech, come ormai si sia arrivati a «Un ciclismo che non ti aspetta più» e dove lui, 36 anni compiuti a maggio e dodici stagioni da professionista, si è trovato a inseguire. «Oggi devi essere perfetto, sempre competitivo: difficile pensare di andare alle corse e allenarti, pensando di sistemare qualcosa. Io ho avuto una primavera funestata da malanni - il Covid, la bronchite, problemi di stomaco - arrivati sempre nei momenti sbagliati, ovvero quando dovevo correre, e al Giro mi sono presentato in condizioni che definirei pessime, sempre con l’idea che correndo sarei migliorato, ma nel ciclismo di oggi non funziona più così. Non c’è spazio per recuperare correndo o per inseguire la condizione in gara».
Un ciclismo più intenso, più veloce, lo definisce, dove non c’è quasi più modo per costruire una carriera a piccoli passi e in modo graduale, dove i giovani che si affacciano oggi sono costretti a bruciare le tappe perché qualcun altro lo ha fatto prima di loro. «E questo impone ritmi molto più accelerati rispetto a qualche anno fa» aggiunge al suo pensiero.
Ritmi alti nel cercare di realizzare una carriera, ritmi diversi nel preparare una stagione: «Chi come me appartiene a un paio di generazioni fa è costretto ad adattarsi, a cambiare approccio nel modo di lavorare. Fare una mezza stagione brutta come l'ho fatta io diventa un macigno, ti taglia le gambe. In corsa c'è una marea di gente che andando forte ti fa finire in fondo al gruppo. Non puoi più permetterti errori madornali, perché poi non hai più molte possibilità di recuperare e di fare risultato». Da questo punto di vista, dice, uno degli errori è stato quello di aver corso troppe gare nel 2022: «Con il senno di poi dico che avrei potuto correre di meno, dedicando più tempo all’allenamento: lo scorso anno ho fatto un’ottantina di corse, forse un numero eccessivo».
Parlando dei cambiamenti in atto non si può non toccare gli argomenti che riguardano il diverso sforzo richiesto da tappe più brevi che si corrono a tutta dall’inizio alla fine, vedi un percorso del Tour che qualcuno, invece che “de France”, lo ha definito ironicamente “de l’Avenir”, e una diversa preparazione: «Sta diventando uno sport di velocità, di potenza, mentre prima ero uno sport di resistenza. Quindi tutto va gestito secondo questo approccio».
Racconta, De Marchi, l’importanza del ruolo di Raimondo Scimone, il suo procuratore, nel trovare un contratto per i prossimi anni, a fine stagione: «Nel momento di massima difficoltà, lui ha tenuto sempre la barra dritta. A un certo punto mi sono trovato in una situazione complicata riguardo al futuro: non è che mi sono svegliato un giorno e ho detto basta, semplicemente non arrivavano offerte concrete. Poi grazie a Scimone abbiamo trovato una sistemazione».
Nel 2023 De Marchi correrà, infatti, con il Team Bike Exchange, una squadra che ha cambiato molti corridori e si affaccia ambiziosa alla prossima stagione: «Dove ritroverò Pinotti (tecnico della squadra australiana, dove si occupa delle cronometro, la sua specialità prediletta quando correva NdA) con il quale sono stato prima in BMC e poi in CCC. Una squadra organizzata e con una storia importante alle spalle e che da subito mi ha fatto una proposta stimolante: andare al Giro a fare da chioccia a un gruppo di giovani».
Al Giro dove ci saranno tre crono, una che si correrà proprio in Friuli, al Giro dove ci sarà probabilmente pure Evenepoel. «Ma la sua eventuale presenza non sarà un mio problema». conclude, abbandonando per un attimo il suo modo posato di esprimere i propri concetti e lasciandosi andare a una mezza risata.
Lo abbiamo detto: Alessandro De Marchi non usa troppi giri di parole e nel 2023 vorrà far girare principalmente le gambe.