Le nuove strade gravel di Valverde

Quanti aggettivi si sono usati, nel tempo, per descrivere Alejandro Valverde? "L'Embatido" è, forse, quello che più si ricorda, ma il ciclismo di Valverde è sempre stato affollato di aggettivi e non era un caso: servivano per descrivere ciò che accadeva, a renderne l'idea, a darne una forma, uno schizzo, quasi si trattasse di una bozza di un pezzo o di un dipinto. Talvolta si dice che gli aggettivi vanno tolti, che non bisogna esagerare, noi, invece, crediamo all'altra scuola, quella di Gianni Mura, ad esempio, secondo cui gli aggettivi servono, sono necessari, e si può anche abbondare, a patto che ne valga la pena, a patto che siano quelli giusti.
Per Valverde, in questi giorni, ad esempio, ne abbiamo in mente un altro. Strano, forse insolito. Però ci piace dire che Alejandro Valverde è gravel. Sì, non abbiamo sbagliato. Poi andremo oltre, perché lì vogliamo arrivare, ma partiamo dal fatto: Alejandro Valverde è davvero un ciclista che si dedica al gravel, o, almeno, lo sarà fra qualche giorno, quando disputerà la prima gara su sterrato con Movistar, la "Indomable", ad Almeria, il 23 aprile. Ciclista lo è da tempo, anche se si è ritirato lo scorso ottobre: guardate la sua pagina Instagram, reca ancora la dicitura "ciclista professionista", può essere disattenzione, può essere altro. Legame, ad esempio. E se è legame, come tutti i legami, si sottopone al tempo che passa e a quanto il tempo, agendo, cambi, modifichi.

Dire che Valverde è gravel non significa solo dire che Valverde correrà ad "Indomable" e, poi, a "The Traka", il 29 aprile. Dire che Valverde è gravel significa raccontare una storia che prosegue, significa dare una possibilità alla circolarità delle cose e permettere alla parola fine di avere un altro senso. Finisce una carriera, non un modo di essere, di vedere le cose: quello si reinventa da un'altra parte e continua a parlare lo stesso linguaggio.
Valverde che ha continuato a correre fino a 42 anni non è così diverso da chiunque, in un giro in bicicletta. Da quando si dice: "arriviamo fino a lì e poi torniamo" ed invece si va avanti e l'imprevisto è, se volete, una scusa per cercare altro divertimento. A noi viene in mente il ritorno di Valverde sul luogo della caduta alla Vuelta 2021, la precisione con cui ha ricordato il momento della scivolata, della caduta, del timore, per tutti, anche per lui e quel ritiro dolorante. Non solo nel corpo. Viene in mente il fatto che a 41 anni si potrebbe anche pensare di lasciare stare dopo un rischio simile, perché di rischi se ne corrono sempre tanti, ma a quarant'anni fanno più paura. Invece no. Un altro anno e poi un altro ciclo, la curiosità di vedere cosa si prova nel gravel.

Tour de France Saitama Criterium 2022 - Saitama - 06/11/2022 - Alejandro Valverde (ESP - Movistar Team) - photo Kei Tsuji/SprintCyclingAgency©2022

L'Embatido è gravel per quello sguardo che ha sempre avuto in sella; qualcosa a metà tra il prendere in maniera maledettamente seria il pedalare ed il cercare un altro spazio che sia più leggero, più fantasioso. Eravamo a Innsbruck, al Mondiale da lui vinto nel 2018, e ricordiamo quello che ci disse un amico: "Don Alejandro ne ha fatta un'altra delle sue". Ed essere gravel ha anche a che vedere con il "combinarne qualcuna", affrontare uno sterrato e sentirsi a proprio agio, fare qualcosa di assurdo, magari anche pedalare fino a notte, cercare un luogo nuovo, magari scoprirlo, come da ragazzini quando si tornava a casa felici per aver visto un passaggio nuovo, salvo poi sapere che già tutti lo conoscevano, ma non importava, perché per te era nuovo.

Alejandro Valverde è gravel per il suo rapporto con le emozioni, per la capacità di farle trasparire sempre e di arrivare anche così dall'altra parte, dalla parte di chi guarda. È gravel il suo rapporto con il pubblico, con i tifosi, con le persone che, a ben guardare, possono essere anche loro gravel: se gravel significa condividere un tragitto, costi quel che costi, e uscirne a pezzi, ma interi o ricomposti. A pezzi per i muscoli, interi per ciò che ritorna nella testa quando il corpo fatica. Quella forma di felicità, di entusiasmo quasi originario.

Certo, saranno gare e si lotterà anche per vincere e pure lì Valverde sarà gravel, come tutte le volte in cui, magari, non ha vinto, però di lui si ricordano tutti, talvolta più che del vincitore. Essere gravel rientra in una certa modalità di fare le cose e pure nella memoria, nel ricordo che si lascia.

Con tutto questo, Valverde partirà per "Indomable" e per "The Traka", un altro ciclo. Ciclo da circolare, da ciò che gira e rigira. Da ciò che cambia giro, ma non finisce. Alejandro Valverde, signore e signori.


Top&Flop - alvento weekly #7

TOP

Cofidis

In Francia si sono disputate tre corse in tre giorni e la Cofidis ne ha vinte due, una con Lafay (Classic Grand Besançon Doubs) e una con Jesús Herrada (Tour du Doubs) confermandosi la squadra transalpina più in palla di questo inizio 2023. In quei giorni, quando non hanno vinto (Tour du Jura), hanno piazzato Martin al 3° posto.

Matteo Busatto

Esaltarsi per una diretta scritta? Fatto! È quello che è successo a diversi appassionati che nel pomeriggio di sabato seguivano su directvelo la diretta - senza immagini, ma con qualche video che rimbalzava da Twitter e qualche foto - della Liegi Bastogne Liegi Under 23. Quando nell’ultimo aggiornamento abbiamo letto: “Busatto vince la volata del gruppo e si aggiudica la corsa”, beh immaginate la nostra contentezza. Mai come la sua e le sue lacrime per aver conquistato il primo successo in carriera, categoria juniores compresa. Talento vero? Pare decisamente di sì e ora, caro ciclismo (italiano), non sprechiamolo.

Kévin Vauquelin

Va sempre più forte, e sabato, al Tour du Jura, conquista la terza vittoria stagionale in carriera. Arrivo in salita, sotto la pioggia che lui non disprezza e in mezzo alla nebbia, dove poter scaricare i suoi cavalli che lo rendono un corridore perfetto per le cronoscalate… chissà che non si faccia vedere al Giro prima o poi, troverebbe percorsi adatti e tanti tifosi che già lo seguono.

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FLOP

L’auto dell’Amstel

Che bisogno c’era di mettere un'auto dell’organizzazione pochi metri davanti a Pogačar che quella corsa l’avrebbe vinta senza bisogno di polemiche su presunte scie acquisite? Sì va bene, si voleva mostrare lo sponsor della corsa… ma permetteteci di dire... anzi meglio di no... fate finta che lo abbiamo fatto.

Tiesj Benoot

Alla vigilia dichiara come l'Amstel sia la corsa che più gli si addice fra le varie classiche primaverili, ma torna a casa con un 15° posto e alcuni tentativi ad inseguire che non portano frutti. Lui e la Jumbo, anticipati dal gruppo Pogačar, ampiamente bocciati.

Soudal-Quick Step

Ci risiamo. Al Brabante coprono la fuga di Cavagna che nel finale non ne ha per resistere a Godon e Healy. Recidivi all’Amstel dove, pur potendo contare su un Bagioli in crescita (6° posto finale, bravo!), coprono la fuga con dentro Pogačar, Pidcock e…Van Tricht, che si staccherà non appena i migliori inizieranno a fare sul serio. Ora tocca a Evenepoel salvare la baracca alla Liegi.


10 nomi per la Liegi-Bastogne-Liegi

È la decana e chiude questa primavera ciclistica dando il lancio alla stagione dei Grandi Giri o per meglio dire, al Giro d'Italia, ma ancora non è tempo di parlarne. È la decana, con le sue aspre colline, con il suo modo di essere aperta a diverse soluzioni, tanto che non sai mai dove potrebbe accendersi e decidersi la corsa.

È la decana, e nonostante tutto ama cambiare. È la decana, la Liegi-Bastogne-Liegi, con quel nome che in bocca assume una musicalità tutta sua e che chiuderà questa prima parte del Trofeo Alvento di Fantacycling.

A voi i dieci nomi da seguire alla Liegi-Bastogne-Liegi - e tra parentesi il costo in crediti per comprarli al Fantaciclismo di Fanta-cycling.

Grafica by Fanta-Cycling.com

1. Tadej Pogačar (77 fantacrediti) - Basta il nome, vero?

Amstel Gold Race 2023 - 57th Edition - Maastricht - Berg en Terblijt 253,6 km - 16/04/2023 - Tadej Pogacar (SLO - UAE Team Emirates) - photo Dion Kerckhoffs/CV/SprintCyclingAgency©2023

 

2. Remco Evenepoel (63) - Campione in carica per una sfida che si prospetta decisamente interessante, se non addirittura epocale, con lo sloveno. Vi immaginate un testa a testa fra i due?

Volta Ciclista a Catalunya 2023 - 102nd Edition - 6th stage Martorell - Molins de Rei 183 km - 25/03/2023 - Remco Evenepoel (BEL - Soudal - Quick Step) - Primoz Roglic (SLO - Jumbo - Visma) - Marc Soler (ESP - UAE Team Emirates) - photo Luis Angel Gomez/SprintCyclingAgency©2023

3. Neilson Powless (27) - Caduto all’Amstel, caduto alla Freccia, ma se sta bene alla Liegi può impensierire i favoriti e chissà…


4. Michael Woods (23) - Le Ardenne lo hanno sempre visto protagonista anche nelle annate in cui in precedenza ha raccolto di meno. Arriva da un 4° posto alla Freccia e la Liegi l'ha sfiorata più di una volta.

La Fleche Wallonne 2023 - 87th Edition - Herve - Mur de Huy 194,3 km - 19/04/2023 - Michael Woods (CAN - Israel - Premier Tech) - photo Rafa Gomez/SprintCyclingAgency©2023

5. Matjas Skjelmose Jensen (12) - Tra i nomi nuovi di queste ultime due stagioni, all’Amstel ha dimostrato di poterci stare anche sopra un certo chilometraggio e alla Freccia è stato il primo degli umani. Da seguire per una top ten.

Paris Nice 2023 - 81st Edition - 4th stage Saint-Amand-Montrond - La Loge des Gardes 164,7 km - 08/03/2023 - Mattias Skjelmose (DEN - Trek - Segafredo) - photo Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

6. Romain Bardet (27) - Lui da queste parti si è sempre mosso bene e alla Freccia ha mostrato di avere la forma necessaria per puntare pure a un piazzamento sul podio.

Faun Drome Classic 2023 - 11th Edition - Etoile sur Rhone - Etoile sur Rhone 191,5 km 26/02/2023 - Romain Bardet (FRA - Team DSM) - photo Alessandro Perrone/SprintCyclingAgency©2023

 

7. Alexej Lutsenko (19) - Nelle ultime settimane abbiamo rivisto un Lutsenko d’annata.

Amstel Gold Race 2023 - 57th Edition - Maastricht - Berg en Terblijt 253,6 km - 16/04/2023 - Tadej Pogacar (SLO - UAE Team Emirates) - Alexey Lutsenko (KAZ - Astana Qazaqstan Team) - photo POOL/SprintCyclingAgency©2023

8. Benoît Cosnefroy (19) - Enigmatico, capace di alternare grandi cose a débâcle a causa di una salute un po' cagionevole. Le Ardenne sono il suo pane, ma quest’anno è andato forte anche al Fiandre. 

Grand Prix Cycliste de QuŽbec 2022 - 11th Edition - Quebec Quebec 201.6 km - 09/09/2022 - Benoit Cosnefroy (FRA - AG2R Citroen Team) - photo Brian Hodes/SprintCyclingAgency©2022

9. Giulio Ciccone (23) - Al solito chi scrive sponsorizza Ciccone per questa corsa, perfettamente tagliata per il combattivo corridore abruzzese.

Volta Ciclista a Catalunya 2023 - 102nd Edition - 2nd stage Mataro - Vallter 165,5 km - 21/03/2023 - Primoz Roglic (SLO - Jumbo - Visma) - Giulio Ciccone (ITA - Trek - Segafredo) - Remco Evenepoel (BEL - Soudal - Quick Step) - photo Luis Angel Gomez/SprintCyclingAgency©2023

10. Ben Healy (5) - Come lasciarlo fuori dopo quello visto nelle scorse settimane?

GP Industria & Artigianto Larciano 2023 - 45th Edition - Larciano - Larciano 199,8 km - 26/03/2023 - Ben Healy (IRL - EF Education - EasyPost) - photo Tommaso Pelagalli/SprintCyclingAgency©2023

Foto in copertina: ASO/Karenn EDWARDS


Ben Healy, l'artista

Mi accorsi di lui quando, prendendo nota dei corridori al via del Tour de l’Avenir del 2019, vidi spuntare il suo nome all’interno della selezione della squadra del Centre Mondial du Cyclisme. L’Irlanda, infatti, non era iscritta alla corsa. Era uno dei più giovani, 19 anni ancora da compiere, ma non solo, uno dei classe 2000 (primo anno nella categoria Under 23) più attesi, dopo l’11° posto ottenuto quella primavera alla Gent-Wevelgem e poi altri risultati interessanti, seguendo sempre quel canovaccio che ormai tutti gli appassionati hanno iniziato a conoscere: la fuga.

Foto: Tour de l'Avenir 2019, Facebook

La mattina del 19 agosto 2019 ad Espalion pioveva. Nel pomeriggio, a Saint-Julien-Chapteuil, il tempo non aveva certo dato tregua, anzi a tratti si era messo ancora più di traverso e Ben Healy, inglese di nascita, ma irlandese d’adozione (la famiglia da parte di padre arriva proprio dall’Irlanda e lui scelse la licenza irlandese perché da junior, nonostante i risultati brillanti, tra cui il giro dei Paesi Baschi vinto davanti a Evenepoel, fu ignorato dalla federazione britannica in vista del Mondiale), si lanciò in fuga in quella quarta tappa, e da quella fuga raccolse poi la vittoria, battendo corridori tutt’altro che disavvezzi a certi esercizi, soprattutto se caratterizzati dall’incessante ticchettio sulla testa della pioggia: Hulgaard e Jorgenson, i suoi compagni d’avventura anticipati a circa quattro chilometri dall’arrivo. L’anno dopo vinse di nuovo in Francia attaccando da lontano alla Ronde de l’Isard. Stavolta con il sole.

E con il sole lo vidi dal vivo a Castelfranco Veneto, nel 2021, al Giro d’Italia Under 23. Indovinate un po’ la successione dei fatti? Al mattino, al via da San Vito al Tagliamento, un tiro di schioppo dietro casa mia, gli dissi: «Today is the day, Ben!». Lui non mi rispose, anzi, ma fece qualcosa di più. Mi guardò con un ghigno a denti stretti, poco convinto, quasi fosse un tentativo di tenere fuori dal suo prezioso campo vitale qualcosa inteso probabilmente come un anatema lanciato da uno sconosciuto. Aveva la maglia bianca con la striscia verde e il trifoglio, simbolo di campione nazionale in carica, a difenderlo dalle mie maledizioni.

Come andò a finire… andò a finire che Healy vinse quella tappa, prima attaccando da lontano e poi lasciando per strada i suoi compagni di fuga, staccati a circa tre chilometri dall’arrivo. Dopo il traguardo mi avvicinai a lui complimentandomi, rispose: «Attack is the way» come fosse la cosa più normale al mondo. Chiuse quel Giro d’Italia al 12° posto in classifica, finendo anche secondo nella crono di Guastalla vinta da Baroncini e terzo il giorno dopo nella frazione di Sestola vinta da Ayuso davanti a Tobias Halland Johannesen e con la promessa che un giorno avrebbe provato (e ci proverà prima o poi) a fare classifica anche nei Grandi Giri.

“Artista della fuga” lo chiamano, e Tom Gloag, suo ex compagno di squadra in maglia Trinity Racing, un giorno mi disse: «Quando lo trovi nella starting list stai pur certo che non sarà mai una gara normale». Artista o dotato di una personalità simile, lo definisce invece uno dei suoi direttori sportivi, Tom Southam. «Quando l’ho visto per la prima volta non ho pensato fosse un corridore, semmai uno studente di storia dell’arte o qualcosa del genere»

GP Industria & Artigianato Larciano 2023 - 45th Edition - Larciano - Larciano 199,8 km - 26/03/2023 - Ben Healy (IRL - EF Education - EasyPost) - photo Tommaso Pelagalli/SprintCyclingAgency©2023

Ben Healy, classe 2000, sta mettendo in campo anche tra i professionisti tutta la sua disciplina appresa, più che a Storia dell'arte, combattendo il vento trasversale che lo sfidava ogni domenica nelle zone di casa sin da quando era bambino. Ha iniziato con la mountain bike e solo dopo un po’ si è appassionato al ciclismo su strada: non ha nulla di così particolare da raccontare, né chissà quale background indimenticabile, Ben Healy, già da tempo corridore di culto, non spicca per quello che è, anche se sbirciando il suo profilo Instagram si capisce come ci tenga, ma per quello che fa.

Alla Parigi-Roubaix di quest’anno era presente, ma non tra gli iscritti alla gara, semmai come turista, accompagnatore, infine soigneur. Voleva gustarsi l'atmosfera di una delle corse più affascinanti, ma sulle quali, visti i 60 chili di peso, difficilmente potrà mai essere protagonista, forse nemmeno andando in fuga. «Il mio segreto per evadere dal gruppo? Nessuno, semplicemente provarci e riprovarci fino a che hai le gambe».

La squadra gli ha spiegato i punti in cui si sarebbe dovuto fare trovare pronto con il rifornimento, gli ha dato borracce e ruote e lui era lì, come nel suo stile, attento, nonostante quell’espressione un po’ stralunata disegnata da occhi nerissimi e ciglia lunghe. La sua giornata è stata descritta dalla squadra in cui milita, la EF EasyPost, e i nodi focali sono stati: lo stupore nel vedere gruppi sparpagliati ovunque e non vivere di persona quelle sensazioni, ma cogliere l’assurda sofferenza di una corsa come la Roubaix; il rumore delle bici sulle pietre, la difficoltà di stare al passo di una gara fatta a cinquanta chilometri all’ora di media, che ha significato anticipare il gruppo di pochissimi minuti; i suoi compagni di squadra che lo cercavano per ricevere il rifornimento, e infine l'ormai noto siparietto con James Shaw.

Shaw, suo compagno di squadra, al via non aveva preso la precauzione (come per altro fanno in tanti) di correre con i guantini, e a un certo punto, proprio nella zona in cui si trovava Healy, si fermò per un attimo per poi ripartire stremato e le mani indolenzite e sanguinanti. Momento immortalato anche dalle immagini di un telefono:

https://twitter.com/keirp/status/1646986600327282689

«Pover'uomo», esclama Ben con quel sorrisino beffardo che stiamo imparando a conoscere, gli occhi scuri che sembrano sempre rivelare o nascondere qualcosa. «Non lo invidio. Spero che arrivi al velodromo con le mani ancora intatte». Ghigno healyano. Sipario.

Pochi giorni dopo ha rimesso i panni del corridore, interpretando nuovamente quello del fuggitivo-protagonista. Come il miglior De Gendt di sempre, come Ben Healy da più o meno il suo sempre. Ha anticipato, ha attaccato. Prima al Brabante e poi all’Amstel: le Ardenne sembrano essere le terre fatte su misura per uno che ha fatto pratica sulle tortuose colline d'oltremanica.

Secondo al Brabante, battuto allo sprint da Godon, uno parecchio veloce, dopo averlo provato a staccare su diversi muri e dopo essergli rimasto appeso, per qualche grazia ricevuta, sull’ultima collina e poi secondo all’Amstel Gold Race di pochi giorni fa. Secondo dietro Pogačar, primo degli umani, e infatti esultante, in un mese in cui gli è riuscito di sbloccarsi in Italia, vittoria a Larciano e poi tappa alla Coppi & Bartali.

Lo si attendeva in corse di più alto livello e ha risposto bene come secondo degli umani dietro un alieno e staccando un compagno di tante battaglie nelle categorie giovanili delle corse in Gran Bretagna, Tom Pidcock. Mica se lo aspettava, Ben: «Cosa dire della mia Amstel? Che è stata una corsa surreale». Niente male come inizio: ci vediamo nella prossima fuga, magari proprio sulle strade del Giro d’Italia.


Nuovi Garmin Edge 540 e Edge 840: più leggeri e ancora più performanti.

In casa Garmin, per usare un eufemismo, diciamo che non si sta con le mani in mano. Lo scorso martedì sono stati presentati i nuovi Edge 540 e 840 e noi siamo andati a testarli proprio ieri: una bella pedalata fino in cima al museo del Ghisallo, per farci spiegare accuratamente le nuove funzioni presenti su entrambi i ciclocomputer e che proviamo a trasferirvi nella maniera più semplice.

- Abilità ciclistica e requisiti del percorso: basandosi sullo storico degli allenamenti, identifica i punti di forza e di debolezza di un ciclista.

- Coaching adattativo mirato: che si pedali al chiuso o all'aperto, permette di visualizzare gli allenamenti giornalieri suggeriti e invia suggerimenti personalizzati che si adattano in base al carico di allenamento, al recupero e alle prossime gare. Hai fatto troppi lunghi a ritmo basso? Il ciclocomputer ti consiglierà dei lavori in soglia.

- Stamina in tempo reale: permette di monitorare i livelli di sforzo in tempo reale durante l'uscita in bici per vedere quanta energia rimane per terminare il proprio allenamento. Se fai una menata a 60 all’ora ti avvisa e ti dice «guarda che così duri al massimo cento metri».

-Power Guide: consente di gestire gli sforzi con obiettivi di potenza durante il percorso.

- Pianificazione delle salite ClimbPro: permette di visualizzare i dettagli delle salite, come l’ascesa rimanente e la pendenza, anche se non hai caricato il percorso. Semplicemente, il ciclocomputer capisce che sei su quella salita e ti mostra le sue caratteristiche.

- GNSS multi-banda: garantisce una maggiore precisione della posizione anche negli ambienti più impervi.

- Ricarica solare: la lente di ricarica solare Power Glass™ sui modelli Solar estende la durata della batteria fino a 60 ore in modalità risparmio, offrendo fino a 25 minuti in più all'ora durante le pedalate diurne. Il che non vuol dire che il sole ricarica il ciclocomputer, ma ne allunga la durata.

Tutti i modelli delle serie Edge 540 e 840 vantano un display a colori da 2,6 pollici con touchscreen reattivo e comandi a pulsante che funzionano in qualsiasi ambiente. Inoltre grazie alle informazioni fornite da Firstbeat Analytics™, come il VO2 max, Training Status, Training Load, tempo di recupero e altro ancora, è possibile prendere visione di come il fisico stia rispondendo all'allenamento. Indossando poi uno smartwatch Garmin compatibile, si ottiene una fotografia completa della propria salute e del benessere in senso più generale, grazie a informazioni come il Pulse Ox3, il monitoraggio della Body Battery™, il monitoraggio avanzato del sonno e altro ancora. Durante l'uscita in bici, i nuovi Edge permettono di monitorare come il corpo resiste all'acclimatazione al calore e all'altitudine in ambienti diversi, anche grazie a notifiche che, durante la corsa, indicano quando è necessario reidratarsi.

Siccome, se possiamo, evitiamo di utilizzare l’automobile, abbiamo raggiunto l’appuntamento in treno. Al momento del ritorno, complice anche la temperatura perfetta, abbiamo deciso di fare qualche chilometro in più: il che si è tradotto in un centello fino a casa, su e giù tra campagne brianzole e pianura padana. Così abbiamo avuto la possibilità di testare al meglio anche la nuova cartografia integrata aggiornata con mappe migliorate e la tecnologia Trendline™ Popularity Routing per evidenziare le strade e i sentieri più popolari (con tanto di segnalazione di punti di interesse). Non sarete stupiti se vi diciamo che tutto è funzionato a meraviglia.
La configurazione del dispositivo è semplice e immediata. Ancora più semplice regolare i campi dati direttamente dal dispositivo Edge o dallo smartphone abbinato.
Infine una curiosità. Se il 1040, top di gamma di Garmin, è il più utilizzato dai professionisti in allenamento, quando si tratta di gareggiare la scelta va sul 540 o l’840. Perché? A (quasi) parità di funzioni, lo schermo più piccolo vuol dire sì batteria limitata, ma anche 50 grammi in meno.

Le versioni dotate di tecnologia solar di Garmin Edge 540 e Edge 840 hanno prezzi di vendita suggeriti rispettivamente di 499,99 e 599,99 euro. Garmin Edge 540 non solar ha un prezzo di vendita consigliato di 399,99 euro, mentre Garmin Edge 840 non solar ha un prezzo di vendita consigliato di 499,99 euro.

Per informazioni: www.garmin.com/it-IT


Viaggi, risacche e corridori: un Giro di Sicilia al vento

testo: Tothi Folisi

Il mio presidio è uno scoglio soprannominato “scoglio nero” perché da qui più di una persona ha deciso di finirsi, c'è una vista meravigliosa e non ho mai ben capito quale sia la correlazione fra scenografia e dipartita, comunque da qui si vedono le isole Eolie e arrivati a metà Aprile un profumo di tutto quello che passa fra una mulattiera e la risacca.

Nel libro Viaggio in Sicilia, Ibn Jubayr, viaggiatore e poeta arabo-andaluso del 1100, così descrive questo tratto di costa siciliana: "Lasciammo vagare lo sguardo sui terreni e i villaggi che si susseguivano uno dietro l'altro e sulle fortezze in cima alle montagne e scorgemmo sul mare alla nostra destra nove isole [le Eolie] che si elevavano come montagne: da due di esse, poco distanti dalla costa della Sicilia, usciva continuamente fuoco e vedevamo salire fumo, che di notte appariva rosso acceso, con lingue che si innalzavano verso il cielo. È il famoso Vulcano. Ci fu detto che la fiamma viene fuori da spiragli nelle due montagne anzidette [di Vulcano e Stromboli], dai quali si sprigiona con violenza un soffio incandescente che si trasforma in fuoco e accade talvolta che vomiti una grossa pietra lanciata in aria dalla potenza di quel soffio che le impedisce di fermarsi e ricadere sul fondo. E questa, fra le cose che si sentono raccontare e che più suscitano stupore, è cosa vera".

Qui il vento è una costante da ricordare bene, Eolo lavora incessantemente per confondere e in qualche caso cambiare i programmi, la sua effige si trova spesso nelle mattonelle all'ingresso di alcune abitazioni soprattutto nella provincia di Messina, Vincenzo Albanese sembra saperlo, viaggia abbastanza tranquillo e la scritta sulla sua maglia Ciclamino sembra una struttura ricorsiva, correrà al Giro dopo essere stato fermo per molto tempo, dice che cercherà di fare di tutto per riprendersi quello che ha lasciato per strada e da questo Giro di Sicilia sembra sulla giusta rotta.

Da lontano si vede sbucare da una curva il gruppo come un grande falò in movimento, da un lato montagna, e dall'altro mare agitato, gonfio, con i gabbiani che sembrano incuriositi. Passano Damiano Caruso, Mark Cavendish, Rafał Majka, Elia Viviani, tutti con motivazioni diverse, nella stessa giornata uggiosa, nella stessa salita ventosa che si distacca dai cliché odiosi che vogliono quest'isola tutto sole e contentezza.

Questa terra, chi la conosce bene lo sa, ha un'anima nera, ama la penombra, le cose celate come quelle taciute, forse per proteggersi da troppa luce, ma l'incanto è simile a quello che hanno alcuni ciclisti, in quella calma che esita, quando non ci si vuole anticipare. E tutto questo somiglia al carattere introverso di alcuni suoi abitanti. Fisher-Black è un nome perfetto sia come pirata sia come guida turistica per le città arabo-normanne: è il primo a salire sul trono, porterà la maglia fino all'ultima delle 4 tappe, a Giarre arriverà quarto. Terzo il già citato Albanese, secondo il sudafricano Louis Meintjes e primo Alexej Lutsenko della Astana.

Vince dopo 424 giorni, vince dopo la salita dell'Etna perfezionando tutto sul finale. Intervistato, visibilmente stanco, confida di non aver avuto le forze per festeggiare. Nella sua ammiraglia c'è un signore che risponde al nome di Giuseppe Martinelli che di storie leggendarie ne conosce parecchie, lui che ha guidato Pantani, Nibali, Aru.

Bella questa quattro giorni, che si sta sempre più radicando in una regione che di campioni ne ha lanciati tanti, belli i luoghi desolati e quelli pieni di gente, le scolaresche che escono dalle aule per quei dieci quindici secondi di passaggio, il tempo prima e il tempo dopo, l'inconsapevolezza del passante con i sacchetti della spesa, la signora che si lamenta perché fermata dai vigili urbani, bello vedere passare un gruppo nelle strade della propria quotidianità. Quando passa l'auto del fine gara, resta solo il vento, che può essere, come chi va in bici sa benissimo, beatitudine o castigo eterno.

Foto: Sprint Cycling Agency


Dentro a MET

Lo sapevate che alcuni dei casci da ciclismo più sicuri e performanti, tra cui quello del campionissimo Tadej Pogačar, vengono progettati e testati a Talamona, in Valtellina? Abbiamo trascorso una giornata a scorrazzare per i corridoi, gli uffici e i laboratori di MET per scoprire tutta l'umanità che c'è dietro alla professionalità di chi ci lavora.

Interviste e voce: Claudio Ruatti
Sound design: Brand&Soda


Mattia De Marchi, un corridore diverso

La prima puntata della stagione 2023 è una chiacchierata ruvida e spettinata con Mattia De Marchi, corridore gravel e ultracyclist. Dal caldo e dal caos di un garage di Feltre, un viaggio a parole che ci porta in continenti e strade diverse, tra gioie, crisi e sogni.
L'ideale per rimettersi in viaggio.

Intervista e voce: Claudio Ruatti
Sound design: Brand&Soda


Dalle colline si vede il mare: GeoGravel Tuscany

Avete presente la "Ribollita"? Sì, parliamo di biciclette, non preoccupatevi, non di cucina, ma con Paolo Bettini partiamo proprio da questa ricetta: «Sai, si dice sia un piatto semplice da preparare. Non è difficile, ma se non sei attento, anche quelle "verdure ribollite" non prendono il gusto che vuoi. È un piatto povero dell'antica cucina toscana, ma non è detto che sia "facile" nel senso comune del termine». In realtà, l'analisi culinaria non si ferma qui: qualcosa di simile ci diciamo per il pane raffermo della pappa al pomodoro, per quel sapore che il "Grillo livornese" ben conosce, che saprebbe distinguere, perché anche per quello serve una cura particolare.

La stessa cura serve per pedalare, per entrare nella modalità gravel, che, in fondo, è un gioco di equilibri e sintonie.

In bilico tra questi equilibri, con l'orecchio teso a queste sintonie, si parla di GeoGravel Tuscany, delle sue strade grigie, ora e nel fine settimana del 23-24 settembre 2023 quando si svolgerà la prima edizione di quella che è un'autentica avventura, tra boschi inesplorati e lune che paiono calate in terra, ma in realtà sono solo strade non ancora percorse dai più, immerse nella solitudine. «Pedalare, anche lentamente-racconta Bettini- è comunque fare un minimo di fatica, perché stare fermo è sempre più comodo. Alfredo Martini me lo diceva sempre: "Sono quelle endorfine che liberi mentre fai un giro in bicicletta a farti stare bene. Si tratta della fatica bella: bisogna riconoscerla, costruirla, assaggiarla e viverla. Semplice, ma complesso, come sempre le cose facili».

Così, la fine di settembre, in Toscana sarà solo "viaggiare assieme", senza primi e ultimi, senza altro che la ricerca della capacità di apprezzare un viaggio per cui non servono parole: «Succede che pedali per minuti e minuti assieme a qualcuno, magari ore. Non si parla, semplicemente perché sei concentrato sulla strada, talvolta sui pensieri, eppure, appena ti fermi a una fontana, o ad un bar, trovi una confidenza che non capisci da dove sia nata. Da quel silenzio, posso garantirlo». Accadrà quando da una collina, in seconda, in terza fila, vicino ai boschi, ci si volterà e si vedrà il mare, perché la terra toscana sta anche in questo: in uno squarcio inaspettato, che, però, ritrovi quando più ne hai più bisogno.

Il freddo è meno freddo, perché, anche in inverno, cinque o sei gradi ci sono sempre: si può pedalare con le ruote "in spiaggia" a Cecina oppure a Bibbona, poi andare verso Bolgheri, quasi toccare con mano le vigne delle uve che danno gusto ai vini di qui, fino ai boschi, alle colline, ai parchi e ancora alle strade che portano sino a Siena, sino in Piazza del Campo. «Credo che ogni paesaggio- aggiunge Paolo Bettini- assomigli a un carattere: c'è chi ha necessità di vedere l'orizzonte libero e la linea del mare per prendere fiato e chi, invece, si trova bene nelle valli, fra i monti, che sembrano proteggere». Dalla macchia mediterranea ai castagni e ai faggi.

Quattro percorsi: il breve, nel mezzo della riserva naturale di Monterufoli, fra i borghi, il medio, fra gli uliveti, passando a Querceto, luogo di ricordi e vino, il lungo, da Pomarance a Bolgheri, tra mare ed entroterra e l'ultra. Ognuno con un desiderio particolare, ognuno con sensazioni già conosciute e sensazioni nuove da conoscere, da esplorare. Paolo Bettini, che ha calcolato di aver percorso più di un milione di chilometri in bicicletta nella sua vita, in questi boschi ha scoperto oltre settecento chilometri di strade in cui è possibile svoltare quando si è stanchi della quotidianità. Poi vi ha accompagnato amici e la sensazione di essere a casa si è ampliata ogni volta in cui, a metà pedalata, qualcuno gli si è affiancato e gli ha detto: «Ma quanto è bello qui?».

In quei momenti, alla sensazione di libertà, di felicità, si accostava un ricordo, che risale ai primi tempi, dopo la fine della carriera, ai giri con gli amici.

«Ad un certo punto, gli altri andavano e io mi fermavo da qualche parte, in un punto panoramico: stavo lì e guardavo. Alla fine, non vedendomi più, tornavano indietro.
"Paolo, tutto bene?"
"Sì, ma in che posti siamo? Guardate che meraviglia!"
E loro, fissandomi: "Paolo, nei posti di sempre. Questi panorami ci sono sempre stati, il fatto è che tu non avevi tempo per vederli, per guardarli”. Penso spesso a quella frase. Quanto è vero! C'è chi perde dei dettagli, io non coglievo nulla, in preda ai miei traguardi da raggiungere».

Sì, la natura ed il ritorno a ciò che è natura ed è naturale.
In primis, alla bicicletta usata come mezzo per spostarsi, per unire due luoghi, per permettere l'incontro di più persone e cercare un posto in cui prendere vento in faccia. Attraverso la lentezza, attraverso la sua velocità: senza forzare nulla. Genuino, sì, come la risata e la parlata toscana. Naturale come una festa e la musica che fa ballare. Naturale come il silenzio che appartiene a queste strade grigie e che, ogni volta, permette quella confidenza che nemmeno tante parole consegnano.


Il questionario cicloproustiano di Vittoria Guazzini

Il tratto principale del tuo carattere?
Testardaggine

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Onestà

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
Come per un uomo, l'onestà è una qualità fondamentale

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Il fatto che mi sopportino, non è facile, sono sincera. Mi stanno vicino nei momenti difficili e sono felici per me quando le cose vanno bene

Il tuo peggior difetto?
Spesso voglio aver ragione pur non avendola

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Essendo molto spesso in viaggio, mi piace guardare serie tv/film o ascoltare musica in aereo o nelle camere d'albergo. A casa suono la chitarra

Cosa sogni per la tua felicità?
In primis la salute per me e le persone a cui voglio bene, poi, già che ci siamo, anche vincere un'Olimpiade

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Penso che al giorno d’oggi di disgrazie ce ne siano molte, basta accendere il telegiornale e sentire tutte le cattive notizie che vengono trasmesse. Parlando di quello che più mi riguarda: ogni giorno mi piacerebbe però vedere una maggiore sensibilizzazione sulla strada, sia da parte degli automobilisti sia da parte di noi ciclisti, che siamo i primi a dover rispettare le regole se pretendiamo che vengano rispettate anche dall’altra parte

Cosa vorresti essere?
Cosa non lo so, però avrei voluto essere un’attrice famosa ed andare a Hollywood. Mi accontento di fare la ciclista

In che paese/nazione vorresti vivere?
Italia senza ombra di dubbio, viaggiando così tanto mi rendo conto di quanto sia bello vivere nel nostro paese, pur apprezzando anche i posti in cui mi trovo

Il tuo colore preferito?
Verde

Il tuo animale preferito?
Delfino

Il tuo scrittore preferito?
Non leggo molti libri contemporanei, però mi ha sempre affascinato la Divina Commedia di Dante Alighieri

Il tuo film preferito?
Grease

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Coldplay

Il tuo corridore preferito?
Alberto Contador

Un eroe nella tua vita reale?
Il mio babbo

Una tua eroina nella vita reale?
La mia mamma

Il tuo nome preferito?
Tommaso

Cosa detesti?
La falsità

Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Ce ne sono tanti, non è quello che "odio" di più, ma non mi è mai stato simpatico Enrico VIII

L’impresa storica che ammiri di più?
Lo sbarco in Normandia

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Direi l'oro olimpico dei ragazzi del quartetto a Tokyo. Aver assistito dal vivo è stato qualcosa di incredibile

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Non è mai bello, ma, se devo scegliere, dico Giro delle Fiandre

Un dono che vorresti avere?
Teletrasporto

Come ti senti attualmente?
Bene

Lascia scritto il tuo motto della vita
Non ho un motto particolare, però come sfondo del telefono ho una frase: "Nothing worth having comes easy". Nel caso ogni tanto me lo dimenticassi