Nel vecchio continente i mesi autunnali sono sinonimo di ciclocross e ciclismo su pista, ma dall’altra parte del mondo, dove in questo periodo le temperature sorridono all’attività su strada, la stagione è appena entrata nel vivo. Infatti, nella regione più meridionale della Nuova Zelanda si è appena conclusa la sessantasettesima edizione di una delle corse più belle del calendario non-UCI e non solo: il Tour of Southland.
Dal 1956, a cavallo tra ottobre e novembre, nella regione neozelandese del Southland, si snoda una gara ciclistica di più giorni tra i fiordi, i laghi e le aspre montagne del Te Wahipounamu – il più grande parco nazionale della Nuova Zelanda – e le strade cittadine di Invercargill – capoluogo della regione -, considerata dai locals come il Tour de France neozelandese: il Tour of Southland. Nell’albo d’oro della corsa, dove le Croci del Sud appaiono a perdita d’occhio, si susseguono nomi di maggiore e minore fama: da pionieri del pedale māori in Europa come Warwick Dalton e Tino Tabak, il primo modesto pistard ed il secondo addirittura campione nazionale neerlandese nel 1972 (Tabak godeva infatti della doppia cittadinanza essendo nato proprio in Olanda), a vecchie e nuove conoscenze del Pro Tour e del World Tour come James Oram, Aaron Gate, James Piccoli, Michael Vink e Josh Burnett, passando per lo straordinario Brian Fowler, plurivittorioso con otto successi tra anni ‘80 e ‘90 che però non trovò grande fortuna in Europa. Dalton e Tabak, ormai più di sessant’anni fa, hanno aperto la strada ai Kiwis nel ciclismo europeo, che nella stagione appena conclusasi erano ben diciassette a livello World Tour (sei nel Women’s World Tour e undici in quello maschile) e diciannove a livello Pro Continental, di cui sedici tra le file della Bolton Equities Black Spoke, la prima – e, vista la sua imminente chiusura, speriamo non l’ultima – compagine professionistica neozelandese.
Quest’anno ha corso con la maglia giallo-viola dei neozelandesi anche il campione uscente del Tour of Southland 2022, ovvero il ventitreenne Josh Burnett, il quale alla terza uscita da pro’ aveva già centrato il successo, vincendo la tappa regina della New Zealand Cycle Classic. Tuttavia lo scorso 29 ottobre Burnett non era presente al Queen’s Park di Invercargill per difendere il titolo, lasciando il trono del Southland a nuovi pretendenti. La prima delle sei giornate di gara consisteva in un cronoprologo a squadre di 4,2 chilometri, seguito da uno dei più classici Criterium oceanici. La prima semitappa di giornata ha visto prevalere i body, chiaramente ispirati alle fantasie anni ‘90 della Mapei, della Quality Food Services Southland di Boris Clark, uno dei favoriti in ottica classifica generale, il quale però è riuscito a racimolare solo una manciata di secondi sui suoi principali rivali. Nel pomeriggio, invece, ad imporsi è stato il classe 2005 James Gardner, fresco vincitore del Tour of Southland Juniors ad inizio ottobre con quasi cinque minuti di vantaggio sul primo inseguitore, ovvero Carter Guichard del vivaio dell’AG2R. Il diciottenne di Dunedin è evaso dal gruppo con un’azione da finisseur al suono della campana, quando mancavano poco più di quattro chilometri alla conclusione, ed è riuscito a contenere la rimonta del gruppo fino alla volata finale grazie alle sue doti da pistard ed a una posizione super aerodinamica per un ragazzo di oltre un metro e novanta. Gardner ha quindi anticipato sul traguardo un altro pistard della nazionale neozelandese, Nicholas Kergozou, che grazie agli abbuoni ha vestito la maglia arancione di leader della classifica generale.
Il menù della seconda tappa in linea presentava vari settori di gravel, molti dei quali in salita, che hanno premiato l’australiano Samuel Jenner, il quale sulla salitella sterrata di Glenure Hill si è lanciato in una fuga solitaria di poco più di dieci chilometri. Dopo un lungo braccio di ferro, Jenner ha avuto la meglio sugli inseguitori, anticipando per un solo secondo un gruppo di una ventina di elementi sul traguardo di Lumsden. Grazie al secondo posto di giornata e al tesoretto guadagnato nella cronosquadre, Regan Gough ha strappato la maglia di leader a Kergozou, suo compagno di nazionale di ciclismo su pista. Dopo due colpi di mano nelle prime due frazioni, la terza tappa, da Riverton a Te Anau, si è finalmente conclusa in volata, con Zakk Patterson che ha bissato il successo dello scorso anno ottenuto proprio sul traguardo di Te Anau.
Il giorno seguente la carovana al seguito del Tour of Southland è ripartita alla volta di Queenstown, da dove ha inizio l’ascesa più dura di tutta la gara: quella alla stazione sciistica di The Remarkables. La salita, che domina la città e i fiordi del Lago Wakatipo ai suoi piedi, misura 7 chilometri e presenta quasi 600 metri di dislivello e quest’anno ha sorriso all’azione della fuga, da cui è emerso Eliot Crowther. Crowther, un ragazzino di 36 anni che il primo Tour of Southland lo ha corso nel 2005, dopo il traguardo ha affermato: “Questa è, secondo me, la miglior corsa dilettantistica del mondo. In che altro luogo puoi correre a questo livello senza essere un pro’?”. La salita tuttavia non è terminata con la tappa di The Remarkables, infatti nella frazione successiva i corridori hanno scalato Bluff Hill, un vero e proprio trampolino nebbioso verso il Mar di Tasmania, dove nel 2020 ha vinto l’allora campione del mondo di corsa a punti, e oggi professionista con la Israel Premier-Tech, Corbin Strong. Ad imporsi in cima a Bluff Hill è stata una certezza del ciclismo locale neozelandese, ovvero l’inglese Dan Gardner, che da due anni a questa parte vive in terra māori. Il britannico della PRV – Pista Corsa ha preceduto sul traguardo il gruppo inseguitore guidato da Craig Oliver e Hayden Strong – fratello maggiore di Corbin -, ottenendo la testa della classifica a generale con 35” di vantaggio su Arthur Meyer, 43” su Joseph Cooper, 51” sullo stesso Oliver e 56” su Boris Clark.
Nella sesta tappa, i principali avversari di Gardner hanno fatto temere il peggio alla maglia arancio, che tuttavia, dopo una frazione di attacchi e contrattacchi corsa a 47 chilometri orari di media, è riuscito a chiudere con il gruppo dei big, a 20” dal vincitore di giornata Kane Richardson. L’ultima giornata di gare, proprio come la prima, presentava due appuntamenti decisivi per chiudere i giochi della classifica generale: una cronometro individuale di 13 chilometri al mattino e un’ultima tappa pianeggiante verso Invercargill nel pomeriggio. Nella prima semitappa, le lancette del cronometro hanno sorriso al biker Ben Oliver, il quale per qualche centesimo ha ottenuto la vittoria sull’esperto Joseph Oliver, che però è balzato in seconda piazza in classifica generale a soli 15” da Gardner. Nell’ultima semitappa, tuttavia, la squadra della maglia arancione, composta da soli giovani di Auckland e Cambridge oltre all’esperto britannico, è riuscita a tenere chiusa la corsa fino alla volata conclusiva, vinta da Kergozou su Josh Rivett e sull’argento mondiale dello scratch Kazushige Kuboki, regalando così la classifica generale al suo capitano. Assieme a Gardner sono saliti sul podio finale Joseph Cooper (Central Benchmakers – Willbike) e Boris Clarke (Quality Food Services Southland).
“Fino all’ultima pedalata non credevamo che sarebbe potuto succedere. Sono molto felice e fiero e grato verso i miei compagni, lo staff, tutta la mia famiglia e i miei amici. Qualche anno fa lavoravo in un negozio di biciclette quando Tim, il proprietario di PRV (lo sponsor della squadra di Gardner, ndr), mi ha proposto di fare da chioccia a questi giovani ragazzi e alla fine si è tutto capovolto e loro hanno aiutato me”. Ha commentato il neo campione del Tour of Southland, che tra poco si ricongiungerà con la sua fidanzata, l’ex ciclista Kate Wightman, nel cammino del Te Araroa Trail per raccogliere fondi per la ricerca contro il cancro uterino. Il Te Araroa Trail è un percorso escursionistico di 3000 chilometri che taglia in due la Nuova Zelanda, dal punto più settentrionale dell’Isola del Nord – Capo Reinga – al punto più meridionale del Paese, ovvero Bluff Hill, dove Dan Gardner ha appena conquistato il successo più importante della sua carriera e presto farà ritorno assieme alla sua dolce metà.
A cura di Tommaso Fontana.
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