Top&Flop - alvento weekly #7

TOP

Cofidis

In Francia si sono disputate tre corse in tre giorni e la Cofidis ne ha vinte due, una con Lafay (Classic Grand Besançon Doubs) e una con Jesús Herrada (Tour du Doubs) confermandosi la squadra transalpina più in palla di questo inizio 2023. In quei giorni, quando non hanno vinto (Tour du Jura), hanno piazzato Martin al 3° posto.

Matteo Busatto

Esaltarsi per una diretta scritta? Fatto! È quello che è successo a diversi appassionati che nel pomeriggio di sabato seguivano su directvelo la diretta - senza immagini, ma con qualche video che rimbalzava da Twitter e qualche foto - della Liegi Bastogne Liegi Under 23. Quando nell’ultimo aggiornamento abbiamo letto: “Busatto vince la volata del gruppo e si aggiudica la corsa”, beh immaginate la nostra contentezza. Mai come la sua e le sue lacrime per aver conquistato il primo successo in carriera, categoria juniores compresa. Talento vero? Pare decisamente di sì e ora, caro ciclismo (italiano), non sprechiamolo.

Kévin Vauquelin

Va sempre più forte, e sabato, al Tour du Jura, conquista la terza vittoria stagionale in carriera. Arrivo in salita, sotto la pioggia che lui non disprezza e in mezzo alla nebbia, dove poter scaricare i suoi cavalli che lo rendono un corridore perfetto per le cronoscalate… chissà che non si faccia vedere al Giro prima o poi, troverebbe percorsi adatti e tanti tifosi che già lo seguono.

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FLOP

L’auto dell’Amstel

Che bisogno c’era di mettere un'auto dell’organizzazione pochi metri davanti a Pogačar che quella corsa l’avrebbe vinta senza bisogno di polemiche su presunte scie acquisite? Sì va bene, si voleva mostrare lo sponsor della corsa… ma permetteteci di dire... anzi meglio di no... fate finta che lo abbiamo fatto.

Tiesj Benoot

Alla vigilia dichiara come l'Amstel sia la corsa che più gli si addice fra le varie classiche primaverili, ma torna a casa con un 15° posto e alcuni tentativi ad inseguire che non portano frutti. Lui e la Jumbo, anticipati dal gruppo Pogačar, ampiamente bocciati.

Soudal-Quick Step

Ci risiamo. Al Brabante coprono la fuga di Cavagna che nel finale non ne ha per resistere a Godon e Healy. Recidivi all’Amstel dove, pur potendo contare su un Bagioli in crescita (6° posto finale, bravo!), coprono la fuga con dentro Pogačar, Pidcock e…Van Tricht, che si staccherà non appena i migliori inizieranno a fare sul serio. Ora tocca a Evenepoel salvare la baracca alla Liegi.


10 nomi per la Liegi-Bastogne-Liegi

È la decana e chiude questa primavera ciclistica dando il lancio alla stagione dei Grandi Giri o per meglio dire, al Giro d'Italia, ma ancora non è tempo di parlarne. È la decana, con le sue aspre colline, con il suo modo di essere aperta a diverse soluzioni, tanto che non sai mai dove potrebbe accendersi e decidersi la corsa.

È la decana, e nonostante tutto ama cambiare. È la decana, la Liegi-Bastogne-Liegi, con quel nome che in bocca assume una musicalità tutta sua e che chiuderà questa prima parte del Trofeo Alvento di Fantacycling.

A voi i dieci nomi da seguire alla Liegi-Bastogne-Liegi - e tra parentesi il costo in crediti per comprarli al Fantaciclismo di Fanta-cycling.

Grafica by Fanta-Cycling.com

1. Tadej Pogačar (77 fantacrediti) - Basta il nome, vero?

Amstel Gold Race 2023 - 57th Edition - Maastricht - Berg en Terblijt 253,6 km - 16/04/2023 - Tadej Pogacar (SLO - UAE Team Emirates) - photo Dion Kerckhoffs/CV/SprintCyclingAgency©2023

 

2. Remco Evenepoel (63) - Campione in carica per una sfida che si prospetta decisamente interessante, se non addirittura epocale, con lo sloveno. Vi immaginate un testa a testa fra i due?

Volta Ciclista a Catalunya 2023 - 102nd Edition - 6th stage Martorell - Molins de Rei 183 km - 25/03/2023 - Remco Evenepoel (BEL - Soudal - Quick Step) - Primoz Roglic (SLO - Jumbo - Visma) - Marc Soler (ESP - UAE Team Emirates) - photo Luis Angel Gomez/SprintCyclingAgency©2023

3. Neilson Powless (27) - Caduto all’Amstel, caduto alla Freccia, ma se sta bene alla Liegi può impensierire i favoriti e chissà…


4. Michael Woods (23) - Le Ardenne lo hanno sempre visto protagonista anche nelle annate in cui in precedenza ha raccolto di meno. Arriva da un 4° posto alla Freccia e la Liegi l'ha sfiorata più di una volta.

La Fleche Wallonne 2023 - 87th Edition - Herve - Mur de Huy 194,3 km - 19/04/2023 - Michael Woods (CAN - Israel - Premier Tech) - photo Rafa Gomez/SprintCyclingAgency©2023

5. Matjas Skjelmose Jensen (12) - Tra i nomi nuovi di queste ultime due stagioni, all’Amstel ha dimostrato di poterci stare anche sopra un certo chilometraggio e alla Freccia è stato il primo degli umani. Da seguire per una top ten.

Paris Nice 2023 - 81st Edition - 4th stage Saint-Amand-Montrond - La Loge des Gardes 164,7 km - 08/03/2023 - Mattias Skjelmose (DEN - Trek - Segafredo) - photo Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

6. Romain Bardet (27) - Lui da queste parti si è sempre mosso bene e alla Freccia ha mostrato di avere la forma necessaria per puntare pure a un piazzamento sul podio.

Faun Drome Classic 2023 - 11th Edition - Etoile sur Rhone - Etoile sur Rhone 191,5 km 26/02/2023 - Romain Bardet (FRA - Team DSM) - photo Alessandro Perrone/SprintCyclingAgency©2023

 

7. Alexej Lutsenko (19) - Nelle ultime settimane abbiamo rivisto un Lutsenko d’annata.

Amstel Gold Race 2023 - 57th Edition - Maastricht - Berg en Terblijt 253,6 km - 16/04/2023 - Tadej Pogacar (SLO - UAE Team Emirates) - Alexey Lutsenko (KAZ - Astana Qazaqstan Team) - photo POOL/SprintCyclingAgency©2023

8. Benoît Cosnefroy (19) - Enigmatico, capace di alternare grandi cose a débâcle a causa di una salute un po' cagionevole. Le Ardenne sono il suo pane, ma quest’anno è andato forte anche al Fiandre. 

Grand Prix Cycliste de QuŽbec 2022 - 11th Edition - Quebec Quebec 201.6 km - 09/09/2022 - Benoit Cosnefroy (FRA - AG2R Citroen Team) - photo Brian Hodes/SprintCyclingAgency©2022

9. Giulio Ciccone (23) - Al solito chi scrive sponsorizza Ciccone per questa corsa, perfettamente tagliata per il combattivo corridore abruzzese.

Volta Ciclista a Catalunya 2023 - 102nd Edition - 2nd stage Mataro - Vallter 165,5 km - 21/03/2023 - Primoz Roglic (SLO - Jumbo - Visma) - Giulio Ciccone (ITA - Trek - Segafredo) - Remco Evenepoel (BEL - Soudal - Quick Step) - photo Luis Angel Gomez/SprintCyclingAgency©2023

10. Ben Healy (5) - Come lasciarlo fuori dopo quello visto nelle scorse settimane?

GP Industria & Artigianto Larciano 2023 - 45th Edition - Larciano - Larciano 199,8 km - 26/03/2023 - Ben Healy (IRL - EF Education - EasyPost) - photo Tommaso Pelagalli/SprintCyclingAgency©2023

Foto in copertina: ASO/Karenn EDWARDS


Top&Flop - alvento weekly #6

TOP

DEGENKOLB

Anni tribolati alle spalle, si spera. Da qualche settimana la sua sagoma è sempre davanti  nelle corse del Nord. Alla Roubaix sta benissimo, sogna il podio che può arrivare vista la condizione espressa, ma poi un incidente (di corsa!) lo taglia fuori dalle primissime posizioni. Chiuderà comunque 7°.

TARLING E MIKHELS

Due dei tre più giovani al via. Il britannico della Ineos ha tirato, è caduto, è rientrato, ha chiuso la Roubaix fuori tempo massimo: la corsa l’ha voluta portare a termine ugualmente. L'estone della IWG, invece, anticipa, e si ritrova dentro Arenberg con i migliori, fino a quando un guaio meccanico lo costringe a fermarsi. Lui la corsa la chiude abbondantemente dentro quel tempo massimo a una ventina di minuti da van der Poel. Classe 2004 e 2003 rispettivamente: torneranno da quelle parti per essere protagonisti assoluti.

VAN AERT

Si è dovuto inchinare alla maledetta legge del destino. La foratura uscendo dal Carrefour de l’Arbre ci toglie quella che sarebbe stata la ciliegina sulla torta di questa indimenticabile primavera: il testa a testa con van der Poel dentro il velodromo.

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FLOP

POLITT

Attesissimo perché è da inizio stagione che va forte e invece resta sempre dietro a inseguire tra cadute (perlopiù degli altri) e problemi meccanici e non entra mai nel vivo della corsa. E un'altra primavera è passata da quel podio alla Roubaix...

MOHORIČ

Quando resta imbottigliato ad Arenberg ormai i migliori sono scappati via. Non dà mai l’impressione di essere sul pezzo, ma tornerà la prossima stagione per essere nuovamente tra i protagonisti.

STUYVEN

Un discorso simile riguarda Stuyven: percorre Arenberg con una foratura, ma probabilmente era troppo tardi per agganciare i migliori, anche se non avremo mai la controprova. Una serie di sfortunatissimi eventi rende amara la campagna del Nord per il forte belga che rivedremo tra qualche settimana protagonista al Giro.

 

 


Diavolo di un Mathieu

Nella vita, o meglio nel lavoro, sosteneva un personaggio importante della cultura popolare italiana, tale “Profeta di Fusignano”, servono tre fondamentali parametri che non solo aiutano ad andare avanti, ma permettono di avere successo o comunque realizzarsi in quelli che sono i propri obiettivi: “Pazienza, colpo d’occhio e… fortuna”. Edulcoriamo l’ultimo termine così, perché ci va, ma in realtà per capire di cosa stiamo parlando e per scoprire a quale organo appartenente al corpo umano si riferisse Arrigo Sacchi all’epoca, non serve nemmeno scomodare una veloce ricerca su Google.

Mathieu van der Poel la pazienza la mette da parte scavalcandola a suon di watt espressi in bicicletta; il colpo d'occhio è un arma che ha affinato nel ciclocross, insieme a quella sua abilità innata e poi allenata, pedalando con una tecnica unica, utile a dare potenza sul dritto o percorrere con leggerezza le curve; la fortuna, infine si sa, aiuta sempre gli audaci e il corridore olandese è sempre stato amante del rischio per natura.

Ora non vogliamo di certo semplificare, o non rendere onore al merito, a tal punto da intendere che la sua vittoria alla Roubaix sia arrivata grazie al (una buona dose di) culo (ecco la parola, ci è sfuggita, la lasciamo), per carità, ma quel diavolo di un Mathieu, nel pomeriggio del 9 aprile 2023, ne ha avuta e come sempre succede in questi casi, se l’è pure meritata.

La fortuna (o il suo contrario) e i pensieri intorno al suo condizionamento nella vita di tutti i giorni da sempre attrae i pensieri degli uomini. Si cercano significati nascosti e motivazioni: “per quale motivo uno è più fortunato di un altro?”. Può esprimere concetti riguardanti la superstizione e condizionare in maniera irrazionale (a chi non è mai capitato guardando una partita di pallone, magari dei calci di rigore, di non cambiare mai la propria posizione sul divano?), ma può essere anche semplicemente un momento racchiuso in qualcosa che potremmo definire stato di grazia, come quello che, dalla Milano-Sanremo, pare vivere Mathieu van der Poel.

Dicevamo: perché qualcuno è più fortunato di un altro? Chi lo sa, ma viene da chiedersi: perché in quel momento preciso in cui van der Poel si tocca con Degenkolb e il tedesco va a terra, van der Poel, omone, “califfo delle pietre” come lo ha definito il giornalista svizzero Stefano Ferrando, resta in piedi, e quando attacca van Aert subito dopo, lui lo segue, lo raggiunge e poche centinaia di metri dopo è proprio van Aert a forare e a dover abbandonare ogni idea di giocarsi la vittoria dentro al velodromo? (che finale sarebbe stato?). Forse la capacità di stare in piedi in quel frangente (lo scontro con Degenkolb) è figlia delle sue abilità, ma quella di vedere forare il suo avversario numero uno...

Abbiamo chiesto a Dainese un’impressione sulla sua Roubaix e nella nostra chiacchierata un punto è tornato fuori sovente «Ci vuole fortuna, ma quella fortuna bisogna andare a cercarsela, bisogna stare sempre davanti e già essere in decima posizione dentro Arenberg com’è successo a me, può non bastare».

Foto: Sprint Cycling Agency

Assurdo pensare a quali forze agiscano in quei frangenti. Alla rabbia che si prova per quello che è appena successo al belga, all’esaltazione nel vedere come l’olandese invece superi indenne ogni tipo di difficoltà. Quel diavolo di un Mathieu pochi minuti dopo azzarda una manovra che potremmo definire solo e soltanto vanderpoeliana: in una curva, su un più semplice settore di pavé, già testata in ricognizione (ma probabilmente senza lo spartitraffico di plastica in mezzo) arriva a tutta velocità e senza frenare dribbla un blocco giallo che sembra un enorme lego, lo dribbla come fosse un Roby Baggio degli anni ‘90. D'altra parte numero dieci chiama numero 10.

Un sospiro di sollievo per noi, naturalezza per lui: sappiamo che Mathieu, cascasse il mondo, quelle curve le affronta senza frenare - importante sarebbe una dichiarazione di non responsabilità in sovraimpressione: non provateci quando siete in bicicletta, nessuno di voi è bravo e fortunato come Mathieu in quel frangente.

A fine corsa gli hanno chiesto se nel finale avesse preso qualche rischio di troppo, ma lui, laconico: «Di nessun genere, ho sempre avuto il controllo della gara. Quando il destino è nelle mie mani non sono mai nervoso, non ho mai paura. Quando sono da solo posso permettermi di fare le cose che mi riescono meglio».

Diavolo di un Mathieu, al 9 aprile 2023 il tuo palmarès recita: 2 Fiandre, 1 Sanremo, 1 Roubaix, 1 Strade Bianche, 1 Amstel, 1 Brabante, 2 Dwars, tappe al Giro e al Tour per un totale di 42 successi su strada da professionista e non vogliamo scomodare l’extra.

Insomma, dai, fortuna e bravura, ti stai realizzando e, cosa che non guasta, ci stai facendo divertire parecchio.

 

Foto in copertina: ASO/Pauline Ballet

 


Alison Jackson: mai due volte la stessa strada

Quest'inverno, mentre la EF Education-TIBCO-SVB era in ritiro in Spagna per preparare la stagione, c'era un rituale che si ripeteva ogni giorno, prima degli allenamenti. Alison Jackson, la vincitrice della Paris-Roubaix Femmes, lo scorso 8 aprile, utilizzando un'applicazione, disegnava i percorsi da fare e, ogni giorno, il tragitto era diverso, con pari difficoltà altimetriche, ma diverso. All'inizio, nessuno ci faceva molto caso, se non fosse che, dopo molti giorni, con un sacco di strade già attraversate, una mattina, la traccia evidenziata da Jackson porta tutta la squadra in una strada sterrata, lontana dalla città, abbastanza dispersa, insomma, in una di quelle strade in cui si può finire per sbaglio, magari dopo essersi persi. Difficilmente, però, ci si va apposta, per allenarsi.
«Alison ma che ci facciamo qui? Torniamo sul percorso di ieri, era bello, non credi?» chiedono tutte.

«Sì, ma non si fa mai due volte la stessa strada, soprattutto in allenamento, dove si può cambiare. La mia applicazione serve a questo».
Non riusciamo a descrivervi a parole il volto sorpreso delle sue compagne, possiamo, tuttavia, riportarvi il primo pensiero che quel giorno ha fatto Letizia Borghesi, è lei stessa a dircelo: «E tu, per non rifare due volte la stessa strada, vai in questi tratti sterrati e malmessi? Sei tutta folle, ragazza mia». Il tutto seguito da una risata fragorosa che condividiamo con Letizia.

Sì, un tipo decisamente particolare Alison Jackson, ma di questo dovreste già esservi resi conto seguendo la Parigi-Roubaix: un attacco da lontano, di quelli che sembrano destinati al nulla, sempre davanti a tirare, a rischio di sfinirsi e poi perdere, la volata vincente nel velodromo e anche un balletto. Così, tanto per gradire. Quei balli, quelli che posta sui social, li impara dal web: quando l'allenamento finisce, distesa sul letto, in camera, vede moltissimi video di danza e prova a capire i passi, poi li imita. Ballare da sola, però, non la soddisfa molto, allora si è fatta una promessa: «Insegno a tutte le mie compagne a ballare, le filmo e, alla fine dell'anno, vediamo i progressi. Impareranno tutte». Ed anche qui, Borghesi se la ride: «Considerando il mio punto di partenza, un miglioramento lo vedrà di sicuro, ma non credo basti a soddisfarla».

Alison Jackson è nata a Vermilion, in Canada, il 14 dicembre del 1988. È cresciuta in maniera semplice, con le cose genuine che si vivono nelle zone rurali: andava nei campi, raccoglieva i sassi e li trasportava fino ad un camion che li avrebbe portati via. Ha confidenza con i minerali, con rocce e pietre, per questo, tempo fa, in una sgambata, ha detto a Borghesi: «Ma, sai, l'unica pietra che davvero vorrei avere a casa mia non è in Canada. È una di quelle pietre della Parigi-Roubaix». Ci è riuscita e ci è riuscita a modo suo.

Sì, perché alla riunione del mattino, non era minimamente programmato il suo attacco. Anzi, lei, Zoe Backstedt e Letizia Borghesi avrebbero dovuto stare tranquille e aspettare le fasi finali di gara, ad attaccare avrebbero pensato altre. Tranquille? Come no. Alison Jackson è subito andata in fuga. «È esuberante, istintuale. Avevamo capito tutte- continua Borghesi -che ci teneva particolarmente, non immaginavamo questa azione. Ha sentito che era giusto farlo e lo ha fatto. Cosa vuoi dirle?». Chissà che, prima di scattare, non abbia guardato il manubrio, dove, su pezzetti di nastro adesivo azzurro, aveva scritto a pennarello: "Don't think, just do". Per ricordarsi di non pensare, di agire solamente. Tra l'altro, ci hanno detto che è la prima volta che le hanno visto queste scritte sul manubrio. La conclusione potrebbe anche essere abbastanza facile: Alison Jackson sapeva che, pensandoci anche solo un attimo, una giornata così non l'avrebbe vissuta, perché pensandoci non avrebbe fatto quasi nulla di ciò che ha fatto. Così l'ha scritto, a promemoria, nel caso le venisse qualche dubbio.
A Letizia Borghesi si rompe la radiolina e, ad un certo punto, perde il contatto con la gara. Giusto poco dopo aver detto alle sue compagne che, con il vantaggio che il gruppo aveva lasciato, forse c'erano buone possibilità di far bene. Sì, appunto: "far bene". Vincere è un'altra cosa. Che Jackson ha vinto, lo viene a sapere dalla sua massaggiatrice, all'entrata nel velodromo, anche abbastanza delusa perché un problema tecnico negli ultimi chilometri, le ha impedito di giocarsi il finale con il gruppo. Il pensiero è lo stesso di quel giorno in Spagna, su una strada sterrata chissà dove: «Ma tu sei folle, ragazza mia».

Alison Jackson ha passato tante squadre, anche un anno in Italia, nel 2017, con la Bepink Cogeas, l'anno in cui ha scoperto che l'Italia le piace e ha imparato diverse parole italiane, poi Sunweb, Liv Racing, fino a quest'anno in Ef Education. Nel tempo, ha elaborato una sorta di filosofia personale per certe situazioni, tanto che in squadra ce lo dicono: «Serviva coraggio per lavorare come ha lavorato, mentre le altre si risparmiavano per l'eventuale volata. Vero. Però a lei interessava portare la fuga al traguardo, una sorta di sfida con il gruppo, anche a costo di perdere. Nella sua esuberanza c'è anche questo: "Noi siamo poche e stanche, ma vi faccio vedere che arriviamo noi". Mettiamola più o meno così". Queste cose le vive e le spiega, consiglia. A Letizia Borghesi, ad esempio, ha insegnato a studiare bene i percorsi prima delle gare, nel minimo dettaglio, perché "la gara si inizia a fare da lì». Dopo la Roubaix, il suo sogno da sempre, chissà quale sarà il suo prossimo traguardo. Di certo il suo modo di correre e lo spunto veloce la aiuteranno.

Paris Roubaix Femmes 2023 - 3rd Edition - Denain - Roubaix 145,4 km - 08/04/2023 - Alison Jackson (CAN - EF Education - TIBCO - SVB) - photo Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Vederla abbracciata a quel sasso, dopo un inizio di stagione che non è andato proprio come aveva immaginato, riporta indietro, all'infanzia, ad immaginarcela bambina curiosa, nella natura. E, sorridendo, porta avanti, ai prossimi balli, in cui, a quanto pare, vorrà coinvolgere anche quella grossa pietra. Chissà cosa ne verrà fuori.

Foto: Sprint Cycling Agency


Top&Flop - alvento weekly #5

TOP

Matteo Trentin

Uno dei misteri del ciclismo di questi ultimi due lustri e l’assenza nelle top ten di Fiandre e Roubaix di uno dei migliori interpreti in assoluto di questo tipo di gare. Nel giorno di Pogačar, Trentin si fa trovare pronto, per il suo compagno di squadra, perfetti tatticamente gli UAE con il miglior finalizzatore possibile, e per se stesso: per la prima volta entra nei 10 al Fiandre e fra pochi giorni c’è da sfatare il tabù anche alla Roubaix.

Kasper Asgreen (e la QS)

Quante gliene abbiamo dette in queste settimane, parlando di loro in negativo, ma al Fiandre si sono rivisti davanti e anche con un certo numero di corridori. La Quick Step non sarà (non lo è) nella sua migliore versione possibile, ma aiutano a rendere spettacolare la corsa e ottengono un importante piazzamento con Asgreen, settimo, al termine di una gara d’attacco.

SD Worx

Corrono un Fiandre praticamente perfetto. Lotte Kopecky vince, dietro Reusser e Vollering (seconda) rompono i cambi e favoriscono la fuga. C’è di più: Strade Bianche, Gent- Wevelgem, Dwars e Giro delle Fiandre. Cos’altro?

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FLOP

Tom Pidcock

Due Fiandre su due senza essere tra i protagonisti della corsa. Inquietante soprattutto il crollo nel finale - a meno che non sia successo qualcosa. È vero, arriva da una brutta caduta alla Tirreno che lo ha costretto a fermarsi per qualche giorno, ma da uno così ci si aspetta ben altro su questi palcoscenici. Ora lo aspettiamo sulle Ardenne.

Wout van Aert

Sempre nell’occhio della critica quando non vince, figuriamoci dopo un Fiandre in cui si fa staccare dai suoi due rivali e poi alla fine perde la volata per il podio da un Pedersen all’attacco da diverse ore. Alla Roubaix - la corsa per cui è tagliato maggiormente tra le due - per prendersi una rivincita, anche nei confronti delle (nostre) critiche.

Auto e moto al seguito

Tra scie date e non date a seconda del momento a condizionare la corsa, sorpassi azzardati e quella mossa che per poco non trasformava il Fiandre in una tragedia - un'auto si ferma a pochi centimetri da van Aert finito a terra - siamo abbastanza stufi di vedere certe scene in gara.


Inno ai fondisti

Caro lettore, anzi carissimo, ciò che segue non vuole essere una spiegazione sui fatti di domenica 2 aprile 2023,  su ciò che è accaduto nei quasi 280 km tra Bruges a Oudenaarde, una strada che fa a spallate tra muri, stradone e stradine, su e giù, destra e sinistra e poi prende un nome che nell'appassionato suona come il titolo di un'opera unica: De Ronde Van Vlaanderen. No, niente di tutto questo: perché di quella corsa ne avrete già pieni gli occhi e colma la testa di nozioni, istruzioni, punti di vista e racconti.

Ciò che sta per arrivare non ha la minima intenzione di entrare nel dettaglio e cercare di capire come e perché, ancora una volta, il ciclismo che stiamo vivendo ci esalta e ci tiene incollati dal primo all’ultimo chilometro - e il Fiandre di domenica 2 aprile 2023 ne è stato perfetto emblema.

D’altra parte come poteva la corsa più bella del mondo che premia atleti completi sotto ogni aspetto non essere il simbolo di un ciclismo che ha preso una strada che non vuole mollare per nessun motivo al mondo? (E giuriamo che non oggi, non in questa sede, parleremo di malinconia e nostalgia, di tempi che ci sono e che prima o poi non saranno più e per questo motivo dobbiamo goderceli appieno).

La strada che ha reso il ciclismo uno spettacolo (ci illudiamo: più vendibile di quello che è stato negli ultimi due decenni) che ci lascia a bocca aperta e ci fa perdere verso esclamazioni del tipo: “Santocielo! ma cosa stiamo vedendo!”, “Che gara pazzesca!”, eccetera.

No, caro lettore, anzi carissimo che hai come sempre la pazienza di seguire i nostri pensieri contorti, le poche righe che seguono vogliono essere un inno ai fondisti, a quei corridori che grazie a doti perlopiù innate e rifinite col tempo, riescono a tirare fuori il meglio in gare che superano i 230, i 250 km di corsa; quei corridori che, quando in gruppo si raschia il barile fino a far sanguinare le unghie, hanno qualcosa in più, quei corridori che dopo cinque, sei ore di sofferenza ciclistica, portano quella fatica estrema su un altro piano e ci convivono meglio di altri perché madre natura li ha graziati rendendoli perfettamente adatti proprio a una corsa come il Giro delle Fiandre di settimana scorsa, quelli che più la corsa è dura, lunga, complessa per tanti motivi (ritmo, clima, situazioni legate a cadute), hanno qualcosa in più di tre quarti di gruppo - e alcuni di loro saranno subito di nuovo protagonisti alla Roubaix.

Sono quei corridori alla Mads Pedersen, uno che a 24 anni toccava appena palla nelle corse normali e poi invece lo trovavi vincitore di un Mondiale tra i più complessi della storia recente per lunghezza e meteo, corso tutto al freddo e sotto il diluvio, dove diventava complicato alimentarsi bene, quasi al buio, un corridore che  senza conoscerlo abbastanza te lo ritrovavi 2° al Fiandre. È diventato il massimo esponente di una scuola (una Sacra Scuola, ha detto qualcuno) che negli anni ha visto Alexander Kristoff il suo totem: le corse sopra i 250 km come parco giochi dove far valere rispetto ad altri le proprie qualità. Mads Pedersen attacca ai 112 chilometri dall’arrivo e porta via la fuga decisiva e poi di nuovo parte da solo quando ne mancano diciannove pensando di potercela fare nel resistere al ritorno di quei due diavolacci impertinenti che dietro staccavano tutto quello che restava del povero gruppo. Aveva detto, Pedersen, corridore che a un certo punto della sua carriera, ben dopo il Mondiale vinto, ha fatto click e di conseguenza un salto di qualità enorme, che per vincere doveva anticipare. C'è quasi riuscito.

Sono quei corridori alla Neilson Powless, fondista eccezionale come sta dimostrando negli anni e come dimostra uno storico che nelle corse di un giorno dice: 1° San Sebastian (2021), 3° alla Dwars (2023, suo esordio tra i professionisti sulle pietre), 5° al Mondiale (2021), 5° al Fiandre l'altro giorno, 7° alla Sanremo (2023), 8° alla Liegi (2022) e buttiamoci dentro anche il 12° posto finale al Tour dello scorso anno. Una delle più liete sorprese delle ultime tre stagioni.

Ronde van Vlaanderen 2023 - Tour des Flandres - 107th Edition - Brugge - Oudenaarde 273,4 km - 02/04/2023 - Neilson Powless (USA - EF Education - EasyPost) - photo Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Kasper Asgreen, che nel momento più buio della storia della sua squadra tira fuori una prestazione che pensavamo non fosse più nelle sue corde e anche lui sui muri sembrava annaspare, poi bastava un cambio di inquadratura e te lo ritrovavi scollinare per primo. Oppure Fred Wright, altro che si è visto poco fino all’altro giorno e in una corsa così chiude di nuovo nei primi dieci esattamente come un anno prima: un britannico perfettamente tagliato per le pietre del Nord come non se ne vedono spesso.

E che dire di due come Stefan Küng e Matteo Trentin: loro fanno valere l’esperienza, loro fanno valere l’affinità con queste gare, loro guarda caso su quel podio del Mondiale vinto da Pedersen quella volta lì e non stiamo di certo a rivangare, non di nuovo. Loro con ruoli e caratteristiche diversi - uno capitano passista, l’altro uomo squadra veloce e se il ciclismo fosse uno sport solo di testa e lettura della gara, allora Matteo Trentin sarebbe il numero uno al mondo. E che dire di Matteo Jorgenson: 24 anni, americano come Powless, davanti in una corsa così a questi livelli a dimostrazione di essere uomo da gare dure lui che trova affinità anche col maltempo e con un dislivello elevato. Senza scomodare uno che riscrive i numeri di questo sport, Pogačar, va beh, che ha portato sul suo piano la corsa: per staccare i due van voleva gara dura e così è andata, così ha fatto, inventandosi un numero sull'Oude Kwaremont che ricorderemo per anni.

Non ce ne vogliano quei corridori che sopra un certo chilometraggio ancora non riescono ad esprimere al massimo il proprio potenziale (pensiamo a Pidcock), quei corridori che magari in una carriera non ci riusciranno mai, perché qualcosa si può affinare, vedi gli allenamenti, le tecniche di ogni genere, l’alimentazione, la testa, l’esperienza, eccetera, ma oggi la nostra storia, cari lettori, anzi carissimi, e dedicata a loro, ai fondisti, perché si nasce così, e in uno sport di fatica (perdonate la banalità) ormai le rare volte che si superano tot ore di gara vengono fuori loro, e corse come quelle di domenica al Fiandre esaltano il pubblico ma fanno brillare anche loro, adatti a stare in sella e dare sberle a tutti (dopo averne prese parecchie) per tante ore di fila. Anche se poi come ha scritto Trentin l'altro giorno, alla fine ciò che resta per tutti: "è un gran mal di gambe".

PS: e domenica alla Roubaix,  dal punto di vista del fondo ne vedremo ancora delle belle.


Top&Flop - alvento weekly #4

TOP

Rory Townsend e Ben Healy

Nonostante i problemi che da diverso tempo perseguitano la Federazione Ciclistica irlandese e un momento storico non dei più floridi a livello di talenti assoluti (ma occhio che Healy è un gran bel corridore che potrà sorprendere anche a più alti livelli), l’Irlanda si gode una inaspettata domenica di gloria. Ben Healy conquista, con un attacco solitario (marchio di fabbrica) a 14 km dalla fine, il Gp Larciano, a pochi giorni dal successo di tappa alla Coppi&Bartali, la sua prima vittoria nella massima categoria; Rory Townsend, velocista di terza fascia di quasi 28 anni e in forza alla Bolton Equities Black Spoke, squadra appena salita tra le Professional, conquista in Francia, davanti ad alcune tra le ruote veloci più in forma in assoluto del momento come Thissen o De Kleijn, la vittoria più importante in carriera. St Patrick's day nove giorni dopo.

Uno- X Pro Cycling Women

La costanza della squadra nordica in mezzo alle altre corazzate ormai non fa più notizia ed è maturo il grande successo, tra Belgio e Olanda le giallorosse si piazzano così:

2ª Maria Giulia Confalonieri a Le Samyn
2ª Susanne Andersen alla Ronde van Drenthe (e 5ª ancora Maria Giulia Confalonieri)
6ª Anouska Koster alla Omloop Het Nieuwsblad
6ª Amalie Dideriksen alla De Panne (e 11ª Julie Norman Leth)
7ª Elinor Barker alla Gent Wevelgem
11ª Maria Giulia Confalonieri alla Nokere Koerse

Risultati ottenuti con 6 ragazze diverse, risultati ottenuti da una squadra nata appena l'anno scorso.

Matej Mohorič

Perché ci crede sempre, perché è il miglior Mohorič mai visto e non è colpa sua se si deve scontrare con tre che contemporaneamente il ciclismo non è che abbia visto molte volte eppure lui è lì, si attacca come può al treno buono, e deve inventarsi sempre qualcosa per riuscire a sfuggire al destino. Ha la fantasia giusta: e come alla Milano-Sanremo lo scorso anno prima o poi il colpo grosso arriva.

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FLOP

Soudal Quick Step

Allo sbando e il fatto di esserlo nelle loro gare fa ancora più effetto. Il pezzo fatto da Jakobsen alla Gent - va all'attacco per rientrare sulla fuga che non vede nemmeno un QS dentro e rimbalza malamente dopo aver sbagliato un paio di curve bagnate - e poi quello degli altri compagni di squadra Asgreen, Lampaert, e van Lerberghe che tirano a tutta per rientrare su quell'attacco ottenendo come risultato il rimanere senza energie e consegnando la gara ad altri, rappresentano uno dei momenti più complicati e confusionari della loro storia al Nord. Merlier, nel finale, è senza compagni di squadra, visto l'inutile sforzo dei suoi ormai staccati ed è costretto tutto da solo a inseguire il terzo posto, che poi non arriverà. Nemmeno quella magra consolazione.

Ciclismo italiano (maschile)

In una settimana di tante tantissime corse solo Ciccone alza le braccia al cielo e nelle altre gare che contano si vede solo Ganna, fino alla caduta durante la Gent-Wevelgem, e Ballerini in crescita. Nono posto nel ranking UCI per nazionali (rispetto a settimana scorsa una posizione recuperata su una claudicante Colombia) e tanta amarezza a vedere come siamo messi. Chi ci solleverà? (E come e quando?)

Richard Carapaz

È vero che è appena tornato, ma ci ha messo un po’ di tristezza vedere la sua bellissima maglia di campione d’Ecuador arrancare in quella maniera al Catalunya. Arriveranno sicuramente momenti migliori, nel frattempo saremmo disposti a fare un fioretto per vederlo al Giro invece che al Tour. L’ultima volta che c’erano lui, Roglič e un terzo litigante, sappiamo bene com’è finita….


Il ciclismo di quelli lì

Continua a essere il ciclismo di quelli. Quelli che hanno alzato il livello e scavato un solco con la concorrenza. Quelli che sono due e poi quattro, e diventano cinque e se gliene togli un paio fa tre, almeno fino a quando la matematica non diventerà un’opinione. Continua a essere, anzi in realtà lo è da (relativamente) poco, ma ci stanno prendendo gusto, il ciclismo di Roglič ed Evenepoel che settimana scorsa al Catalunya hanno monopolizzato una corsa schiacciata dall’ingombrante presenza delle Corse del Nord, ma loro due non lo sanno o se ne fregano e hanno cercato di valorizzarla pure con numeri da record nonostante due maglie troppo brutte per essere vere: bianche con qualche inserto, uno verde e l’altro arancione. Una roba inguardabile.

Che c’azzecca il colore delle maglie con le loro prestazioni? Considerato che uno vestirebbe la più prestigiosa e riconoscibile del gruppo, quella iridata, l’altra un paio di anni fa ne sfoggiava un’altra altrettanto bella, quella di campione nazionale sloveno con il Triglav in bella vista - a proposito se non ci siete stati in Slovenia andateci, occhio solo al tratto dopo Postumia perché all’improvviso anche in una giornata di piena primavera si può scatenare l’inferno sotto forma di tempesta di ghiaccio e neve e non è un romanzo fantasy, né una corsa in Belgio - insomma considerato questo è giusto porre l’attenzione su quei pigiamoni da leader delle varie classifiche. Oltretutto così simili tra loro non si capiva chi fosse leader di cosa. Soprattutto a guardare le immagini dallo schermo di un computer.

Volta Ciclista a Catalunya 2023 - 102nd Edition - 7th stage Barcelona - Barcelona 136 km - 26/03/2023 - Remco Evenepoel (BEL - Soudal - Quick Step) - Primoz Roglic (SLO - Jumbo - Visma) - photo Luis Angel Gomez/SprintCyclingAgency©2023

Il ciclismo di Roglič ed Evenepeol è spettacolo ma pure avanspettacolo e qualche rubrica da seguire nel dopo cena. In Belgio ne vanno matti e per una volta pure in Spagna hanno apprezzato lo sceneggiato. Si beccano, scattano e si staccano, fingono, arrancano, concedono poco o nulla se non qualcosa a un velocista di cui si parla troppo poco - Groves, numero notevole il suo: vince la volata sulla bici di un compagno di squadra - e a un mezzo scalatore, di nome Ciccone: mezzo non perché non sia forte, ma perché l’altra metà sembra altro, un cacciatore di tappe, miste o di montagna, e chi scrive vorrebbe bramoso aizzatore di folle nelle classiche ardennesi, uno di quei corridori su cui bisognerebbe puntare per rimpinguare la magrissima pancia del ciclismo italiano ormai sempre più rachitico alla stregua di tutte le altre nazionali del ciclismo che contano da pochi anni o hanno sempre contato. Insomma quell’abruzzese che a 29 anni come da tradizione nostra è pronto e maturo per traguardi più importanti ed è pronto a lanciare una scialuppa al 2023 italico.

Catalunya, o Catalunya, dunque: cosa ci hai detto di memorabile? In a nutshell scrivono o persino dicono quelli che parlano male: al Giro Roglič ed Evenepoel continueranno a dare spettacolo, a punzecchiarsi, lo faranno per loro e per noi, ci faranno divertire e sinceramente a oggi non sapremmo nemmeno dire chi potrà prevalere sull’altro. Magari come già successo ne esce fuori un terzo, ma al momento quella lista è totalmente priva di nomi e idee. Evenepoel è uno che non le manda a dire, forse in questo senso è quello che appare più impulsivo e naturale. Prepariamo un bell'agenda per prendere appunti nei dopo tappa, il bimbo belga ci darà pagine da riempire.

Gent Wevelgem 2023 - 85th Edition - Ypres - Wevelgem 260,9 km - 26/03/2023 - Wout Van Aert (BEL - Jumbo - Visma) - Christophe Laporte (FRA - Jumbo - Visma) - photo Vincent Kalut/PN/SprintCyclingAgency©2023

Il ciclismo di quelli lì poi tocca il Nord in un pomeriggio di un giorno da cani, per loro ad Harelbeke, anzi da gattoni, perché si graffiano e trovano l’unico momento di tregua dalla pioggia tra il mercoledì di La Panne (oh finalmente Philipsen, che vittoria!) e la domenica pomeriggio del “Jumbo Visma Show" sulle strade della Gent-Wevelgem; spettacolo che non piace a tutti, e si capisce come una vittoria in parata possa far storcere il naso. Per chi scrive nulla di male nel vedere il capitano concedere la vittoria in una corsa dove tutto appare già scritto nel momento in cui Laporte e van Aert se ne vanno sul Kemmelberg lasciando gli altri a zigzagare e a fare equilibrismi per stare in piedi sulle pietre scivolose delle Fiandre Orientali. Anzi l'invito è: leggete questo pensiero ben articolato da Ilenia Lazzaro, giornalista di Eurosport, sull'argomento van Aert, corridore che come si muove sbaglia. Destino dei più grandi.

E insomma dicevamo: qualche giorno prima della Gent-Wevelgem, nel mini Fiandre che arriva ad Harelbeke, c'è stato un antipasto di quello che sarà questa domenica nella gara delle gare tra Bruges e Oudenaarde: Pogačar, van der Poel e van Aert che staccano tutti. Ecco il ciclismo di quelli lì. Uno che scatta qualche centinaio di volte, l’altro che accende la gara lontano dal traguardo come una sigaretta in mezzo a una platea di non fumatori, il terzo che è quello che fa più fatica a tenere certe sgasate, resiste e poi vince.

Un pomeriggio qualsiasi impreziosito dal modo di fare ciclismo di quelli lì.

Chissà come andrà in quello che sarà il Fiandre vero e proprio, la festa dei belgi, ma pure la nostra che quando si tratta di corse a quelle latitudini non capiamo più nulla, la nostra testa si riempie di spiriti come la casa de gli invasati di Shirley Jackson, e se poi i tre di cui sopra decidono di dare spettacolo in questo modo allora per noi è finita, preparate calmanti e camicie di forza.


10 nomi da seguire al Giro delle Fiandre

Sarà una di quelle giornate in cui varrà la pena seguire la corsa dalle prime pedalate fino alle ultime. È vero che il canovaccio iniziale prevede un centinaio di chilometri piatti, ma poi, dal secondo muro in avanti, diciamo più o meno dal primo dei tre passaggi sul Vecchio Kwaremont non c'è più spazio per sbadigli. Tutto d'un fiato.

Come da tradizione vi daremo 10 nomi da seguire, come per la Milano-Sanremo di quest'anno la corsa sarà valida anche per il Trofeo Monumento di Fantacycling e tra parentesi accanto al nome di ogni corridore, infatti, trovate la loro quotazione in crediti.

Però abbiamo deciso di fare così: inutile fare i nomi dei tre, dei big three come tocca chiamarli, van der Poel, van Aert e Pogačar (che su Fantacycling costano rispettivamente 52, 71 e 73 crediti), ma ne proponiamo altri, 'ché poi nel ciclismo non si sa mai cosa può accadere.

Grafica by Fanta-Cycling.com

DIECI NOMI DA SEGUIRE AL GIRO DELLE FIANDRE

GLI OUTSIDER

1. Cristophe Laporte (35 crediti) - Che poi metterlo tra gli outsider dopo che ha vinto Gent-Wevelgem, per concessione, e Dwars door Vlaanderen di forza, sembra un insulto, lui oltretutto con questa corsa ha sempre avuto un discreto feeling.

 

2. Matej Mohorič (28)- Invece per lui il rapporto con questa corsa è un po' nebuloso, ma un piazzamento nei 10 è alla portata visto lo storico stagionale, anche se tra botta alla Gent-Wevelgem e testa alla Roubaix, potremmo non vedere il miglior Mohorič 2023.

3. Stefan Küng (29) - Se cercate uno dei migliori interpreti in assoluto di queste corse guardate in casa dello svizzero che sulla scrivania in ufficio ha la bozza di un manuale che sta scrivendo e dal titolo: "il perfetto corridore da Fiandre". Il suo limite è che non vince (quasi) mai, mentre da considerare come il primo risultato importante al Fiandre lo abbia ottenuto solo l'anno scorso dopo una serie infinita di sfortune.

4 Valentin Madouas (23) - In poco tempo è diventato una garanzia assoluta su ogni terreno ed è stato proprio il Fiandre 2022 a sbloccarlo. Si ripeterà?

LE SCOMMESSE

5. Neilson Powless -(28)  Alla DDV lo aspettavamo; all'esordio da professionista sulle pietre non ha deluso e ha dimostrato di starci benissimo in quel gruppo di corridori completi capaci di primeggiare nelle corse a tappe (per il momento brevi), e nelle corse di un giorno di ogni tipo. Con spiccate doti da fondista il Fiandre può essere la sua gara.

6. John Degenkolb (6) - No, non siamo pazzi, né abbiamo tirato indietro l'orologio di un lustro: il baffetto che vedevate in queste gare spuntare in testa sui muri è proprio il suo, e vista età e incidenti avuti, merita una menzione e qualche occhio di riguardo. Sia al Fiandre che poi eventualmente alla Roubaix.

7. Nils Politt (11) - Uno dei corridori più riconoscibili in gruppo, un attaccante nato che finalmente, risolti i problemi fisici, sembra aver ritrovato quello smalto perduto. Può anticipare e piazzarsi in alto, ma può anche chiudere con i primi una volata a ranghi ristretti. Come non pensare a lui per le corse della Settimana Santa?

LE SORPRESE

8. Mikkel Bjerg (4) - Come Trentin dovrà lavorare duramente per il suo capitano, ma non ci stupiremmo se a fine corsa lo trovassimo nei primi dieci o a ridosso. Al momento gli diamo il premio come miglior gregario di questo inizio di stagione e che se lo faccia bastare!

9. Krists Neilands (2) - Visto che si parla di sorprese lo facciamo con il lettone, ma il corridore della Israel PremierTech nelle ultime due gare è sempre stato nel vivo della corsa chiudendo con un 12° e un 21° posto tra Harelbeke e Waregem. Niente male.

10. Davide Ballerini (15) - Ballerini a rappresentare una QS in difficoltà al Nord, ma non lui che arriva al Fiandre con piazzamenti interessanti: 6° alla OHN, 7° alla DDV, 11° a De Panne e 12° a Sanremo. Il suo problema è sempre stata l'affidabilità sopra un certo numero di ore di gara, ma visto che ci pare il miglior Ballerini visto al Nord finora (anche superiore a quello vittorioso alla OHN 2021) non gli resta che smentirci con un bel risultato al Fiandre, che aiuterebbe anche il ciclismo di casa nostra a smuovere questa sorta di depressione italica.

E naturalmente non ci siamo dimenticati dei vari Pidcock, Pedersen, Stuyven, Vanmarcke, Turner, Narvaez, Wright, Kristoff, Dewulf eccetera eccetera, ma 10 nomi sono 10 nomi... Buon Fiandre!

Regolamento del concorso

I consigli di Fantacycling

Foto: Sprint Cycling Agency